Vienna d’estate

Trascorrere l’estate a Vienna può riservare piacevoli sorprese. Ecco alcuni suggerimenti su dove andare e come trovare refrigerio dalla calura estiva. La città è un trionfo di bar e locali con tavolini all’aperto. Tanto che lo stesso Donau Kanal si trasforma in una delle maggiori attrazioni della città con bar più o meno di tendenza e vere e proprie spiagge che sembrano ricreare la tipica atmosfera delle località balneari.

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Ombrelloni, sdraio, lettini, tavoli all’aperto per prendersi una bibita gelata, o rosolarsi al sole. Una piccola magia che fa cambiare pelle a un’area urbana, rendendola simile a un suggestivo luogo di vacanza. Il mare, o quasi, in città.  Continua a leggere



Da Vienna una ricetta contro Zika

Nei dintorni di Vienna, a Seibersdorf, c’è l’avanzatissimo laboratorio dell’AIEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). Al suo interno studiosi e scienziati lavorano per mettere a punto un metodo denominato SIT, la tecnica di sterilizzazione degli insetti. Un modo biologico, amico dell’ambiente, che si serve dell’energia atomica per combattere gradualmente Zika, agendo sul vettore responsabile della diffusione del pericoloso virus: la zanzara Aedes Aegypti. Sono riuscita a visitare questo centro di ricerca, dove non è così facile entrare.

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Protetto, controllato, nel laboratorio vigono elevate misure di sicurezza anche per i visitatori. Molti gli ambienti che filtrano ogni passaggio, fino a raggiungere il cuore pulsante del centro. Un settore che riproduce il microclima più adatto al prosperare delle zanzare. Un caldo umido ai limiti del sopportabile. Entrando vengo subito investita da un’aria irrespirabile. Il tasso di umidità è altissimo, l’odore sgradevole. Mi chiedo come facciano tecnici e scienziati a prendersi cura di larve e insetti in un contesto tutt’altro che ospitale, trascorrendo qui molte ore della loro giornata.  Continua a leggere



La Turchia non è un paese per donne

Asya è bella, colta, realizzata professionalmente, parla bene inglese e tedesco. L’ho conosciuta qualche anno fa, mentre lavorava in Austria, dove ha vissuto per un lungo periodo. Un’amicizia, la nostra, che dura ancora. È tornata nella sua amata Istanbul da alcuni mesi. Asya è una donna in carriera, intraprendente, talentuosa, cittadina del mondo. Questa è la sua testimonianza dell’orrore che si impossessa in fretta della Turchia. Asya esordisce così: Ciao Mila, non posso scriverti su Facebook. Purtroppo gli account vengono crackati. La via più sicura è utilizzare WhatsApp, ma poi devo subito cancellare tutta la nostra conversazione. È molto pericoloso. La polizia può fermarti in qualsiasi momento, soprattutto le forze d’elite, e controllare le tracce delle tue conversazioni private. Ogni appiglio può rivelarsi fatale.

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I provvedimenti del governo turco stanno uccidendo giorno dopo giorno lo stato di diritto e la democrazia, in uno dei Paesi che fino a pochi anni fa era tra i più avanzati della zona eurasiatica. In queste ore si susseguono arresti di massa. Vigono restrizioni sull’espatrio. È stato dichiarato lo stato di emergenza per 3 mesi e sospesa la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Aleggia lo spettro della pena di morte. La voce di Asya parla direttamente alla nostra coscienza. A rischio c’è la civiltà. Il processo di islamizzazione sta permeando ogni ganglio della società turca. Non c’è più spazio per la laicità. Erdogan sta eliminando qualsiasi forma di dissenso. Ecco perché come mi racconta Asya con il cuore ferito: la Turchia non è un Paese per donne.  Continua a leggere



Prigioniera di Erdogan

Hiranur è una giovane donna turca, istruita, classe borghese, di estrazione laica. La sua è una drammatica testimonianza della infernale notte del golpe e delle attuali misure restrittive e repressive adottate dal Presidente Recep Tayyip Erdogan. Hiranur è una dipendente pubblica, ecco perché in questo momento è prigioniera in Turchia. Il governo ha imposto il divieto di espatrio e ha cancellato le ferie. Il suo rientro in Austria è rimandato, fino a nuovo ordine. Tutti i dipendenti pubblici sono nel mirino del governo: impiegati del Ministero dell’Interno, funzionari del Ministero della Pubblica Istruzione, rettori universitari, decani, accademici, insegnanti del settore privato e pubblico. Prima di loro è toccato ad esercito, polizia, magistrati e al mondo dell’informazione. Il sospetto che vi siano collegamenti con Feto, il movimento islamista che fa capo al predicatore Fethullah Gulen, ex alleato di Erdogan e ora suo principale nemico, ha scatenato arresti di massa. Le epurazioni si allargano a macchia d’olio con il passare delle ore. Migliaia tra arrestati, licenziati e sospesi. Al momento tutto è congelato e la legge sui dipendenti pubblici sarà cambiata. Questo significa che il loro rapporto di lavoro sarà regolamentato in modo diverso. Per ora nessuno può lasciare la Turchia.

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Hiranur è una donna intelligente e coraggiosa. Ha trascorso momenti terribili nell’inferno dei combattimenti che si sono svolti in strada nella notte del 15 luglio. La paura che ti toglie il fiato e il sonno. Seguire le fasi del golpe attraverso la tv. L’imperversare dei combattimenti in strada. L’angoscia che le bombe e gli spari giungano ancor più vicino a casa. L’incertezza del futuro per sé e i propri figli.  Continua a leggere



Austria: vietato velo integrale al lavoro

In Austria il divieto di indossare sul posto di lavoro il velo islamico integrale, quello per intenderci che lascia scoperti solo gli occhi, non è un atto discriminatorio. Lo ha stabilito qualche giorno fa la Corte Suprema di Giustizia austriaca (Der Oberste Gerichtshof), che ha respinto il ricorso di una donna musulmana, dipendente di uno studio notarile, licenziata per essersi rifiutata di non indossare più il velo integrale al lavoro. La motivazione della sentenza pone l’accento sul principio del volto scoperto, quale elemento essenziale alla base delle regole della comunicazione interpersonale in Austria. Impossibile, per la Suprema Corte austriaca, comunicare tra superiori e sottoposti, tra collega e collega, tra impiegati e clienti, senza avere il volto ben visibile.

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Vietare di portare il velo integrale non è discriminatorio. Di conseguenza l’ostinato rifiuto della donna di togliere il velo integrale nello studio nel quale era impiegata è stato giudicato motivo di giusta causa per il suo licenziamento.  Continua a leggere



Un selfie con Ai Weiwei

La prima volta che ho incontrato Ai Weiwei stavo andando a vedere F Lotus, l’installazione dei giubbotti salvagente trasformati in loti galleggianti. Il caso ha voluto che ci trovassimo proprio in quel momento. Era assieme alla sua famiglia e al suo staff. Mi sono presentata, ci siamo salutati con un lieve inchino, accennando un sorriso. Volevo chiedergli se potevo fotografarlo, anche se eravamo distanti qualche centinaio di metri dalla sua opera. Lui sorride, poi gentilmente mi prende di mano l’Iphone, mi viene vicino, si mette in posa con il suo solito sguardo curioso, vivace e scatta più volte per essere sicuro di catturare al meglio l’istante. Poche parole, ma tanta grazia e poesia in quell’incontro. Lo ringrazio, gli dico che ci vedremo ancora il giorno dopo per il vernissage della sua personale viennese Translocation – Transformation. Poi mi dirigo verso il laghetto del Belvedere.

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Così un’afosa giornata di luglio, dal tempo incerto, si trasforma in un evento memorabile. Anch’io come il grande artista cinese sono un’appassionata di social media. Entusiasta per l’incontro fortuito, pubblico immediatamente lo scatto ovunque: su Facebook, Instagram e Twitter. Si tratta di questo selfie che vedete. Una foto d’artista, un’opera d’arte essa stessa, perché a scattarlo è stato Ai Weiwei. E artistici siamo entrambi, ritratti in quell’attimo. Lui che ha fatto di se stesso un’icona, un’opera d’arte vivente, un manifesto della sua idea di arte che lasci un segno nella società, che aiuti a cambiare il mondo, rendendolo un posto migliore; io che di lui sto scrivendo. Per me un incontro che ha il sapore dell’unicità. Per Ai solo uno dei mille volti, che smemoreranno in un tempo breve.  Continua a leggere



Il borsino della fiducia

In Austria il neo nominato Cancelliere Federale, il socialdemocratico Christian Kern, è considerato il leader politico più credibile, aggiudicandosi il 53% delle preferenze del campione di austriaci consultati. È il risultato di un sondaggio fatto dall’Istituto di Ricerca sociale e Consulenza (SORA), uno dei più importanti istituti di ricerca nel Paese. Sempre stando all’indagine del SORA il leader politico con minore credibilità, fermo al 35%, sarebbe Heinz-Christian Strache. Subito dopo Kern si piazza il Vice-cancelliere, il cristianodemocratico Reinhold Mitterlehner, con il 49%. In terza posizione con il 42%Eva Glawischnig, alla guida dei Verdi. L’ex Cancelliere Werner Faymann nel 2015 aveva totalizzato il 42%, scendendo rispetto all’anno prima in cui aveva raccolto il 51% delle preferenze.

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Matthias Strolz, il capo dei NEOS, conquista invece il 40% delle preferenze. Strache con il suo 35%, tuttavia cresce in credibilità di un punto percentuale rispetto al 34% del 2015.  ll risultato del numero uno dell’FPÖ in ogni caso non stupisce: è destino delle opposizioni quello di non agire e non poter realizzare le promesse fatte. Da vedere se al di là delle enormi aspettative suscitate negli austriaci Kern mantenga questo risultato ragguardevole anche in futuro. Insomma sarà ancora il più credibile quando si passerà dalle parole ai fatti?  Continua a leggere



Uscita di sicurezza per Austria e Ungheria?

Sarà l’effetto Brexit, ma dopo il successo del Leave al referendum britannico in molti Paesi dell’Ue è forte la tentazione di sottoporre ai cittadini un quesito referendario pro o contro la permanenza nell’Unione europea. Soprattutto in quei Paesi dove sono cresciuti, o andati al governo, partiti di destra populista. Se Norbert Hofer, in Austria, prima propone l’Auxit, poi a distanza di alcuni giorni fa marcia indietro, il premier ungherese Viktor Orban vuole sottoporre ai cittadini la questione dei migranti. Nel frattempo l’Austria decide di intensificare i controlli di tutti coloro che arrivano dall’Ungheria. Per tutta risposta le autorità magiare iniziano a fare altrettanto. Risultato: tra lunedì e mercoledì della scorsa settimana le code per chi entrava in Austria dall’Ungheria e viceversa erano chilometriche. Che siano prove tecniche di uscita? Riprendendo, sia pure temporaneamente e in modo mirato, controlli in vigore prima della libera circolazione di persone e merci?

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Nel radar della polizia austriaca ufficialmente ci sono i trafficanti di esseri umani. Le organizzazioni senza scrupoli che prosperano alle spalle di migranti disperati. Ad essere controllati sono soprattutto i furgoni. È alta la paura che possa verificarsi un altro incidente come quello dell’estate scorsa, quando un camion fu trovato lungo l’autostrada, tra Neusiedl e Parndorf, con 71 migranti morti per soffocamento.  Continua a leggere



La Corte austriaca, l’Australia, i canguri

C’è ancora chi confonde l’Austria con l’Australia. E tanta è la confusione che a Vienna, tra i vari souvenir, si vendono anche magliette con su scritto: No Kangaroos in Austria. Eppure il destino di questi due Paesi sembra intrecciarsi di continuo ultimamente. Prima in materia d’immigrazione, con la discussa proposta del Ministro Sebastian Kurz. Ora con un parallelismo sulle questioni elettorali.

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L’Austria che dopo la decisione della Corte Costituzionale ripeterà il prossimo 2 ottobre le presidenziali, perché nello scrutinio dei voti sono emerse irregolarità diffuse in moltissimi dei 117 distretti. L’Australia che invece ha votato per le elezioni federali sabato 2 luglio e ancora non sa il risultato. Per conoscere l’esito delle elezioni australiane ci vorranno ancora giorni, tanto che il Paese affronterà un’altra settimana senza governo. Se l’esito del referendum per la Brexit lo abbiamo conosciuto in poco più di 6 ore dalla chiusura delle urne e se quello delle presidenziali austriache, vista la presenza di voti postali da conteggiare per legge solo il giorno successivo alla chiusura dei seggi, lo abbiamo saputo il lunedì 23 maggio attorno alle 16, in Australia si resterà con il fiato sospeso per giorni e giorni. Però non per insipienza degli scrutatori, bensì perché questo prevedono le procedure, con l’obiettivo anche di evitare errori.  Continua a leggere



Combattere l’ISIS via web

L’attacco a Dacca in Bangladesh e le bombe a Baghdad, che hanno ucciso più di 200 persone in Iraq facendo strage di bambini e donne, dimostrano che la guerra dichiarata dai terroristi islamici è planetaria. La paura e la scia di sangue seminati dall’ISIS non conoscono confini. Il teatro del conflitto è mondiale. Il commando del Jmb (il gruppo Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh), che ha agito all’Holey Artisan Bakery, ha ucciso 20 persone. Nove vittime erano italiane. Un macabro spettacolo che non solo ha lo scopo di spaventare il mondo, mandando in corto circuito la normale vita di ogni giorno, ma serve anche a motivare i militanti, a ridare vigore all’organizzazione, in tutte le sue ramificazioni. Se tutti questi attentati hanno anche l’obiettivo di diffondere terrore nel mondo e irretire nuovi adepti, la propaganda del terrorismo islamico corre veloce sul web. Vengono adoperati tutti i social media per fare proselitismo, per allargare la sfera d’influenza, per svegliare cellule in sonno o singoli zombie, per aizzare pericolosissimi cani sciolti.

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Ed è proprio per iniziare a combattere l’ISIS e Al Qaeda sul loro stesso terreno, quello della propaganda su internet, che il Prof. Rüdiger Lohlker, della Facoltà di Studi Orientali dell’Università di Vienna, ha dato inizio a un progetto di contro-propaganda, che sfrutta il web e punta a contrastare un assunto fondamentale: che l’ISIS rappresenti la vera interpretazione dell’Islam, che siano i soli ad essere i veri musulmaniContinua a leggere