Dubai, donne al top nell’alta cucina

Le donne si fanno strada nell’alta ristorazione di Dubai. Una delle realtà più interessanti è il locale di cucina italiana Chic Nonna guidato dalla chef Ilaria Zamperlin. Tradizione e innovazione sono i pilastri su cui si fonda il concept di questo ristorante che fa della ricercatezza il proprio tratto distintivo. Il progetto nasce dalla collaborazione tra lo chef lucano Vito Mollica, che per molti anni ha legato il suo nome a quello del gruppo Four Seasons, e Mine & Yours Group, azienda italiana specializzata nella realizzazione di idee ristorative d’avanguardia. Negli ultimi mesi Chic Nonna Dubai ha fatto incetta di premi, vincendo dal riconoscimento quale miglior ristorante italiano per TimeOut a quello di migliore nuovo ristorante per What’s On, fino al recentissimo cappello assegnato dalla guida Gault Millau quale riconoscimento per essere stati selezionati tra i cinque candidati al premio “Best Future Chef of the Year”.

Situato nel cuore pulsante della città, il distretto finanziario DIFC, a pochi passi da Downtown e dal Burj Khalifa, questo lussuoso locale ha una cantina fornitissima quanto scenografica distribuita su più piani, e un bar d’eccezione che si è aggiudicato il primo premio tra quelli all’interno di un ristorante. Completano l’offerta piatti classici della cucina italiana rivisitati con sensibilità moderna, e una lounge con vista mozzafiato sul Burj Khalifa nella quale trattenersi fino a tarda notte godendosi l’atmosfera creata da raffinata musica jazz e chill out. Inorgoglisce sapere che a firmare l’esperienza gastronomica di quello che in meno di un anno dalla sua apertura sta diventando uno dei più amati ristoranti dell’emirato sia una chef donna, italiana, di grande talento come Ilaria Zamperlin. Scopriamo di più sulla sua storia e sui segreti del suo successo.  Continua a leggere

Imprenditrici europee negli Emirati

La European Women Association (EWA) porta le sue imprenditrici più innovative negli Emirati stringendo partnership con enti e autorità locali. Arrivano da tutto il mondo, dall’Europa ma anche da Stati Uniti e Australia, hanno spiccate doti di leadership e sono vincenti nei loro settori. Le donne di EWA, che vanta 3mila affiliate, sono l’esempio perfetto dell’imprenditoria femminile, creativa, tenace, intraprendente. Per molte di loro è la prima volta negli Emirati Arabi Uniti e questa avventura oltre ad essere una preziosa opportunità di affari per le aziende che hanno fondato e che dirigono brillantemente è anche un tuffo in un universo culturale sconosciuto del quale subiscono il fascino. Tra le partnership siglate spicca l’MoU firmato con il Dubai International Financial Centre (DIFC), il centro finanziario più importante dell’area del Medio Oriente, Nord Africa, Sud dell’Asia.

“Questo MoU è un segno, una decisione strategica per dire che siamo ufficialmente insieme -mi racconta Yulia Stark, Fondatrice e Presidentessa della European Women Association- Sebbene gli MoU non siano dei contratti vincolanti quello firmato con il DIFC è piuttosto un pubblico annuncio che esiste una partnership strategica. Fin dall’inizio con EWA abbiamo deciso che quando saremmo sbarcate in questa regione lo avremmo fatto al fianco dei migliori partner possibili. Ci sono voluti circa 6 mesi per capire in quale direzione cercarli, ma appena abbiamo capito come muoverci abbiamo stretto contatti con il Ministero dell’Economia, il DIFC, ADGM, che sono tutti nostri referenti e partner strategici assieme alla Camera di Commercio”. Le fa eco Tarek Hajjiri, Commissario per la Proprietà Intellettuale al DIFC: “Si tratta di un altro esempio concreto di quanto sia importante lo scambio transnazionale di know-how e conoscenza. Quanto siano essenziali collaborazione, impegno, inclusione e una visione lungimirante per il futuro -mi dice Hajjiri- Non possiamo raggiungere i nostri obiettivi senza creare cooperazioni con altre organizzazioni con cui c’è condivisione di valori”. Scopriamo di più su EWA e la missione negli Emirati Arabi Uniti.  Continua a leggere

Dubai, la moda araba sorprende

L’Arab Fashion Week 2022 accende i riflettori sulle donne arabe e su Dubai, città che offre un ecosistema creativo a molti brand locali. Nella sei giorni di sfilate si sono alternati 35 stilisti da 23 Paesi, che comprendono un’area geografica immensa: Medio Oriente, Nord Africa, Europa, Americhe, Asia. Vi hanno preso parte fashion designer provenienti da Messico, Nicaragua, Thailandia, Malesia e Ucraina, per la prima volta nonostante la guerra. Molte le case di moda degli Emirati Arabi Uniti, ma hanno sfilato anche brand di Arabia Saudita, Libano, Giordania, Palestina, Iraq, Iran, Libia, Turchia, India, Indonesia, Vietnam, Francia, Regno Unito, Filippine, Polonia, Romania, Paraguay e Belorussia.

Un ritorno al D3, il Distretto del Design, per un evento organizzato in partnership con l’Arab Fashion Council. In passerella hanno sfilato le collezioni Couture autunno/inverno 22-23 e Ready-to-Wear primavera/estate 23. Al di là dell’artigianalità, creatività, originalità, c’è stata molta attenzione anche alla sostenibilità. È stata la prima volta di un brand siriano e la prima volta di un evento speciale realizzato in collaborazione con Barbie che ha visto il coinvolgimento dello stilista libanese Jean-Louis Sabaji con l’iconica bambola della Mattel, come già accaduto a Balmain e Moschino. Sfilate gremite di pubblico e lunghe code per riuscire ad assistere allo show conclusivo del marchio emiratinoi The Giving Movement al quale si poteva accedere solo tramite invito.

Tra gli eventi satellite anche #SheCreates in collaborazione con META. Ho intervistato una giovane stilista di origini saudite che ha creato un brand, Death by Dolls, che dall’anno del suo debutto, nel 2017, ha conquistato molte star internazionali. Altro incontro che accende una luce sulle donne arabe e il mondo della moda anche quello con la prima modella curvy del Medio Oriente e Nord Africa, la tunisina Ameni Esseibi. Scopriamo di più sull’Arab Fashion Week e sulle due interviste esclusive a Sara e Ameni.  Continua a leggere

Donne, pace e innovazione a Expo 2020

Le donne e il loro ruolo chiave nei processi di pace e sicurezza è stato oggetto del forum “Women, Peace and Security” organizzato da IsraeleSvezia e Emirati all’Expo di Dubai. L’importanza della sensibilità e il valore aggiunto che offre la prospettiva femminile alla politica e alle relazioni diplomatiche rappresentano un fattore di arricchimento e una risorsa preziosa per un futuro di pace e prosperità su scala globale. Il contributo delle donne riesce anche a dare impulso all’economia, rendendo più efficienti e competitivi i Paesi che danno loro opportunità e spazio.

Un dibattito articolato in due giorni, al “Women, Peace and Security”, che ha visto la collaborazione istituzionale israeliana e svedese e che si è svolto nel Padiglione di Israele, diventato nel corso dell’Expo 2020 Dubai un punto di riferimento per il dialogo internazionale. “Molto può e deve essere fatto quando si parla di politica, del settore pubblico -mi racconta l’Ambasciatrice Aviva Raz Shechter, Inviato Speciale per Donne, Pace e Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri isareliano- Far entrare le donne nelle stanze dei bottoni, nei luoghi in cui si prendono le decisioni, è un processo che deve avvenire dall’alto e deve coinvolgere leader, governi, Parlamenti. Sono loro a dover dire che le donne devono prendere parte ai processi decisionali e ricoprire ruoli importanti perché la sicurezza dei nostri Paesi ne trarrà beneficio”. Scopriamo di più sul dibattito e sulle esperienze condivise da giovani donne emiratine e israeliane.  Continua a leggere

Scienza e donne all’Expo

Presentato al Padiglione Italia il manifesto “Mind the STEM Gap” istituito da Fondazione Bracco per colmare le disparità di genere nelle discipline scientifiche. Il divario tra donne e uomini nelle cosiddette materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) così determinanti per la competitività di un Paese, è ancora troppo grande. Nella Giornata Internazionale delle Donne e della Ragazze nella Scienza, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Bracco e Aspen Institute Italia intende puntare i riflettori su un tema di stringente attualità e contribuire a diffondere consapevolezza, demolendo pregiudizi e stereotipi per promuovere modelli positivi e inclusivi in direzione delle pari opportunità.

“L’empowerment delle donne è oggi priorità internazionale. È molto significativo che questa consapevolezza sia collocata a seguito dell’esperienza pandemica che ha colpito le donne maggiormente degli uomini, ma che ha anche messo in luce quanto la disparità di genere, quanto la non capacità che finora abbiamo avuto di mettere in campo le energie femminili sia stato di fatto ostacolo allo sviluppo economico e sociale -mi dice Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia intervenuta a Dubai- Quindi un nuovo sguardo sull’empowerment femminile. Noi come governo italiano abbiamo voluto mettere con forza l’empowerment femminile al centro della presidenza del G20 e abbiamo organizzato la prima conferenza nell’ambito del G20. Qui ad Expo il Padiglione Italia presenta con grande forza il tema dell’empowerment femminile, tema che sempre più sta diventando patrimonio comune. Serve un’agenda globale, che sia davvero trasformativa, per uno sviluppo resiliente e sostenibile. Il governo italiano è in questo senso leader anche nel dibattito internazionale”. Scopriamo di più sul manifesto, sulle 10 borse di studio create da Aspen per le donne del Sud Italia e sulle iniziative del Padiglione Italia. Continua a leggere

ONU, nascite sicure per tutte le donne

Centinaia di donne muoiono di parto. Dall’Expo di Dubai l’ONU lancia un grido d’allarme con una mostra fotografica “Safe Birth Even Here”. Immagini di donne, bambini e operatori sanitari dall’alto impatto visivo, tratte dall’omonima campagna dell’UNFPA (United Nations Population Fund), aiutano ad amplificare il messaggio di sensibilizzazione. Sono le singole storie a creare empatia e coinvolgimento, molto più di aride cifre. Come ha sottolineato nei giorni scorsi all’Expo Melissa Fleming, Sottosegretaria-Generale della Comunicazione Globale delle Nazioni Unite “I numeri sono noiosi. Sono senza vita. Le statistiche sono esseri umani con le lacrime secche”. Se la narrazione è tutto, come dice Melissa Fleming, e le piccole storie contano più di grafici e numeri, vedere madri che stringono tra le braccia i loro neonati in teatri di guerra o in Paesi dilaniati da fame e carestie fa riflettere. Il luogo in cui si viene al mondo può determinare il confine sottile che esiste tra la vita e la morte.

“Ospitare questa mostra all’Hub delle Nazioni Unite quasi all’interno della Global Goals Week ha lo scopo di attirare l’attenzione su un problema di cui non tutti sono consapevoli: tanti bambini e donne soffrono per l’assenza di appropriate cure e assistenza medica durante la gravidanza e al momento del parto -mi racconta Maher Nasser, Commissario Generale dell’ONU a Expo 2020 Dubai- Le statistiche ci dicono che ogni giorno 860 donne muoiono ogni giorno nel dare alla luce i propri bambini. Sono morti che potremmo prevenire ed evitare”. All’interno dell’Expo l’Hub delle Nazione Unita ospita mostre organizzate dalle varie agenzie, fondi e programmi. Un’attività che punta al coinvolgimento di istituzioni, privati e semplici cittadini. “Iniziative che ci auguriamo possano dare l’idea di quanto le Nazioni Unite fanno, cercando di coinvolgere le persone -mi spiega il Commissario Generale Nasser- Foto, filmati, immagini sono il modo migliore per comunicare. Le storie degli esseri umani riescono a colpire molto più dei numeri”. Tra i visitatori anche l’attivista pakistana per l’educazione femminile e Premio Nobel, Malala Yousafzai. Scopriamo di più sulla mostra e sulla campagna del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA).  Continua a leggere

Sheroes: le influencer arabe a Expo

Giovani, musulmane, creative, di successo. Usano i social media per essere connesse, demolire stereotipi, abbattere disuguaglianze di genere. Al Padiglione delle Donne all’Expo 2020 Dubai le donne arabe propongono storie vincenti, sono portatrici di istanze positive, contribuiscono a spazzare via pregiudizi sull’Islam e a favorire un clima di crescita e sviluppo. Sono le cosiddette “Super Sheroes”, ovvero super eroi al femminile, capaci con il loro lavoro esemplare di diffondere un’immagine dell’essere donna nel mondo arabo che scardina idee preconcette e stimola un dialogo costruttivo tra Oriente e Occidente per affrontare al meglio le sfide del futuro. I social media sono uno straordinario veicolo di connessione e anche uno strumento di comunicazione estremamente potente, Muna AbuSulayman, Nicole Al Rais e Tima Shomali li maneggiano con grande capacità e forza penetrativa.

Le eroine che ho incontrato in occasione di questo dibattito sono tutte impegnate nel sociale, straordinarie comunicatrici e vantano un ampio seguito mediatico su piattaforme diverse. Sono famose, influenti, brillanti, nonostante si muovano in una società, quella contemporanea, caratterizzata da un profondo divario di genere che crea disparità, disuguaglianze, discriminazione. Grazie al loro esempio contribuiscono a cambiare il mondo, creando una rete di supporto, un’atmosfera collaborativa, un humus culturale in cui veder fiorire nuove generazioni di donne emancipate che sempre più saranno in grado di conquistare posizioni di potere in una società che di fatto ancora impedisce alle donne di avere le stesse opportunità degli uomini. Loro ce l’hanno fatta, ma questo processo di trasformazione è tutt’altro che compiuto. Scopriamo di più sulle tre protagoniste e sui temi emersi all’iniziativa del Padiglione delle Donne, che pone al centro il valore di digitalizzazione e connessione quali diritti umani universali capaci di imprimere cambiamenti positivi nella società.  Continua a leggere

Austria al voto

Mentre gli Emirati Arabi Uniti conquistano lo spazio l’Austria si prepara al voto anticipato. Domenica i cittadini austriaci saranno chiamati alle urne per eleggere un nuovo Parlamento, prima della naturale scadenza della legislatura. Elezioni politiche che arrivano a poco più di 4 mesi dalla fine del governo di coalizione turchese-blu, quello tra Popolari del nuovo corso di Sebastian Kurz e l’ultradestra di Heinz-Christian Strache, travolto dallo scandalo del video di Ibiza.

L’Austria dovrà dire addio al governo tecnico che l’ha guidata in questi pochi mesi, con la prima Cancelliera della storia, Brigitte Bierlein, giurista, ex Presidente della Corte Costituzionale, scelta da Presidente della Repubblica Van der Bellen per prendere le redini del Paese prima delle elezioni anticipate. Un esecutivo competente, serio e molto autorevole, quello della Cancelliera Bierlein, per il quale tutti, indipendentemente dalle preferenze politiche, hanno dimostrato grande apprezzamento. Cosa porterà il voto è presto per dirlo, forse non uno scenario completamente mutato rispetto alla situazione attuale. Tanto che secondo molti commentatori l’unica via sarà una riedizione della Große Koalition, tra ÖVP e SPÖ, stavolta però su basi rinnovate da una leadership diversa e soprattutto dall’uscita di scena di Christian Kern, mal sopportato dal leader da Sebastian Kurz. Vediamo insieme la chiusura della campagna elettorale e l’atmosfera che si respira nella capitale ViennaContinua a leggere

Sei donne e sei uomini

Sei donne e sei uomini per il nuovo governo austriaco. L’esecutivo non è solo il primo guidato da un Cancelliere donna, ma è anche il primo nella storia dell’Austria ad essere composto da ministri non eletti. Tutti spiccano per competenza tecnica. Eppure il governo di transizione targato Bierlein ha un altro tratto distintivo che lo rende unico: l’equlibrio di genere.

Peter Lechner / HBF

I ministri sono stati tutti scelti tra funzionari e capi di gabinetto dei vari dicasteri. La Cancelliera Brigitte Bierlein ha voluto anche la più ampia rappresentanza possibile a livello politico, coinvolgendo tutti i partiti rappresentati in Parlamento. Una strategia per far ottenere al governo la fiducia malgrado non abbia una maggioranza parlamentare. I nomi della squadra sono stati sottoposti al Presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen che per l’intero fine settimana ha analizzato la lista con estrema attenzione. Scopriamo insieme chi saranno i ministriContinua a leggere

Austria, le donne, la scienza

In Austria la ricerca scientifica si declina anche al femminile. Sono tante le donne alla guida di team di ricercatori e molte sono italiane. La differenza rispetto all’Italia non è solo una questione di quote rosa. I finanziamenti e i fondi a disposizione della ricerca, come ad esempio il Fondo per la Ricerca austriaco (FWF Fonds der wissenschaftlichen Forschung), che quest’anno ha festeggiato il suo 50esimo anniversario, offrono linfa vitale ad un settore considerato strategico per l’Austria.

FWF/Luiza Puiu & Andrei Pungovschi

L’afflusso di denaro nelle casse di atenei e istituti di ricerca non universitari è maggiore rispetto al nostro Paese e consente di sperimentare anche in campi meno conosciuti quali quello della materia soffice, che trova applicazioni per filtri o sensori, oppure quello dei super-conduttori, che possono avere applicazioni nel settore dei trasporti. Al recente Festival della Scienza, il Be Open Festival, ho incontrato alcune donne dal curriculum eccezionale e dalla personalità magnetica. Questo è il resoconto dei miei incontri con loro. Scopriremo informazioni preziose sul male del secolo, il cancro, con risvolti inediti. Vediamo più da vicino i racconti di queste tre donne straordinarieContinua a leggere