Emirati, aperta Ambasciata a Tel Aviv

Apre a Tel Aviv l’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti, prima sede diplomatica di un Paese del Golfo Arabico sul suolo israeliano. Presente anche il Presidente di Israele Isaac Herzog, da poco in carica. Un evento storico che crea un legame sempre più stretto tra i due Paesi e contribuisce ad una maggiore stabilità del Medio Oriente. Solo qualche settimana fa, il 29 giugno, in occasione della prima visita ufficiale del Ministro degli Esteri Yair Lapid (Yesh Atid), erano state inaugurate tanto la sede diplomatica israeliana ad Abu Dhabi, quanto il Consolato a Dubai. La sede diplomatica emiratina sarà un luogo la cui attività servirà non solo a consolidare le relazioni bilaterali, ma anche a favorire partnership sempre più ampie con Israele. Si trova nel distretto finanziario, all’interno dell’edificio della Tel Aviv Stock Exchange (TASE), la borsa israeliana.

Un passo importante, che “offre un nuovo modello per il raggiungimento della pace e apre la strada ad un nuovo approccio collaborativo per la risoluzione dei conflitti,” ha dichiarato ai media internazionali Mohamed Al Khaja, Ambasciatore di Abu Dhabi a Tel Aviv. Le cooperazioni annunciate spaziano dal settore universitario a quello della ricerca medico-scientifica. Tanti gli accordi già siglati tra i due Paesi che comprendono ambiti quali agricoltura, trasporto aereo, commercio e turismo. Il percorso di normalizzazione tra Emirati e Israele ha ricevuto il pieno sostegno dell’amministrazione Trump. La firma degli Accordi di Abramo a Washington meno di un anno fa, ai quali hanno aderito prima gli Emirati Arabi Uniti e poi il Bahrain, ha segnato un momento decisivo. In seguito si è avuto anche l’avvicinamento di Sudan e Marocco. Vediamo insieme le conseguenze economiche prodotte dalla normalizzazione delle relazioni tra Emirati e Israele e i possibili benefici per il conflitto isarelo-palestinese.  Continua a leggere



COVID19, restrizioni per i non vaccinati

Gli Emirati pensano di adottare provvedimenti restrittivi per i residenti non ancora vaccinati contro il coronavirus, paventando l’esclusione da alcuni servizi e limitazioni alla libertà di movimento. Per tutelare la salute della comunità e prevenire la diffusione del Covid-19, chi abbia i requisiti e non si sia ancora sottoposto alla vaccinazione potrebbe vedersi interdire l’accesso ad alcuni luoghi e l’erogazione di servizi finora non specificati dalla autorità emiratine. Saif Al Dhaheri, portavoce della Autorità Nazionale per le Emergenze, le crisi e i disastri (National Emergency Crisis and Disaster Management Authority), ha fatto sapere che i provvedimenti sono ancora in fase di studio.

Coloro che rifiutano di vaccinarsi mettono a repentaglio la sicurezza dei propri familiari e dell’intera società, ha dichiarato su Twitter Saif Al Dhaheri, rischiando di rendere inefficace il contenimento della pandemia. Il dibattito è molto acceso, soprattutto sui social media, e in molti si chiedono se vaccinarsi debba rimanere su base volontaria in un Paese in cui l’ottenimento del visto è subordinato all’obbligatorietà di test medici per infezioni quali tubercolosi e HIV.  La campagna vaccinale procede in modo spedito ed efficace negli Emirati. Oltre 9,8 milioni le dosi somministrate in un Paese con una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, composti per lo più da espatriati. Solo un mese fa è stato stabilito l’ampliamento dei criteri di eleggibilità al vaccino contro il Covid-19 a tutti i cittadini emiratini e residenti al di sopra dei 16 anni di età.

Negli Emirati la curva dei contagi è scesa notevolmente rispetto ai picchi di gennaio, mantenendosi al di sotto dei 2.000 casi giornalieri. Il numero dei morti è sceso drasticamente e con 1.560 decessi gli Emirati sono il Paese con uno dei tassi di mortalità più bassi del mondo. Vediamo insieme le critiche mosse alla decisione delle autorità emiratine e l’approvazione del vaccino Pfizer-BioNTech ad Abu Dhabi.  Continua a leggere



Dubai, il mercato dell’arte vola

Il coronavirus non ferma Art Dubai, da poco conclusa. Sold-out dei biglietti prima dell’apertura e vendite corpose, su livelli pre-pandemia. 18mila visitatori nell’arco di 6 giorni, con accessi su prenotazione per fasce orarie. Un innovativo metodo di pagamento, con una percentuale sulle vendite corrisposta agli organizzatori, ha sostituito la tradizionale tassa sullo stand rendendo più facile partecipare a questa 14esima edizione alle 50 gallerie provenienti da 31 Paesi. Incassi per 3 milioni di dollari sono stati realizzati solo nei primi 3 giorni, dedicati a visite vip su invito.

“Questa edizione è stata un’impresa ciclopica. Ancora non ci capacitiamo di come siamo riusciti a farcela -mi racconta Chloe Vaitsou, Direttrice Internazionale di Art Dubai– Abbiamo dovuto cancellare l’edizione dell’anno scorso all’ultimo momento a causa della pandemia, mentre quest’anno siamo stati i primi a ripartire con una manifestazione d’arte internazionale in presenza, sebbene in edizione ridotta”. Un format riadattato rispetto agli anni precedenti dove prendevano parte 90 gallerie. Cambiata per via del Covid anche la sede, non più Madinat Jumeirah ma il Dubai International Financial Centre (DIFC), con tre tensostrutture create per l’occasione, senza alcuna divisione in sezioni, in cui è stato possibile controllare gli accessi e filtrare l’aria in maniera più sicura. “Tutti sono stati felicissimi di tornare in un ambiente in cui fosse possibile interagire, essere a contatto con le opere d’arte, essere connessi, avere interscambi culturali” sottolinea Chloe Vaitsou.

Un’edizione più raccolta, con un numero di gallerie quasi dimezzato, che però è riuscita a mantenere il suo flair cosmopolita. “Sono cinque anni che partecipiamo ad Art Dubai -mi dice Guglielmo Hardouin, della Galleria Giorgio Persano di Torino– Nel Medio Oriente è la realtà con il maggior respiro internazionale sia come partecipazione di gallerie, sia come pubblico, pieno di investitori e collezionisti attenti”. Vediamo insieme i giovani artisti da tener d’occhio, le opere di maggior impatto visivo e le gallerie, tra cui spiccano anche quelle italiane.  Continua a leggere



Dubai, l’era del sé estremo

Quanti like vale la tua vita? I tuoi dati sono il nuovo oro nero? Saremo immortali? Age of You esplora la nostra trasformazione nell’era dei social e deep fake. Quella in corso al Jameel Arts Centre di Dubai è una mostra interattiva, una delle poche in presenza attualmente, che cerca di analizzare noi stessi e ciò che stiamo diventando e come quei sentimenti vengano trasformati in informazioni e dati commercializzabili. A curarla Shumon Basar che assieme a Douglas Coupland e Hans Ulrich Obrist ha scritto il libro The Extreme Self su cui si basa l’intera mostra, organizzata anche con la collaborazione del MOCA di Toronto. È il concetto stesso di individualità ad essere profondamente cambiato, per via della tecnologia, sempre più dominante nella nostra esistenza e, più recentemente, a causa della pandemia.

La risorsa più preziosa in questo momento storico sei tu, siamo noi, con tutti i nostri comportamenti online, con tutte le informazioni che disseminiamo attraverso le piattaforme digitali. Siamo destinati ad essere solo un commento cancellato? Cosa accade se la sezione dei commenti è il mondo reale? La vita online soppianta la realtà, diventando essa stessa realtà? I nostri sentimenti e come ci sentiamo in questa fase di immensa accelerazione e di presente estremo sono al centro di un percorso interattivo che ci porta ad indagare su noi stessi e sul mondo che ci circonda. E cosa accade se il futuro viene determinato proprio dalle inattese conseguenze di ciò che siamo e di ciò in cui ci stiamo trasformando?

Oggi stiamo vivendo un capovolgimento, in cui la seconda vita, quella virtuale, quella online, ha sostituito quella fisica, diventando più reale della realtà, più importante della nostra prima esistenza, quella del mondo fisico. Cosa succede se stiamo cambiando e diventando qualcosa di sconosciuto e nuovo? Che cos’è questo nuovo sé? Attraverso 13 capitoli la mostra Age of You si propone di evocare emozioni e persone provocando un risveglio che aiuti a capire come il mondo stia cambiando. Vediamo, grazie alla guida del curatore Shumon Basar, i cambiamenti che stanno avvenendo in noi.  Continua a leggere



Dubai, aiuti umanitari e COVID19

Le crisi umanitarie non conoscono tregua e la pandemia rischia di acuirle. A Dubai si è discusso del modo più efficace per aiutare i Paesi bisognosi. Associazioni benefiche, organi decisionali, ONG e istituzioni si sono riuniti nel corso della 17esima edizione della DIHAD, Dubai International Humanitarian Aid and Development Conference, per devolvere aiuti umanitari e sanitari in Africa adottando le strategie più efficaci. 5.300 partecipanti, 640 tra organizzazioni pubbliche e private, 467 incontri B2B, più di 84 Paesi partecipanti, 48 speaker di famose organizzazioni umanitarie intervenuti alla tre giorni di dibattiti e workshop.

Quest’anno lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Principe ereditario di Abu Dhabi e Vice Capo supremo delle Forze Armate degli Emirati, è stato insignito dell’onorificenza “2021 DIHAD International Personality Award for Humanitarian Relief”. La motivazione del premio è il continuo supporto dato all’organizzazione di aiuti umanitari a livello internazionale, con particolare enfasi per gli sforzi compiuti nel combattere il coronavirus anche con iniziative quali Waterfalls che punta a garantire circolazione delle informazioni e formazione a milioni di medici e paramedici. Un riconoscimento ritirato dallo sceicco Saif bin Zayed Al Nahyan, Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno.

La cooperazione a livello internazionale è alla base di interventi capaci di portare reale beneficio alle popolazioni bisognose del continente africano. Le azioni isolate non riescono ad essere risolutive. Per essere incisivi è necessario uno sforzo corale, ben strutturato, che veda lavorare fianco a fianco settore pubblico e privato, come mi spiega Giuseppe Saba, CEO dell’International Humanitarian City (IHC) di Dubai. “Bisogna essere estremamente chiari: lavorare insieme non è un’opzione, è un obbligo. Nel mio precedente incarico alle Nazioni Unite e oggi che lavoro per il governo di Dubai, con una posizione eccezionale per uno straniero, ci sono indubbiamente due elementi che sono imprescindibili: lavorare insieme ed inglobare all’interno del lavoro umanitario anche il settore privato”. Vediamo insieme attraverso gli esperti e i responsabili umanitari di alcuni Paesi africani quali sono le indicazioni emerse per affrontare le sfide del futuro, dal coronavirus alle vaccinazioni, dai cambiamenti climatici alle emergenze preesistenti alla pandemia in Africa.  Continua a leggere



Dubai, aspettando l’Expo

L’economia di Dubai è in ripresa, tanto che per il 2021 si prevede una crescita del 4%, resa possibile dal modo in cui l’emirato ha saputo rispondere alla pandemia. Risaliti nel mese di febbraio i settori non legati agli idrocarburi, con un aumento della produzione in ambiti quali costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio. La città continua ad essere aperta agli affari e al turismo, confermandosi una delle destinazioni più sicure del mondo, sebbene il regime restrittivo dovuto al coronavirus ancora in vigore in molte parti del mondo stia penalizzando viaggi e turismo. L’intero ecosistema dell’ospitalità dell’emirato si avvale di misure sanitarie rispondenti a rigidi standard di sicurezza. Proprio per questo Dubai riesce ad attrarre non solo turisti sul mercato domestico, con una tendenza consolidata delle cosiddette “staycation” da parte dei residenti, ma anche su quello regionale, nell’area del Golfo e del Medio Oriente, e su quello internazionale. L’aeroporto di Dubai è tra i più trafficati del mondo. Hub internazionale, con più di 146 città in 80 Paesi serviti da 56 compagnie aeree, mantiene saldamente una posizione dominante in questa delicata fase di ripresa per il settore dell’aviazione. Il governo di Dubai ha dato sostegno ad imprese e commercio varando 4 pacchetti di incentivi per mitigare gli effetti del Covid-19, stanziando in totale 1,85 miliardi di dollari. Nella capacità di reagire alla pandemia dimostrata dall’emirato sta giocando un ruolo fondamentale la campagna di vaccinazione di massa, rapida e incisiva. Infatti agli oltre 120 centri distribuiti su tutto l’emirato sono state anche istituite due unità mobili che si spostano nella città coprendo 11 diverse aree, con una decina tra infermieri e personale medico. Ad un mese dalla loro istituzione le unità mobili hanno già distribuito vaccini a 7.688 persone.

L’obiettivo delle autorità di Dubai è riuscire a vaccinare il 100% della popolazione entro la fine dell’anno, in prospettiva di Expo 2020. Recentemente nelle strutture gestite dall’Autorità Sanitaria di Dubai (Dubai Health Authority) possono essere vaccinati anche i cittadini dei Paesi del GCC, purché in possesso dell’Emirates ID, il documento d’identità emiratino. Vediamo insieme in che modo la recente attività fieristica in presenza, ripresa a Dubai a partire da dicembre, rappresenti una sorta di prova generale per testare la macchina organizzativa prima dell’importante appuntamento dell’Expo.  Continua a leggere



Zero sprechi! Parola di chef

La gastronomia italiana trionfa a Dubai. Filosofia “zero waste” ed estro contemporaneo nelle ricette dei nostri chef. Sapori ricchi di sfumature, sorprendenti contaminazioni, forme e colori modernissimi, ma anche tanta attenzione a nobilitare ingredienti poveri e a non sprecare. La cucina del futuro passa anche per la sostenibilità. A Gulfood, la fiera del settore agroalimentare che si è da poco conclusa a Dubai, temi quali sicurezza e riduzione degli sprechi alimentari hanno avuto un ruolo centrale.

Nel mondo vengono gettate via circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ogni anno, con un impatto ambientale di 3,3 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 e un costo complessivo di 1 trilione di dollari. Nell’intera area del Medio Oriente e Nord Africa gli sprechi alimentari raggiungono il 34% ogni anno. Negli Emirati Arabi Uniti vengono buttati in media 197 chili di cibo all’anno pro capite e gli sprechi alimentari costano al Paese 3,5 miliardi di dollari annui. Una maggiore consapevolezza può cambiare le abitudini dei consumatori, ma per una vera inversione di tendenza occorre ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera.

Nell’Italian Food Lab del padiglione dell’Italian Trade Agency si sono alternati chef stellati italiani e i migliori chef dei ristoranti italiani dell’emirato, che hanno rivisitato con un tocco innovativo la ricchissima tradizione gastronomica italiana. Scopriamo insieme le ricette più gustose e capiamo la direzione che sta prendendo la cucina contemporanea italiana.  Continua a leggere



Il mondo a portata di assaggio

A Dubai si è appena conclusa Gulfood, la più importante fiera agroalimentare del Medio Oriente. Cibo e specialità da 85 Paesi, 2.500 aziende presenti, di cui 120 italiane. Il secondo grande evento internazionale in presenza dall’inizio della pandemia. Rigidi i protocolli di sicurezza in un Paese che ha già quasi raggiunto l’obiettivo di vaccinare il 50% della popolazione. Una 26esima edizione di Gulfood all’insegna della sicurezza con obbligo di indossare le mascherine, distanziamento sociale di almeno 2 metri, contingentamento dei visitatori negli stand e nei padiglioni, disinfezione degli ambienti. “Organizzare una fiera così importante in presenza ma nel rispetto di tutte le regole e le procedure previste dalle autorità emiratine, che tra l’altro vengono rispettate, -mi spiega Nicola Lener, Ambasciatore d’Italia ad Abu Dhabi- è un’indicazione che si può tornare alla normalità gradualmente, visto che le condizioni del Paese e il numero di contagi lo consentono”. Purtroppo a causa del lockdown e del blocco dei voli imposto dalle autorità israeliane è stata annullata la partecipazione di Israele.

Incontri, workshop, forum, talk, hanno favorito relazioni e scambi d’idee tra delegazioni governative, esperti, capitani d’industria e chef sulle nuove tendenze del food & beverage e sull’impatto decisivo dell’innovazione nel settore agroalimentare. Dubai si conferma hub del food e del commercio internazionale, con una posizione sempre più dominante non solo nel Golfo ma in tutta l’area del Medio Oriente, Nord Africa e Sud dell’Asia. Gulfood la piattaforma ideale per stringere relazioni e affacciarsi ai mercati di questa porzione di mondo.

Tanti i padiglioni nazionali, dal Giappone al Brasile, dall’Egitto alla Russia. Un trionfo di prodotti, sapori, profumi, specialità. L’Italia, il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione d’origine e ad indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea, con la sua capacità di coniugare qualità, tradizione e innovazione, ha avuto un ruolo da protagonista a Gulfood. “È un bel segnale di ripartenza e dimostra che in sicurezza si può anche fare una fiera in presenza” dice Amedeo Scarpa, Direttore dell’Ufficio ICE di Dubai. Scopriamo di più sull’Italia, sui rapporti commerciali con gli Emirati, su Expo 2020 e sul Padiglione dell’Italian Trade Agency (ICE) con l’Italian Food Lab in cui si sono svolte degustazioni di prodotti Made in Italy e master class con chef italiani stellati.   Continua a leggere



Perché ho scelto il vaccino cinese

A Dubai ho ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid-19 della casa farmaceutica cinese Sinopharm. Vi racconto la mia esperienza. Negli Emirati sono state somministrate 5 milioni e 300mila dosi da quando è iniziata la campagna vaccinale di massa a dicembre. È il Paese con il tasso giornaliero di vaccinazioni più alto al mondo, con 1,62 dosi ogni 100 abitanti. L’immunoprofilassi Sinopharm è quella maggiormente disponibile, in misura minore vengono distribuite anche Pfizer-BioNTech, Sputnik V e AstraZeneca. Più del 40% della popolazione adulta ha ricevuto almeno la prima iniezione. Sono state inoculate 53,46 dosi ogni 100 abitanti, con il 48,6% degli over 65 già immunizzati.

La profilassi vaccinale procede a ritmo serrato, sostenuta da una campagna di sensibilizzazione contraddistinta dall’hashtag #TogetherWeRecover (insieme ripartiamo), tanto che le autorità emiratine contano di immunizzare il 50% dei residenti entro la fine di marzo. Da una settimana le infezioni hanno ripreso a crescere, superando ancora i 3.000 casi giornalieri, toccando ieri la cifra record di 3.452 nuovi casi a fronte di 185.502 test effettuati. Nelle ultime 24 ore hanno perso la vita 18 persone, contro le 14 dei giorni precedenti, mentre le nuove infezioni hanno raggiunto quota 3.294. Dall’inizio della pandemia sono stati effettuati 28,8 milioni di test. Scoprite com’è andata la mia vaccinazione contro il Covid-19 e quali siano le caratteristiche delle immunoprofilassi anti SARS-CoV-2 attualmente disponibili.  Continua a leggere



Arabi su Marte, missione compiuta

La sonda Speranza si è agganciata all’orbita marziana. Gli Emirati sono il quinto Paese al mondo ad aver inviato un veicolo spaziale sul Pianeta Rosso. Un’impresa storica che aveva il 50% delle probabilità di fallire. Dopo un previsto blackout di 27 minuti, che ha fatto comunque rimanere in trepidazione il team di ingegneri che ha lavorato alla missione, la sonda ha fatto giungere il proprio segnale al centro spaziale di Dubai, a 190mila chilometri di distanza. Gli Emirati Arabi Uniti scrivono una pagina di storia, diventando l’orgoglio del mondo arabo.

Tutto è iniziato il 19 luglio 2020 quando, nel pieno della pandemia, la sonda Speranza, in arabo Al-Amal, è decollata senza alcun intoppo dal Centro Spaziale di Tanegashima in Giappone. Da allora questo satellite meteorologico ha sganciato i propri razzi, ha percorso oltre 493 milioni di chilometri, è riuscito a correggere la propria rotta e a mantenere i contatti con la stazione di controllo di Dubai.

“È stato un programma pieno di sfide, iniziato nel 2013 -ha dichiarato alla stampa locale Sarah Al Amiri, Presidente dell’Agenzia Spaziale degli Emirati e Ministro di Stato per le Scienze Avanzate- Alcuni dei problemi incontrati ci sono sembrati a tratti insormontabili. Abbiamo avuto solo 6 anni per sviluppare il progetto con un budget a disposizione non molto alto”. Una missione inclusiva, che non ha soltanto visto protagonisti i 200 ingegneri emiratini, ma anche 450 persone provenienti da altri continenti, con retroterra e credo diversi. “È stato veramente uno sforzo internazionale e la scienza ha bisogno della cooperazione, esplorare si basa su questo”. Scopriamo di più su Al-Amal e sulla sua missione scientifica che inizierà ad aprile.  Continua a leggere