Proteggere l’energia atomica dal terrorismo

L’energia atomica da oggi sarà più sicura. Da ieri infatti, è entrato in vigore un nuovo accordo sulla sicurezza nucleare che ridurrà i rischi legati ad attacchi terroristici e al sabotaggio di impianti nucleari. Inoltre, tale accordo, renderà più difficile il traffico illegale di materiale nucleare e radioattivo. Decisivo in tal senso il summit sul nucleare a Washington un mese fa, e l’avvertimento del Presidente Obama sulla concreta minaccia rappresentata dal terrorismo. Dopo gli attacchi di Bruxelles appare chiaro che gli impianti presenti in Europa e in tutto il mondo rappresentano obiettivi sensibili che possono essere presi di mira dai terroristi, soprattutto quelli di matrice islamica.

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L’emendamento che integra e rafforza le misure di sicurezza sul nucleare dell’AIEA, opera proprio in tal senso, per intensificare non solo la protezione di siti e impianti a livello domestico, in ogni singolo Paese che aderisca alla Convenzione, ma garantire anche adeguate sanzioni per chi si macchi di simili crimini, o sia coinvolto in traffici illegali. 

Un percorso durato 11 anni

“Ci sono voluti 11 anni per arrivare sin qui, per rendere pienamente operativo questo emendamento -dice il Direttore Generale dell’AIEA Yukiya Amano– Adesso sarà obbligatorio per tutti i Paesi che vi hanno aderito, proteggere adeguatamente i propri siti nucleari, come qualsiasi materiale nucleare utilizzato a livello domestico, trasformando così il mondo in un luogo più sicuro”. 

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Infatti, la Convezione sulla Protezione Fisica del Materiale Nucleare, la cosiddetta CPPNM, esiste dal 1979 ed è entrata in vigore nel 1987. La Convenzione, però, era soprattutto rivolta a garantire la sicurezza del materiale nucleare usato a scopi pacifici, esclusivamente nel caso di trasporti internazionali. L’attuale emendamento, adottato nel 2005, ma attivo solo a partire da ieri, rappresenta la ferma volontà da parte della comunità internazionale di rafforzare la sicurezza degli impianti nucleari anche a livello nazionale, per avere adeguati strumenti di difesa e per fronteggiare la minaccia di sabotatori e terroristi. Sono invece esclusi dalla Convenzione i materiali e i siti nucleari di tipo militare.

Quali sono le novità introdotte dall’emendamento?

“L’entrata in vigore di questo emendamento contribuirà a ridurre i rischi legati al terrorismo, che senza tali misure avrebbero potuto avere conseguenze catastrofiche” ha dichiarato il Direttore Generale Yukiya Amano nel suo discorso.

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Infatti due terzi dei 152 Paesi che hanno aderito alla Convenzione, approvando l’attuale emendamento che rafforza e disciplina la sicurezza relativa non solo al furto di materiale nucleare, ma anche al suo eventuale contrabbando, hanno manifestato la ferma e inequivocabile volontà di non farsi trovare impreparati di fronte alla minaccia di terroristi, criminalità organizzata e trafficanti senza scrupoli. Proprio grazie a questo emendamento saranno minimizzati i rischi di radiazioni nel caso di sabotaggio di impianti nucleari e saranno previsti scambio di informazioni e ampia cooperazione tra i vari Paesi sia nella localizzazione e nel recupero di materiale nucleare trafficato illegalmente, sia nell’intervento in caso di sabotaggio di siti nucleari. 50 Paesi, però, non hanno ancora aderito all’emendamento. Portarli a rendere operative e pienamente funzionanti le nuove misure di sicurezza e adeguare il sistema legislativo nazionale a tali nuovi parametri, sarà la nuova prossima sfida.

Proteggere impianti e materiali nucleari

“La sicurezza nucleare è una sorta di work in progress, un processo in continua evoluzione -mi spiega Khammar Mrabit, Direttore della Divisione di Sicurezza Nucleare dell’AIEA- Occorre incrementare e rivedere continuamente i parametri di protezione fisica e gli standard di sicurezza. Quello che i vari Paesi in cooperazione con l’AIEA dovrebbero fare è chiederci aiuto e assistenza nel caso ne abbiano bisogno, e non solo per mantenere e stabilire un’adeguata protezione fisica degli impianti nucleari, ma anche per lo stoccaggio e il trasporto di materiali nucleari e radioattivi sul proprio territorio”.

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L’emendamento intende appunto disciplinare tutta questa materia, estendere il raggio d’azione per proteggere e mettere in sicurezza non solo gli impianti, ma anche i materiali utilizzati, stoccati e trasportati a livello nazionale. La Spagna ha per esempio fatto enormi progressi per adeguare il proprio impianto legislativo alle nuove sfide imposte dall’emendamento. Tutti i Paesi che hanno aderito, sono chiamati a fare altrettanto, ad armonizzare i loro sistemi legislativi e intensificare gli standard di sicurezza.

Linee guida per un mondo più sicuro

“Abbiamo delle linee guida, basate sul consenso, e che devono essere implementate -rilancia Khammar Mrabit– Così i Paesi possono adottarle, o adattarle alla loro situazione specifica. Abbiamo linee guida per la protezione fisica degli impianti e delle strutture nucleari, per il trasporto di materiale radioattivo, per la cyber security, per le indagini scientifiche, per gli aspetti legali e sulle questioni regolamentari. Nelle parti carenti presenti nei vari Paesi occorre realizzare implementazioni degli standard”.

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La cooperazione tra i vari Paesi porterà ad un’azione più incisiva e coesa, che avrà come risultato tangibile un mondo più sicuro da eventuali minacce terroristiche e una migliore gestione di eventuali emergenze. Dal 1999 ad oggi si è registrata una crescita del materiale nucleare a scopo pacifico pari al 70%, e il trend di crescita non accenna certo a diminuire, visto che a livello mondiale è aumentato l’uso di energia nucleare. Sono stati 2800 gli incidenti che hanno coinvolto materiali radioattivi, denunciati da Paesi membri dell’AIEA dal 1995 ad oggi. Solo alcuni di questi hanno implicato materiale che potesse essere adoperato per la preparazione di ordigni, ma in qualche caso i materiali, se opportunamente combinati, avrebbero potuto essere utilizzati per la creazione di bombe sporche. Ecco perché occorre sempre tenere alta la guardia.

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