Gli Emirati attirano cervelli

Gli Emirati cambiano la legge sulla cittadinanza offrendola a talenti, investitori e professionisti stranieri che contribuiscano al progresso del Paese. Un modo efficace per attrarre cervelli che potranno stabilire radici più profonde negli Emirati e godere della doppia cittadinanza, senza dover rinunciare a quella del Paese d’origine. Possono aspirare a diventare cittadini emiratini innovatori, talenti, investitori e professionisti tra cui medici, scienziati, ingegneri, artisti, autori, creativi, assieme alle loro famiglie. Non sarà però possibile fare richiesta di cittadinanza. L’elegibilità viene stabilita direttamente dalla casa reale, da componenti dell’esecutivo federale, dai consigli esecutivi dei singoli emirati, dalle corti locali.

Il provvedimento appena approvato punta ad accogliere un’immigrazione selezionata e altamente qualificata che potrà stabilirsi con coniugi e figli al seguito. La contropartita è la partecipazione attiva alla crescita economica e allo sviluppo di una nazione che con poco meno di 10 milioni di abitanti, ha una popolazione composta quasi per il 90% da residenti stranieri, che rappresentano il vero motore dell’economia emiratina. In genere chi risiede negli Emirati ha visti rinnovabili ogni tre anni, legati al proprio impiego. Ma proprio questo tipo di politica dei visti di breve durata ha finora impedito un’immigrazione stanziale, che faccia progetti a lungo termine e sia propensa ad investire in proprietà immobiliari, sviluppando un senso di appartenenza e attaccamento al Paese. Gli emendamenti approvati dallo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai, rappresentano una vera rivoluzione e produrranno un significativo aumento della popolazione.

Coloro che daranno molto agli Emirati in termini di innovazione, expertise, ingegno, imprenditorialità, creatività, potranno considerare il Paese la propria casa. Un percorso di modernizzazione che passa anche attraverso modifiche apportate di recente al diritto di famiglia e ai diritti della persona. Vediamo insieme chi abbia i requisiti per ottenere la cittadinanza emiratina e quali cambiamenti siano stati finora apportati al modello stesso di società negli Emirati. 

Una decisione forzata?

Anche se i dettagli di questo nuovo provvedimento devono ancora essere definiti, i cambiamenti annunciati daranno notevole impulso all’economia emiratina, finora eccessivamente dipendente dagli idrocarburi. Una decisione che avrà conseguenze nel medio e lungo periodo perché attrarrà investimenti e imprimerà una netta accelerazione al processo di diversificazione già avviato. Si è davvero trattato di una decisione forzata? Secondo alcuni analisti la concessione della cittadinanza agli stranieri è stato un passo inevitabile, accelerato dal processo recessivo innescato dalla pandemia e dal crollo del prezzo del greggio. La diversificazione è ormai un imperativo categorico per gli Emirati e per i Paesi dell’area GCC, perché il mondo è sempre più orientato ad una visione integrata della transizione energetica e climatica, con l’abbandono dei combustibili fossili. Anche Arabia Saudita e Qatar hanno offerto permessi di residenza permanente ad alcuni expat, dando l’opportunità a persone benestanti di rimanere in pianta stabile. Di fatto con questi provvedimenti è venuto meno un tabù, anche se molti figli di espatriati, nati e cresciuti negli Emirati, ad oggi non hanno un percorso chiaro che garantisca loro l’ottenimento dello status di cittadini emiratini. Non è ancora chiaro se chi otterrà la cittadinanza potrà godere di tutti i diritti e i privilegi riservati agli emiratini. 

Chi aveva finora diritto alla cittadinanza? 

Prima di questa riforma avevano diritto alla cittadinanza le mogli di emiratini, i figli di padre emiratino, espatriati di lunga data in possesso di decreto presidenziale. I figli di madri emiratine non sposate con locali, non diventano automaticamente cittadini emiratini, ma devono fare formale richiesta e il loro processo di naturalizzazione può anche durare molti anni. 

Quali i requisiti per essere cittadino emiratino?

L’elegibilità viene decisa in modo insindacabile dal governo federale degli Emirati, o dalle istituzioni dei sette stati della federazione. Nessuno potrà fare autonomamente richiesta della cittadinanza emiratina. I requisiti richiesti sono svariati e cambiano a seconda della categoria. Gli investitori devono possedere un bene immobile sul territorio emiratino. Medici e professionisti devono essere specializzati in un solo settore specifico, o in un ambito giudicato importante per gli Emirati; devono aver dato contributi significativi e compiuto attività di ricerca nel proprio campo e maturato almeno 10 anni di esperienza, nonché essere membri di gruppi o organizzazioni di prestigio. Gli scienziati devono aver condotto attività di ricerca nelle università, o in centri privati; aver ottenuto riconoscimenti o vinto premi importanti e avere anch’essi almeno 10 anni di esperienza nel proprio settore di competenza ed esibire una presentazione ufficiale di enti o corporazioni di respiro internazionale. Le persone di talento devono aver brevettato invenzioni e soluzioni registrate presso il Ministero dell’Economia e del Commercio federale, o presso enti e organizzazioni internazionalmente riconosciuti ed esibire una raccomandazione del Ministero. Intellettuali ed artisti devono essere stati insigniti di uno o più premi internazionali ed avere una lettera di presentazione da parte delle istituzioni governative del Paese di provenienza. Chi verrà naturalizzato dovrà giurare fedeltà, rispettare le leggi emiratine e informare le autorità governative nel caso acquisisca o perda un’altra cittadinanza. Infrangere anche solo una delle condizioni comporta la revoca della cittadinanza emiratina. 

Un percorso graduale di riforme fino alla cittadinanza 

Tanti i passi fatti finora dalla leadership emiratina e soprattutto dall’emirato di Dubai, che più della capitale Abu Dhabi risente del contraccolpo dato dal coronavirus all’economia. Si va dal 100% di proprietà dei business agli stranieri (mentre prima era necessario che un partner locale detenesse il 51% della società, se istituita fuori dalle free zone), ai Golden Visa, visti della durata di 10 anni, concessi a determinate categorie di professionisti e a chi possieda specifici titoli di studio, quali ad esempio il dottorato. E ancora, dai visti di 5 anni studiati apposta per i pensionati affluenti ai visti per digital nomad, ossia coloro che scelgano il territorio emiratino per lavorare da remoto, fino ai visti di 5 o 10 anni pensati per attrarre imprenditori che decidano di investire nel Paese un capitale minimo di 1,4 milioni di dollari per 5 anni o 2,8 milioni di dollari per 10 anni.