Donne, pace e innovazione a Expo 2020

Le donne e il loro ruolo chiave nei processi di pace e sicurezza è stato oggetto del forum “Women, Peace and Security” organizzato da IsraeleSvezia e Emirati all’Expo di Dubai. L’importanza della sensibilità e il valore aggiunto che offre la prospettiva femminile alla politica e alle relazioni diplomatiche rappresentano un fattore di arricchimento e una risorsa preziosa per un futuro di pace e prosperità su scala globale. Il contributo delle donne riesce anche a dare impulso all’economia, rendendo più efficienti e competitivi i Paesi che danno loro opportunità e spazio.

Un dibattito articolato in due giorni, al “Women, Peace and Security”, che ha visto la collaborazione istituzionale israeliana e svedese e che si è svolto nel Padiglione di Israele, diventato nel corso dell’Expo 2020 Dubai un punto di riferimento per il dialogo internazionale. “Molto può e deve essere fatto quando si parla di politica, del settore pubblico -mi racconta l’Ambasciatrice Aviva Raz Shechter, Inviato Speciale per Donne, Pace e Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri isareliano- Far entrare le donne nelle stanze dei bottoni, nei luoghi in cui si prendono le decisioni, è un processo che deve avvenire dall’alto e deve coinvolgere leader, governi, Parlamenti. Sono loro a dover dire che le donne devono prendere parte ai processi decisionali e ricoprire ruoli importanti perché la sicurezza dei nostri Paesi ne trarrà beneficio”. Scopriamo di più sul dibattito e sulle esperienze condivise da giovani donne emiratine e israeliane. 

Donne, leadership e pandemia

L’Ambasciatrice Raz Shechter è stata la principale artefice della conferenza, facendosi parte attiva per la creazione di un clima di dialogo e confronto internazionale. Una riflessione anche su quanto la pandemia abbia reso più attuale il tema della parità di genere e la creazione di un terreno comune per comprendere come raggiungere quell’uguaglianza che può solo essere portatrice di ricchezza e miglioramento.

“Le donne sono oltre la metà dell’intera popolazione mondiale e hanno un modo di pensare diverso. Riescono ad introdurre idee differenti sul tavolo delle negoziazioni -mi dice l’Ambasciatrice Raz Shechter- Lo abbiamo visto molto chiaramente durante la pandemia. Molti Paesi guidati da donne hanno reagito e fatto molto meglio e la fiducia della popolazione nel loro operato è stata decisamente maggiore. Le donne sanno ascoltare e utilizzano un approccio diverso”. Favorire una leadership femminile è essenziale secondo l’Ambasciatrice Raz Shechter e Israele, con la propria competenza soprattutto nel settore tecnologico, può offrire modelli da seguire anche per un futuro che superi disuguaglianze, ingiustizie, discriminazioni. “Abbiamo portato qui a Expo una bellissima esperienza di Israele principalmente nel campo dell’innovazione e della tecnologia, delle scienze e anche nell’ambito diplomatico. Perché anche la diplomazia può promuovere la parità di genere e penso che sempre più Paesi hanno posto l’accento sull’uguaglianza di genere -mette in evidenza l’Ambasciatrice Raz Shechter- Vediamo sempre più donne conquistare posizioni di rilievo e ruoli decisivi. Dobbiamo fare in modo che si prosegua su questa strada”. 

Educazione e politiche per combattere il gender gap

Il divario di genere deve essere affrontato fin da piccoli, nelle scuole, con un approccio educativo che sappia diffondere armonia e pari opportunità tra sessi. “Dobbiamo iniziare ad avere uguaglianza di genere fin dalla tenera età, in fase educativa, perché è un’azione che deve venire dall’alto ma anche dal basso. Fin da piccoli, negli asili, nelle scuole elementari, bambini e bambine devono avere chiara la parità di genere -sottolinea l’Ambasciatrice Raz Shechter- Devono capire che non vi sono differenze e se questo viene insegnato loro fin dall’inizio saranno gli stessi uomini a diventare paladini dell’equità di genere. Anche perché i benefici che ne derivano sono per tutti, dal settore privato alla società civile, alle istituzioni”. In tal senso il Canada è tra quei Paesi che maggiormente è impegnato nell’eliminazione della disparità di genere.

“Il Canada ha una politica estera ’femminista’, che presta grande attenzione alle donne, applicando una cosiddetta ‘lente di genere’ a qualunque livello della politica internazionale, dai trattati che sigliamo a come ci presentiamo al mondo -mi spiega Marcy Grossman, Ambasciatrice del Canada negli Emirati Arabi Uniti- Ogni progetto nel governo canadese deve essere analizzato attraverso questa lente di genere, chiamata Gender Based Analysis (Analisi basata sul genere), adesso chiamata GBA+ perché non è rivolta solo alle donne, ma a persone con disabilità, minoranze”. L’obiettivo è far sì che ogni decisione e provvedimento venga analizzato attraverso quella “lente”, tenendo quindi in considerazione i possibili effetti che può avere su piccoli gruppi e minoranze. 

Gli Abraham Accord visti con gli occhi delle donne

Gli Abraham Accord rappresentano un primo passo verso un nuovo assetto geopolitico in tutto il Medio Oriente e le donne vi hanno preso parte. “Ho seguito gli Accordi di Abramo fin da quando sono stati firmati circa 18 mesi fa e ho visto il ruolo importante che le donne giocano nell’agenda di pace e sicurezza tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e tutta la regione -mi dice l’Ambasciatrice Grossman- Le donne sono naturalmente portate per intessere rapporti di pace, per costruire la pace e mantenerla. Ecco perché avere la presenza delle donne nei tavoli di negoziazione diventa un elemento importante se si vuole stabilire relazioni non solo tra i due Paesi ma nell’intera regione mediorientale”. E secondo lei c’è bisogno di più donne anche negli Abraham Accord, per renderli ancor più efficaci e concreti. “Ritengo che gli Accordi di Abramo richiedono una maggiore presenza femminile, più madri fondatrici come Sarah e Hajjar, che possano aiutare a costruire su solide basi di cooperazione Gli Abraham Accord”, conclude l’Ambasciatrice Grossman. “Come diplomatica che ha iniziato ad occuparsi di affari esteri acquisendo una competenza nella regione mediorientale con la ratifica della pace con la Giordania, negli anni in cui i rapporti con il mondo arabo sono stati difficili, gli Abraham Accord rappresentano davvero un sogno che diventa realtà -mi racconta l’Ambasciatrice Raz Shechter- Vedere che c’è stato un cambio di paradigma nella regione, ma anche a livello globale, perché tutti hanno iniziato a pensare in maniera diversa, rendendosi conto delle opportunità per i rispettivi popoli, per entrambe le società e i Paesi. La speranza è che attraverso i rapporti con gli Emirati e, anche con Marocco e Bahrain, l’elemento di relazione tra popolo e popolo, tra donne e donne, diventi un elemento chiave per trasformare questa pace in un’effettivo calore nelle relazioni, perché non resti una pace firmata dai leader politici, ma esca dai tavoli delle trattative”. 

Il significato della pace

La forza dell’Expo di Dubai è aver saputo creare una vera e propria piattaforma di dialogo, in cui tutto diventa possibile. La reciproca scoperta e conoscenza, conseguente agli Abraham Accord e favorita ulteriormente dall’Expo, sta coinvolgendo attivamente il popolo israeliano e quello emiratino. “Esiste già una pace piena di calore, le persone che non si sono mai incontrate finora e sono davvero felici di trovarsi -mi spiega l’Ambasciatrice Raz Shechter- Improvvisamente, dopo anni di sospetto e diffidenza, c’è la possibilità di incontrarsi e constatare quanti siano gli elementi che ci uniscono. Siamo effettivamente simili, esiste un comune denominatore, si condividono le stesse aspirazioni”. L’atmosfera di conoscenza reciproca tra israeliani e mondo arabo è la prima straordinaria conseguenza di una pace fortemente voluta dalla popolazione, tanto israeliana quanto emiratina. In fondo pace significa conoscenza, frequentazione, coinvolgimento, intessere rapporti. “Penso che avere la possibilità di visitare i rispettivi Paesi su base costante, creare le basi per un incontro tra popoli, viaggiare, fare i turisti, visitare i due Paesi, fare affari insieme, aprire nuove aziende insieme. Di fatto è ciò che sta avvenendo ed è proprio questo il significato della pace -mi dice con commozione l’Ambascioatrice Raz Shechter- Attraversare i confini, prendere un aereo, viaggiare, incontrarsi, fare ciò che si vuole e tornare indietro, questa è la realtà. E per Israele non è sempre stato così. Stiamo vivendo qualcosa di storico. Una pace e una distensione nei rapporti che rappresenta qualcosa di epocale, che permetterà alle successive generazioni di vedere le cose in modo completamente diverso”.  

Gli Emirati e le donne

Illuminanti le storie di successo di giovani donne israeliane e emiratine che hanno condiviso esperienze professionali e personali per dimostrare che anche le donne possono arrivare a posizioni di rilievo anche in ambiti fino a poco tempo fa appannaggio esclusivo degli uomini, quali ad esempio l’innovazione.

“Noi donne non abbiamo mai avuto la sensazione che ci fossero differenze o iniquità tra noi e gli uomini negli Emirati -mi dice la Dott.ssa Bushra Al Balooshi, Responsabile Ricerca e Innovazione Dubai Electronic Security Center- Anche quando ho fatto i miei studi in ingegneria del software, la maggior parte delle mie compagne di studio erano donne. Lo stesso per il dottorato. Sento che in altri Paesi ci sono problemi per l’emancipazione femminile e che non vi sono abbastanza studentesse nelle materie STEM. Devo dire che si tratta di problemi che non esistono qui negli Emirati”. Le donne emiratine godono di un supporto, anche economico, lungo tutto il percorso formativo. “I nostri leader ci forniscono l’accesso all’istruzione gratuito -mi spiega la Dott.ssa Al Balooshi- Durante il periodo di istruzione superiore percepiamo uno stipendio. Quindi il mio dottorato e il mio master li ho conseguiti prendendo anche un salario. Mi pagano per studiare. Abbiamo queste opportunità così straordinarie perché non dare indietro alla comunità il nostro contributo occupando posizioni importanti?”. Ed è proprio la capacità di fare qualcosa di utile per la comunità e per la crescita economica del Paese che rende le giovani donne emiratine così attive, tanto che l’80% delle del team scientifico della missione su Marte era composto da donne emiratine che hanno lavorato duramente per renderla un successo. Donne che non si fermano neppure davanti alla maternità. “Il mio secondo master invece mi ha dato una specializzazione in ingegneria. E l’ho fatto per fare un servizio alla mia comunità, per provare al mondo che abbiamo scienziati di altissimo livello qui negli Emirati, scienziati che possono contribuire alla costruzione della nazione -mi racconta con commozione e orgoglio Al Balooshi- Ho fatto il mio secondo master e quando mi mancava solo la tesi è nata mia figlia, la mia penultima bambina. Dopo due settimane ho passato la tesi con il massimo dei voti perché credo che non vi sia niente di impossibile qui negli Emirati”. La Dott.ssa Al Balooshi ha registrato due brevetti in aree tecniche di nicchia legate alla cyber Security, approvati dall’autorità degli Stati Uniti che presto potrebbero essere approvati in tutto il mondo e rivoluzionare la cyber sicurezza a livello mondiale. “Dieci anni fa il nostro leader ha deciso che dovevano esserci più donne nel governo e oggi abbiamo 9 ministri donne che gestiscono ambiti di estrema rilevanza negli Emirati -conclude Al Balooshi- Probabilmente la presenza delle donne rafforza questa componente innovativa. La Sceicca Fatima (bint Mubarak Al Ketbi) è una forte sostenitrice dei diritti delle donne. Questa nazione sta facendo tantissimo per le donne e lei contribuisce a creare pari opportunità”. 

Parità di genere e innovazione

Inbal Arieli è autrice, imprenditrice seriale, tech influencer e fondatrice di Synthesis, una società di valutazione della leadership globale. Il suo impegno nel favorire la costruzione dei leader di domani è testimoniato dalle sue molteplici attività.

“La cosa importante è accendere i riflettori, mostrare che vi sono modelli femminili esistenti a cui ispirarsi, così che le giovani donne in tutte le discipline e in tutte le professioni possano vedere che è possibile -mi dice Inbal Arieli- Attorno a noi abbiamo oggi in molti Paesi e in varie discipline donne che sono riuscite a distinguersi. Occorre solo portarle al centro del palcoscenico dando loro visibilità e una volta che questo accade può essere di stimolo per altre donne, ma anche per gli uomini, vedere che vi sono donne di successo che ce l’hanno fatta. Questo è lo strumento più potente che può aiutare a catalizzare l’attenzione e accelerare un cambiamento, permettendo di far guadagnare alle donne lo spazio che meritano”. La Arieli condivide con me la sua esperienza personale nel settore delle nuove tecnologie e mi spiega anche quale utile strumento possano essere i social media. “Io sono un’imprenditrice e investitrice in Israele nel settore high-tech. Noi facciamo sempre in modo che ad ogni iniziativa o dibattito vi siano rappresentate anche le donne. Se capita che vi sia una tavola rotonda che vede la presenza di soli uomini in un determinato settore al giorno d’oggi sembra incredibilmente strano, tanto che immediatamente sui social media le persone iniziano a rumoreggiare ed esprimere disapprovazione chiedendo dove siano le donne -mi dice Arieli- Quando ho iniziato la mia carriera nel settore high-tech 20 anni fa mi capitava sempre di essere la sola donna alle conferenze a cui partecipavo. Oggi non è più così. E i social media sono certamente uno strumento utile di cui possiamo servirci”.

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