Il mondo a portata di assaggio

A Dubai si è appena conclusa Gulfood, la più importante fiera agroalimentare del Medio Oriente. Cibo e specialità da 85 Paesi, 2.500 aziende presenti, di cui 120 italiane. Il secondo grande evento internazionale in presenza dall’inizio della pandemia. Rigidi i protocolli di sicurezza in un Paese che ha già quasi raggiunto l’obiettivo di vaccinare il 50% della popolazione. Una 26esima edizione di Gulfood all’insegna della sicurezza con obbligo di indossare le mascherine, distanziamento sociale di almeno 2 metri, contingentamento dei visitatori negli stand e nei padiglioni, disinfezione degli ambienti. “Organizzare una fiera così importante in presenza ma nel rispetto di tutte le regole e le procedure previste dalle autorità emiratine, che tra l’altro vengono rispettate, -mi spiega Nicola Lener, Ambasciatore d’Italia ad Abu Dhabi- è un’indicazione che si può tornare alla normalità gradualmente, visto che le condizioni del Paese e il numero di contagi lo consentono”. Purtroppo a causa del lockdown e del blocco dei voli imposto dalle autorità israeliane è stata annullata la partecipazione di Israele.

Incontri, workshop, forum, talk, hanno favorito relazioni e scambi d’idee tra delegazioni governative, esperti, capitani d’industria e chef sulle nuove tendenze del food & beverage e sull’impatto decisivo dell’innovazione nel settore agroalimentare. Dubai si conferma hub del food e del commercio internazionale, con una posizione sempre più dominante non solo nel Golfo ma in tutta l’area del Medio Oriente, Nord Africa e Sud dell’Asia. Gulfood la piattaforma ideale per stringere relazioni e affacciarsi ai mercati di questa porzione di mondo.

Tanti i padiglioni nazionali, dal Giappone al Brasile, dall’Egitto alla Russia. Un trionfo di prodotti, sapori, profumi, specialità. L’Italia, il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione d’origine e ad indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea, con la sua capacità di coniugare qualità, tradizione e innovazione, ha avuto un ruolo da protagonista a Gulfood. “È un bel segnale di ripartenza e dimostra che in sicurezza si può anche fare una fiera in presenza” dice Amedeo Scarpa, Direttore dell’Ufficio ICE di Dubai. Scopriamo di più sull’Italia, sui rapporti commerciali con gli Emirati, su Expo 2020 e sul Padiglione dell’Italian Trade Agency (ICE) con l’Italian Food Lab in cui si sono svolte degustazioni di prodotti Made in Italy e master class con chef italiani stellati.  

Boom della pasta italiana negli Emirati

“Cereali e grano sono una delle voci dell’export italiano negli Emirati che ha registrato il maggior incremento nel 2020, nonostante la pandemia -mi racconta Amedeo Scarpa, Direttore dell’Ufficio ICE di Dubai- Farina e prodotti di pasticceria sono aumentati del 17%, i cereali sono cresciuti del 13% e, grande leader la pasta, le cui esportazioni sono cresciute del 30%. È un driver importante in un mercato come quello emiratino e ha parzialmente attenuato il -17,9% complessivo subìto dalle esportazioni del nostro settore agroalimentare in questo Paese”.

La pasta ha trionfato con il Pasta Challenge anche al Food Lab dell’Italian Trade Agency, una competizione tra gli chef dei migliori ristoranti italiani di Dubai organizzata in collaborazione con la fiera Tuttofood che si svolgerà il prossimo ottobre a Milano. 

A Gulfood c’è “la conferma della forza della nostra produzione agroalimentare, della nostra capacità di innovare e della nostra instancabile tendenza verso la qualità, che si declina sempre più come sostenibilità e salute. In questo noi italiani siamo dei trend setter, stabiliamo i parametri di riferimento” afferma Nicola Lener, Ambasciatore d’Italia ad Abu Dhabi.

E-commerce e nuovi canali distributivi

L’Italia rifornisce con prodotti di alta qualità i ristoranti di Dubai da anni. La pandemia ha colpito duramente proprio il settore della ristorazione e dell’ospitalità, per questo i fornitori hanno cambiato strategia rivolgendosi ai supermercati e alla grande distribuzione, raggiungendo così in modo diretto i consumatori.

“Quest’anno puntiamo molto su un recupero del canale HO.RE.CA., quindi della ristorazione, -puntualizza Amedeo Scarpa  Come Italia avevamo prodotti premium i cui clienti ed amplificatori erano soprattutto i ristoranti di Dubai, una città che vive di mobilità e di turismo. Così nel momento in cui c’è stato il lockdown siamo stati molto penalizzati, anche perché noi non vendiamo farine di massa o riso, ma riso per risotti”. Le catene della grande distribuzione stanno ampliando la propria offerta di alta qualità ed è lì che si troveranno sempre di più i prodotti italiani, anche grazie ad accordi favoriti dall’Italian Trade Agency. La pandemia ha anche modificato le abitudini dei consumatori e ha fatto aumentare del 255% le vendite di cibo e bevande online negli Emirati Arabi Uniti, con volumi pari a 412 milioni di dollari, secondo i dati diffusi da Euromonitor. “Digitalizzarsi è fondamentale nel settore alimentare, anche per l’Italia” dice Nicola Lener. “L’altro canale sul quale investiremo sarà quello dell’e-commerce -rilancia Amedeo Scarpa– Sempre più piattaforme, anche locali, propongono prodotti di nicchia per fare ad esempio cucina tipica italiana a casa”. Ecco che education e selling sono destinati a diventare driver decisivi per i prodotti Made in Italy negli Emirati, con box per cucinare a casa piatti italiani, come ad esempio una buona pasta con il pomodoro o con il pesto. 

Zero Waste, non si butta via niente

La sostenibilità è un’altro tema forte nel settore agroalimentare. Nel corso della fiera grazie alla presenza di chef stellati come Marco Sacco e Norbert Niederkofler che hanno rispettivamente due e tre stelle Michelin, l’Italian Trade Agency ha voluto far passare il concetto dello zero waste.

“Noi vorremmo lanciare nell’anno di Expo 2020 insieme con Ambasciata, Consolato Generale e Istituto Italiano di Cultura, questa idea culturale italiana che il cibo è troppo buono per buttarlo via, compresi gli avanzi -prosegue Amedeo Scarpa. Con i nostri chef stellati all’Italian Food Lab abbiamo fatto vedere come non si butti via niente”. Gli Emirati registrano un tasso doppio di spreco alimentare rispetto a quello italiano ed europeo. Trasmettere l’idea del riutilizzo degli ingredienti, anche di quelli più poveri e delle pietanze avanzate il giorno prima, è importante. L’abbattimento degli sprechi è connaturato nella cultura gastronomica italiana, tanto che ogni regione ha le sue ricette che prevedono il riutilizzo di ingredienti avanzati che cucinati assieme ad altri, trovano nuova vita all’interno di nuovi piatti. 

Cibo sano e prodotti biologici

Con la pandemia nel 2020 si è registrato negli Emirati un aumento dei consumi di cibi sani, freschi e biologici. Le vendite di cibi quali frutta, verdura, frutta secca e semi, olio di oliva, hanno raggiunto 490 milioni di dollari e un incremento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Le vendite dei prodotti bio sono cresciute dell’8,7% attestandosi su 34 milioni di dollari. “L’Italia ha circa 80mila aziende biologiche, tutte con certificazione di processo e di origine del prodotto (IGP, DOP, STG, ecc.) -mi racconta Amedeo Scarpa– Dobbiamo difendere l’originalità di questi prodotti, il 100% Made in Italy significa anche combattere l’Italian Sounding”. Gli chef italiani stellati e gli chef dei più famosi ristoranti italiani di Dubai impegnati al Food Lab dell’Italian Trade Agency hanno fatto un’instancabile azione di educazione alimentare, promuovendo concetti quali zero waste, 100% italiano ed enfatizzando il valore aggiunto dei prodotti biologici. A Gulfood, conclude Amedeo Scarpa, “il claim dell’Italia ad Expo 2020 Beauty connects People abbiamo voluto declinarlo così: Italian Food connects People”.