Migranti, cambio di passo

Vienna, Berlino e Roma stringono un patto e dichiarano di voler azzerare l’immigrazione illegale. I tre Ministri dell’Interno Kickl, Seehofer e Salvini in conferenza stampa congiunta annunciano di voler agire in modo concreto e puntano a dettare l’agenda dell’Unione europea, focalizzando l’attenzione sul problema dei migranti. Dopo questo vertice trilaterale si trasforma così l’asse dei volenterosi (“Achse der Willigen”) nella cooperazione degli attivi, dei fattivi, di coloro che agiscono (“Kooperation der Tätigen”). Quel riferimento all’asse evocava un periodo buio della storia mondiale ed europea e forse, facendo tesoro del suggerimento del Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, è stato proprio il Ministro dell’Interno austriaco a cambiare nome all’accordo. Dopo la colazione a tre di Innsbruck si è passati quindi dalla volontà all’azione, almeno questa sembra essere l’intenzione. L’obiettivo è frenare le partenze dalle coste africane, diminuire gli sbarchi in Europa, controllare maggiormente i confini esterni, creare centri di rimpatrio in Paesi terzi. Solo così sarà possibile accogliere e aiutare chi ha davvero bisogno di protezione, dicono i Ministri dell’interno austriaco, tedesco e italiano.

Parla di ”Paradigmenwechsel vorantreiben” Herbert Kickl ostentando soddisfazione per un’intesa che dimostra sulla spinosa questione dei migranti una identità di vedute con i suoi omologhi tedesco e italiano. “Vogliamo mettere ordine, evitare il traffico di esseri umani, fare in modo che in futuro non sia più così facile arrivare nell’Ue e vogliamo accettare solo chi è vulnerabile, chi fugge da guerre, chi ha bisogno di essere protetto”. A chi gli fa notare che occorre però che vi sia una soluzione europea condivisa, che metta d’accordo tutti i 28 Paesi membri dell’Unione sulla politica dei richiedenti asilo, Kickl risponde che non c’è alcun motivo per essere pessimisti e che questo cambio di approccio è già un risultato impensabile fino a poco tempo fa. Ma è davvero uscito qualcosa di nuovo e sostanziale dall’incontro informale di Kickl, Seehofer e Salvini? Scopriamo insieme tutti i dettagliContinua a leggere

Il piano segreto sui rifugiati

Il piano segreto dell’Austria sui rifugiati prevede di bloccare totalmente le richieste di asilo sul territorio dell’Ue. Entrerà solo chi ha davvero bisogno di protezione e chi rispetterà valori, diritti e libertà occidentali, in barba a quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra. Il Cancelliere Sebastian Kurz (ÖVP) vorrebbe quindi usare il semestre di presidenza europea per portare avanti la sua linea dura contro l’immigrazione illegale e regolare, condizionando in modo pesante le decisioni dell’Unione. Sembra così emergere gradualmente qualche dettaglio in più su quella rivoluzione copernicana in materia di profughi e richiedenti asilo tante volte annunciata e mai precisata dal Ministro dell’Interno Herbert Kickl (FPÖ).

Il settimanale austriaco Profil ha pubblicato questo piano dell’Austria sui migranti, che forse sarebbe dovuto rimanere segreto. Si tratta di un documento di nove pagine, destinato ai funzionari del COSI (Comitato per la Cooperazione sulla Sicurezza interna del Consiglio Europeo). Un dossier ufficioso, si difende la Cancelleria austriaca, che nel confermarne l’autenticità ne minimizza la portata, sottolineando come sarebbe ormai già in qualche modo superato dalle decisioni prese il 28 giugno scorso dal Consiglio europeo. Eppure il Vice Cancelliere Heinz-Christian Strache oggi rincara la dose e rilancia: “Non sarà possibile presentare domande di asilo non solo sul territorio dell’Unione europea, ma anche nei centri di detenzione in Africa”, perché solo così sarà possibile scoraggiare nuovi viaggi della speranza verso l’Europa. “Quello che vogliamo assolutamente evitare -ha dichiarato il leader dell’ultradestra– è un nuovo massiccio flusso migratorio”. Però è bene ribadire che i dati smentiscono non solo che vi sia questo rischio in un immediato futuro, ma anche che vi sia alcuna emergenza legata a fenomeni di immigrazione incontrollata. Scopriamo insieme le cifre esatte relative al numero di profughi e andiamo più a fondo nell’analisi del documentoContinua a leggere

Kurz contro Merkel?

L’immigrazione divide Austria e Germania. Angela Merkel ha serie difficoltà a mantenere in piedi la sua Große Koalition e il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz minaccia di chiudere le frontiere se la Germania dovesse attuare il respingimento immediato al confine dei migranti. Kurz dichiara di non voler prendere posizione sul braccio di ferro tra la Cancelliera Merkel e il Ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer (CSU), che è pronto a dimettersi e forse a far cadere il governo se la CDU non cambierà linea in materia di immigrazione. Nessuna ingerenza quindi da parte dell’Austria, che però potrebbe non esitare a prendere contromisure anche drastiche nel caso in cui la Germania decidesse di respingere migranti che non siano entrati e non siano stati identificati sul suolo austriaco. I problemi interni alla Germania rischiano così di avere forti ripercussioni negli equilibri che regolano i rapporti tra i vari stati membri dell’Unione europea.

In un’intervista al tabloid tedesco Bild, Sebastian Kurz ribadisce che le regole del Trattato di Dublino sono chiare e non lasciano spazio a libere interpretazioni:  i migranti devono tornare in quei Paesi in cui sono sbarcati e sono stati registrati, in genere in Grecia e in Italia. Se mai la Germania dovesse chiudere i propri confini, per la salvaguardia austriaca il Cancelliere si vedrebbe costretto a fare altrettanto, chiudendo i propri confini. Insomma, l’Austria non si farebbe alcuno scrupolo nel sigillare la frontiera con la Germania, con tutte le conseguenze e ripercussioni sul turismo, sul commercio, sul traffico, e con tutte le eventuali difficoltà che deriverebbero nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. In pratica è in corso una sorta di rimpallo tra Baviera e Austria, malgrado condividano entrambe una politica restrittiva nei confronti dei rifugiati, volta ad inasprire le regole per la gestione del fenomeno migratorio in Europa. Sullo sfondo le elezioni in Baviera il prossimo ottobre, nelle quali la CSU potrebbe perdere la maggioranza assoluta, e la perenne campagna elettorale nella quale l’Austria e tutti i Paesi con governi sovranisti vivono su base permanente per mantenere alti i consensi dell’elettorato. Analizziamo la questione della chiusura dei confini austriaci e scopriamo come sarà l’impostazione data dall’Austria all’agenda europea durante il suo semestre di presidenza, iniziato il 1 luglioContinua a leggere

Salvini, no ai clandestini

L’asse Vienna-Roma è sempre più saldo. L’identità di vedute è totale su migranti e rifugiati tra l’ultradestra austriaca e la Lega. Ancor più stretti i rapporti dopo la visita romana del Vice Cancelliere Heinz-Christian Strache e del Ministro dell’Interno Herbert Kickl, entrambi dell’FPÖ. La solidarietà deve andare prima di tutto alla nostra gente e non a beneficio dei trafficanti di esseri umani, ha detto il Ministro dell’Interno austriaco Kickl. Concordano con Matteo Salvini, Strache e Kickl, secondo loro nell’Unione europea urge un drastico cambio di passo sulle politiche dell’immigrazione e sulle regole relative alle domande di asilo. Intendono andare oltre, non vogliono solo creare l’asse dei volenterosi (“Achse der Willigen”) di Sebastian Kurz, ma puntano alla costruzione di un’alleanza degli attivisti (“Allianz der Tätigen”).

screen shot FPÖ

Si è andati avanti sprecando troppo tempo con un sistema sbagliato, nel quale sono stati i trafficanti di uomini a dettare le condizioni secondo cui si doveva gestire il sistema dell’immigrazione e delle richieste di asilo. “Vogliamo una rivoluzione copernicana del sistema che regola le domande di asilo in Europa -ha ribadito il Ministro Herbert Kickl– Solo se riusciremo a realizzare questi cambiamenti potremo ristabilire la fiducia della popolazione nella politica e nelle istituzioni europee”. Però ad oggi di questa rivoluzione copernicana più volte annunciata dal Ministro dell’Interno austriaco nessun particolare è stato ancora rivelato.

BMI/Gerd Pachauer

È proprio il Vice Cancelliere Heinz-Christian Strache a chiedere un deciso cambiamento a livello europeo. Fondamentale per lui è garantire la sicurezza dei confini esterni dell’Unione europea e contrastare l’immigrazione illegale. C’è finalmente l’opportunità di trovare una soluzione alternativa alla “falsche Einladungspolitik”, ovvero all’errata politica di invito, delle porte aperte, della Cancelliera tedesca Angela Merkel, ha detto Strache, che ha aggiunto: “Vogliamo riguadagnare la fiducia dei cittadini, quella fiducia che è andata perduta in modo così ampio e diffuso, ristabilire la sicurezza e la libertà di movimento nell’area Schengen ”. Ecco perché l’Ue dovrebbe dare più personale e risorse a Frontex, con un mandato politico: non si potrà più entrare illegalmente in Europa. Scopriamo cosa ha detto Matteo Salvini, i suoi post su Facebook e come viene visto dalla stampa austriacaContinua a leggere

Orbàn vince ancora

Per Viktor Orbàn e per il suo partito Fidesz è stata una vittoria schiacciante. Terzo mandato per lui, con una maggioranza che sfiora il 50%. Fidesz conquista due terzi del Parlamento, ottenendo 133 seggi su 199. Le elezioni politiche dell’8 aprile sono state un vero trionfo per Orbàn. Contro ogni previsione l’affluenza alle urne attorno al 70% non ha giocato in favore delle opposizioni ma, al contrario, ha aiutato il premier uscente.

Jobbik, il partito nazionalista di destra radicale, non più euroscettico e ricollocatosi adesso su posizioni più moderate, visto che quelle più estremiste le ha già tutte occupate Fidesz, ha fallito l’obiettivo di scalzare Orbàn. Tanto che il suo leader Gabor Vona si è dimesso. Ottenere il 20% dei consensi è un magro bottino per chi si riproponeva di voler combattere la corruzione diffusa che finora ha prosperato con il governo Orbàn. L’elettorato ha confermato la propria fiducia al premier, ha dato il proprio voto a colui che ha promesso di salvare il Paese dagli attacchi esterni, da chi vorrebbe sottrarre l’Ungheria agli ungheresi. Vediamo in dettaglio le ragioni di questo macroscopico successo elettoraleContinua a leggere

Austria, immigrazione selettiva

Crescita zero? L’Austria ha la soluzione: accogliere più immigrati. Non però in modo indiscriminato, bensì selettivo. Com’è possibile se proprio il governo federale ha posto un tetto sul numero dei richiedenti asilo, sulla spinta di una sempre crescente percentuale di austriaci che ritiene vi siano troppi rifugiati? Il Ministero dell’Interno austriaco ha presentato pochi giorni fa uno studio demografico che dimostra come l’Austria sia un Paese vecchio, con un indice di natalità troppo basso, di 1,4 bambini. Secondo Heinz Fassmann, esperto di demografia del Consiglio dell’Immigrazione, il solo modo perché il sistema sociale austriaco non collassi, mantenendo costante il numero di 15enni proporzionale ai 64enni, si otterrebbe solo grazie agli immigrati, e ne servirebbero 50.000 in più su base annua, da inserire nel tessuto sociale austriaco. Questo, però, non significa il ripristino di una politica delle porte aperte a tutti. L’obiettivo è targettizzare i flussi per attrarre immigrazione qualificata in Austria, soprattutto da quei Paesi, o aree geografiche dove esiste un’alta scolarizzazione e un’adeguata preparazione in campi specifici.

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La quota di rifugiati da ricollocare in Austria secondo le disposizioni di Bruxelles è di 1.900, di questi ne mancano ancora 400, che il governo vorrebbe andare a prelevare in Giordania e Libano, scegliendo sopratutto nuclei familiari. Riguardo a un’immigrazione per così dire scelta, è probabile che l’Austria si orienti invece verso Paesi come l’Ucraina o la Serbia, fucine di esperti programmatori e informatici, oppure su Filippine, Cina e India, che sfornano ingegneri di alto livello. A tal scopo il Ministro Wolfgang Sobotka (ÖVP) presenterà il rapporto anche ai suoi colleghi del governo federale, per lanciare una strategia adeguata nella prima metà del 2017. Inoltre Sobotka ha intenzione di istituire su base permanente un’apposita commissione, presieduta proprio da Heinz Fassmann, per tenere costantemente sotto controllo questo processo che attiri cervelli e competenze specifiche qualificate sul suolo austriaco, così da dare la necessaria nuova linfa al Paese.  Continua a leggere