La firma a Washington degli Abraham Accord tra Israele, Emirati e Bahrain è un’opportunità di stabilità per il Medio Oriente. Il Presidente americano Donald Trump, che ha dominato la scena nel corso dell’intera cerimonia alla Casa Bianca, ha sottolineato come “dopo decenni di divisioni e conflitti si può salutare l’alba di un nuovo Medio Oriente grazie al coraggio dei leader visionari di questi tre Paesi”. Un “cambiamento del corso della storia”, lo ha definito con toni trionfalistici Trump.
A ben guardare c’è più di un motivo per cui questi accordi di normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Israele e due influenti Paesi del Golfo arabico, quali Emirati Arabi Uniti e Bahrain, acquistano un significato importante. Sullo sfondo aleggia la possibile intesa sugli aerei F-35 stealth fighter e gli EA-18G Growler che gli Stati Uniti potrebbero vendere agli Emirati, desiderosi da tempo di rinnovare i propri arsenali e che finora non potevano neppure sperare di poter acquistare. Dal canto suo il Bahrain ha più di un motivo per temere l’Iran, che fino al 1969 reclamava i territori bahreiniti come propri possedimenti. Inoltre il Bahrain, governato dalla casa reale sunnita, deve fare i conti con una maggioranza della popolazione sciita. Analizziamo insieme alcuni motivi che fanno sì che gli Abraham Accord contino e anche molto per i futuri equilibri della regione e gli assetti geopolitici mondiali.
Opportunità commerciali per tutti
Da qualche tempo sia gli Emirati sia il Bahrain avevano rapporti commerciali con Israele, rimasti però finora nascosti. Adesso tutto potrà avvenire alla luce del sole. Israele ha un settore tecnologico molto avanzato e potrebbe rivelarsi un partner decisivo nell’ambito dell’innovazione, dall’AI alla cyber security, dall’agritech alla medicina e alle energie rinnovabili, così importanti nella transizione post idrocarburi. In periodi normali, in assenza di restrizioni da Covid-19 gli israeliani sono soliti viaggiare molto. Le aree desertiche e le spiagge dei Paesi del Golfo e gli shopping mall, parchi a tema e le attrazioni presenti possono rappresentare un notevole motivo di richiamo per Israele, incrementando il turismo nell’area. Ma altrettanto rilevanti saranno i viaggi in senso opposto, da Emirati e Bahrain verso Israele.
Fine dell’isolamento di Israele
I rapporti di Israele con Egitto e Giordania sono sempre stati tiepidi. Sfruttando la comune inimicizia nei confronti dell’Iran, stringere relazioni con Emirati e Bahrain rafforza la posizione di Netanyahu che in questo momento è piuttosto in crisi. Molte le manifestazioni di piazza contro l’operato del governo nel fronteggiare la pandemia. A Gerusalemme si susseguono da settimane dimostrazioni di protesta. Il Primo Ministro israeliano inoltre è in difficoltà per l’incriminazione per corruzione, frode e abuso d’ufficio, un processo in corso che potrebbe anche vederlo condannato, e questi accordi rappresentano una vera boccata d’ossigeno. Inoltre, l’accantonamento del piano di annessione di parte dei territori occupati di West Bank (Cisgiordania), chiesto espressamente dagli Emirati tra le condizioni dell’intesa, offre a Netanyahu una via d’uscita e una buona scusa per abbandonare l’annessione tanto voluta dalla destra.
Punti a favore per Trump
Le ripercussioni di questi accordi si riverberano anche sulle elezioni presidenziali americane. Trump si dimostra il miglior leader mondiale nel chiudere accordi internazionali. Una freccia al suo arco a poche settimane dal voto. Sicuramente non riuscirà a far siglare la pace del secolo, come avrebbe voluto, ma questo è un primo passo verso nuovi equilibri in Medio Oriente e un indiscutibile successo per il Presidente uscente. Inoltre, tutto ciò che Trump fa in favore di Israele gli fa guadagnare consensi tra i cristiani evangelici, assicurandosi così voti preziosi.
Palestinesi abbandonati?
I palestinesi vivono gli accordi di pace appena siglati come un tradimento. Il fronte arabo era sempre stato compatto riguardo alla causa palestinese, oggi questo fronte è irrimediabilmente incrinato. Gli Abraham Accord non si sarebbero mai potuti firmare senza il benestare dell’Arabia Saudita. Il Re Salman, a capo del Paese che custodisce due dei luoghi sacri dell’Islam è difficile che possa riconoscere improvvisamente Israele. Però suo figlio, il Principe Mohammed bin Salman, potrebbe non essere così riluttante a farlo in un prossimo futuro.
Iran sotto pressione
Per l’Iran gli accordi firmati a Washington rappresentano un problema non trascurabile. Le sanzioni imposte da Trump stanno creando non poche difficoltà economiche. Adesso si aggiungono nuove alleanze strategiche.
Le basi aeree israeliane sono lontane dall’Iran. Però gli Emirati si trovano proprio sulla sponda opposta del Golfo. Le intese tra Israele, UAE e Bahrain aprono mille possibilità, che rendono persino possibile sferrare eventuali attacchi ai siti nucleari iraniani.