Lo strano caso di Giuseppe Conte e del suo curriculum vitae pasticciato e inesatto tiene banco anche a Vienna. Le vicende legate alla verifica del curriculum del Primo Ministro proposto da M5S e Lega sono state seguite da molti quotidiani austriaci. Soprattutto i supposti perfezionamenti di studi giuridici svolti all’IKI di Vienna, una scuola di lingua, dove non si impara tedesco per giuristi, ma dove si può frequentare solo un semplice corso di lingua tedesca. Ad onor del vero esistono varie versioni del cv di Giuseppe Conte e qualcuna, come quella fornita alla Camera dei Deputati, è più estesa e meno imprecisa. In quella dell’Associazione Civilisti Italiani, purtroppo per Conte la prima ad apparire a fronte di una ricerca su Google, il corso di lingua frequentato a Vienna rientra nella voce perfezionamento degli studi giuridici. Da qui lo stupore generale in Austria, che si è riverberato su vari quotidiani. Al di là delle inesattezze e delle porzioni di carriera accademica gonfiate, tutto il caso Conte si potrebbe riassumere in poche parole: est modus in rebus. Ciò che ha prodotto critiche feroci, fact-checking forsennati, commenti mordaci sui social poteva essere evitato se solo quelle informazioni, non del tutto false, fossero state inserite nel cv nel modo giusto. Anche perché il rischio che dietro a quelle imprecisioni si possa celare la volontà di fornire informazioni mendaci e millantare esperienze mai fatte esiste. E chi dice e scrive piccole bugie, può mentire anche su cose più importanti. Per chi si prepara ad amministrare la cosa pubblica questo non è un bel biglietto da visita.
Ai più la forzatura appare quella di aver cercato di impressionare con un lungo elenco di università straniere dove, invece di aver frequentato corsi, aver partecipato a seminari, aver dato lezioni, si è avuto solo qualche contatto con un professore e l’accesso alla biblioteca per ricerche, consultazioni di testi, letture e studio. Insomma, un’attività privata che a rigor di logica non avrebbe dovuto trovare spazio nel curriculum, o che si doveva inserire in una voce diversa: attività di “visiting researcher”. Qualche accademico l’ha persino definita una stesura di curriculum creativa, che richiama il concetto di “finanza creativa”. Un comportamento tipico dei vanagloriosi di tutte le latitudini secondo Michael Freund, scrittore e giornalista che collabora con Der Standard e che insegna comunicazione alla Webster University e all’Institute of European Studies di Vienna, “le persone vanitose e ambiziose usano simili stratagemmi per far progredire la loro carriera, in Italia e ovunque -mi racconta Freund- Basta ricordare le dissertazioni false e plagiate di Karl-Theodor zu Guttenberg, per due anni Ministro della Difesa tedesco”. Analizziamo meglio la vicenda del corso viennese di Conte e scopriamo come i media austriaci hanno trattato l’argomento e come guardino al futuro governo di coalizione giallo-verde. Continua a leggere