Il dopo Renzi visto da Vienna

Austria e Italia, entrambe sono state alle prese con elezioni e referendum, lo scorso 4 dicembre. Per gli austriaci, però, i riflettori sono stati puntati sulle presidenziali, sull’evento politico che ha catalizzato l’attenzione per 11 mesi. Eppure il neo eletto Presidente federale Alexander Van der Bellen tra le sue prime dichiarazioni ha espresso sostegno a Matteo Renzi, sperando in un suo successo. Era prima della diffusione dei risultati schiaccianti a favore del NO, arrivati domenica in tarda serata. Una vittoria, quella del fronte del NO, piuttosto prevedibile. Forse su Renzi si è abbattuto una sorta di “effetto Clinton”: preoccuparsi di avere schierati dalla propria parte personaggi famosi, ma non accorgersi che la classe media impoverita, arrabbiata, dimenticata, scontenta, avendone la possibilità, avrebbe invece scritto, una storia diversa. Lo scontro è diventato politico, la Costituzione è rimasta come un pretesto di facciata. Poi dopo la vittoria del NO, arrivano le dimissioni. “L’Italia è abituata all’instabilità politica. Per tradizione consolidata cambiate governi molto spesso, è una vostra costante, quasi un vostro tratto distintivo -mi dice Thomas Seifert, Capo Redattore degli Esteri della Wiener Zeitung– Ecco perché qui in Austria non siamo preoccupati. E poi avete sempre personalità di alta caratura che possono dare vita a un governo tecnico, in grado di salvare la situazione”.

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L’Austria si è unita e schierata compatta dietro all’idea dell’Unione europea rappresentata da Van der Bellen, respingendo le formule populiste e ultranazionaliste, divisive e conflittuali di Hofer e dell’FPÖ. “Il segnale che arriva dall’Italia a Bruxelles non è positivo -argomenta Seifert, che aggiunge- Renzi ha commesso un grave errore personalizzando questo referendum. Mi ricorda il Cancelliere Bruno Kreisky, socialdemocratico, che nel novembre del 1978 fece indire un referendum sull’impianto nucleare di Zwentendorf. Anch’egli lo personalizzò. E visto che tutti volevano sbarazzarsi di lui, prestò il fianco a coloro che volevano farlo fuori. Così alla fine perse il referendum”.  Continua a leggere

Il borsino della fiducia

In Austria il neo nominato Cancelliere Federale, il socialdemocratico Christian Kern, è considerato il leader politico più credibile, aggiudicandosi il 53% delle preferenze del campione di austriaci consultati. È il risultato di un sondaggio fatto dall’Istituto di Ricerca sociale e Consulenza (SORA), uno dei più importanti istituti di ricerca nel Paese. Sempre stando all’indagine del SORA il leader politico con minore credibilità, fermo al 35%, sarebbe Heinz-Christian Strache. Subito dopo Kern si piazza il Vice-cancelliere, il cristianodemocratico Reinhold Mitterlehner, con il 49%. In terza posizione con il 42%Eva Glawischnig, alla guida dei Verdi. L’ex Cancelliere Werner Faymann nel 2015 aveva totalizzato il 42%, scendendo rispetto all’anno prima in cui aveva raccolto il 51% delle preferenze.

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Matthias Strolz, il capo dei NEOS, conquista invece il 40% delle preferenze. Strache con il suo 35%, tuttavia cresce in credibilità di un punto percentuale rispetto al 34% del 2015.  ll risultato del numero uno dell’FPÖ in ogni caso non stupisce: è destino delle opposizioni quello di non agire e non poter realizzare le promesse fatte. Da vedere se al di là delle enormi aspettative suscitate negli austriaci Kern mantenga questo risultato ragguardevole anche in futuro. Insomma sarà ancora il più credibile quando si passerà dalle parole ai fatti?  Continua a leggere