COVID19, restrizioni per i non vaccinati

Gli Emirati pensano di adottare provvedimenti restrittivi per i residenti non ancora vaccinati contro il coronavirus, paventando l’esclusione da alcuni servizi e limitazioni alla libertà di movimento. Per tutelare la salute della comunità e prevenire la diffusione del Covid-19, chi abbia i requisiti e non si sia ancora sottoposto alla vaccinazione potrebbe vedersi interdire l’accesso ad alcuni luoghi e l’erogazione di servizi finora non specificati dalla autorità emiratine. Saif Al Dhaheri, portavoce della Autorità Nazionale per le Emergenze, le crisi e i disastri (National Emergency Crisis and Disaster Management Authority), ha fatto sapere che i provvedimenti sono ancora in fase di studio.

Coloro che rifiutano di vaccinarsi mettono a repentaglio la sicurezza dei propri familiari e dell’intera società, ha dichiarato su Twitter Saif Al Dhaheri, rischiando di rendere inefficace il contenimento della pandemia. Il dibattito è molto acceso, soprattutto sui social media, e in molti si chiedono se vaccinarsi debba rimanere su base volontaria in un Paese in cui l’ottenimento del visto è subordinato all’obbligatorietà di test medici per infezioni quali tubercolosi e HIV.  La campagna vaccinale procede in modo spedito ed efficace negli Emirati. Oltre 9,8 milioni le dosi somministrate in un Paese con una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, composti per lo più da espatriati. Solo un mese fa è stato stabilito l’ampliamento dei criteri di eleggibilità al vaccino contro il Covid-19 a tutti i cittadini emiratini e residenti al di sopra dei 16 anni di età.

Negli Emirati la curva dei contagi è scesa notevolmente rispetto ai picchi di gennaio, mantenendosi al di sotto dei 2.000 casi giornalieri. Il numero dei morti è sceso drasticamente e con 1.560 decessi gli Emirati sono il Paese con uno dei tassi di mortalità più bassi del mondo. Vediamo insieme le critiche mosse alla decisione delle autorità emiratine e l’approvazione del vaccino Pfizer-BioNTech ad Abu Dhabi.  Continua a leggere



Dubai, aiuti umanitari e COVID19

Le crisi umanitarie non conoscono tregua e la pandemia rischia di acuirle. A Dubai si è discusso del modo più efficace per aiutare i Paesi bisognosi. Associazioni benefiche, organi decisionali, ONG e istituzioni si sono riuniti nel corso della 17esima edizione della DIHAD, Dubai International Humanitarian Aid and Development Conference, per devolvere aiuti umanitari e sanitari in Africa adottando le strategie più efficaci. 5.300 partecipanti, 640 tra organizzazioni pubbliche e private, 467 incontri B2B, più di 84 Paesi partecipanti, 48 speaker di famose organizzazioni umanitarie intervenuti alla tre giorni di dibattiti e workshop.

Quest’anno lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Principe ereditario di Abu Dhabi e Vice Capo supremo delle Forze Armate degli Emirati, è stato insignito dell’onorificenza “2021 DIHAD International Personality Award for Humanitarian Relief”. La motivazione del premio è il continuo supporto dato all’organizzazione di aiuti umanitari a livello internazionale, con particolare enfasi per gli sforzi compiuti nel combattere il coronavirus anche con iniziative quali Waterfalls che punta a garantire circolazione delle informazioni e formazione a milioni di medici e paramedici. Un riconoscimento ritirato dallo sceicco Saif bin Zayed Al Nahyan, Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno.

La cooperazione a livello internazionale è alla base di interventi capaci di portare reale beneficio alle popolazioni bisognose del continente africano. Le azioni isolate non riescono ad essere risolutive. Per essere incisivi è necessario uno sforzo corale, ben strutturato, che veda lavorare fianco a fianco settore pubblico e privato, come mi spiega Giuseppe Saba, CEO dell’International Humanitarian City (IHC) di Dubai. “Bisogna essere estremamente chiari: lavorare insieme non è un’opzione, è un obbligo. Nel mio precedente incarico alle Nazioni Unite e oggi che lavoro per il governo di Dubai, con una posizione eccezionale per uno straniero, ci sono indubbiamente due elementi che sono imprescindibili: lavorare insieme ed inglobare all’interno del lavoro umanitario anche il settore privato”. Vediamo insieme attraverso gli esperti e i responsabili umanitari di alcuni Paesi africani quali sono le indicazioni emerse per affrontare le sfide del futuro, dal coronavirus alle vaccinazioni, dai cambiamenti climatici alle emergenze preesistenti alla pandemia in Africa.  Continua a leggere



Emirati-Israele, stop viaggi senza visto

Gli Emirati sospendono fino al primo luglio gli spostamenti senza visto con Israele a causa del COVID19. Provvedimento che le autorità emiratine hanno attivato anche con molti Paesi europei, India e Pakistan. L’annuncio è arrivato ad una settimana dalla ratifica dell’accordo che prevede la possibilità di viaggiare da e verso Israele senza la necessità del visto e che sarebbe dovuto entrare in vigore a febbraio, 30 giorni dopo la firma dell’intesa.

Tale sospensione si è resa necessaria per il riacutizzarsi della pandemia e segue di 24 ore il provvedimento preso dalle autorità israeliane che impone la quarantena a chiunque arrivi dagli Emirati Arabi Uniti e dal Brasile, in isolamento nei covid-hotel a gestione governativa. Una disposizione analoga è stata decisa in precedenza dalle autorità israeliane anche nei confronti di Sud Africa e Zambia. La situazione in Israele continua ad essere difficile. È in corso il terzo lockdown mentre si discute la possibilità di protrarlo ben oltre il 21 gennaio per il forte incremento dei contagi. Vediamo insieme quale sia la situazione negli Emirati e come proceda la campagna di vaccinazione della popolazione.  Continua a leggere



Emirati e Cina, vaccino anti-covid

Il primo vaccino inattivato contro il coronavirus inizia la sperimentazione su volontari ad Abu Dhabi. È il primo riconosciuto a livello internazionale, iscritto per la fase 3 degli studi clinici dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra i volontari partecipa anche lo sceicco Abdullah bin Mohammed Al Hamed, Presidente del Dipartimento della Salute della capitale emiratina. Seconda personalità ad offrirsi volontaria per la profilassi, Jamal Al Kaab, il medico che sovrintende i trial clinici che ricopre anche la carica di sottosegretario del Dipartimento della Salute di Abu Dhabi.

La realizzazione di questo vaccino, per il quale presto verrà lanciato un sito web dedicato per la registrazione dei volontari pronti a partecipare ai test, fa parte degli sforzi e delle risorse stanziati dagli Emirati Arabi Uniti per combattere, su scala globale, la pandemia di coronavirus e trovare una cura. Un traguardo importante che mette in luce gli elevati standard raggiunti nell’ambito della ricerca medico-scientifica e dello sviluppo. Scopriamo di più sulla vaccinazione, su chi potrà partecipare alla sperimentazione e sul numero di casi di COVID-19 registrati finora negli Emirati.  Continua a leggere



Accordo anti Covid Emirati-Israele

Una partnership medico-scientifica contro il COVID-19 lega Emirati e Israele che ufficialmente non hanno relazioni diplomatiche. Cosa c’è dietro questa inedita unione? Da un lato fa notizia l’annuncio a sorpresa del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che fa presagire un accordo di cooperazione tra i due governi, con imminenti passi ufficiali da parte dei rispettivi Ministri della Salute dipingendo l’azione congiunta contro la pandemia come uno degli ultimi sforzi compiuti dallo Stato ebraico per costruire legami più saldi con gli Stati arabi. Dall’altro fa da contrappunto il laconico comunicato dell’agenzia stampa emiratina WAM che ridimensiona la collaborazione, ponendo l’accento sul sodalizio tra aziende private e nessun accordo a livello governativo. Sullo sfondo pesa come un macigno l’annessione di una porzione dei territori occupati da parte di Israele.

Un passo affrettato da parte di Netanyahu che ha colto alla sprovvista gli Emirati Arabi Uniti, non ancora pronti a far emergere alla luce del sole rapporti più stretti con lo Stato ebraico, specie adesso che sta discutendo l’annessione. A partire dal 1 luglio, infatti, il Primo Ministro Netanyahu ha promesso che annetterà il 30% di West Bank, atto che riacutizza le tensioni nel mai sedato conflitto israelo-palestinese, impedendone una pacifica risoluzione. Al di là della dichiarazione del Primo Ministro Netanyahu, rilasciata nel corso di una cerimonia presso la scuola piloti dell’aviazione (Israeli Air Force), neppure Yuli Edelstein, Ministro della Salute israeliano, ha fatto alcun annuncio ufficiale sulla partnership con le aziende degli Emirati. Il lancio dell’agenzia di stampa WAM parla di due aziende private emiratine e due israeliane che si apprestano a collaborare per effettuare ricerche mediche utili ad arginare la diffusione del coronavirus e volte a salvaguardare tutta l’area mediorientale, senza però menzionare di quali imprese si tratti. Un proposito nobile, che vede mettere da parte dissidi e frizioni per ottenere risultati concreti in ambito scientifico e tecnologico contro la pandemia. Scopriamo qual è l’atteggiamento degli Emirati nei confronti dell’annessione dei territori occupati da parte di Israele e cosa si celi dietro questo avvicinamento.  Continua a leggere



Dubai, nuovo salvataggio?

Dubai ha bisogno di un nuovo salvataggio causa COVID-19? L’emirato smentisce, ma quale forma avrà, se ci sarà, l’aiuto di Abu Dhabi? Nel 2008-09 l’emirato rischiava il default e venne salvato grazie ad un prestito del valore di 20 miliardi di dollari concesso dalla capitale che, grazie agli ingenti giacimenti petroliferi e alle cospicue risorse finanziarie, guida saldamente la federazione degli Emirati Arabi Uniti, con un forte ruolo politico ed economico. La situazione allora era circoscritta soprattutto al settore immobiliare e interessò l’indebitamento di società governative coinvolte nel business edilizio, in una delle fasi di maggior espansione dell’emirato. Stavolta l’effetto del lockdown imposto dalla pandemia è decisamente più vasto e potrebbe interessare tutte le imprese legate al governo di Dubai, quella galassia di compagnie a partecipazione governativa nota come Dubai Inc. (che comprende Dubai World, Dubai Holding, Emirates, Dubai Ports World, Jebel Ali Free Zone, Nakheel, P & O Ferries e altre).

Secondo gli esperti all’orizzonte possono prefigurarsi ristrutturazioni, ridimensionamenti, fusioni e acquisizioni e a subirne l’impatto non saranno solo semplici operai, maestranze e impiegati, ma anche contabili, manager, dirigenti. Ed è proprio l’indebitamento delle imprese a partecipazione statale che rende vulnerabile il sistema economico stesso dell’emirato. L’ipotesi di un nuovo salvataggio da parte di Abu Dhabi è un’eventualità così remota? Molto dipenderà da quanto il turismo e il commercio mondiale resteranno congelati, o fortemente sottodimensionati, e in quanto tempo il petrolio riuscirà a riprendere quota. Ma non è tutto, le forme in cui potrebbe delinearsi un salvataggio sono molteplici. Fra queste la possibile compartecipazione di Abu Dhabi ad alcune eccellenze economiche di Dubai. Vediamo insieme di quali asset dispone l’emirato e gli scenari che potrebbero prefigurarsi.  Continua a leggere



Dubai in crisi causa COVID19?

La pandemia mette in crisi Dubai? Gli esperti stimano una contrazione del 10% della popolazione e un potenziale mutamento del modello economico dell’emirato. Il 2020 si preannunciava l’anno della consacrazione dell’emirato come hub dell’innovazione e meta turistica per eccellenza a livello globale. Expo 2020, l’avvenimento internazionale più atteso, motivo d’attrazione per 25 milioni di visitatori, avrebbe suggellato il ruolo di primo piano dell’emirato sulla ribalta internazionale. Un’occasione imperdibile, fonte di ottimismo diffuso e di speranze per il futuro, dopo quattro anni di economia in relativa stagnazione. Dubai ha saputo inventarsi, trasformandosi da villaggio di pescatori di perle in una modernissima metropoli dotata di porti e aeroporti tra i più trafficati e attivi del mondo, accreditandosi come centro finanziario capace di attirare banche internazionali, diventando una versione mediorientale di Singapore.

L’Expo avrebbe dovuto inaugurare, a partire dalla fine di ottobre 2020, un periodo di nuovi traguardi e sfide per costruire un futuro migliore sulla base di un programma di ampio respiro, da sviluppare nell’arco di cinquant’anni. Ma proprio mentre avveniva l’inaugurazione ufficiale del cuore dell’Esposizione Universale di Dubai, Al-Wasl Plaza, con la splendida cupola realizzata grazie all’ingegno italiano, gli Emirati annunciavano al mondo il primo caso positivo al COVID-19 registrato sul territorio emiratino e in tutto il Medio Oriente. La pandemia di coronavirus ha portato con sé anche la contrazione della domanda di petrolio, dovuta al crollo dei consumi causato dal lockdown, che ha portato al prezzo del greggio in caduta libera. Disponendo di scarse risorse petrolifere e vivendo soprattutto di servizi, commercio, turismo, transazioni immobiliari, Dubai è particolarmente vulnerabile rispetto alla capitale Abu Dhabi e agli altri Paesi del Golfo. Le criticità e le sfide per superarle, però, nascono prima della recessione economica innescata dal coronavirus. Analizziamo insieme la situazione e possibili futuri scenari.  Continua a leggere



COVID19, l’Austria riapre all’Italia

Vienna dal 16 giugno riaprirà le frontiere con l’Italia, anche se resta un parziale allarme per la Lombardia. Il provvedimento di libera circolazione non riguarderà solo i confini italiani. L’Austria riapre a 31 Paesi dell’Ue e dell’EFTA. Grandi esclusi: Svezia, Gran Bretagna, Portogallo e Spagna, dove l’emergenza COVID-19 non è ancora finita. Gli austriaci riacquistano così la libertà di viaggiare in questa atipica estate 2020.

La ripristinata libera circolazione sarà sufficiente a salvare la stagione turistica del nostro Paese, duramente colpito dalla crisi innescata dalla pandemia di coronavirus? Troppo presto per dirlo. Il segnale dato nel corso della conferenza stampa congiunta dei Ministri degli Esteri Alexander Schallenberg, della Salute Rudolf Anschober, dell’Interno Karl Nehammer e degli Affari Europei Karoline Edtstadler, fa tirare un sospiro di sollievo ad albergatori e ristoratori italiani, soprattutto di Friuli Venezia Giulia e Veneto, mete tra le più amate dai turisti austriaci. La riapertura dei confini, però, non vuol dire che automaticamente gli austriaci riprenderanno a pieno ritmo i loro spostamenti e viaggi all’estero. Il governo Kurz, infatti, incoraggia a trascorrere le vacanze estive entro i confini domestici. Rimane l’alto rischio per la sicurezza, a causa del COVID-19. Ecco perché per il Ministro degli Esteri Schallenberg se un viaggio all’estero non è strettamente necessario sarebbe meglio evitarlo. Vediamo insieme cosa potrebbe accadere agli austriaci che decidano di trascorrere comunque una vacanza in Lombardia e quale sia la situazione sanitaria ed economica in Austria.  Continua a leggere



COVID19, la Vienna a luci rosse riapre

Interrotta dalla pandemia, la prostituzione sta per riprendere in Austria, dove il business è legale. La riapertura di locali con prostitute e bar a luci rosse dovrebbe avvenire a luglio, ma non c’è ancora una data certa. Tante le offerte, per tutte le tasche, dai cosiddetti Puff, ossia i bordelli, che spaziano da quelli di lusso a quelli modesti, ai peep show per voyeur, ai massage parlor.

Un piccolo emendamento inserito nel pacchetto di misure appena varato dal Ministro della Salute Rudolf Anschober (Grünen) stabilisce che le attività delle case chiuse possano riprendere dopo la fine di giugno. Ecco perché ci si aspetta una riapertura nel corso del mese di luglio. Tutti da chiarire i protocolli di sicurezza da osservare che devono prevedere anche disposizioni specifiche contro la diffusione del coronavirus. Attualmente bisogna indossare le mascherine se si effettuano massaggi e nei centri fitness. Le autorità federali dovranno determinare in che modo applicare le misure protettive anti SARS-CoV-2 al settore della prostituzione.

Altro aspetto non chiaro riguarda la prostituzione nelle strade, la cui ripresa ad oggi, non si sa se verrà autorizzata. Il governo federale turchese-verde, guidato dal Cancelliere Sebastian Kurz, scioglierà i vari nodi irrisolti nei prossimi giorni. Scopriamo insieme cosa impedisca finora la riapertura di bordelli e locali a luci rosse.  Continua a leggere