Il vaccino anti-covid cinese

Gli Emirati hanno distribuito le prime dosi del vaccino anti-covid sviluppato dalla casa farmaceutica cinese Sinopharm. Immunoprofilassi che ha superato la fase 3 della sperimentazione nel Paese. 30.000 tra militari, personale medico, poliziotti, funzionari civili e membri del gabinetto federale emiratino sono stati immunizzati. Anche il Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai, sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum e lo sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan, Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Vice Comandante delle Forze Armate e principe ereditario di Abu Dhabi sono stati vaccinati nei giorni scorsi.

Ma la lotta al coronavirus vede gli Emirati lavorare a stretto contatto anche con Israele per lo sviluppo di un test rapido basato sull’analisi del respiro, una sorta di etilometro, capace di determinare in 30 secondi l’eventuale positività al COVID-19. Tempi decisamente ridotti rispetto alla media di 24 ore necessarie per ottenere i risultati dei tamponi molecolari oro-faringei. E proprio questo test rapido potrebbe rivelarsi prezioso per combattere il SARS-CoV-2 ben oltre il solo Medio Oriente. La cooperazione tra nazioni è l’unica via per arginare la diffusione dei contagi. Scopriamo di più su questo vaccino cinese e sulle sue potenzialità. 

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Un vaccino anti-COVID sicuro

Quello della Sinopharm è un vaccino inattivato che ha superato la fase 3 dei trial negli Emirati Arabi Uniti, con esiti molto promettenti. Si è dimostrato sicuro ed efficace. In un caso in Messico ha dato prova di un’efficacia del 100%. L’immunoprofilassi della Sinopharm è stata somministrata in Cina a 56.000 persone che hanno viaggiato all’estero senza infettarsi. È stato dato a medici in prima linea nella lotta al covid, a diplomatici che si trovano in Paesi molto colpiti dalla pandemia, al personale che lavora nella Belt and Road Initiative, la nuova via della seta. Al tempo stesso la Cina sta lavorando per riuscire a produrre anche un vaccino a mRNA, lo stesso metodo di quello sviluppato dalla Pfizer. Rispetto alla vaccinazione inattivata quella a mRNA può stimolare sia l’immunità cellulare, sia quella degli anticorpi, meglio della sola risposta degli anticorpi. Una delle sfide dei vaccini a mRNA è la temperatura di conservazione a -70 gradi.