Dubai e la Global Goals Week

A Expo si è appena conclusa la settimana dedicata agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), svoltasi per la prima volta fuori da New York. Mi spiega le motivazioni di questa scelta Melissa Fleming, Sottosegretaria-Generale per la Comunicazione Globale delle Nazioni Unite, evidenziando il legame stretto tra l’ONU e l’Expo 2020 di Dubai:

“Abbiamo deciso di partecipare all’Esposizione Universale, infatti le Nazioni Unite hanno un hub qui. E siamo stati ispirati molto anche dalle iniziative del Paese ospitante, gli Emirati, tanto da decidere di far svolgere la Global Goals Week proprio all’Expo di Dubai. Si può vedere ovunque il logo degli SDG perché dobbiamo fare in modo che i Global Goal diventino qualcosa di familiare. Ci sono 17 obiettivi e sono difficili da ricordare ma penso che le persone indossando le spillette, avendo l’opportunità di scattare foto con tutti i blocchi che rappresentano i singoli obiettivi si siano avvicinate. È stato importante organizzare eventi, spiegare cosa significhino e cosa siano i Global Goal. Sono state coinvolte tante persone che non avevano alcuna idea di cosa si trattasse. Persone e Paesi che sono stati contenti di essere coinvolti e di inserire gli SDG nei loro padiglioni nazionali”.

Gli Emirati sono tra i donatori che stanziano finanziamenti consistenti e particolarmente impegnati nel raggiungimento degli obiettivi, anche attraverso azioni di sostegno indirizzate ai Paesi in via di sviluppo. Le Nazioni Unite guardano agli SDG come a un modello per il futuro, per riplasmare la nostra società in modo sostenibile e inclusivo. Sette anni fa 193 Paesi hanno deciso all’unanimità di creare una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile che potessero guidare il mondo verso l’eradicazione della povertà, l’eliminazione della fame e ad affrontare la spinosa questione dei cambiamenti climatici entro il 2030. I diciassette SDG sono anche conosciuti come “Global Goals” e si compongono di 169 obiettivi specifici che ogni Paese ha deciso di perseguire volontariamente in un arco di tempo di 15 anni. Scopriamo di più sulla Global Goals Week e su quanto mi ha raccontato la Sottosegretaria-Generale Melissa Fleming nell’intervista che mi ha rilasciato. 

Expo 2020 Dubai e SDG, una mutua ispirazione

Se è vero che gli Emirati hanno creato un terreno fertile per la diffusione dei messaggi legati ai Global Goal è altrettanto vero che le stesse Nazioni Unite hanno fatto sì che questa Esposizione Universale fosse il più possibile sostenibile e aderente ai pilastri fondanti degli SDG. “Una cosa trovo molto interessante, il fatto che molti dei padiglioni qui a Expo siano stati costruiti tenendo ben presenti i principi degli SDG -mi dice Melissa Fleming– C’è stata persino una gara per realizzare il padiglione più sostenibile. Tutti hanno cercato di evidenziare l’utilizzo di materiali ecologici, o di pannelli solari, o il coinvolgimento delle donne. In qualche modo abbiamo ispirato la forma stessa di questa Esposizione Universale e siamo davvero molto soddisfatti che gli SDG siano così presenti”. 

Uguaglianza di genere, al centro dei Global Goals

L’Agenda 2030 di fatto rappresenta uno schema entro cui indirizzare e coordinare gli sforzi finanziari in modo che gli obiettivi di sviluppo sostenibile vengano raggiunti, anche in quei Paesi maggiormente in difficoltà. Il primo obiettivo è porre fine alla povertà, perché esistono zone del mondo nelle quali si vive ancora con meno di 1,25 dollari al giorno. Garantire un’istruzione di qualità, dare accesso all’acqua potabile, produrre energia pulita a costi accessibili, combattere i cambiamenti climatici favorendo la realizzazione di infrastrutture sostenibili e un’economia circolare, sono solo alcuni degli SDG e sono tutti estremamente interconnessi.

Tra tutti gli obiettivi, però, spicca per la sua centralità il raggiungimento della parità di genere, considerato la madre di tutti gli SDG. Infatti se alle donne non verranno garantiti i diritti fondamentali, finché non si otterrà una piena emancipazione femminile in ambiti quali economia e politica, se non si coinvolgeranno le donne in questioni delicate quali processi di pace e di sicurezza, nessuno degli altri obiettivi potrà essere raggiunto. Eliminare il divario di genere porta dietro di sé a cascata tutti gli altri obiettivi, non raggiungerlo significa vanificare l’intero programma ambizioso dei Global Goal.

“Colmare il divario di genere è assolutamente necessario per raggiungere una società che sia davvero fiorente -mi racconta Melissa Fleming– Abbiamo le prove che i Paesi che hanno politiche e leggi che obblighino alla parità di genere fanno meglio in molti settori, sono indubbiamente società più sane”. Una società più giusta è anche più fiorente: “Questo è ciò a cui puntiamo: società più prospere dove tutti si sentano più soddisfatti, dove ognuno abbia accesso alla sanità, a un’informazione corretta, ad un’occupazione. È incredibile quanto la società cresca e diventi più avanzata quando le donne sono al potere”. Una società giusta è quella che sa salvaguardare i diritti fondamentali e l’istruzione per le donne. “Quando le ragazze non possono andare a scuola sono molto più vulnerabili e diventano vittime di violenza con molta più facilità e sono molto meno consapevoli dei propri diritti -enfatizza Melissa Fleming- Politiche e leggi fanno una grandissima differenza. Si vede che nei Paesi in cui vi sono quote rosa, che hanno leggi che promuovono l’uguaglianza di genere nei luoghi di lavoro, dove vi sono leggi contro la violenza e dove c’è giustizia, le donne riescono a raggiungere posizioni di potere”. 

Un’azione immediata contro i cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici stanno dominando l’agenda internazionale e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, con un impatto fortissimo nella vita di ognuno di noi. Anche in questo settore per poter agire in modo efficace non si può prescindere dal coinvolgimento delle donne nei processi decisionali.

“Crediamo che si debba intraprendere un’azione contro i cambiamenti climatici, ma la transizione verso un’economia verde dovrà essere molto intelligente e molto incisiva, e non può essere portata avanti solo da uomini -rilancia Melissa Fleming– Per questo diciamo che abbiamo bisogno che le donne vengano coinvolte fin dall’inizio. Le donne hanno un punto di vista diverso sulla ripresa, sulla transizione ecologica, su come le comunità debbano essere, sulla sostenibilità, su uno stile di vita sano, sulla famiglia, su come far crescere i figli, e sono capaci di avere un rapporto davvero speciale con l’ambiente che è così importante. Ecco perché debbono essere consultate e coinvolte”. E di donne che tocchino tematiche così attuali legate alla salvaguardia dell’ambiente e alle conseguenze che l’inquinamento ha sul clima ce ne sono e anche capaci di dare forte impulso ad un’azione corale. “Vi sono molte donne attiviste che si stanno impegnando per il futuro del nostro mondo. Abbiamo l’azione sul clima di Greta Thunberg e tante altre attiviste che sono d’ispirazione per moltissimi giovani spingendoli a scendere in piazza, rendendoli partecipi, ragazzi e ragazze, e tutti noi” sottolinea Melissa Flaming. 

Covid e informazione

“Quando il Covid-19 ha colpito è stato subito molto chiaro che non avremmo dovuto affrontare solo una pandemia e una crisi sanitaria, ma che avremmo dovuto fronteggiare anche una crisi comunicativa” -dice Melissa Fleming a margine dell’incontro/dibattito con il Commissario-Generale Maher Nasser al Padiglione delle Donne– La ragione è che abbiamo un panorama dell’informazione inquinato dalla disinformazione. Questo ha generato confusione ed è stato complicato guidare tutti fuori dalla pandemia. Noi abbiamo lavorato fin dall’inizio per dare informazioni basate su prove scientifiche, su fatti, in modo coinvolgente e appetibile sui canali digitali. Abbiamo cercato di porci come fonti affidabili, con l’aiuto di medici e scienziati. Una battaglia dura, ma è stato molto difficile perché ci sono persone che deliberatamente fomentano teorie cospirazioniste, diffondono bugie e notizie non vere nell’opinione pubblica, mettendo così a repentaglio la vita stessa delle persone”.

Parlando dei dibattiti televisivi sul Covid-19 nel corso dell’incontro al Padiglione delle Donne Melissa Fleming ha anche sottolineato come siano sostanzialmente dei “manels” (ossia “panel/tavole rotonde con soli uomini”), nei quali il 75% degli esperti è costituito da figure maschili. Un’abitudine invalsa, la non equa rappresentanza femminile, che non si verifica solo nel mondo dei media ma che vede disparità di presenze anche in molti altri campi, dal mondo del lavoro alle conferenze, dalla politica all’economia.

La pandemia e l’impatto sulle donne

In un mondo in cui non c’è giustizia e uguaglianza di genere esistono disparità anche nel modo in cui la pandemia ha colpito. “Sfortunatamente sono state le donne a pagare di più il prezzo della crisi provocata dalla pandemia, molte hanno perso il proprio lavoro -afferma Melissa Fleming– Le donne lavorano in molti settori portanti dell’economia e sono state quelle che hanno perso per prime l’occupazione senza avere alcun tipo di protezione, precipitando in situazioni di estrema precarietà. Ecco perché abbiamo chiesto con urgenza ai Paesi che nel fare investimenti per la ricostruzione e il sostegno alla popolazione nella ripartenza tengano in considerazione prima le donne, aiutandole a tornare alle proprie occupazioni, attivandosi per farle rientrare nell’economia, perché solo così l’intera società possa davvero risollevarsi”. 

Una narrazione coinvolgente

La sfida che ci attende è come coinvolgere un’opinione pubblica sempre meno incline ad ascoltare le grida di aiuto di chi ha bisogno afferma Melissa Fleming: “Dobbiamo essere onesti, il mondo è in uno stato terribile. Ma come possiamo comunicare le cattive notizie in modo tale che la gente non spenga? Sembra che più grande sia il numero di coloro che soffrono e più la gente decida di girarsi dall’altra parte. Più sono i morti e meno la gente sembra interessarsene”. Sulla correttezza dell’informazione e sui toni della narrazione si è concentrato il dibattito nel corso della Global Goals Week, perché l’opinione pubblica tende ad essere sempre più indifferente alle sofferenze altrui. “Dai cambiamenti climatici all’uguaglianza di genere si registra una netta mancanza di consapevolezza o non volontà di agire. La via da seguire è investire in racconti avvincenti, per creare vicinanza ed empatia, invece di comunicare cifre e dati spesso decontestualizzati -ha concluso Melissa Fleming- I numeri sono noiosi. Sono senza vita. Le statistiche sono esseri umani con le lacrime secche”.

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