Italia-Emirati, intesa su agricoltura

A Dubai il Ministro Stefano Patuanelli avvia una collaborazione nell’ambito dell’agricoltura, a partire da ricerca e sviluppo, con la Ministra Mariam Almheiri. Un memorandum che è una dichiarazione d’intenti per esplorare assieme alla controparte emiratina il futuro dell’agricoltura e le prospettive dell’agritech. La missione del Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Patuanelli ha posto le basi per intraprendere con gli Emirati Arabi Uniti un percorso di collaborazione incentrato su sostenibilità, uso responsabile delle risorse e produzione agricola a basso impatto ambientale e consapevole delle sfide imposte dai cambiamenti climatici. L’incontro con Mariam bint Mohammed Almheiri, Ministra dei Cambiamenti Climatici e dell’Ambiente del governo federale emiratino ha immediatamente portato i suoi frutti.

“Il risultato più importante dal punto di vista pratico della missione negli Emirati è l’impegno che abbiamo preso assieme alla Ministra emiratina della possibilità di sottoscrivere un memorandum d’intesa che definisca i contorni di una collaborazione tra i due Paesi sui temi dell’agricoltura -racconta il Ministro Patuanelli- È stato un incontro molto importante per capire quale può essere il quadro generale di questo Memorandum of Understanding, a partire dalla ricerca e sviluppo, quindi dando la possibilità alle nostre aziende di venire in contatto con le aziende emiratine e con i loro centri di ricerca, con uno scambio reciproco di esperienze e informazioni. Per capire sul campo come si produce in un ambito climaticamente così complicato, è più facile venire qui che sperimentare in Italia. D’altra parte, loro hanno bisogno di tecnologia, della nostra ricerca applicata all’agricoltura, delle nostre macchine e attrezzature. Quindi, penso che possa essere uno scambio proficuo di ricerca e sviluppo da un lato e proprio di produzione dall’altro”. Scopriamo particolari in più sulla missione italiana, sull’Expo e sul forum “People, Planet, Prosperity” al Padiglione Italia. 

Da Expo un messaggio forte: è necessario salvare il pianeta   

La visita all’Expo 2020 Dubai del Ministro Stefano Patuanelli ha regalato anche molte emozioni. Un tour in due giorni che ha fatto tappa prima al Padiglione delle Opportunità e a quelli di Israele e Pakistan per poi muoversi ai padiglioni della Sostenibilità, dell’Italia e degli Emirati. “Expo è un evento che ha un messaggio forte. Credo sia fondamentale che i governi per primi e poi le persone, che forse sono più pronte dei governi, colgano questo messaggio di assoluta necessità di intervenire ora e subito per salvare il pianeta e anche di cooperazione internazionale -mi racconta il Ministro Patuanelli- È stato emozionantissimo il video che ho visto nel padiglione israeliano, che è presente in questa Expo in modo veramente profondo, e che rappresenta un po’ l’unione del mondo arabo assieme a Israele. Un video davvero emozionante, perché siamo tutti abitanti di questo pianeta e dobbiamo convivere. Questo è il messaggio che ho colto”. E dopo aver visitato il padiglione emiratino l’universalità dell’idea che al centro della politica debba esserci l’essere umano ne esce ulteriormente confermata e rafforzata. “Sono uscito dalla visita del Padiglione degli Emirati e ho visto il Padiglione israeliano. E il tema è lo stesso. Questo pianeta è fatto di persone. Noi dobbiamo mettere le persone al centro di ogni politica. È il bene delle persone di cui dobbiamo occuparci -dice il Ministro Patuanelli- Quando partecipiamo ad eventi come questo, quando discutiamo dei problemi del mondo dobbiamo sempre ricordarci che il bene primario è fatto dall’essere umano”. 

Al Padiglione Italia la sostenibilità si fa bellezza

Sul Padiglione Italia il Ministro Patuanelli non ha dubbi: “L’impressione è che il messaggio che si voleva mandare è arrivato e ha trovato uno strumento per arrivare, con un Padiglione che dice esattamente ciò che volevamo dire. Il ruolo della bellezza che diventa non soltanto un valore soggettivo, o estetico, ma che è rappresentato da tante cose. La sostenibilità è bellezza. Il rispetto per l’ambiente è bellezza. Come lo è il materiale riciclato. Penso che sia davvero un padiglione centratissimo per questa edizione di Expo”. In visita al Padiglione Italia il Ministro Patuanelli ha sfiorato con la mano la balaustra ricoperta da una vernice realizzata con fondi di caffè. Gli chiedo se lo abbia fatto perché quella verniciatura realizzata con materiale riciclato lo abbia colpito particolarmente e lui mi risponde così: “In realtà come dico sempre sono ministro pro tempore e ingegnere per sempre. Mi ha colpito la forza della progettazione e della realizzazione di questa opera, perché questo Padiglione è un’opera, e quello che mi ha affascinato è vedere l’uso dei materiali, la loro composizione, il percorso che stato realizzato. Quindi sì, ho toccato con mano perché alla fine toccare le cose è sempre fondamentale”. 

Un’intesa che porterà investimenti

L’agricoltura e il suo futuro sono strettamente legati ai cambiamenti climatici e le tecnologie forniranno gli strumenti necessari per raggiungere in modo concreto gli SDG (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. La cooperazione internazionale diventa uno strumento fondamentale per vincere le sfide globali e salvare il pianeta. “Il memorandum è una cosa su cui lavoriamo concretamente per verificare se vi siano le condizioni per sottoscriverlo -dice il Ministro Patuanelli- È una fase preliminare e non c’è ancora una bozza di testo, ovviamente, però è un’idea che ci è venuta parlando e la spontaneità con cui è avvenuta questa idea ci porterà lontano perché abbiamo veramente visto l’esigenza di avere una cornice entro la quale poi muoversi con più agilità anche nei rapporti diplomatici dei Paesi”. Un programma d’intesa che potrebbe avere ricadute economiche e investimenti. “Gli Emirati stanno lavorando su diversi progetti, pubblici, privati, o attraverso una partnership pubblico-privata. Può esserci anche un’opportunità per alcune delle nostre grandi aziende di venire a vedere che cosa si sta facendo qui e eventualmente anche investire -spiega il Ministro Patuanelli- Il progetto della Food Valley che siamo andati a vedere è un progetto concreto e che pensano di completare nel 2025. Tempi che per noi sono impensabili. Qui invece vediamo che cambiano gli scenari infrastrutturali in tempi rapidissimi, quindi credo che ce la faranno. Quello può essere un contenitore dove ragionare assieme su come fare trasferimento tecnologico”. Il protocollo d’intesa potrebbe anche generare investimenti e una maggiore presenza dell’Italia sul territorio emiratino. “Noi abbiamo anche il grande tema di come le nostre microaziende possano accedere agli strumenti della digitalizzazione, dell’innovazione, dell’agricoltura di precisione, sensoristica. Capire come si può fare quel percorso, come può essere implementata quella dinamica di trasferimento è importante -evidenzia il Ministro Patuanelli- E queste sono zone dove vengono ad investire aziende di Paesi da tutto il mondo. Credo che ci possa essere un momento di contaminazione in termini di ricerca e sviluppo, importanti in queste aree, e penso che l’Italia debba esserci”. 

Collaborazioni e intensificazione delle relazioni diplomatiche

La missione negli Emirati è destinata a generare reciprocità, incrementando la presenza italiana sul territorio emiratino, ma anche attraendo nuovi investimenti in Italia. “Sicuramente, anche da parte emiratina c’è la possibilità di valutare collaborazioni ad esempio con il Crea o con le altre università, con cui stanno già prendendo contatti, e con altre aziende per i loro investimenti nel nostro Paese -sottolinea il Ministro Patuanelli- Massima reciprocità in questo accordo, tutto da costruire e tutto da verificare, ma che può avere una prospettiva importante. E il lavoro per la costruzione di questo memorandum continuerà a partire già da queste settimane”. L’Expo fornisce una piattaforma che aiuta le relazioni diplomatiche aprendo possibilità di cooperazione impensabili e in ambiti così diversi che difficilmente si potrebbero ottenere in un arco di tempo così breve come i sei mesi delle sua durata. “Adesso lavoreranno le diplomazie, ma io credo che bisogna battere il ferro finché è caldo. Expo è un grande momento di contaminazione e credo che bisogna approfittare di questo evento per costruire rapporti -afferma il Ministro Patuanelli- Fino alla fine di Expo ci possono essere già momenti di confronto tecnico tra i corpi diplomatici in vista di questo memorandum”. 

Italia leader dell’agrifood 

Per vincere le grandi sfide globali si deve intraprendere un percorso di sostenibilità che permetta la produzione di cibo con standard qualitativi elevati in quantità necessaria a sfamare una popolazione mondiale che ha già raggiunto gli 8 miliardi. Le tecnologie potranno aiutare a raggiungere l’obiettivo di produrre cibo per tutti con un minor impatto ambientale, evitando di depauperare le risorse sempre più scarse. Al forum “People, Planet, Prosperity” ospitato al Padiglione Italia dell’Expo di Dubai, la Fondazione PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), si presenta con l’obiettivo di intrecciare rapporti con gli Emirati Arabi Uniti utilizzando la diplomazia scientifica per uno scambio di best practice, contribuendo a un futuro sostenibile per l’agroalimentare. L’obiettivo di PRIMA è fare ricerca e innovazione mettendo in campo risorse, competenze e infrastrutture. “L’Italia è una potenza sul cibo, ma è anche una potenza nell’ambito della ricerca e innovazione nell’agrifood e questo si dimostra anche con gli investimenti -mi racconta Angelo Riccaboni, Presidente di Fondazione PRIMA- Importante è Crea, un centro dedicato a questo e supervisionato dal Mipaaf, il CNR con molte progettualità interessanti, e gli investimenti da parte del Miur, con 50 milioni su 7 anni nel settore agrifood, che hanno consentito la creazione di PRIMA, una fondazione ospitata a Barcellona dall’Unione per il Mediterraneo, che ho l’onore di presiedere”. L’Italia è capofila nell’agroalimentare e lo dimostra anche con il suo ruolo di leadership all’interno della Fondazione PRIMA. “Con un budget di mezzo miliardo di euro PRIMA contribuisce alla ricerca e all’innovazione nel Mediterraneo, con l’Italia che è leader -rilancia Riccaboni-  Gli italiani fanno molto bene sulle call, noi finanziamo solo sulla base di bandi, e siamo percepiti come Paese guida, con il maggior numero di coordinamento di progetti e ricercatori impegnati”. 

La cooperazione fa la forza

Condividere esperienze, modalità, innovazioni, è la via da seguire. Il comparto agroalimentare diventerà sempre più centrale nell’economia mondiale innanzitutto perché l’Europa avrà rapporti crescenti con l’Africa e poi perché il food sarà sempre più oggetto di regolamentazione per la necessità di garantire sostenibilità, tracciabilità, sicurezza. “L’agrifood è strategico perché è uno dei punti di forza della nostra economia e sarà al centro di trasformazioni profondissime nei prossimi anni -mi spiega Riccaboni- È nel nostro interesse come imprese andare in questa direzione sia perché l’Africa offre grandi opportunità, sia perché questa regolamentazione, che richiede innovazione, rischia di tagliarci fuori magari a vantaggio di altri. Quindi occorre farlo perché è utilissimo al nostro sistema economico”. Non possiamo rimanere tagliati fuori dall’innovazione che coinvolgerà l’agroalimentare. “Nel PNRR ci sono molte risorse per le filiere nel settore agrifood. Sull’innovazione in particolare fra le varie misure ce n’è una che prevede la costituzione di centri nazionali -sottolinea Riccaboni- Grandi programmi di ricerca su 5 temi ritenuti strategici: mobilità, medicina mRNA, biodiversità, high performing computing e agritech. Il centro nazionale sull’agritech riceverà un finanziamento da 2 a 400 milioni di euro con una serie di obiettivi da raggiungere. Questo è un esempio di come il Paese vede l’agrifood e agritech come il futuro”. I cambiamenti climatici stanno interessando molte zone dell’Europa, ecco perché cooperare con un Paese come gli Emirati diventa importante. “Noi come PRIMA abbiamo un programma in cui ci sono 19 Paesi del Mediterraneo allargato. Siamo partiti da poco, sicuramente potrebbe essere interessante cominciare ad allargare ad altre aree del mondo, perché qui negli Emirati lo stress idrico e problemi di tipo ambientale sono ancora più forti -mi dice Riccaboni- Stiamo cercando di definire dei meccanismi per coinvolgere gli Emirati nel nostro programma perché dalla partnership e dal confronto con Paesi diversi si può solo trarre beneficio. Per noi sarebbe utile perché qui potremmo imparare come si affrontano tematiche che stanno diventando attuali per tutti, non solo per il Sud ma anche per l’Europa del Nord”.

Emirati, frontiere dell’agricoltura e SDG

Gli Emirati sono un Paese che si estende su un’area desertica, soggetta a condizioni climatiche estreme. Il governo emiratino è da sempre impegnato nel cercare di rendere il proprio territorio più ospitale, favorendo l’uso di tecnologie applicate all’agricoltura. Il forum “People, Planet, Prosperity” al Padiglione Italia è stata un’occasione d’incontro e confronto su temi legati al futuro del settore agroalimentare. “Datemi l’agricoltura e vi darò la civilizzazione” con queste parole del padre fondatore Sheikh Zayed si apre l’intervento di Henda Mahmoudi ICBA (International Center for Biosaline Agriculture) rappresentante del team di ricercatori che studiano colture di piante non convenzionali, come salicornia o qinoa, capaci di resistere a stress climatici e alla salinità dell’acqua.

“Stiamo utilizzando tutte le tecnologie in grado di migliorare la vita degli agricoltori, aiutandoli a produrre raccolti in un ambiente in cui non sarebbe possibile coltivare -mi dice Mahmoudi- La nostra organizzazione è internazionale ed è ospitata negli Emirati. Lavoriamo in stretto contatto con il Ministero dei Cambiamenti Climatici e Ambiente guidato dalla Ministra Mariam Almheiri, che sta dando un forte impulso all’innovazione nell’agritech, creando un ecosistema che vede collaborare istituzioni, organizzazioni, università. Se non riusciremo a produrre in modo sostenibile non ci sarà abbastanza cibo per tutti. Guardiamo con interesse all’esempio italiano”. La capacità di visione che contraddistingue le azioni della leadership emiratina mette al centro l’innovazione, di cui il Paese intende diventare un hub.

“Visto che le nostre risorse naturali sono molto limitate, soprattutto l’acqua e la qualità del terreno, gli Emirati hanno creato un nuovo ministero dei Cambiamenti Climatici  e dell’Ambiente che ha il compito di affrontare le sfide che ci troveremo davanti nei prossimi 50 anni -mi racconta Muhammed Abdul Muhsen Alyafei, Vicedirettore Deptartment of Integrative Agriculture United Arab Emirates University– È possibile guardare con ottimismo ai prossimi 50 anni puntando su agritech e agricoltura di precisione, ma anche educando i giovani emiratini, ragazzi e ragazze, ad essere pronti e preparati, insegnando loro l’importanza del settore agroalimentare. Il tema dei cambiamenti climatici è importante perché molti dei nostri prodotti e delle varietà di flora e fauna potrebbero non sopravvivere di qui a 50 anni”. Il lasso di tempo a cui gli Emirati si stanno preparando oggi arriva al 2071. A guidare un cammino di cambiamento verso modelli sostenibili vi sono anche gli SDG. “Si vede come nel sistema alimentare l’Italia continui ad avere un ruolo chiave, riuscendo a riunire esperti da tutti i settori per confrontarsi e guardare alle problematiche con un approccio sistemico -mi spiega Paul Newnham, SGD2 Advocacy Hub– L’Expo è un altro straordinario esempio di confronto e dibattito. Questa settimana dedicata al cibo e all’agricoltura sta riunendo scienziati, chef, agricoltori, tanti politici, università, tutti assieme per cercare di accelerare il cambiamento e capire come produrre buon cibo, disponibile, a buon mercato, sano, accessibile per tutti”.

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