Lo schiaffo di Erdogan

Bagno di folla per il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Bosnia. In 20.000 lo hanno acclamato. Erano tantissimi i turchi accorsi dall’Austria per assistere al comizio elettorale che si è tenuto a Sarajevo domenica sera. Secondo la polizia erano almeno 1.300. Ne attendeva oltre 2.000 l’UETD, Union Europäisch-Türkischer Demokraten (l’Unione dei turchi europei democratici), un’associazione che promuove impegno politico, sociale e culturale dei turchi nell’Unione europea, ma che in realtà fa attività lobbistica per l’AKP, il partito del Presidente turco. Sono arrivati con mezzi propri, oppure con pullman a noleggio, qualsiasi sacrificio valeva la pena pur di non perdere l’importante tappa sul suolo europeo della campagna elettorale di Erdogan, che li ha incitati al grido: “Siete pronti a dare alle organizzazioni terroriste e ai loro scagnozzi stranieri un ceffone ottomano?”, in turco “Osmanli Tokadi”, è una locuzione che si riferisce al gergo militare e indica il metodo di difesa a mani nude usato dall’armata ottomana.

Ha chiesto la mobilitazione di tutti i turchi residenti in Europa per consolidare ulteriormente il suo potere, accendendo gli animi con frasi patriottiche: “Alzatevi in piedi! Una bandiera, uno stato, una patria!”. E in risposta i suoi sostenitori, infiammati dalle sue parole, lo hanno acclamato come il loro “sultano”. Quella del prossimo 24 giugno, infatti, sarà la prima consultazione popolare dopo il cambiamento della costituzione, che lo investirà di un secondo mandato presidenziale. Saranno le prime elezioni dopo la modifica del sistema in senso più autoritario, avvenuta a fronte del referendum costituzionale del 16 aprile 2017, appoggiato in Turchia dal 51% dell’elettorato. Referendum che in Austria, invece, ha raccolto il favore di ben tre quarti degli elettori, a riprova del sostegno fortissimo di cui gode Erdogan sul territorio austriaco. Un appuntamento molto controverso, quello nella capitale bosniaca, organizzato per ripiego, dopo il divieto irremovibile di fare campagna elettorale in Austria, Germania e Olanda. A ridosso del comizio si erano anche rincorse voci di un possibile attentato alla vita del Presidente turco. Scopriamo insieme particolari in più sulle trame ordite contro il leader turco e su come si componga la folla dei suoi supporter

Chi vuole Erdogan morto?

Le voci di un possibile attentato si sono rincorse ripetutamente, soprattutto su media turchi e russi che citavano fonti di intelligence turche. I rumor su un possibile piano per assassinare il Presidente turco erano così insistenti, che il Vice Primo Ministro Bekir Bozdag si è sentito in dovere di dichiarare su Twitter che il “Leader della nazione e guardiano della giustizia” non si sarebbe certo fatto intimorire da simili minacce. L’allarme sarebbe partito dalla comunità turca in Macedonia, ma la Bosnia ed Erzegovina ha destituito di fondamento ogni speculazione a riguardo.

Il popolo turco su suolo straniero

Durante il suo comizio il Presidente turco ha arringato oltre 20.000 turchi residenti all’estero. Un numero consistente, anche se non bisogna dimenticare che un enorme contributo alla riuscita della manifestazione è stato dato proprio dalla presenza dei 10.000 turchi che lavorano in Bosnia. Almeno 10.000 i turchi giunti da molti altri Paesi europei. Oltre ai 1.300 turchi d’Austria arrivati a Sarajevo per ascoltare Erdogan, era presente un’altra nutrita delegazione proveniente dalla Germania. Erano ben 5.000 i turchi tedeschi che non hanno voluto perdere l’opportunità di incontrare il proprio leader nella repubblica balcanica. C’erano anche gruppi provenienti da Bulgaria, Macedonia e Kosovo.

Un’autostrada per regalo

Si erano sollevate molte polemiche sul fatto che la Bosnia ed Erzegovina ospitasse il comizio di Erdogan, soprattutto perché poteva in qualche modo mettere a rischio il processo di ammissione all’interno dell’Ue. Così, per garantirsi il parere favorevole il Presidente turco ha promesso di finanziare un’arteria autostradale che collegherà Sarajevo a Belgrado. Una dichiarazione seguita anche da una lettera d’intenti siglata dal Presidente turco. Però ad intervenire alla manifestazione elettorale del leader turco c’era solo Bakir Izetbegović, il rappresentante bosniaco del governo. Assenti, invece, il serbo Mladen Ivanić e il croato Dragan Cović. Promettendo un’autostrada è probabile che Erdogan voglia dare un contributo alla stabilizzazione della repubblica balcanica, forse chiedendo in cambio una piena collaborazione nello smantellamento della rete di FETÖ, l’organizzazione terroristica che farebbe capo a Fethullah Gülen, riconosciuta responsabile del tentato golpe del 15 luglio 2016.

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