A Vienna si è da poco concluso Be Open, il festival della scienza. Un’iniziativa che punta a promuove la ricerca e a sensibilizzare un pubblico sempre più ampio sul valore dei finanziamenti ad un settore così vitale e importante per costruire un futuro migliore. Innovare e fare scoperte con cui la nostra società può compiere balzi in avanti e conquiste di rilievo, migliorando la qualità della nostra vita, sono i capisaldi su cui si fonda il Be Open Festival. La manifestazione è organizzata dal Fondo per la Ricerca Austriaco (FWF Fonds zur Förderung der wissenschaftlichen Forschung), che festeggia il suo 50esimo anniversario. È il più importante fondo in Austria per il sostegno alla ricerca di base, finanziato dal Ministero federale dell’Istruzione e della Ricerca Scientifica. Un flusso di denaro che viene erogato non solo alle università, ma anche agli istituti di ricerca non universitari, attraverso il quale si sovvenziona l’attività tanto delle facoltà scientifiche e ingegneristiche, quanto di quelle sociali e umanistiche. Si coprono tutte le possibili aree di ricerca, dalla fisica quantistica alla ricerca genetica, dall’arte all’archeologia, dalla filosofia, alla demografia, fino all’oceanografia e allo studio dei cambiamenti climatici. A riprova dell’azione multidisciplinare del fondo i 18 padiglioni allestiti a Maria-Theresien-Platz, nel cuore della capitale austriaca, in occasione di Be Open.
Ciascun padiglione è dedicato ad una delle aree di ricerca, con 150 progetti che spaziano dall’Università di Innsbruck alla Fachhochschule di St. Pölten, da un centro di ricerca come il CeMM (Centro di Ricerca per la Medicina Molecolare), alla facoltà di medicina dell’Università di Vienna.
Un festival che si ripropone di far comprendere a un sempre più ampio numero di persone l’importanza del fondo e stimolare sponsorizzazioni da parte di organizzazioni e aziende private ma anche donazioni da parte dei cittadini. Altro obiettivo anche quello di promuove il lavoro di squadra, perché il raggiungimento di traguardi sempre più significativi è possibile solo grazie al lavoro di un team, quanto più internazionale possibile. Storicamente l’Austria è famosa per aver formato generazioni di scienziati di caratura internazionale, ma adesso punta anche a diventare un Paese che ospita e attrae talenti da tutto il mondo. Scopriamo insieme tutti i numeri del festival e quanta Italia vi sia nella ricerca austriaca.
Tutti i numeri del festival
30.000 visitatori e centinaia di ricercatori hanno trasformato Maria-Theresien-Platz in un giardino di curiosità e fascinazione, in uno spazio aperto dedicato alla scienza e alla nostra società.
Un momento di riflessione e di scoperta, che ha coinvolto non solo ricercatori e accademici, ma anche tantissimi giovani studenti di elementari, medie e liceo, esperti del settore, semplici appassionati e molta gente comune.
Oltre 1.500 bambini dagli 8 ai 12 anni, provenienti da 80 scuole. Inoltre un padiglione interamente dedicato ai più piccoli, sotto i sei anni di età.
Ad inaugurare il Be Open Festival il Presidente Federale Alexander Van der Bellen, rappresentante di rilievo del mondo accademico austriaco, ha ribadito la volontà dell’Austria di affermarsi sempre di più come Paese di elezione delle menti più brillanti d’Europa e del mondo, offrendo loro infrastrutture e adeguato supporto economico per favorire la loro opera di ricercatori. Significative le parole del Presidente Van der Bellen che, pur considerando importante l’eventuale raddoppio del budget stanziato per il fondo destinato a finanziare la ricerca, prende atto che tale somma sia comunque esigua rispetto alle risorse di cui dispongono altri ministeri. L’auspicio del Presidente è quello di ottenere in un futuro prossimo molte più risorse.
La ricerca è donna, italiana
La ricerca in Austria offre molto spazio alle donne. Anche all’interno del fondo FWF si registra un 50% di presenze femminili in ruoli chiave. Non si tratta di quote rosa, ma di spazio che molte donne hanno saputo conquistare grazie alle loro capacità e competenze.
Tra queste donne nutrita è la componente di ricercatrici e accademiche e scienziate italiane con incarichi di spicco. La Prof.ssa Maria Sibilia guida la ricerca sul cancro all’Università di Vienna, dove si è trasferita dal 1993. Ha raggiunto risultati significativi nell’ambito delle terapie biologiche e dell’immunoterapia.
Emanuela Bianchi, laureata in fisica all’Università di Roma La Sapienza svolge dal 2009 attività di ricerca sulla materia soffice. In questa occasione ha vinto il premio START-Grant che finanzierà ulteriormente il suo progetto con applicazioni tecnologiche come filtri, sensori, catalizzatori.
La trentenne Deborah Capecchi laureata in fisica a Pisa, sta facendo il suo dottorato all’Università di Innsbruck, con una ricerca sulla super-conduttività.
L’Austria non investe solo nella ricerca applicata, il cui impatto sul PIL è immediato, ma anche su quella di base, che pur non avendo ricadute economiche nel breve periodo, innesca un flusso virtuoso di sperimentazione dal quale possono nascere nuove possibilità e svolte inattese per un futuro migliore.