In una tiepida sera estiva viennese, ho avuto l’onore e il privilegio di essere l’unica giornalista a intervistare il Presidente Federale austriaco uscente Heinz Fischer. L’occasione, un concerto di musica jazz a Palais Metternich a Vienna. Un uomo affabile e dotato di grande senso dell’umorismo, Fischer.
Tutto è iniziato con le note seducenti del compositore e pianista Glauco Venier, accompagnato da Alessandro Turchet al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria. Prima l’intensità di pezzi composti da Venier, espressione autentica della sua terra d’origine, il Friuli. Poi riecheggiano brani di Peter Gabriel, Madonna, Frank Zappa e Jimi Hendrix jazzati. Per finire, uno scambio di battute divertentissimo. A Glauco Venier che si dice emozionato perché non ha mai suonato per un Presidente della Repubblica, Heinz Fischer risponde che è lui a non aver mai ascoltato in tutta la sua vita un trio italiano, il cui leader è un musicista friulano, che suona Jimi Hendrix in versione jazz, a Palazzo Metternich, sede dell’Ambasciata d’Italia a Vienna.
Di seguito il frutto del nostro incontro.
La crisi dei rifugiati e l’Ue
Mila– Oggi è la giornata mondiale dei rifugiati e ci sono 65,3 milioni di rifugiati nel mondo, secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR). L’Austria è stata tra quei Paesi che lo scorso anno hanno ospitato e dato rifugio a un’ondata enorme di migranti. Crede che l’Europa dovrebbe fare di più?
Fischer– “La questione non è se l’Europa possa fare di più, l’Europa deve decisamente fare di più, non c’è scelta. I rifugiati esistono, hanno diversi motivi per lasciare i propri Paesi, nessuno lo fa per divertimento. Quindi l’Europa deve assolutamente trovare ulteriori possibilità per dare sostegno e anche per evitare che il numero dei rifugiati cresca. In particolare aiutando nei loro Paesi d’origine, contribuendo a porre fine ai conflitti, ma anche stabilendo una migliore e più equa distribuzione dei rifugiati in Europa”.
Sui rifugiati il Presidente Fischer non ha dubbi, l’Ue è chiamata a fare di più e meglio, perché ad oggi non solo non si è fatto molto per trovare una soluzione in quei Paesi, come la Siria, che sono dilaniati dalla guerra, ma anche poco si è fatto per dare una risposta univoca e trovare il modo per garantire una ripartizione dei migranti che veda una giusta distribuzione dei rifugiati tra i vari Stati membri dell’Unione europea.
Austria, un Paese diviso?
M.– Le ultime elezioni presidenziali hanno mostrato un’Austria spaccata in due. Com’è possibile una riconciliazione nazionale tra le due parti?
F.– “Devo fare qualche appunto alla sua domanda, perché nella prima tornata elettorale, quella del 24 aprile, avevamo 6 candidati. E questa è una normale situazione democratica. Però la Costituzione dice che se nessuno dei candidati ottiene il 50% più un voto, è necessario che i due candidati più forti, quelli con il maggior numero di preferenze, corrano al ballottaggio. È il risultato della Costituzione che nel ballottaggio ci siano due candidati contrapposti.
Quindi non si può dire che l’Austria sia divisa in due. Ma la decisione doveva essere presa tra due candidati e quindi i cittadini dovevano fare una scelta. Sono certo che ciascuno dei due candidati abbia ottenuto voti da diversi partiti, non solo dal proprio gruppo politico. Lei giustamente ha evidenziato che si tratta di due candidati, uno di destra e uno di centro-sinistra, ma questo non significa che non esistano un terzo, un quarto e un quinto partito politico con diverse filosofie”.
Un consiglio al futuro Presidente?
M.-Quale tipo di suggerimento farebbe al neo eletto Presidente Federale Alexander Van der Bellen che entrerà in carica l’8 luglio?
F.– “Prima di tutto Van der Bellen sarà Presidente Federale solo se la Corte Costituzionale si pronuncerà prendendo la sue decisione l’8 luglio. Io l’ho già incontrato due o tre volte per discutere con lui sul ruolo del Presidente e sulla mia esperienza, e anche sulle mie delibere. Però tutto questo resta tra me e lui, e non lo divulgherò pubblicamente”. E poi si mette a ridere.
La Corte Costituzionale, infatti, deve pronunciarsi entro l’8 luglio sul ricorso presentato dall’FPÖ nel merito di presunte irregolarità nel conteggio dei voti del ballottaggio del 22 maggio scorso che ha portato Van der Bellen alla vittoria per 30.863 voti. La Corte deve dire se quei voti sono stati determinanti per la vittoria del candidato indipendente appoggiato dai Verdi e solo in questo caso il voto dovrebbe essere ripetuto.
Secondo il Ministero dell’Interno sembra che in alcuni distretti (sei in tutto, tra Carinzia, Styria e Bassa Austria), il conteggio dei voti postali sia iniziato alla vigilia del voto e non il giorno dopo la chiusura del voto, come prevede la legge austriaca. Però molti commentatori sostengono che sebbene i voti postali siano stati determinanti nella vittoria di Van der Bellen, l’economista avrebbe battuto il candidato della destra Norbert Hofer comunque anche senza i voti di quei sei distretti oggetto di irregolarità.
I voti postali di quei sei distretti sono determinanti? La risposta probabilmente è no.
La musica e l’Italia, due grandi amori
M.– Le piace la musica jazz e le è piaciuto il concerto di stasera?
F.– “Mi piace l’Italia, mi piace la musica jazz, mi piace l’Ambasciatore Italiano Sua Eccellenza Giorgio Marrapodi, e tutti questi elementi messi insieme fanno una magnifica serata”.