Scienza e donne all’Expo

Presentato al Padiglione Italia il manifesto “Mind the STEM Gap” istituito da Fondazione Bracco per colmare le disparità di genere nelle discipline scientifiche. Il divario tra donne e uomini nelle cosiddette materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) così determinanti per la competitività di un Paese, è ancora troppo grande. Nella Giornata Internazionale delle Donne e della Ragazze nella Scienza, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Bracco e Aspen Institute Italia intende puntare i riflettori su un tema di stringente attualità e contribuire a diffondere consapevolezza, demolendo pregiudizi e stereotipi per promuovere modelli positivi e inclusivi in direzione delle pari opportunità.

“L’empowerment delle donne è oggi priorità internazionale. È molto significativo che questa consapevolezza sia collocata a seguito dell’esperienza pandemica che ha colpito le donne maggiormente degli uomini, ma che ha anche messo in luce quanto la disparità di genere, quanto la non capacità che finora abbiamo avuto di mettere in campo le energie femminili sia stato di fatto ostacolo allo sviluppo economico e sociale -mi dice Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia intervenuta a Dubai- Quindi un nuovo sguardo sull’empowerment femminile. Noi come governo italiano abbiamo voluto mettere con forza l’empowerment femminile al centro della presidenza del G20 e abbiamo organizzato la prima conferenza nell’ambito del G20. Qui ad Expo il Padiglione Italia presenta con grande forza il tema dell’empowerment femminile, tema che sempre più sta diventando patrimonio comune. Serve un’agenda globale, che sia davvero trasformativa, per uno sviluppo resiliente e sostenibile. Il governo italiano è in questo senso leader anche nel dibattito internazionale”. Scopriamo di più sul manifesto, sulle 10 borse di studio create da Aspen per le donne del Sud Italia e sulle iniziative del Padiglione Italia.

La scienza ha bisogno delle donne

La Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza rappresenta una presa d’atto della necessità di cambiare atteggiamento a livello mondiale. “È stata un’intuizione fondamentale per definire una delle sfide principali che abbiamo nel tempo che ci attende: investire in educazione, formazione e valorizzazione del femminile anche nell’ambito scientifico -rilancia la Ministra Elena Bonetti– aumentare le competenze per le ragazze e rimuovere ogni barriera o stereotipo che ancora oggi purtroppo esiste e che induce troppe ragazze a non scegliere le materie scientifiche perché pensano di non essere adatte”. Il contributo delle donne nella scienza è prezioso e la loro creatività arricchisce anche il settore scientifico e matematico, ma devono essere messe in condizione di poter esprimere il proprio talento. “Un contributo tanto più importante adesso che si sta riprogettando la ripartenza, andando nella direzione di uno sviluppo sostenibile e il raggiungimento degli SDG, gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030. La scienza ha bisogno delle donne e le donne hanno bisogno della scienza per affrontare i nuovi linguaggi che il futuro le vuole come protagoniste. Oggi celebriamo una giornata per dire alle ragazze che possono davvero trovare nel mondo della scienza lo spazio ideale per poter realizzare i loro sogni e farli diventare realtà” aggiunge la Ministra Bonetti. 

Cambiare modo di insegnare

Fondamentale è anche il modo in cui si insegna e questa è una responsabilità delle istituzioni e del mondo dell’educazione, tanto che il governo ha introdotto “nel Pnrr un progetto insieme al Ministero dell’Istruzione proprio per la formazione degli insegnanti, per il cambio dei curricula, per l’introduzione della matematica e delle materie scientifiche a partire dai primi anni di vita -aggiunge la Ministra Bonetti- Perché è proprio in quei primi anni che purtroppo si formano questi stereotipi”.

L’impegno del governo in tal senso è concreto, al punto che anche la Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, intervenuta collegandosi da remoto, ha confermato l’intenzione del governo di destinare risorse per colmare il divario di genere nell’ambito delle competenze scientifiche “L’azione del Ministero dell’Università e della Ricerca è di creare pari opportunità e condizioni per studenti e studentesse. Questo non è stato ancora raggiunto, e ci sono molte azioni che possiamo fare. Sicuramente dal punto di vista culturale, nel modo in cui i nostri bambini crescono. Ma ci sono anche altri strumenti, soprattutto grazie ai fondi in arrivo con il Pnrr con un’intera missione, la numero 4, dedicata a istruzione e ricerca”. 

Un manifesto per l’emancipazione femminile

Il contributo che le donne possono dare alla scienza è notevole e il manifesto “Mind the STEM Gap” si ripropone anche di promuovere un pensiero critico valorizzando modelli positivi.

“Il manifesto lo avevamo presentato durante il B20 a settembre. Con questo evento al Padiglione Italia ad Expo abbiamo deciso di aumentarne la diffusione -mi racconta Gaela Bernini, Segretaria generale della Fondazione Bracco- E’ un manifesto che, con alcuni principi, serve a essere consapevoli che a volte produciamo degli stereotipi, li produciamo in famiglia, nelle scuole e tra ragazzi e pari. Questi stereotipi sono molto nocivi per la nostra società perché non permettono di assumere un ruolo nel quale noi abbiamo dei talenti, come appunto nel caso delle ragazze delle discipline STEM, importanti anche per la competitività del Paese”. Un manifesto digitale che si trova sul sito della Fondazione Bracco e che tutti, se vogliono, possono firmare. Proporre all’Expo il manifesto fa acquistare all’iniziativa un respiro ancor più internazionale. “L’importanza del ruolo delle donne e la promozione dell’uguaglianza di genere sono temi chiave di tutte le settimane che abbiamo passato a Expo ed è la base della nostra programmazione dall’inizio e fino alla fine -sottolinea Paolo Glisenti, Commissario generale per l’Italia a Expo 2020 Dubai- Expo è una piattaforma globale per parlare di questioni diplomatiche e del ruolo essenziale delle donne in ambiti quali sostenibilità, innovazione e sicurezza. L’Expo ci unisce per rendere la parità di genere un obiettivo possibile nel vicino futuro”.

Un’inversione di tendenza

“Ciò di cui la società ha bisogno oggi è la conoscenza delle discipline scientifiche. L’industria, la politica e la società hanno bisogno di queste competenze ed è cruciale trovare un modo per aumentare il numero di ragazze che vogliono studiare discipline Stem” ha spiegato la Ministra Maria Cristina Messa. “Attualmente il 32% delle donne inizia questi studi ma se guardiamo in questa percentuale scendiamo al 12% per le donne che iniziano gli studi di ingegneria e informatica, due aree che possono davvero fornire lavori interessanti e un futuro per le ragazze -ha evidenziato la Ministra Messa- Il trend sta cambiando grazie alle iniziative realizzate negli scorsi anni. Lo scorso anno c’è stata una diminuzione del numero assoluto di studenti del 3% ma c’è stato un aumento delle ragazze che hanno iniziato a studiare discipline STEM del 3%, con un picco del 12% in Data Science”.

Cosa accade nel mondo arabo

Sebbene si creda che nel mondo arabo la presenza di ragazze nelle facoltà universitarie STEM sia basso, la realtà contraddice totalmente questo pregiudizio che vizia la visione dei Paesi occidentali. “Esiste un’idea preconcetta che fa ritenere che nel mondo arabo non vi sia una presenza femminile nelle materie STEM. Uno stereotipo assolutamente sbagliato. In realtà la percentuale di ragazze che scelgono le materie STEM nel mondo arabo è di oltre il 70% in biologia, matematica e ingegneria. Molto alta se paragonata al mondo Occidentale -mi racconta Rana Dajani, Presidente della Society for the Advancement of Science and Technology in the Arab World– Quindi questa è un’opportunità per i Paesi occidentali di imparare dai Paesi arabi che in questo settore stanno facendo qualcosa di giusto”.

Secondo Dajani si dovrebbe porre la questione in modo diverso e chiederci “cosa stiano facendo di positivo i Paesi del mondo arabo nell’ambito dell’insegnamento di materie STEM per le ragazze. Una lezione che l’Europa, gli Stati Uniti e anche i Paesi in via di sviluppo possono imparare da noi. Che la conoscenza può viaggiare nei due sensi, avanti e indietro. Vi è inoltre una sfida globale legata alle posizioni apicali in materie e professioni STEM per le donne. Una questione che coinvolge tutti, non solo il mondo arabo e non solo alcuni Paesi, ma tuto il mondo”. Per Dajani “è il sistema patriarcale che deve essere sfidato. Occorre cambiare il sistema, i meccanismi del mondo del lavoro, permettendo alle donne di poter disegnare la propria carriera come desiderano, dando loro la libertà di scegliere e di ricevere sostegno nelle loro scelte”. Per Dajani il Manifesto mette in luce barriere e sfide che una donna incontra per poter seguire le proprie passioni. Per seguire le proprie passioni c’è bisogno di conoscenza, istruzione, fiducia in se stesse, possibilità di scelta e gli uomini devono trovare il loro ruolo nel supportare le donne nell’ambito familiare, nel luogo di lavoro, nell’intera società. Perché occorre che tutti si sostengano l’un l’altro”. Leggere, studiare, trovare le proprie passioni, sognare ed essere tenaci e pazienti sono questi i consigli che Rana Dajani si sente di dare alle giovani. “È un effetto ali di farfalla. Si inizia con piccole cose ma poi quello spostamento d’aria può diventare un uragano. L’augurio è che ogni ragazza sia la farfalla del cambiamento” conclude Dajani.  

10 borse di studio di Aspen Institute Italia

All’Expo 2020 Dubai l’Aspen Institute Italia lancia il finanziamento di 10 borse di studio per giovani ragazze residenti nell’Italia del Sud per intraprendere una laurea nelle materie STEM. “Queste borse di studio si iscriveranno nell’anno 2022-2023 per un importo pari a 11mila euro all’anno -mi dice Marta Dassù, Senior Advisor European Affairs di Aspen Institute Italia- Ci sarà un bando e ci sono dei criteri che sono legati all’età, è indirizzato a ragazze che non devono avere più di 20 anni, che devono avere un reddito inferiore a 40mila euro ed essere residenti in una delle regioni del Mezzogiorno comprese le isole. Ci sono 7 università italiane compresi i Politecnici di Milano, Torino e l’Università di Napoli che hanno aderito a questo nostro progetto”.

Le discipline STEM sono le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro “e noi sappiamo quanto questo sarà dirimente anche in un Paese come il nostro, dove c’è qualche segno di miglioramento ma la partecipazione delle donne al mercato del lavoro resta sempre attorno a un 50% scarso. Sprechiamo quindi un’importante quota del nostro capitale umano importante per la crescita economica” conclude Dassù. Oltre alle 10 borse di studio, l’Aspen Istitute Italia supporterà anche una Early Fellowship dell’OWSD (Organization for Women in Science for the Developing World) del programma Unesco per una candidata donna che abbia ottenuto un Phd in materie STEM. Per la vincitrice vi sarà l’opportunità di lavorare in un laboratorio nel proprio Paese d’origine.

Donne, relazioni internazionali e Afghanistan 

Un secondo forum dal titolo “Facing International Challenges Women as Key Actors” sempre organizzato da Aspen Institute Italia assieme a Women In International Security (WIIS) Italy sempre da al Padiglione Italia si concentra sul ruolo delle donne nelle relazioni internazionali. “Credo che le donne del Sahel possano essere un esempio per noi -dice nel suo intervento da remoto Emanuela Del Re, appresentante speciale Ue per il Sahel- Perché sono capaci di fare cose che realizziamo di solito con tanti fondi e tanto personale e strumenti e dobbiamo prendere questo esempio come ispirazione per le nostre riforme”.

Dai Paesi africani possiamo prendere esempio dalle loro capacità di trasformazione e capire che non si può esportare un nostro modello del ruolo della donna nella società, ma al contrario “nel dialogo con questi Paesi, l’impressione è sempre che noi abbiamo un modello che è l’unico possibile da proporre. Dall’altra parte abbiamo società dinamiche, che stanno affrontando trasformazioni importanti, spinte da oppressioni complesse e condizioni di vita estreme -sottolinea Del Re- Non possiamo solamente proporre qualcosa che pensiamo sia perfetto, dobbiamo lavorare insieme per contestualizzare i modelli, rivederli, sviluppare modelli comuni e, in questo senso, le donne possono essere una grande risorsa”. E la capacità di ascolto sembra essere alla base dell’aiuto che possiamo far arrivare alle donne afghane. “La nostra idea è dare voce alle donne afghane per capire effettivamente quali siano le loro esigenze -mi racconta  Loredana Teodorescu, Presidente di Women in International Security Italy– Ora la comunità internazionale è molto concentrata sull’Afghanistan. Tutti ci chiediamo che cosa possiamo fare e dobbiamo chiederlo a loro. L’idea è quella di supportare le donne afghane nel lavoro che stanno facendo e anche rivedere la loro immagine. Perché ne parliamo soltanto come vittime -puntualizza Teodorescu- Sicuramente c’è una situazione grave ma bisogna anche parlare di tutte quelle donne che invece stanno giocando un ruolo importante in ambito diplomatico e politico”. Tra queste anche Fatima Gailani, negoziatrice di pace afghana. “Dobbiamo ascoltare più di 16 milioni di donne in Afghanistan per aiutarle -mi dice Fatima Gailani– Dobbiamo chiedere loro come vedono le cose e come possiamo aiutarle”. In tal senso diventa fondamentale un lavoro di mentoring che dia sostegno concreto alle tante donne che si stanno adoperando nell’ambito politico e diplomatico. “Vogliamo sostenere il lavoro che stanno facendo attraverso una task force, mettendo insieme tante donne esperte di mediazione, con un programma di mentoring. Vogliamo dare a queste donne l’idea che abbiano un supporto, che ci sia una solidarietà. E speriamo che questo possa rendere più agevole il loro lavoro” conclude Teodorescu.