ONU, nascite sicure per tutte le donne

Centinaia di donne muoiono di parto. Dall’Expo di Dubai l’ONU lancia un grido d’allarme con una mostra fotografica “Safe Birth Even Here”. Immagini di donne, bambini e operatori sanitari dall’alto impatto visivo, tratte dall’omonima campagna dell’UNFPA (United Nations Population Fund), aiutano ad amplificare il messaggio di sensibilizzazione. Sono le singole storie a creare empatia e coinvolgimento, molto più di aride cifre. Come ha sottolineato nei giorni scorsi all’Expo Melissa Fleming, Sottosegretaria-Generale della Comunicazione Globale delle Nazioni Unite “I numeri sono noiosi. Sono senza vita. Le statistiche sono esseri umani con le lacrime secche”. Se la narrazione è tutto, come dice Melissa Fleming, e le piccole storie contano più di grafici e numeri, vedere madri che stringono tra le braccia i loro neonati in teatri di guerra o in Paesi dilaniati da fame e carestie fa riflettere. Il luogo in cui si viene al mondo può determinare il confine sottile che esiste tra la vita e la morte.

“Ospitare questa mostra all’Hub delle Nazioni Unite quasi all’interno della Global Goals Week ha lo scopo di attirare l’attenzione su un problema di cui non tutti sono consapevoli: tanti bambini e donne soffrono per l’assenza di appropriate cure e assistenza medica durante la gravidanza e al momento del parto -mi racconta Maher Nasser, Commissario Generale dell’ONU a Expo 2020 Dubai- Le statistiche ci dicono che ogni giorno 860 donne muoiono ogni giorno nel dare alla luce i propri bambini. Sono morti che potremmo prevenire ed evitare”. All’interno dell’Expo l’Hub delle Nazione Unita ospita mostre organizzate dalle varie agenzie, fondi e programmi. Un’attività che punta al coinvolgimento di istituzioni, privati e semplici cittadini. “Iniziative che ci auguriamo possano dare l’idea di quanto le Nazioni Unite fanno, cercando di coinvolgere le persone -mi spiega il Commissario Generale Nasser- Foto, filmati, immagini sono il modo migliore per comunicare. Le storie degli esseri umani riescono a colpire molto più dei numeri”. Tra i visitatori anche l’attivista pakistana per l’educazione femminile e Premio Nobel, Malala Yousafzai. Scopriamo di più sulla mostra e sulla campagna del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA). 

Partnership che salvano vite

“Ciò che l’UNFPA sta facendo è esplorare la possibilità di stringere partnership a livello internazionale per formare personale infermieristico in maniera che ogni gravidanza sia voluta e che ogni nascita sia sicura” mi dice il Commissario Generale Nasser. L’importanza del coinvolgimento di partner del settore privato è essenziale per garantire l’efficacia dei programmi e il raggiungimento di risultati tangibili. “Oltre 800 donne muoiono ogni giorno mentre partoriscono, per cause assolutamente prevenibili. E più della metà si trovano in contesti umanitari fragili” mi racconta Mariarosa Cutillo, Chief Strategic Partnership Branch UNFPA. La campagna “Safe Birth Even Here” è stata lanciata nel 2016 e le foto esposte ancora per tutta la giornata di oggi sono tratte dai programmi del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) in diversi Paesi del mondo, dall’Afghanistan alla Birmania, dal Burkina Faso a Siria, EtiopiaYemen, Haiti, Thailandia, Brasile. “E questo è un messaggio importante perché UNFPA è un’organizzazione molto presente sul campo con programmi rivolti alla salute sessuale e riproduttiva. Una parte importantissima del lavoro che facciamo è proprio quella legata alla prevenzione delle morti da parto per cause che si possono evitare con gli investimenti giusti, con le collaborazioni giuste, con gli ecosistemi di partner” mette in evidenza Cutillo.

L’impatto della pandemia su fondi e investimenti

Il Covid ha avuto un impatto fortissimo a livello mondiale, ma gli effetti devastanti si sono registrati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

“Il Covid-19 credo che ci abbia insegnato ancora una volta l’importanza degli ecosistemi di partner, che mettono assieme i partner giusti per raggiungere determinati obiettivi -afferma Cutillo- Questa campagna mette assieme una piattaforma di più di 20 partner del settore privato che si sono impegnati a fornire risorse, visibilità, innovazione, per lanciare un messaggio forte e mettere insieme un ecosistema che funzioni e arrivare all’eliminazione di queste morti per parto possibilmente entro il 2030 che è l’anno a cui gli obiettivi dello sviluppo sostenibile del millennio guardano”. La pandemia ha acuito il divario tra Paesi ricchi e Paesi più poveri, impedendo in alcuni casi la possibilità di avere cure e trattamenti in quelle zone del mondo più fragili o martoriate da conflitti. La mostra fotografica si ripropone di mantenere accesi i riflettori su gestazione, natalità e accesso ad una adeguata assistenza sanitaria. “In molti casi l’accesso alla salute e anche l’accesso alla salute riproduttiva è diminuito del 95%. Quindi c’è stato un effetto dirompente a cui dobbiamo fare fronte -conclude Cutillo- C’è anche la tentazione di ridurre i fondi destinati agli SDG del millennio. Occorre che tutti i Paesi e la comunità internazionale resistano a questa tentazione”. Sottrarre fondi a questi progetti per concentrarsi esclusivamente su come fronteggiare il Covid-19 significherebbe aumentare a dismisura quelle differenze già così marcate in alcune latitudini del mondo, tanto da rendere la nascita e la vita incredibilmente vicine alla morte. 

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