Dubai, riflettori su Roma e Lazio

Roma si candida ad ospitare l’Expo 2030 dal Millennium Amphithetre di Dubai. Occhi puntati sulla Regione Lazio, tra turismo di lusso e sostenibilità. La folta platea dell’Expo 2020 Dubai ha visto protagonista l’Italia anche nella settimana dedicata a viaggi e connettività l’Italia. La capitale ha calamitato l’attenzione con la presentazione della sua candidatura per l’Esposizione Universale 2030 ufficializzata in diretta streaming mondiale al concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Il Lazio è stato sotto i riflettori con un fitto calendario di forum e iniziative per far conoscere il territorio e l’expertise in settori strategici quali sostenibilità e innovazione.

Un’occasione preziosa anche per inserire a pieno titolo la Regione Lazio tra le destinazioni capaci di attrarre un turismo di fascia alta che nel 2019, l’anno precedente alla pandemia, è riuscito a generare il 25% della spesa turistica nel nostro Paese, con un giro d’affari complessivo di 25 miliardi di euro. Un segmento di turismo che in anni normali può generare 60 miliardi di euro, tra introiti diretti e indiretti, pari al 3% del PIL italiano. La Regione Lazio, con le sue tipicità e biodiversità, possiede una rete di destinazioni meno note che hanno una forte connotazione culturale e ha tutte le carte in regola per attirare un turismo sempre più esigente sul fronte esperienziale che ha a cuore sostenibilità, bellezze naturali, wellness, sport, attività all’aperto al pari di strutture ricettive dagli alti standard qualitativi e un’ampia offerta di ristorazione stellata.

“Il Lazio ha tradizioni millenarie, vanta una rete di borghi medievali e rinascimentali, cammini di fede, sistemi di aree archeologiche importanti, una ricca produzione tipica -mi dice Quirino Briganti, Coordinatore Expo 2020 Dubai per la Regione Lazio- Tutti elementi che possono essere decisivi anche all’interno di una programmazione del turismo del lusso che è già presente e rappresenta uno degli asset strategici più rilevanti del turismo laziale”. Scopriamo di più su quanto presentato al Padiglione Italia dal Lazio e sulla scommessa che la regione e anche la città di Roma fanno all’Expo di Dubai.  Continua a leggere

Il Burj Al Arab e l’arte di Kapoor

Il lussuoso hotel sei stelle dall’iconica forma a vela simbolo di Dubai ospita una mostra per la prima volta in 22 anni, con inediti dell’artista Anish Kapoor. Non più una meravigliosa fortezza impenetrabile, adesso l’albergo super lusso più esclusivo del mondo accresce l’offerta per i suoi ospiti e al tempo stesso si apre al dialogo con il pubblico, coinvolgendo soprattutto gli appassionati d’arte contemporanea. Le opere di Anish Kapoor, scultore e artista concettuale britannico-indiano, esposte nella personale di Dubai sono in perfetta sintonia con l’architettura del Burj Al Arab, entrando in intima relazione con l’ambiente esterno ed interno. Le opere scultoree di Kapoor, dalle forme astratte biomorfe stabiliscono un’intima sinergia con i visitatori, cambiando a seconda dei diversi punti di vista. Un’esperienza visiva e sensoriale unica. Superfici lucide, specchianti, colori ricchi, forme pure che sembrano sfidare gravità, profondità, i limiti stessi della percezione, giochi di trasparenze che entrano in consonanza con la natura circostante, reagendo a luce, cielo, alla distesa del mare del Golfo Arabico su cui si apre l’ampia vetrata dello spazio espositivo temporaneo affidato alla Galleria Continua.

L’idea della pop up gallery è un modo graduale per avvicinarsi a Dubai “È un’avventura nuova. Vogliamo arrivare in punta di piedi. Il luogo è magico, siamo in un edificio che è un’icona di Dubai -mi racconta Lorenzo Fiaschi, Direttore e Co-fondatore della Galleria Continua- L’intenzione è di poter rimanere, però non diamo certezze, perché vogliamo anche sentirci bene in un contesto che è importante e in cui convivono molte differenze”.

La Galleria Continua non ha ancora un suo spazio espositivo permanente a Dubai ma partecipa da 15 anni ai due principali appuntamenti artistici degli Emirati Arabi Uniti: Art Dubai e Abu Dhabi Art. Scopriamo di più sulle opere esposte all’hotel Burj Al Arab Jumeirah e sulla nuova svolta impressa all’albergo che ha ridefinito il concetto dell’ospitalità extra lusso nel mondo.  Continua a leggere

Il magico deserto di Liwa

A Liwa, immerso in uno dei paesaggi più suggestivi della Penisola arabica, c’è un resort con tende di lusso per vivere l’esperienza nel deserto con ogni comodità. Dalle forme e dai colori unici, l’area desertica di Liwa è il lembo più a nord del Rub’ al Khali, il cosiddetto “Quarto vuoto”, il più grande deserto di sabbia del mondo. L’oasi di Liwa si trova 150 chilometri a sud-ovest della città di Abu Dhabi e rappresenta uno dei gioielli paesaggistici degli Emirati Arabi Uniti. ‘Liwa Nights’, questo il nome dell’originale struttura, ha la particolarità di aver saputo coniugare elementi tradizionali della cultura beduina con un concetto dell’ospitalità moderno e confortevole.

La formula è quella del cosiddetto glamping, parola che nasce dalla fusione di camping e glamour, un concept che permette di assaporare la vita nel deserto, a stretto contatto con una natura selvaggia, senza il venir meno di comfort a cui non sapremmo mai rinunciare. Un connubio perfetto che ha a cuore l’ambiente e che si pone come alternativa agli hotel super lussuosi che intaccano pesantemente aree naturali con costruzioni invasive. “Ho lavorato nell’ambito culturale e ho notato che gli expat residenti negli Emirati non avevano molte occasioni di conoscere la popolazione locale” mi racconta Salem Mazrouie ideatore del progetto e proprietario del resort Liwa Nights. Aver saputo intercettare il bisogno di chi non è nato negli Emirati di entrare in contatto con la popolazione locale è la grande intuizione di Salem Mazrouie. Scopriamo di più su questo resort unico, circondato solo da una distesa sconfinata di dune di sabbia.  Continua a leggere

Moda etica nella grigia Vienna

L’invisibile prende forma. Si veste di colori vivaci e diventa borsa. Etica ma di lusso, la mini bag Wafaa arriva a Vienna, illuminandola. La si può ammirare e acquistare all’interno dell’hotel Andaz Am Belvedere, concept dell’ospitalità firmato Hyatt. Sulla pelle morbida e pregiata con cui è realizzata sbocciano fiori che sono piccoli guizzi di creatività. Wafaa non è solo una borsa di grande artigianato italiano, è il simbolo bello e gioioso di un’opportunità. Un Made in Italy dal design raffinato che dell’empowerment di categorie fragili fa il proprio elemento fondante. Wafaa è uno scrigno di emozioni, in cui bellezza e giustizia sociale arrivano a compenetrarsi. Behuman, l’azienda italiana che produce la mini bag, ha infatti deciso di intraprendere la strada dell’imprenditoria sostenibile e solidale, offrendo chance di inclusione sociale a chi non le aveva, donando la speranza di un futuro lavorativo a chi era negato, rendendo possibile l’impossibile. Wafaa supera il concetto di borsa per diventare un “contenitore di ottimismo” come amano definirla i suoi creatori.

Espressione di un lusso consapevole, coniuga design accattivante, materie prime di alta qualità, tradizione artigianale, linee minimaliste, e può essere personalizzata a seconda del look, regalando a chi la indossa il soffio vitale dell’energia positiva che promana dalla sua storia. Il progetto coinvolge infatti una designer 30enne di origine marocchina, Wafaa Moukabil, che alla mini bag ha dato il suo nome, e Tommy Nicoletti, un giovane artista che attraverso la pittura ha trovato la propria dimensione esistenziale ed espressiva. Senza Behuman entrambi sarebbero rimasti invisibili. Scopriamo di più sulla mini bag, su Wafaa, Tommy e Behuman, l’azienda italiana che la realizza.   Continua a leggere

Dubai in crisi causa COVID19?

La pandemia mette in crisi Dubai? Gli esperti stimano una contrazione del 10% della popolazione e un potenziale mutamento del modello economico dell’emirato. Il 2020 si preannunciava l’anno della consacrazione dell’emirato come hub dell’innovazione e meta turistica per eccellenza a livello globale. Expo 2020, l’avvenimento internazionale più atteso, motivo d’attrazione per 25 milioni di visitatori, avrebbe suggellato il ruolo di primo piano dell’emirato sulla ribalta internazionale. Un’occasione imperdibile, fonte di ottimismo diffuso e di speranze per il futuro, dopo quattro anni di economia in relativa stagnazione. Dubai ha saputo inventarsi, trasformandosi da villaggio di pescatori di perle in una modernissima metropoli dotata di porti e aeroporti tra i più trafficati e attivi del mondo, accreditandosi come centro finanziario capace di attirare banche internazionali, diventando una versione mediorientale di Singapore.

L’Expo avrebbe dovuto inaugurare, a partire dalla fine di ottobre 2020, un periodo di nuovi traguardi e sfide per costruire un futuro migliore sulla base di un programma di ampio respiro, da sviluppare nell’arco di cinquant’anni. Ma proprio mentre avveniva l’inaugurazione ufficiale del cuore dell’Esposizione Universale di Dubai, Al-Wasl Plaza, con la splendida cupola realizzata grazie all’ingegno italiano, gli Emirati annunciavano al mondo il primo caso positivo al COVID-19 registrato sul territorio emiratino e in tutto il Medio Oriente. La pandemia di coronavirus ha portato con sé anche la contrazione della domanda di petrolio, dovuta al crollo dei consumi causato dal lockdown, che ha portato al prezzo del greggio in caduta libera. Disponendo di scarse risorse petrolifere e vivendo soprattutto di servizi, commercio, turismo, transazioni immobiliari, Dubai è particolarmente vulnerabile rispetto alla capitale Abu Dhabi e agli altri Paesi del Golfo. Le criticità e le sfide per superarle, però, nascono prima della recessione economica innescata dal coronavirus. Analizziamo insieme la situazione e possibili futuri scenari.  Continua a leggere

La moda parla arabo

Il guanto di sfida a Gucci è stato lanciato. A farlo il miliardario di Dubai Hussain Sajwani che ha da poco comprato il marchio Roberto Cavalli. Così dopo aver finalizzato lo scorso 28 novembre l’acquisizione del brand fiorentino, il 63enne Presidente della Damac Properties, una delle imprese immobiliari più importanti dell’emirato, ha annunciato di voler competere con le grandi maison e di volerlo fare conquistando Milano, il tempio della moda.

“Voglio vedere se posso farcela a Milano e riuscire a competere con Gucci -ha detto il Presidente della Damac nel corso di un’intervista ai media locali- Solo così avrò la certezza di essere una persona di successo”. Hussain Sajwani è consapevole che il mercato della moda sia molto competitivo, però l’acquisto portato a termine qualche settimana fa lo rende sicuro sulla strategia da percorrere.

Si sa, l’appetito vien mangiando. Così, dopo essersi accaparrato il 100% della proprietà del brand fiorentino, il Presidente della Damac non intende restare con le mani in mano. Annuncia infatti di voler rilevare presto altri marchi, perché, come ha spiegato, “il mondo dell’economia tende all’aggregazione e non si sopravvive se si rimane piccoli quando si è circondati da giganti”. Bernard Arnault, proprietario della LVMH, la multinazionale del lusso francese, che ha da poco acquisito anche Tiffany per oltre 16 miliardi di dollari e il terzo uomo più ricco del mondo, sarà il rivale da affrontare a suon di sfilate, collezioni e campagne pubblicitarie. Il gigante Arnault è stato avvisato e altrettanto la casa di moda Gucci, di proprietà della società francese Kering, gruppo del lusso con sede a Parigi, che possiede tra gli altri anche i marchi Bottega Veneta, Brioni, Pomellato. Scopriamo insieme i progetti nel mondo fashion del facoltoso uomo d’affari emiratino e qualche curiosità sulla ormai sua maison Roberto CavalliContinua a leggere

Dubai Mall, 10 anni di record

Il Dubai Mall è il centro commerciale dei record. Nel 2018 ha compiuto 10 anni, festeggiati a novembre con un susseguirsi di eventi, lotterie, concerti, celebrazioni, durati un mese intero. In una città che ha fatto del dinamismo e del cambiamento la sua cifra distintiva anche il Dubai Mall continua a cambiare pelle, tanto che è previsto un ampliamento della sua superficie e 5.000 posti auto in più entro l’anno prossimo.

Nel 2011, appena tre anni dopo la sua apertura, era il luogo più visitato al mondo con 54 milioni di visitatori l’anno, sbaragliando in un colpo solo New York che nel 2012 ha attirato 52 milioni di turisti e Los Angeles che invece ne ha richiamati solo 41 milioni. Oggi, con una posizione occupata stabilmente da oltre 4 anni, il Dubai Mall continua ad essere il posto più visitato del pianeta con 80 milioni di visitatori l’anno. È il secondo centro commerciale al mondo per estensione totale dopo quello di West Edmonton in Canada e il 21esimo come superficie affittabile.

Con i suoi 1.300 tra negozi e ristoranti e ben 150 marchi del lusso, è un’industria che ha creato oltre 10.000 posti di lavoro, ridefinendo i concetti di intrattenimento, ospitalità e divertimento. Si trova all’interno del complesso immobiliare di Downtown, un’area residenziale e commerciale del valore di 20 miliardi di dollari, che al momento rappresenta il centro della città.

Il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del pianeta, domina Downtown, come un gigante di acciaio e vetro in una città che continua costantemente a crescere e a trasformarsi. Scopriamo insieme altre curiosità sul Dubai Mall e quali siano i suoi nuovi, recentissimi primati da GuinnessContinua a leggere