Inside a Van Gogh painting

You can walk into alive Vincent Van Gogh paintings in Dubai. Infinity Des Lumières provides such a new, immersive experience at the Dubai Mall. Is this immersive experience going to be the future of art? Experts are wondering why living Vincent Van Gogh paintings are increasingly gaining ground. Currently, there are at least two ongoing exhibitions in New York similar to that on show in Dubai. Purists turn up their nose, but the main point is: will these initiatives strengthen art? The general public cling to these out of any classic standard exhibits because in the selfie society any chance to share the most spectacular moment on social media is not to be missed. 

The experience at Infinity Des Lumières, the largest digital art center in the Middle East, is not without such indulgence, not surprisingly suggesting every once and again photogenic spots for best ever selfies. You can even find a room full of mirrors with the ubiquitous spot where to take the perfect selfie. These exhibitions seem to bring closer to art people who would not otherwise be even driven by the desire to enter a museum or a gallery. Music and animations do the rest, making painting accessible and attractive, expanding its imaginative power. If these immersive digital experiences deserve a credit, it’s because they contribute to making art accessible for a general audience, tweaking it to 21st century communication, with technology and innovation increasingly becoming a cultural paradigm.

Digital art galleries like these do not replace museums and original artworks, with their depth and materiality. They represent instead a different consumption of art, all experiential, intended for an audience used to interacting with technology. Being immersed in famous paintings is what people want to experience, a result achieved with high-resolution image animations projected on giant screens. Let’s go and see how digital art galleries work, some of the most evocative images and what are the other exhibitions currently on show at the Infinity Des Lumières digital gallery in Dubai.  Continua a leggere



Dentro un Van Gogh

A Dubai si può entrare nelle opere di Vincent Van Gogh. Infinity Des Lumières, al Dubai Mall, offre questa nuova esperienza immersiva. Sarà il futuro dell’arte? Gli esperti si interrogano su questo fenomeno che sta prendendo sempre più piede. Infatti, vi sono almeno due mostre simili a quella di Dubai in corso a New York. I puristi storcono il naso, ma l’interrogativo principale è: l’arte grazie a queste iniziative ne uscirà rafforzata? Il pubblico sembra apprezzare queste esibizioni fuori dai canoni classici anche perché nella società dei selfie ogni motivo è buono per condividere i momenti più spettacolari sui social media.

Non è esente da questo l’esperienza alla Infinity Des Lumières, il più vasto centro d’arte digitale del Medio Oriente, che non a caso suggerisce angoli fotogenici per autoscatti incredibili. Vi è addirittura una stanza piena di specchi, con l’immancabile spot per il selfie perfetto. L’impressione è che queste mostre riescano ad avvicinare all’arte persone che altrimenti neppure verrebbero sfiorate dal desiderio di entrare in un museo o in una galleria. La musica e le animazioni fanno il resto, rendendo la pittura accessibile e appetibile, ampliandone il potere immaginifico. Se un merito hanno queste esperienze digitali di tipo “immersive” è di contribuire a rendere l’arte divulgativa, adattandola allo stile della comunicazione del 21esimo secolo, in cui tecnologia e innovazione diventano sempre più un paradigma culturale.

Queste gallerie digitali non sostituiscono di certo i musei e le opere originali, con la loro profondità e matericità. Al contrario rappresentano una diversa fruizione dell’arte, tutta esperienziale, per un pubblico abituato ad interagire con la tecnologia. Trovarsi dentro alcuni famosi dipinti è l’esperienza che si cerca, che si ottiene attraverso animazioni di immagini ad alta risoluzione proiettate su schermi giganti. Scopriamo insieme i meccanismi, alcune tra le immagini più evocative e quali siano le altre mostre attualmente visitabili nella galleria digitale Infinity Des Lumières di Dubai.  Continua a leggere



Art In The Zoom Age

Intensive Care Units is artist Sandro Kopp’s exhibit in Vienna. Emotions, self perception, Zoom video calls, in the “selfie society”. A journey into contemporaneity, through faces, gazes, moments, places, that is both introspection and a play of reflections. On the background, the changes that the pandemic brought to our lives. At the Sammlung Friedrichshof Stradtraum German-New Zealand painter Sandro Kopp exhibits three works that articulate in different ways the concept of authentic dialogue with subjective reality. In a world dominated by photography, where images are the result of lenses and are the product of a digital eye, and technology becomes so pervasive, the subjective vision should be recovered. To do this, there is no other way than the artistic gesture.

“Tiredness, bad lighting, being hungover, and emotions definitely, everything fits into a far more layered and rounded experience of reality” Sandro Kopp tells me, and this is what we can see in his artworks on show in Vienna. “Photography has become so ubiquitous in our existence, I myself realise that it has become almost an extension of my brain, of my neuronal network – Sandro explains to me – Psychologically we are relying on a mediated lens-based image more and more as a kind of representation of not even reality but of our perception. We think that a camera picture is our perception, but it is not”. Let’s go and see the three body of works on show in this exhibition at the Sammlung Friedrichshof Stadtraum, which can be visited till the end of July.  Continua a leggere



L’arte nell’era di Zoom

Intensive Care Units dell’artista Sandro Kopp è in mostra a Vienna. Emozioni nella “società dei selfie”, percezione del sé, video-call via Zoom. Un viaggio nella contemporaneità, attraverso volti, sguardi, momenti, luoghi, che è introspezione e gioco di riflessi. Sullo sfondo i cambiamenti che la pandemia ha imposto alle nostre vite. Sandro Kopp, pittore tedesco-neozelandese, espone alla Sammlung Friedrichshof Stradtraum tre lavori che sviluppano in modo diverso il concetto di dialogo autentico con la realtà soggettiva. In un mondo dominato dalla fotografia, in cui le immagini sono frutto di lenti e di un occhio meccanico, in cui la tecnologia diventa così pervasiva, occorre recuperare la visione soggettiva. Per farlo non c’è altro modo che il gesto artistico.

“Tutto ciò che facciamo e ci succede, la stanchezza, una cattiva illuminazione, persino i postumi di un’ubriacatura, e anche le emozioni, tutto si inserisce in un’esperienza che è fatta di tanti strati sovrapposti, rotonda, onnicomprensiva della realtà” mi racconta Sandro Kopp, ed è questo che appare nelle sue opere esposte a Vienna.

“La fotografia è diventata così onnipresente nella nostra esistenza, mi rendo conto io stesso che è diventata quasi un’estensione del mio cervello, del mio sistema neuronale -mi spiega Sandro- Psicologicamente ci affidiamo sempre di più ad immagini mediate, realizzate con lenti fotografiche come una sorta di rappresentazione non solo della realtà ma anche delle nostre stesse percezioni. Pensiamo che la percezione della fotocamera sia la nostra percezione, ma non è così”. Vediamo insieme i tre lavori che rappresentano il corpus di questa mostra alla Sammlung Friedrichshof Stadtraum, visitabile fino alla fine di luglio.  Continua a leggere



Dentro un Van Gogh

A Dubai si può entrare nelle opere di Vincent Van Gogh. Infinity Des Lumières, al Dubai Mall, offre questa nuova esperienza immersiva. Sarà il futuro dell’arte? Gli esperti si interrogano su questo fenomeno che sta prendendo sempre più piede. Infatti, vi sono almeno due mostre simili a quella di Dubai in corso a New York. I puristi storcono il naso, ma l’interrogativo principale è: l’arte grazie a queste iniziative ne uscirà rafforzata? Il pubblico sembra apprezzare queste esibizioni fuori dai canoni classici anche perché nella società dei selfie ogni motivo è buono per condividere i momenti più spettacolari sui social media.

Non è esente da questo l’esperienza alla Infinity Des Lumières, il più vasto centro d’arte digitale del Medio Oriente, che non a caso suggerisce angoli fotogenici per autoscatti incredibili. Vi è addirittura una stanza piena di specchi, con l’immancabile spot per il selfie perfetto. L’impressione è che queste mostre riescano ad avvicinare all’arte persone che altrimenti neppure verrebbero sfiorate dal desiderio di entrare in un museo o in una galleria. La musica e le animazioni fanno il resto, rendendo la pittura accessibile e appetibile, ampliandone il potere immaginifico. Se un merito hanno queste esperienze digitali di tipo “immersive” è di contribuire a rendere l’arte divulgativa, adattandola allo stile della comunicazione del 21esimo secolo, in cui tecnologia e innovazione diventano sempre più un paradigma culturale.

Queste gallerie digitali non sostituiscono di certo i musei e le opere originali, con la loro profondità e matericità. Al contrario rappresentano una diversa fruizione dell’arte, tutta esperienziale, per un pubblico abituato ad interagire con la tecnologia. Trovarsi dentro alcuni famosi dipinti è l’esperienza che si cerca, che si ottiene attraverso animazioni di immagini ad alta risoluzione proiettate su schermi giganti. Scopriamo insieme i meccanismi, alcune tra le immagini più evocative e quali siano le altre mostre attualmente visitabili nella galleria digitale Infinity Des Lumières di Dubai.  Continua a leggere



Art in the Zoom age

Intensive Care Units is artist Sandro Kopp’s exhibit in Vienna. Emotions, self perception, Zoom video calls, in the “selfie society”. A journey into contemporaneity, through faces, gazes, moments, places, that is both introspection and a play of reflections. On the background, the changes that the pandemic brought to our lives. At the Sammlung Friedrichshof Stradtraum, German-New Zealand painter Sandro Kopp, exhibits three works that articulate in different ways the concept of authentic dialogue with subjective reality. In a world dominated by photography, where images are the result of lenses and are the product of a digital eye, and technology becomes so pervasive, the subjective vision should be recovered. To do this, there is no other way than the artistic gesture.

“Tiredness, bad lighting, being hungover, and emotions definitely, everything fits into a far more layered and rounded experience of reality” Sandro Kopp tells me, and this is what we can see in his artworks on show in Vienna.

“Photography has become so ubiquitous in our existence, I myself realise that it has become almost an extension of my brain, of my neuronal network – Sandro explains to me – Psychologically we are relying on a mediated lens-based image more and more as a kind of representation of not even reality but of our perception. We think that a camera picture is our perception, but it is not”. Let’s go and see the three body of works on show in this exhibition at the Sammlung Friedrichshof Stadtraum, which can be visited till the end of July.  Continua a leggere



Bill Gates a Vienna

Sabato Bill Gates era a Vienna. In vacanza o per business? Di certo il magnate americano si è trattenuto assieme a una delle sue due figlie lungo il vecchio Danubio, facendo colazione in uno dei locali che si affacciano sulle sponde del fiume. La scelta è caduta sullo Strandcafé an der Alten Donau, ristorante caratteristico della zona, famoso per specialità alla griglia, come le costolette di maiale.

Tavoli e ombrelloni anche a ridosso del fiume. Grandi spazi coperti nel caso il tempo non sia clemente, come questo weekend d’inizio settembre, costellato da continue piogge sparse. Una visita che doveva essere in incognito, tanto che il fondatore del colosso Microsoft indossava un cappellino con visiera per celare, almeno parzialmente, il volto. Nessuno lo aveva riconosciuto, malgrado la presenza di ben quattro guardie del corpo, tenute però a debita distanza. A capire che fosse il multimilionario americano è stato il cameriere che lo ha servito.

Dopo aver scoperto l’identità dell’apparentemente anonimo uomo con berretto, ha immediatamente sparso la voce tra i colleghi. Così è iniziata anche la caccia al selfie. Scopriamo insieme particolari e curiosità della manciata di ore che Bill Gates ha trascorso allo Strandcafé: dal tavolo scelto, al menù degustato, fino al modo in cui ha pagato il contoContinua a leggere



Un selfie con il Presidente

Al Wiener Ball der Wissenschaften (Il Ballo delle Scienze), uno degli eventi più importanti di Vienna, impazza una nuova mania: il selfie presidenziale. Se l’anno scorso Alexander Van der Bellen era solo uno dei candidati alla Presidenza della Repubblica austriaca, in questa edizione 2017 era nel pieno delle sue funzioni come dodicesimo Presidente Federale, fresco d’insediamento, avvenuto lo scorso giovedì. Il Presidente Van der Bellen è stato il protagonista indiscusso del ballo. Tutto è ruotato attorno a lui e al suo discorso di apertura. È lui che ha catalizzato l’attenzione del pubblico, rubando la scena a chiunque altro. Attorno gli si sono accalcate frotte di studenti in cerca di un autoscatto. Come se si fosse trattato di una famosa rockstar, è stato attorniato da tantissime ragazze che hanno fatto carte false per mettersi in posa e farsi un selfie con il Presidente. Il clima era a dir poco incandescente. 

SciBall/R.Ferrigato

A chiedere autoscatti a Van der Bellen sono stati un po’ tutti, uomini, donne, giovani e meno giovani e lui, il Presidente, si è prestato al gioco, mostrandosi disponibile e anche molto divertito. Sempre un passo indietro la first lady Doris Schmidauer, sempre sorridente e per nulla infastidita dalle mille attenzioni ricevute dal marito, assediato per tutta la serata da giovani con smartphone a caccia di selfie.  Continua a leggere



Un selfie con Ai Weiwei

La prima volta che ho incontrato Ai Weiwei stavo andando a vedere F Lotus, l’installazione dei giubbotti salvagente trasformati in loti galleggianti. Il caso ha voluto che ci trovassimo proprio in quel momento. Era assieme alla sua famiglia e al suo staff. Mi sono presentata, ci siamo salutati con un lieve inchino, accennando un sorriso. Volevo chiedergli se potevo fotografarlo, anche se eravamo distanti qualche centinaio di metri dalla sua opera. Lui sorride, poi gentilmente mi prende di mano l’Iphone, mi viene vicino, si mette in posa con il suo solito sguardo curioso, vivace e scatta più volte per essere sicuro di catturare al meglio l’istante. Poche parole, ma tanta grazia e poesia in quell’incontro. Lo ringrazio, gli dico che ci vedremo ancora il giorno dopo per il vernissage della sua personale viennese Translocation – Transformation. Poi mi dirigo verso il laghetto del Belvedere.

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Così un’afosa giornata di luglio, dal tempo incerto, si trasforma in un evento memorabile. Anch’io come il grande artista cinese sono un’appassionata di social media. Entusiasta per l’incontro fortuito, pubblico immediatamente lo scatto ovunque: su Facebook, Instagram e Twitter. Si tratta di questo selfie che vedete. Una foto d’artista, un’opera d’arte essa stessa, perché a scattarlo è stato Ai Weiwei. E artistici siamo entrambi, ritratti in quell’attimo. Lui che ha fatto di se stesso un’icona, un’opera d’arte vivente, un manifesto della sua idea di arte che lasci un segno nella società, che aiuti a cambiare il mondo, rendendolo un posto migliore; io che di lui sto scrivendo. Per me un incontro che ha il sapore dell’unicità. Per Ai solo uno dei mille volti, che smemoreranno in un tempo breve.  Continua a leggere



Rifugiati e volontari, tutti pazzi per i selfie con le Miss

Cosa c’entrano le Miss, le reginette di bellezza, con i rifugiati? E soprattutto come possono le bellissime del concorso Miss Earth 2015 impazzare tra i rifugiati, che fanno a gara per scattarsi selfie accanto alle splendide fanciulle provenienti un po’ da tutto il mondo?

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L’accostamento sembra stridere, ma a Vienna quello delle Miss e dei rifugiati è stato un binomio non solo possibile, ma anche pienamente realizzato.  Continua a leggere