Vienna, attacchi con coltello

Due attacchi con coltello si sono consumati nel cuore di Vienna. Un uomo armato di un coltello a serramanico ha ferito gravemente un’intera famiglia austriaca, davanti ad un ristorante giapponese in Praterstraße, a pochi passi dalla fermata della metropolitana Nestroyplatz, nel secondo distretto, Leopoldstadt. L’uomo accoltellato ha 67 anni, sarebbe stato necessario rianimarlo ed è ancora in terapia intensiva, in condizioni critiche. Ferite ma non in pericolo di vita anche la moglie, 56 anni, e la figlia 17enne. L’aggressore è poi fuggito, facendo perdere le proprie tracce.

Una mezz’ora dopo, poche centinaia di metri più avanti alla stazione Praterstern, vicino al parco del Prater, un 23enne afghano ha ferito un 20enne ceceno. L’afghano è stato arrestato e trovato in possesso di due armi da taglio. Ad oggi la polizia non conferma se vi sia una correlazione tra i due episodi, né ha potuto chiarire il movente dell’aggressione ai danni del nucleo familiare. I due episodi, pur essendo avvenuti a breve distanza l’uno dall’altro, sembrerebbero slegati.

Se così fosse il primo aggressore sarebbe ancora a piede libero. Inoltre, non è possibile né escludere che si tratti di terrorismo islamico, né di un eventuale regolamento di conti. L’indagine prosegue a tutto campo. Al vaglio degli inquirenti anche le immagini delle telecamere di sicurezza della zona che potrebbero aver ripreso l’aggressione. In queste ore si starebbero ascoltando due ulteriori testimoni, forse determinanti per stabilire la dinamica dell’attacco. Vediamo insieme la ricostruzione dell’accaduto, con foto scattate da me sulla scena del crimineContinua a leggere



Jihad sotto il velo

Il fenomeno jihadista si allarga a macchia d’olio. La radicalizzazione non conosce barriere sessuali. In Austria, infatti, sono 59 le donne diventate jihadiste, pronte ad andare a combattere in zone di guerra come Siria e Iraq, unendosi alle milizie dell’ISIS. Ben 59 donne su un totale di 280 foreign fighter austriaci. Di questi 89 hanno fatto ritorno in Austria e 13 di essi sono donne. Polizia e intelligence hanno impedito che ne partissero 50 per Siria e Iraq, 22 dei quali sono donne. In pratica il 21% dei simpatizzanti dell’ISIS è costituito da donne. Una percentuale tutt’altro che marginale, non solo rapportata alla popolazione austriaca, ma anche se paragonata a Paesi come ad esempio il Belgio, che pur avendo un numero di foreign fighter tra i 420 e i 516, nettamente superiore all’Austria, ha una percentuale di donne tra i simpatizzanti di Daesh del 17%. I dati austriaci finora disponibili fotografano la situazione alla fine di agosto 2016. Secondo gli esperti esistono motivi specifici per i quali il mondo femminile sarebbe così attratto dalla propaganda di Daesh e occorre escogitare adeguate contromisure, per prevenire un incremento di donne radicalizzate e potenziali jihadiste.

 

“Il problema in Austria è ancora relativamente di piccole dimensioni se paragonato a Francia, Belgio, o altri Paesi europei -mi dice il Prof. Rüdiger Lohlker della Facoltà di Studi Orientali dell’Università di Vienna– È un problema che va affrontato seriamente, ma non ha ancora assunto una connotazione tale da ingenerare panico nell’opinione pubblica. La questione dell’ambiente radicalizzato, nel quale si diffonde l’Islam indentitario è un problema sociale ben più grande. In Austria non vi sono numeri scioccanti, ma si ha la prova che le donne possono essere stupide tanto quanto gli uomini. E che non sempre l’universo femminile rappresenta la parte pacifica dell’umanità”. Anche Germania e Regno Unito hanno un consistente numero di foreign fighter e simpatizzanti dell’ISIS. Però, se sempre più donne austriache finiscono per radicalizzarsi e unirsi all’IS, vuol forse dire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modello d’integrazione proposto in Austria? “Non sono sicura che vada visto davvero come un fallimento dell’integrazione -dice Carla Amina Baghajati Rappresentante delle Donne dell’IGGÖ, Islamischen Glaubensgemeinschaft in Österreich– Sì, come gli uomini anche le donne seguono il jihad, perché come gli uomini possono avere una personalità instabile, possono provare un senso di esclusione e sentire il bisogno di appartenere a qualcosa. Le sette del terrore offrono l’impressione di essere accoglienti, inclusive, sembrano dire sì, stavamo proprio aspettando TE! Ma una simile, disperata crisi personale può colpire chiunque”.  Continua a leggere



Austria: guerra all’Islam radicale

L’Austria dichiara guerra al terrorismo di matrice islamica. Sono 68 gli islamisti radicali condannati, o sotto processo. Vi sono jihadisti, foreign fighter rientrati da Siria e Iraq, predicatori estremisti, simpatizzanti dell’ISIS. Il rischio che costoro in carcere possano radicalizzarsi ulteriormente, intensificare i contatti con altri musulmani estremisti, potenziare la propria capacità di azione, o intessere legami che possano far loro da sponda in caso di fuga, è più che reale. Ecco perché tanto il sistema giudiziario austriaco, quanto quello carcerario sono chiamati a combattere il terrorismo fondamentalista anche su questo nuovo fronte. Non bastano solo retate e maxi blitz, la guerra si combatte anche spezzando o impedendo collusioni e rapporti che si intrecciano durante il periodo di detenzione. Occorre quindi esercitare uno stretto controllo su chi, a vario titolo, risulti colpevole di reati legati al terrore di matrice islamista e per questo venga condannato, ma anche su chi sia ancora in attesa di giudizio. Tra le prigioni sorvegliate speciali vi sono i tre grandi istituti di pena di Garsten, Karlau, Stein e anche quello di Suben. È importante che le celle destinate a musulmani radicali siano separate dalle altre e dislocate in settori appositamente istituiti. Celle che vengono controllate molto più di quelle degli altri detenuti.

 

Parte delle contromisure consiste in un apposito esame psicologico e un questionario, da effettuare prima della carcerazione. Solo così è possibile avere un quadro d’insieme dettagliato. A tal scopo operano specialisti del Ministero dell’Interno, psicologi, costituzionalisti e interpreti, per un’accurata analisi dei rischi e perché nulla sia lasciato al caso. L’alto livello di sicurezza viene applicato anche alle visite ricevute dai detenuti, che non hanno alcun contatto diretto con coloro che li vanno a trovare. A separarli dai visitatori c’è un vetro molto spesso e le comunicazioni avvengono solo via telefono. Così la polizia può registrare e monitorare ogni discorso, anche con l’aiuto di esperti. Se esiste il minimo sospetto che nel corso della conversazione sia avvenuto uno scambio di informazioni proibite, oppure ci sia stato un vero e proprio accordo, si è così in grado di agire in tempi brevissimi.  Continua a leggere



Terrorismo: attacco sventato a Vienna

Le unità EKO-Cobra e le e forze speciali antiterrorismo hanno sventato un imminente attacco a Vienna. Poteva essere un bagno di sangue. Un 17enne, sospettato di essere uno jihadista, è stato arrestato. Lorenz K., nome di battaglia Abou-Chacker, è nato in Austria, ma ha origini albanesi. Stava pianificando un attentato con dell’esplosivo. Obiettivo possibile: la rete della metropolitana viennese. Tanto che i media austriaci lo hanno soprannominato U-Bahn-Bomber (Dinamitardo della metropolitana). Sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento. Tra il 15 e il 30 gennaio, questo l’arco di tempo nel quale il giovane sembra avesse intenzione di portare a segno l’attacco. Ed è forse stata questa imminente minaccia ad aver accelerato le operazioni delle autorità austriache, che hanno compiuto raid per tre giorni. Giorni nei quali Vienna è apparsa improvvisamente vulnerabile, diventando un bersaglio del terrorismo e scoprendosi culla di quel radicalismo che si diffonde sempre di più tra i giovanissimi musulmani. Un piano, quello architettato dal 17enne Abou-Chacker, che sembra simile agli attacchi all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles. Al centro delle investigazioni anche un 12enne, sospettato di avere legami con il mondo dello jihadismo, nell’area di Meidling, nel 12esimo distretto. Attualmente il ragazzino è tenuto in un luogo segreto, sotto stretto controllo. Ad oggi i 220 uomini delle squadre antiterrorismo dispiegate a Vienna, continuano ad essere operativi sul territorio, almeno finché il rischio di una minaccia di attentato non sia definitivamente scongiurata. Le unità speciali presidiano tutti i possibili luoghi sensibili: dai centri commerciali, alla rete della metropolitana, dalle vie dello shopping, ai mezzi di trasporto pubblico e a tutti quei luoghi affollati e di maggior traffico della capitale austriaca.

EKO-Cobra by B. Braun-L.

Con il trascorrere delle ore emergono nuovi inquietanti particolari. Dagli ultimi interrogatori cui è stato sottoposto Lorenz K. avrebbe confessato di aver costruito una bomba di prova, ma il Ministro Sobotka ha assicurato che finora non sono stati rivenuti esplosivi. Quel che è certo è che il 17enne disponeva di tutte le istruzioni necessarie a fabbricare un ordigno. Lorenz K., arrestato perché sussisteva il pericolo di fuga, sembra tenesse le fila di un vero e proprio network del terrore. Era infatti in contatto non solo con il 12enne, ma anche con un 21enne arrestato in Germania, a Neuss, in Nord Reno-Westfalia, con il quale si era incontrato pochi giorni prima di essere catturato. Sia Lorenz K. sia il 21enne tedesco arrestato a Neuss appartengono a circoli salafiti radicali. L’indagine che coinvolge in azioni congiunte le forze dell’ordine austriache e tedesche, farebbe perdere di consistenza l’ipotesi del lupo solitario, mentre delineerebbe i contorni di una possibile cellula organizzata di terroristi, con connessioni e ramificazioni in più Paesi europei. Nell’abitazione che il 21enne divideva a Neuss con la moglie, interrogata e poi rilasciata, non sono state rinvenute né armi, né sostanze esplosive, ma sono stati posti sotto sequestro cellulari e laptop. Sembra che il 17enne austriaco Abou-Chacker avesse contatti anche con altri possibili complici a Vienna. Ecco perché le indagini proseguono a tappeto, come pure nuovi controlli sul territorio.  Continua a leggere



Germania: raid anti-salafita, allarme in Austria

Una maxi operazione anti-terrorismo è stata condotta oggi in Germania. Centinaia di poliziotti sono entrati in azione stamani all’alba. Perquisiti oltre 200 tra moschee, appartamenti, uffici, centri culturali, in ben 10 diversi Stati federali tedeschi. Nel mirino organizzazioni salafite accusate di alimentare il fenomeno dello jihadismo. Bandita in Germania Die wahre Religion (La vera religione) del predicatore radicale Ibrahim Abou-Nagie, che distribuisce gratuitamente per strada copie del Corano attraverso un programma chiamato Lies! (Leggete!). L’accusa è di fare proselitismo e reclutare jihadisti, giovani miliziani pronti a combattere per la guerra santa in Siria e in Iraq, in netto contrasto con l’ordine costituzionale tedesco, con l’idea di comprensione internazionale e diffondendo ideali totalitari.

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Altissimo l’allarme anche in Austria, dove Die wahre Religion opera attivamente. Da tempo è acceso il dibattito legato alla sua messa al bando, ma finora non è stato preso alcun provvedimento concreto. Forse l’operazione portata a segno dalle autorità tedesche potrebbe accelerarne l’eventuale messa al bando anche in Austria.  Continua a leggere



Proteggere l’energia atomica dal terrorismo

L’energia atomica da oggi sarà più sicura. Da ieri infatti, è entrato in vigore un nuovo accordo sulla sicurezza nucleare che ridurrà i rischi legati ad attacchi terroristici e al sabotaggio di impianti nucleari. Inoltre, tale accordo, renderà più difficile il traffico illegale di materiale nucleare e radioattivo. Decisivo in tal senso il summit sul nucleare a Washington un mese fa, e l’avvertimento del Presidente Obama sulla concreta minaccia rappresentata dal terrorismo. Dopo gli attacchi di Bruxelles appare chiaro che gli impianti presenti in Europa e in tutto il mondo rappresentano obiettivi sensibili che possono essere presi di mira dai terroristi, soprattutto quelli di matrice islamica.

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L’emendamento che integra e rafforza le misure di sicurezza sul nucleare dell’AIEA, opera proprio in tal senso, per intensificare non solo la protezione di siti e impianti a livello domestico, in ogni singolo Paese che aderisca alla Convenzione, ma garantire anche adeguate sanzioni per chi si macchi di simili crimini, o sia coinvolto in traffici illegali.  Continua a leggere



Austria: la squadra pre-crimine stile Minority Report è una realtà

L’Austria ha approvato una legge che istituisce un nucleo speciale di polizia volto a svolgere azione preventiva di contrasto in caso di gravi minacce e attentati alla Costituzione.

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Quasi una squadra simile alla Pre-crimine di Minority Report, che ha il compito di scovare i criminali prima che abbiano modo di portare a segno i loro piani. Un organismo di polizia che nasce con il dichiarato obiettivo di combattere il terrorismo, i suoi adepti e fiancheggiatori.  Continua a leggere



Non sono francesi i due sospetti terroristi arrestati in Austria

I due uomini arrestati la fine della scorsa settimana a Salisburgo perché sospettati di legami con organizzazioni terroristiche non sono di nazionalità francese. Secondo una fonte che vuole restare anonima, diffusa dai media austriaci, uno dei due arrestati sarebbe un ventottenne di nazionalità algerina, l’altro invece sarebbe un trentaquattrenne di origine pakistana.

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Gli arresti effettuati dalla polizia austriaca in un centro di accoglienza per rifugiati a Salisburgo sono stati portati a segno grazie a una soffiata dei servizi segreti francesi.  Continua a leggere



Il dramma dei rifugiati e la guerra dell’ISIS

La situazione dei rifugiati che arrivano in Austria attraverso la rotta balcanica diventa sempre più critica. Se nelle scorse settimane nella cittadina di Nickelsdorf, arrivavano 6.000 migranti ogni giorno dall’Ungheria; in queste ore sotto pressione è il confine con la Slovenia.

Nickelsdorf

Nella cittadina di Spielfeld, in Styria, solo ieri sono entrati 3.700 rifugiati. Lungo il confine però stazionano tra i 10.000 e i 20.000 migranti.  Continua a leggere