A Expo l’eccellenza delle Marche

La Regione Marche presenta all’Expo di Dubai le eccellenze del suo territorio, dall’industria navale al distretto biologico più grande d’Europa. E proprio nel corso del Regional Day Mirco Carloni, Vicepresidente della Regione Marche, sigla un importante accordo con Hamad Buamim, Presidente della Camera di Commercio di Dubai. Un’intesa sancita da un memorandum che avvia in maniera ufficiale la reciproca conoscenza sia dei sistemi economici sia delle caratteristiche produttive territoriali, per intensificare attraverso protocolli condivisi e adeguate. strategie promozionali i rapporti commerciali tra Emirati e Regione Marche. Un’azione di marketing da realizzare anche con campagne informative, workshop, visite di delegazioni nei due Paesi, incontri tra imprenditori emiratini e marchigiani.

“La firma con la Camera di Commercio di Dubai è un atto formale per riprendere l’amicizia profonda che ci lega da tanti anni con gli Emirati Arabi Uniti -spiega Carloni- Il nostro auspicio è che questo accordo possa far nascere delle relazioni, uno sviluppo per le nostre imprese e anche una collaborazione e un’attrazione di investimenti”.

Il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli in missione a Dubai mette in luce l’importanza dell’Esposizione Universale e delle iniziative regionali all’interno del Padiglione Italia. “Expo è un momento in cui l’Italia si mette in vetrina coi suoi prodotti migliori, quindi l’agroalimentare italiano c’è -dice il Ministro Patuanelli- Noi produciamo eccellenze e distintività che legano non soltanto i prodotti di grande qualità, ma la cultura del nostro territorio. E questo, ovviamente, crea valore aggiunto in Paesi come questi e in tutto il mondo”. Scopriamo di più sulle iniziative della Regione Marche, sugli eventi legati a prodotti agroalimentari come la pasta Spinosi e su forum dedicati a tecnologia blockchain e agricoltura promosso dall’Università di Macerata. 

L’intesa con la Camera di Commercio di Dubai

Per accrescere i legami le Marche puntano su un ecosistema che vede collaborare istituzioni, accademia, settore pubblico e privato. L’obiettivo è “mettere in campo il meglio che le Marche sanno fare attraverso anche le università e le imprese innovative, per iniziare una relazione e uno scambio di reciproca soddisfazione” evidenzia Carloni. Un sentimento di apertura espresso anche dal Presidente Buamim che vede nell’accordo appena firmato un incentivo alla collaborazione tra la Camera di Commercio delle Marche e Camera di Commercio di Dubai. L’obiettivo della Regione Marche è non solo aumentare la presenza di aziende marchigiane negli Emirati, ma anche attrarre investimenti in Italia. “La speranza è che diventi una possibilità di scambio di equity ed espansione nei mercati emiratini e anche come hub sui mercati mediorientali -afferma Carloni- A noi interessano due cose: una è l’attrazione di investimenti, l’altra la crescita sui mercati esteri. Questi due filoni per noi saranno alla base, con un accordo con cui abbiamo aperto la strada istituzionale entro la quale potranno operare le imprese”. Anche il Ministro Patuanelli vede buone prospettive per la Regione Marche e il suo tessuto imprenditoriale. “Credo che ci sia una grande potenzialità per le Marche negli Emirati Arabi Uniti. Vedo grande voglia da parte dei nostri imprenditori di essere presenti all’estero anche col supporto del ministero degli Esteri e dell’Ice -dice il Ministro Patuanelli- Le Marche sono una di quelle regioni che ha grandi capacità di produrre eccellenze sia nell’agroalimentare sia nelle macchine industriali e in tanti pezzi dell’economia italiana. Va supportata questa voglia di fare impresa all’estero e credo che il governo l’abbia fatto in questi anni in modo importante”.

Un brand per rilanciare le Marche

Al Regional Day e nel corso della partecipazione all’Expo le Marche presentano anche un brand che intende rilanciarne l’immagine a livello internazionale. Un logo che evidenzia le eccellenze che caratterizzano i settori vitali dell’economia regionale. “In occasione della partecipazione delle Marche a questa Expo la regione si è dotata di un nuovo marchio: ‘Marche Land of Excellence’, per esaltare il concetto di un territorio ricco di imprese eccellenti nei vari settori del saper fare -dichiara il Vicepresidente Mirco Carloni– Stiamo lavorando a una forte operazione di branding che possa caratterizzarci in tutto il mondo associando la nostra regione alla parola eccellenza”. Il valore strategico degli Emirati e in particolare modo di Dubai è quello di rappresentare un avamposto per affacciarsi sulla più ampia regione mediorientale. “Per noi Dubai è importante non solo perché è un teatro economico, ma anche perché è un hub per il Medio Oriente -afferma Carloni- Quindi, per alcuni prodotti ad alto valore aggiunto, di eccellenza, questo territorio rappresenta un’importante partnership da portare avanti. Inoltre, con il marchio ‘Marche Land of Excellence’, dove la parola eccellenza è trasversale, dalla meccanica di precisione ai mobili, passando per il fashion e il food, vorremmo racchiudere tutta quella che è la nostra identità e farla conoscere per valorizzarla”. Testimonial d’eccezione il CT della nazionale di calcio italiana Roberto Mancini che, in collegamento, ha esaltato le bellezze delle Marche raccontato come sia più facile parlare di una regione così straordinaria che decidere la formazione della Nazionale. Mancini farà di tutto per partecipare ai prossimi mondiali in Qatar e sebbene sia faticoso promette di mettercela tutta, per “portare le Marche al mondiale, come tutta l’Italia”. 

Un cooking show fra tradizione e innovazione

Il primo appuntamento ufficiale della missione del Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli è stato un cooking show con prodotti agroalimentari marchigiani allo Shangri-La Hotel di Dubai. L’evento ”From the seed to the Spinosini” ha aperto ufficialmente la settimana dedicata alla Regione Marche, all’insegna del buon cibo e dei prodotti agroalimentari di qualità. “Una bellissima serata di presentazione delle eccellenze marchigiane dell’agrifood con il marchio Spinosi, riconosciuto in tutto il mondo grazie anche al lavoro che Regione Marche sta facendo con il nuovo marchio ‘Land of Excellence’, che rappresenta effettivamente tutta la potenzialità e la capacità marchigiana di produrre eccellenze” dice il Ministro Patuanelli. L’azienda Spinosi ha ricevuto a Gulfood un riconoscimento importante quale prodotto alimentare più innovativo nel settore Health & Wellness con la nuova linea Zero+ a base di farina di lenticchie e legumi, ricca in proteine e priva di glutine.

Un cooking show che ha visto impegnati in prima persona nella realizzazione di un piatto anche il Ministro Patuanelli e il Vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni. Le possibilità di collaborazione tra Emirati e Italia, attraverso le sue realtà regionali, sono molteplici e vanno oltre le relazioni economiche per affrontare insieme le grandi sfide come sfruttamento sostenibile delle risorse, salvaguardia del pianeta e cambiamenti climatici.

“Ci sono collaborazioni con gli Emirati perché il loro modo di produrre cibo in un territorio così complesso dal punto di vista climatico ci mostrano quello che purtroppo potrebbe succedere anche nel nostro Paese: zone a rischio desertificazione, il cambiamento climatico che conosciamo tutti nella gravità dei problemi che crea, capire come si può produrre cibo in situazioni climatiche estreme è un modo anche per prevenire un po’ i danni che nel futuro potremmo avere nel nostro Paese” conclude il Ministro Stefano Patuanelli.

Agricoltura biologica a valore aggiunto

Il distretto biologico marchigiano, con i suoi circa 100mila ettari, è il più grande d’Europa. Aggrega 2.100 aziende grandi e piccole, con un fatturato che si aggira sui 100 milioni di euro. È stata scelta Dubai e la vetrina dell’Expo per presentarlo in anteprima mondiale. “Abbiamo scelto volontariamente di partecipare all’Expo nel periodo dedicato all’agricoltura e al cibo -afferma Carloni- Perché vorremmo illustrare alcune esperienze che la regione sta realizzando, grazie al coinvolgimento di molti attori, di alcune best practice che ci collocano in una posizione importante nel panorama nazionale ed europeo, sui temi della bellezza, dei nostri paesaggi e degli antichi borghi, ma soprattutto sul biologico, sicurezza alimentare, innovazione e digitalizzazione. Una best practice che vogliamo presentare è il Distretto Biologico delle Marche”.  Il distretto biologico ha l’obiettivo di mettere assieme dai grandi ai piccoli produttori, esaltare la biodiversità del territorio, offrire qualità, etica, sostenibilità. “Le Marche hanno una percentuale di superficie agricola utile biologica più alta di tutte le altre regioni rispetto alla superficie generale e questo distretto è il frutto di tanti sacrifici delle persone che hanno creduto e fatto la biodiversità -sottolinea Carloni- L’impegno era quello di creare una massa critica significativa anche dal punto di vista internazionale. Abbiamo fatto un’operazione di aggregazione di imprese, grandi come Fileni, ma anche piccole realtà”. Un modello che intende sostenere le aziende valorizzando il territorio e al tempo stesso dare al consumatore prodotti a valore aggiunto. “Ci caratterizza grande qualità di produzione, pensando al futuro. Grazie ad Expo, parte questa opportunità che poi diventerà un progetto di distretto del cibo che presenteremo per il Recovery Fund, quando uscirà il bando -aggiunge Carloni- Il nostro obiettivo non è un gesto di vanità, ma creare un vantaggio competitivo per i nostri agricoltori attraverso la percezione del consumatore, facendogli capire che un prodotto bio fatto nelle Marche ha maggior valore”. 

La nautica tra gli asset strategici 

Un altro asset strategico delle Marche è il settore della nautica, con 287 imprese che operano nel settore della cantieristica e della nautica. Al Padiglione Italia, sempre nel corso del Regional Day, l’evento “The Beauty of ships made in Marche” ha puntato i riflettori sulla produzione di yacht. “E’ risaputo che l’Italia è il primo produttore al mondo di yacht e la Regione Marche ha una posizione competitiva eccellente in termini di volume in questo settore -dice il Vicepresidente Carloni- Il mercato delle imbarcazioni di lusso è in espansione ed è compito della regione sostenere i nostri imprenditori”. Le Marche grazie alla realtà portuale di Ancona si apprestano a diventare un hub logistico importante a livello europeo e internazionale. “Il porto di Ancona è il primo porto dell’Adriatico, prima anche di Trieste, Venezia, Ravenna, Bari, e ci lavorano ogni giorno 6.500 persone, tra i vari cantieri, primo tra tutti l’ex Cantieri Navali Riuniti, oggi Fincantieri, che realizza navi da crociera e yacht da diporto che ha circa 2.700 dipendenti, e poi tre cantieri da 500 dipendenti e altre realtà più piccole” afferma il Consigliere Regionale Carlo Ciccioli. Il porto di Ancona si prepara a diventare un hub logistico importantissimo perché “è stato scelto quale terminal centrale sull’Adriatico per la Via della Seta”, aggiunge Ciccioli. A tal scopo sarà realizzato un potenziamento infrastrutturale che punta a migliorare la viabilità, con uno stanziamento dell’ANAS di 100 milioni per la costruzione di un tunnel che collegherà il porto direttamente alla viabilità nazionale. “La nautica è uno dei nostri cluster soprattutto perché abbiamo la supply chain di artigianalità e innovazione. La nostra può essere una posizione strategica anche per l’attrazione di investimenti” conclude Carloni.

Blockchain e settore agroalimentare

Nel Regional Day delle Marche è stato anche presentato il progetto europeo Trust coordinato dall’Università di Macerata che riguarda l’applicazione della blockchain in alcune industrie tra cui food, moda e altri settori importanti per il Made in Italy prodotto nelle Marche, dalle calzature, alla meccanica, dalla nautica al cibo. Un progetto che coinvolge istituzioni accademiche e non, realtà imprenditoriali di Italia, Belgio, Spagna, Francia, Israele e Cina. Le applicazioni della tecnologia blockchain nella catena di fornitura del settore agroalimentare è molto importante e vi sono prospettive di implementazione decisamente ampie perché la tracciabilità è un valore fondamentale, sia per le imprese, sia per la fiducia dei consumatori. La blockchain rappresenta un database decentrato, visibile e non modificabile, che vede sempre maggiori applicazioni nell’agrifood.

“Da un lato le imprese hanno la necessità di capire la provenienza di tutte le componenti e degli ingredienti dei prodotti. Inoltre, seguire la catena di produzione consente di avere tutele in termini di anti-contraffazione, marchi di origine e, in caso di danni alla salute, rintracciare rapidamente i prodotti -mi spiega Francesca Spigarelli, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata Unimc- Dall’altra parte i consumatori hanno la possibilità grazie alla tracciabilità di risalire sia all’origine del prodotto per motivi di qualità sia capire chi sono i produttori, e quindi conoscere aspetto di tipo etico sui valori abbracciati dalle imprese. Poi con la blockchain hanno anche la possibilità di un approfondimento diretto di componenti e ingredienti della produzione”. L’utilizzo della tecnologia blockchain non trova solo applicazioni per una questione legata alla tutela dell’impresa in senso stretto, quindi prevenendo contraffazioni, tutelando marchio, origine e produzione, ma sempre più come strumento di marketing, per conoscere meglio il cliente, grazie ad un’interazione più profonda e a una maggiore customizzazione.  “Con i QR code generati direttamente dalla blockchain è possibile per ogni cliente risalire a tutta la filiera di produzione e anche rintracciare le preferenze dei consumatori, da come hanno usato il prodotto a quali siano i gusti, anche in termini di packaging -mi spiega la Prof. Spigarelli- Quindi c’è questa transizione da uno strumento necessario per organizzare la filiera a uno strumento di marketing e comunicazione”. 

Blockchain e aspetti legali

Esistono però delle difficoltà legate alla complessità dei tanti attori coinvolti e una catena del valore molto globale e sempre più transnazionale. “Ancora non siamo arrivati ad avere uno sviluppo completo della blockchain soprattutto per problemi di tipo legale, di normativa, e anche per problemi legati al fatto che la blockchain è una sorta di replica del mondo reale, quindi sebbene si tratti di un sistema di archiviazione e catalogazione di dati ufficiali e non modificabili, è un digital twin -conclude Spigarelli- Bisogna ancora trovare il modo per certificare che vi sia perfetta aderenza tra il mondo reale e la replica digitale”. È ancora presente un vuoto normativo a livello nazionale ed europeo.

“Le criticità sono legate alla veridicità dei dati inseriti nelle blockchain, perché se è vero che i dati una volta immessi sono immodificabili, bisogna però avere la certezza che quelli inseriti la prima volta siano corretti, anche a tutela del consumatore -mi dice Pamela Lattanzi, Pfofessoressa Ordinaria di Diritto Agrario Unimc- Poi esistono anche il problema del segreto industriale e la protezione dei dati personali. Per queste criticità c’è bisogno di un intervento normativo, oppure con degli standard delle parti private”. Tanti i benefici che derivano dall’uso della tecnologia blockchain nel settore agroalimentare: tracciabilità dell’intera filiera da parte delle autorità e degli stessi operatori, facilitando il richiamo dei prodotti insicuri, garanzia della conformità dell’etichettatura, tutela delle denominazione d’origine protetta e delle indicazioni geografiche protette che nel nostro Paese hanno un rilievo importantissimo. Un’operazione di trasparenza per consumatori e autorità, garantita dalle tecnologie.

Blockchain e attività di ricerca

“La nostra attività di ricerca è nella convergenza tecnologica verso il mondo blockchain di altre tecnologie, l’IoT in particolare” mi racconta Emanuele Frontoni, Professore Ordinario di Computer Science Unimc. Nel food l’applicazione della blockchain significa eliminare l’intervento dell’uomo dalla responsabilità di scrivere materialmente le informazioni. Nel trasporto di cibo, ad esempio, sono sempre più i sensori a scrivere dati. La certificazione del trasporto, con tutti i dati provenienti dai sensori vengono scritti su blockchain che ne determinano la fiducia.

“L’altro grande tema è l’Intelligenza Artificiale che da un lato è ghiotta di dati, ed è rischioso che siano tutti in mano ad uno -mi spiega Frontoni- quindi questa distribuzione del dato permette di non avere una situazione bloccata in cui qualcuno abbia i dati e qualche altro gli algoritmi. Questa maggiore democraticità dell’approccio blockchain ci garantisce anche per addestrare meglio gli algoritmi che magari fanno previsioni di vendita nel food, o analisi di anomalie nella tracciabilità, facendo manutenzione predittiva della blockchain per prevenire eventuali errori”. L’Italia esprime grande competenza in questi settori a livello europeo, e lo dimostra il progetto Trust finanziato dall’Unione europea. Ma l’Italia è anche eccellenza sulla social science. Nelle Marche le micro-imprese collaborano strettamente con gli atenei perché solo così possono riuscire a fare ricerca e sviluppo. “I fondi del PSR vengono dati al mondo dell’agricoltura con uno sguardo più ampio a tutte le tecnologie applicate ad essa anche e soprattutto per volontà europea. E fondi destinati all’agritech sono anche pezzi del PNRR, portando anche piccole imprese a fare sperimentazioni sull’olio, sul vino -conclude Frontoni- I-Wine, il più grande software di tracciabilità e gestione delle cantine e del vino, nasce a Iesi nelle Marche ed è diventato leader europeo. E anche il Distretto del biologico ci ha permesso di fare tanto software perché in quel settore in cui tracciabilità e certificazione è molto presente”. 

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