#overthefortress la manifestazione di protesta al Brennero

La manifestazione di ieri al Brennero ha visto confluire, soprattutto sul confine italiano, ma anche su quello austriaco, circa un migliaio di manifestanti del movimento “No border“. Tutti, italiani, austriaci e tedeschi, uniti dall’inglese e dallo slogan: over the fortress, al di là della fortezza. L’obiettivo era dimostrare contro le politiche comunitarie sull’immigrazione e contro la linea dura di alcuni Stati membri nei confronti dei rifugiati.

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Altro tema caldo al centro della protesta: la chiusura del valico del Brennero minacciata dall’Austria. 

#overthefortress e l’Ue

Una manifestazione pacifica, a favore dei rifugiati, alla quale sul fronte austriaco, hanno partecipato ONG, Verdi, movimenti studenteschi legati al partito socialdemocratico, ma anche manifestanti giunti dalla Germania.

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Qualche episodio di tensione si è registrato con la polizia austriaca in assetto antisommossa, che ha risposto con cariche e spray urticanti allo sconfinamento di alcune decine di dimostranti dei centri sociali italiani. Anche se questi giovani hanno protestato contro un’Europa delle chiusure e delle barriere, paradossalmente proprio loro stessi, con l’uso di una lingua comune sembrano rappresentare l’espressione più autentica di un’Unione europea che di fatto è già una realtà, al di là di Schengen, delle Commissioni e dell’Europarlamento.

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L’Austria minaccia più controlli e l’uso dell’esercito

Il Ministro della Difesa Hans Peter Doskozil ha annunciato l’intenzione del governo austriaco di rafforzare i controlli alle frontiere e di presidiare con l’esercito i confini meridionali, ovvero quelli con l’Italia, per prevenire eventuali afflussi di migranti.

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Il timore dell’Austria è che i confini dell’Ue non siano protetti abbastanza e che con l’arrivo della bella stagione e con la rotta balcanica per ora sigillata, ondate di rifugiati possano riversarsi sull’altra rotta, quella del Mediterraneo che ha come approdo l’Italia. Gli ha fatto eco anche il Ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner, che ha infatti confermato l’intenzione del governo austriaco di attuare entro breve controlli più serrati ai valichi di confine.

Mikl-Leitner

Crisi dei rifugiati e campagna elettorale

Non bisogna dimenticare che al di là delle prove di forza e delle minacce in Austria si è in piena campagna elettorale. Il 24 aprile ci saranno le presidenziali e molto della svolta autoritaria del governo e di alcuni ministri come quello dell’Interno, Johanna Mikl-Leitner, sono dettate principalmente da necessità elettorali. I sentimenti nei confronti dei migranti sono contrastanti. Da un lato c’è una parte del Paese solidale e aperta, che ha accolto i rifugiati a partire dall’estate scorsa e che ancora si prodiga in favore dell’accoglienza. Dall’altro però crescono timore e diffidenza nei confronti di quella che per alcuni austriaci viene vissuta come una pericolosa invasione, lesiva della sicurezza interna del Paese. Proprio questa crescente paura dei rifugiati viene sfruttata dai politici per indirizzare a proprio favore la campagna elettorale.

Grecia e Turchia gli anelli deboli

L’Austria è profondamente scettica sulla serietà dell’operato della Grecia e della Turchia, nell’applicare non solo adeguati controlli, ma soprattutto una forte opera di respingimento. L’Austria è arrivata ad una situazione piuttosto critica, avendo raggiunto nel primo trimestre del 2016 oltre 14.000 richieste di asilo, circa la metà del tetto stabilito per quest’anno di 37.500 domande. Proprio oggi, però, la Grecia ha avviato i primi rimpatri. Dalle isole di Lesbo e Chios sono stati rispediti in Turchia circa 220 migranti giunti illegalmente sul suolo greco. Entro dopodomani dovrebbero lasciare le isole dell’Egeo 750 illegali.

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