Il velo dello scandalo

Il Presidente Federale Van der Bellen ha fatto una dichiarazione shock. “Tutte le donne dovrebbero indossare il velo per solidarietà” una frase estrapolata da un’intervista trasmessa dalla tv pubblica austriaca ORF, che ha scatenato un acceso dibattito su quotidiani e social media. Il velo della discordia, a giudicare soprattutto dalle reazioni degli austriaci sul web. Parole che suonano per molti come un invito buonista che non può portare nulla di positivo, pronunciate in un momento storico nel quale sembra consumarsi un durissimo scontro fra civiltà, tra Occidente e Oriente, tra Cristianesimo e Islam

Parole che, per molti austriaci e per i partiti politici di opposizione, possono solo portare all’inevitabile perdita dei valori cristiani e dell’identità occidentale. Inoltre, sono tanti coloro che vedono una certa schizofrenia tra governo e presidenza. Una netta discrepanza tra le posizioni del Ministro degli Esteri Sebastian Kurz, che proibisce ovunque il velo integrale e l’hijab per chi ricopra incarichi nella pubblica amministrazione, in nome della laicità dello stato, e chi, come il Presidente Alexander Van der Bellen, incita a solidarizzare con usi e costumi religiosi alieni alla società austriaca. 

Ma erano davvero queste le intenzioni del Presidente della Repubblica? Oppure, al di là di quanto asserito nell’intervista televisiva, occorreva leggere tra le righe e comprendere che il messaggio era un altro? 

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Provocazioni e precisazioni su Facebook

Prima è corso ai ripari il Cancelliere Christian Kern, dicendo che con il suo discorso il Presidente Federale intendeva sottolineare come in Austria esistano diffidenza e forti pregiudizi nei confronti delle donne che indossano il velo.

Seguito a ruota anche dallo staff dello stesso Van der Bellen, che via Facebook si è affrettato a precisare il senso delle dichiarazioni del Presidente, che voleva solo stigmatizzare l’ostilità che molti austriaci manifestano per le donne che indossano il velo. Insomma, si è trattato solo di una sorta di provocazione per scuotere le coscienze. E ancora, Van der Bellen e il suo team hanno evidenziato come, ai tempi dell’occupazione della Germania Nazista, i danesi abbiano indossato la stella di David per mostrare solidarietà agli ebrei perseguitati.

Mentre era in visita a Bratislava, il Presidente Federale ha rilasciato ai giornalisti ulteriori precisazioni sull’argomento: “Non sono un grande sostenitore del velo, ma in Austria esiste libertà di espressione, libertà di parola e in un certo senso anche libertà di indossare ciò che si vuole”. Eppure, in un tempo scandito da uno stillicidio di attentati sferrati con ferocia al cuore dell’Europa in nome di Allah, quanto pesano simili affermazioni? Il rischio di incomprensioni è più che mai giustificato. E siamo davvero sicuri che porgere l’altra guancia sia la sola opzione sul tavolo?

La frase incriminata e la pioggia di critiche

“È diritto di ogni donna poter indossare ciò che vuole, questa è la mia opinione, ogni donna può indossare il velo” ha dichiarato Alexander Van der Bellen a fine marzo, nel corso di un dibattito con i giovani, nell’ambito di un incontro promosso dall’Unione europea a Vienna, trasmesso martedì dalla tv pubblica ORF. E poi arriva la frase che ha generato l’infuocato strascico di polemiche: “E se continua questa ondata di islamofobia dilagante, arriverà un giorno nel quale dovremo chiedere a tutte le donne di indossare un velo, come gesto di solidarietà nei confronti di chi lo indossa per ragioni religiose”. Il Presidente Van der Bellen ha anche aggiunto che “nella Danimarca occupata dai nazisti, se non ricordo male, i danesi hanno fatto qualcosa di simile. Danesi non ebrei hanno iniziato ad indossare la stella di David come segno di resistenza contro le deportazioni degli ebrei”. Nella stampa locale alcuni giornalisti e commentatori hanno sottolineato come talvolta il Presidente Van der Bellen non soppesi bene le parole prima di pronunciarle.

Le reazioni dell’FPÖ non si sono fatte attendere. Molto dure le critiche di Herbert Kickl, Segretario Generale del Partito della Libertà, che ha accusato il Presidente Federale di fare “bullismo della politica di integrazione”. Il più indipendente degli indipendenti, ha aggiunto Herbert Kickl, ha calato la maschera e si è mostrato per ciò che è realmente. Proprio mentre le posizioni della coalizione di governo rosso-nera, hanno portato socialdemocratici e popolari a mostrare una certa resistenza contro l’islamizzazione del Paese, ha puntualizzato l’esponente dell’FPÖ, un sentimento che ha iniziato ad affacciarsi dopo la vittoria di Erdogan al referendum costituzionale dello scorso 16 aprile in Turchia, invece di solidarizzare con le donne oppresse e costrette a indossare il velo da una società musulmana maschilista, Van der Bellen dice di fare esattamente il contrario.

Al di là dei toni utilizzati dagli esponenti dell’FPÖ, ciò che sembra eccessivo della provocazione intellettuale del Presidente della Repubblica è che pur partendo da principi condivisibili di eliminazione dei pregiudizi, corre il rischio, per troppo buonismo, o se preferiamo per un atteggiamento politicamente corretto fino all’eccesso, di avallare posizioni integraliste che rendono di fatto impossibile ogni forma di vera e reale integrazione. La stessa integrazione che invece Van der Bellen auspica.