La musica jazz ce l’ha nel sangue Francesco Cafiso, si capisce subito non appena inizia a suonare il suo sax contralto. Il sassofono non è per Francesco un semplice strumento, ma una parte del suo corpo, una porzione della sua anima.
Mentre suona a Palazzo Metternich, nel salone dell’Ambasciata d’Italia a Vienna, sembra dialogare con il pubblico attraverso la sua musica. Sì, con il sax Francesco riesce a parlare, e le sue note toccano il cuore, emozionano e coinvolgono, con ritmo incalzante, con la stessa energia che caratterizza la sua terra, la Sicilia. C’è il calore del sole, il rumore del mare, il profumo del degli agrumi, l’intensità delle erbe aromatiche mediterranee, la forza potente e terribile dell’Etna, nella musica di Francesco Cafiso.
Oggi ha ventisei anni, ma ha imparato a suonare quando ne aveva soltanto sei. È stato proprio lui a chiedere al padre un sax, nessuno ha pilotato i primi approcci di Francesco con la musica. È così che ha cominciato, ed è così che quasi subito ha scoperto che suonare era ciò che voleva fare nella vita. Ha iniziato in tenera età a calcare i palcoscenici italiani e internazionali: aveva soltanto nove anni.
Appena tredicenne lo nota Wynton Marsalis, che lo chiama a partecipare al suo tour europeo. Un bambino prodigio, un musicista talentuoso che ha dimostrato, precocissimo, di padroneggiare le note e la musica piegandole alla sua creatività. “Il sassofono è parte di me, un prolungamento del mio corpo –racconta Francesco Cafiso- È il mezzo che meglio mi consente di esprimere tutto me stesso, la mia personalità artistica e umana. La musica per me è tutto, è in ogni cosa che faccio, in qualsiasi circostanza, e il sassofono è lo strumento con cui traduco le mie emozioni in musica”.
Nel concerto viennese c’era una platea molto selezionata ad ascoltare il musicista siciliano. “Ho trovato un pubblico caloroso e attento –dice Francesco– il meglio a cui potessi aspirare. Qui a Vienna la musica è molto più valorizzata che in Italia, c’è una grande educazione all’ascolto. Ho trovato l’esperienza stimolante”.
Francesco e il suo sax sono stati stimolati dalla platea colta e sensibile. Anche il pubblico viennese, però, si è lasciato trasportare dal ritmo travolgente di alcuni brani de “La Banda”, uno dei tre album di cui si compone la nuova produzione discografica di Francesco,“3” appunto. Un’avventura musicale che lo ha visto impegnato contemporaneamente anche in veste di compositore e arrangiatore.
Il luogo in cui è nato e in cui è cresciuto, la Sicilia, è molto presente nei suoi ultimi tre dischi: “Ho scritto tanti brani ispirandomi ad essa cercando di evocare suoni, immagini, profumi e colori tipici –mi spiega Francesco- In particolare il mio disco La banda è dedicato alla Sicilia in memoria del legame che unisce la mia terra al jazz. Descrivo in musica la mia terra meravigliosa, ma purtroppo molto dura e piena di contraddizioni”.
“La Banda” è un album quasi filmico, che si compone di un susseguirsi di sequenze, tutte a tinte vivide, “brani che hanno un forte potere evocativo –sottolinea Francesco- brani che suggeriscono delle immagini. La melodia è l’ingrediente principale che dà una forte identità alla musica. Si tratta del dipinto della mia Sicilia: undici fotogrammi che si susseguono, una suite che descrive l’isola”.
Francesco Cafiso ha suonato assieme a Mauro Schiavone che lo accompagnava al pianoforte. Il duo sax e piano, ha stregato il pubblico, proponendo brani contenuti all’interno del ultimo lavoro “3”. A tratti la melodia esprime gioia, un incalzare brioso e solare, a tratti, invece, domina un’atmosfera più intimista, pervasa da una vena malinconica, come nel brano “La festa”.
“La mia musica, nella sua eterogeneità, rappresenta il mio modo di vivere e sentire la musica oggi, è la fotografia attuale di Francesco Cafiso –evidenzia il giovane musicista siciliano- Questi ultimi tre anni sono stati molto importanti per me, mi hanno donato nuove e molteplici lenti attraverso cui guardare all’arte nella sua totalità: c’è stato un grande lavoro d’introspezione ed è stato un periodo molto fertile da un punto di vista compositivo. Questi tre album sono come i tasselli di un puzzle che, se ricomposti, formano la mia personalità e concezione artistica”.
I brani di Francesco riflettono la sua personalità e i suoi stati d’animo. La sua musica è il suo linguaggio dell’anima. Così al termine del concerto, quando concede i bis, sembra proprio che attraverso la sua fisicità e il suono del suo sassofono la platea capisca esattamente cosa fare: battere le mani a tempo, seguire il ritmo con i piedi, rispondere alla fine con un applauso scrosciante.