Vienna, arte interconnessa

Esplorare il presente con uno sguardo archeologico al passato per capire il futuro. L’arte interconnessa di Nives Widauer è in mostra a Vienna. L’artista, di origini italiane, nata a Basilea, da molti anni ha scelto la capitale austriaca come sua città d’elezione. Da sempre mescola nella sua arte scienza, storia e vari mezzi, tra cui la video-arte, creando un ponte tra analogico e digitale. Alla Galerie Rauminhalt è in corso “Opening Softly or The Cabinet of The Archeologist of Undefined Future” in cui sono esposti lavori che abbracciano circa trent’anni di attività. La Widauer indaga attraverso la lente di un’archeologa, a tratti reale a tratti sognata, che potrebbe anche essere uno dei suoi tanti, possibili alter ego, le dimensioni dell’esistenza. Lo spazio espositivo mette in scena una sorta di archivio che è al tempo stesso fisico e mentale, con tutta la ricchezza di elementi concettuali che caratterizzano la poetica della Widauer.

Come lei stessa dice “L’archeologa non è presente, ma potrebbe essere la sua abitazione, o forse il suo studio”. Ovunque vi sono frammenti del passato e parti consistenti della dimensione presente che vivono e si arricchiscono di senso e di nuovi significati grazie all’intervento creativo dell’artista.

Nives Widauer si serve spesso di oggetti trovati, realizzando vere e proprie installazioni. Un continuo gioco con le sue opere, un’incessante trasformazione che è metafora dell’esistere. Ricomponendole, riassemblandole, riplasmandole, ricontestualizzandole l’artista dona loro ad ogni intervento una nuova vita e nuovi contenuti semantici. Questa stratificazione e coabitazione tra passato, presente e futuro mette al centro l’essere umano per comprenderne anche le sue relazioni con il mondo circostante, perché il tema della natura e del rispetto per l’ambiente sono sempre presenti nel suoi lavori. Scopriamo di più su Nives Widauer e sulla sua mostra viennese. 

Una poetica tridimensionale e performativa

Anche grazie alla sua attività di scenografa teatrale la progettazione dello spazio è sempre pensata in maniera integrale, nelle sue tre dimensioni, anche quando la Widauer concepisce un’opera, una mostra, un libro. “Nella vita ci si trova spesso in spazi e situazioni che hanno tante porte e l’esito di ciò che siamo dipende sempre da quale porta decidiamo di aprire. Dietro ogni porta c’è un nuovo mondo” mi racconta Nives Widauer. Come artista Widauer ha aperto tante porte, ma sempre ha cercato di porre l’accento sul fatto che l’essere umano sia tutt’uno con la natura.

“Noi non siamo parte della natura, ma siamo la natura. E anche se abbiamo un intelletto non dobbiamo mai dimenticarci di essere un sistema integrato nel mondo che abitiamo”. Intelletto, emozione, sensualità, sono elementi che ricorrono nelle opere di Nives Widauer e nelle sue esibizioni, come nella bellissima “Le separé de Madame B.”, la personale tenutasi a Vienna nel maggio 2021 al Salon Am Schwarzenbergplatz. “L’intuizione, fondamentale per la creazione artistica, e la precisione, o la razionalità comunque importante per la riuscita di ciò che facciamo, sono entrambe parte del mio essere -mi dice la Widauer- Penso che io nella mia vita sia alla continua ricerca di un equilibrio tra queste due componenti”. 

The Cabinet of The Archeologist

Specchi, oggetti trovati da rigattieri o antiquari, illustrazioni anatomiche, lampade, mobili, carte geografiche che aprono squarci del cosmo. Ogni opera è un universo, come lo è ogni individuo.

In questa mostra compaiono anche le sculture Sugarbee (2016) che Nives Widauer ha creato per una conferenza che si è svolta a Villa Maraini nel 2018 e che ha già esposto in varie mostre ma sempre ricontestualizzandole, come nello splendido giardino e nelle sale della sede dell’Istituto di Cultura austriaco a Roma

La fase di creazione per la Widauer comporta un grande lavoro di ricerca che fa acquistare un senso a ogni opera, che però nelle intenzioni dell’artista può e deve comunque colpire ed emozionare anche senza alcuna spiegazione. In programma domani anche un concerto. La mostra chiude a fine mese.