Vienna celebra l’Italia a tavola

La Settimana della Cucina italiana nel mondo accende i riflettori sui prodotti del nostro territorio con un fitto calendario di iniziative enogastronomiche e culturali. Un impegno organizzativo immenso che ha visto il coinvolgimento attivo di tutte le istituzioni diplomatiche, a partire dall’Ambasciata e l’Istituto per Commercio Estero, affiancati dall’ENIT e dall’Istituto Italiano di Cultura, tutti uniti per celebrare la straordinaria biodiversità e le eccellenze agroalimentari del nostro Paese e, al tempo stesso, offrire la ribalta ad alcune tra le realtà di maggior rilievo dell’autentica cucina italiana presenti a Vienna.

L’Austria ama molto l’Italia e lo dimostra anche apprezzandone la ricchissima tradizione alimentare, come mi spiega l’Ambasciatore d’Italia a Vienna Stefano Beltrame, che quest’anno si è speso moltissimo per la riuscita della Settimana della Cucina italiana nel Mondo (SCIM23), giunta alla sua ottava edizione: “Pochi Paesi al mondo conoscono ed amano la cucina italiana come l’Austria ed è anche per questo che la missione del Sottosegretario Luigi D’Eramo a sostegno della candidatura a Patrimonio immateriale dell’UNESCO è particolarmente benvenuta. Le prove di questo grande amore dell’Austria per la tradizione alimentare italiana sono tantissime e si è ben visto nella corale partecipazione della ristorazione italiana a questa Settimana della Cucina nel Mondo 2023”.

La cucina italiana è stata candidata a patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO come un insieme di pratiche sociali, ritualità e saperi locali, che riflettono la variegata complessità delle nostre biodiversità culturali. Ecco perché i veri protagonisti della SCIM23 non potevano che essere gli autentici ingredienti della tradizione enogastronimica italiana, attraverso masterclass, workshop, concerti, serate di gala che hanno celebrato dal Tartufo bianco al Radicchio rosso di Treviso, fino alla pizza. Scopriamo insieme tutte le iniziative che hanno fatto parte di questa formidabile SCIM23 a Vienna.

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Burj Al Arab, arte sul tetto del mondo

La mostra dell’artista Sacha Jafri sull’eliporto del Burj Al Arab celebra i 50 anni della Convenzione per la Protezione del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.  “È la prima mostra sull’eliporto del Burj Al Arab e spero che sia la prima di tante altre iniziative legate al mondo dell’arte -mi spiega Ermanno Zanini, Direttore e General Manager del Burj Al Arab-  Ci piace l’idea di inserire iniziative di tipo artistico e culturale all’interno di una struttura così iconica che è una sorta di opera d’arte e che sicuramente già lo è sotto il profilo architettonico”. Un’esposizione davvero particolare, “The Art Maze”, che ha la caratteristica di essere itinerante, toccherà 18 Paesi diversi per concludersi a novembre, con festeggiamenti di gala a Parigi, nel quartier generale dell’UNESCO. L’artista britannico Sacha Jafri è molto impegnato nel sociale e non è nuovo a iniziative che abbiano valenza umanitaria. Durante la pandemia ha prodotto il dipinto su tela più grande del mondo, opera che ha creato nel corso di 7 mesi durante il lockdown. In questo caso Jafri ha realizzato 30 opere, dipinti a olio e acrilico su tela, che riproducono alcuni dei luoghi culturali e naturali dichiarati patrimonio dell’umanità. “È un lavoro che è durato un anno. L’UNESCO mi ha commissionato 30 opere per il suo 50esimo anniversario dell’iniziativa dei siti patrimonio dell’umanità -mi racconta Sacha Jafri mentre siamo seduti in cima al Burj Al Arab, su un divano posto proprio sotto l’eliporto- Realizzerò un totale di 50 opere per quando avverranno i festeggiamenti a Parigi. Ci sarà un’ampia presenza internazionale e per me è davvero un grandissimo onore”.

A dire il vero le opere che sono esposte su strutture di ferro in cima all’eliporto del grattacielo più iconico di Dubai assieme al Burj Khalifa, sono state create in un arco di tempo molto più breve. “Un progetto al quale ho lavorato un anno, sebbene abbia realizzato le 30 opere in 6 settimane. Ho dipinto per 22 ore al giorno, dormendo solo due ore per notte e ho perso 14 chili -mi dice Sacha Jafri- Ho dovuto proiettare me stesso in ogni luogo che ho dipinto perché volevo riuscire a catturare l’anima di ciascun sito, volevo catturarne l’essenza. Inoltre, mi interessava far emergere la relazione tra l’essere umano e l’ambiente e il modo in cui è possibile riconnettere l’umanità attraverso questo progetto”. Scopriamo di più sulla mostra, sull’artista Sacha Jafri e sul Burj Al Arab che sarà protagonista di tante nuove iniziative artistiche e culturali.  Continua a leggere

Gianna Nannini canta a Dubai

Gianna Nannini, la regina del rock italiano, si esibirà al Millennium Amphitheatre dell’Expo portando atmosfere mediterranee e la sua voce potente e graffiata. Si sente vicina al mondo arabo e a Dubai, ne è straordinariamente affascinata, sentendosi attratta da suoni e voci che per lei sono come musica. “Dubai per me rappresenta un mondo arabo che mi piace tantissimo per la musica. Penso di avere una voce molto vicina a questo mondo mediterraneo, mi ci riconosco, anche se non so l’arabo, mi sento parte di Dubai”. Di questa città multiculturale e in costante evoluzione, che ha visto vent’anni fa di passaggio da Baghdad dice che “era tutta un’altra cosa. Non c’era ancora ‘La Palma’, c’era solo la sabbia. Ora hanno costruito tutto”.

Le piace proprio questa poliedricità che la rende un melting pot unico. E del pubblico dice: “Mi piace questa internazionalità che credo sia un aspetto anche della mia musica, della mia ricerca musicale -racconta la Nannini- Tutto questo mondo della cultura musicale araba che viene dall’Iraq, da Baghdad è quello che ho sempre cercato di mettere vicino alla mia voce”. Un amore quasi deciso dal destino, quello della Nannini per il mondo arabo, che sembra essere scritto nel suo nome: “Gianna in arabo vuol dire paradiso, mi sento beata. Vorrei imparare l’arabo perché lo sento vicino alla mia vocalità. Cantare qui mi piace perché mi piace il clima, l’aria, il caldo che fa bene alla voce, secco. Ho l’asma ma qui non ce l’ho”. Eppure anche se conosce l’arabo, che pure la seduce con le sue sonorità, Gianna Nannini proporrà al pubblico dell’Expo anche una canzone araba “che ho conosciuto quando sono andata a Baghdad nel 2003. Una canzone molto popolare che si chiama Allah Ya Baba, che cantano tutti e che considero una canzone che mi appartiene. In ogni Paese in cui vado mi piace citare una canzone del luogo” spiega la Nannini. Scopriamo di più su Gianna Nannini attraverso l’intervista rilasciata al Padiglione Italia.  Continua a leggere

Dubai, apre la ruota più alta del mondo

Ain Dubai, la ruota panoramica più grande e alta del mondo, apre al pubblico. Dai suoi 250 metri di altezza si gode una vista a 360 gradi sull’emirato. Un giro completo dura 38 minuti. Tutti venduti i biglietti per il primo giorno di visite. La ruota dei record ha un nome molto evocativo, Ain Dubai, che significa l’Occhio di Dubai, e domina dall’isola artificiale di Bluewaters Island l’intera costa lungo la quale si snoda la città, regalando emozioni forti e un panorama mozzafiato.

Dalle sue 48 cabine è possibile ammirare la suggestiva skyline di Dubai che si disvela dall’alto in un’inedita prospettiva, con i suoi edifici simbolo Burj Khalifa e Burj Al Arab. Una tappa da non perdere da non perdere se si pianifica di visitare gli Emirati durante Expo 2020. Ogni cabina super lusso può accogliere fino ad un massimo di 40 persone, per un totale di 1.750 visitatori in una volta. Per motivi di sicurezza legati alla pandemia si è per ora preferito limitare gli ospiti a 10-12 per ciascuna cabina. Per issare la Ain Dubai è stato necessario utilizzare la gru cingolata più grande del mondo, con anello girevole del peso di 5.000 tonnellate.

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Nessun dubbio sulla sua solidità e stabilità, soprattutto dopo che il Principe ereditario, lo Sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, si è fatto riprendere appollaiato sul tetto di una delle cabine tra lo stupore generale. Scopriamo insieme curiosità in più su Ain Dubai che si appresta a diventare una delle principali attrazioni dell’emirato.  Continua a leggere

Giro del mondo in Tesla

Il giro del mondo in 80 giorni nel XXI secolo si fa a bordo di auto elettriche ed è a impatto zero. Un gesto concreto, per dimostrare che con l’energia pulita si possono compiere imprese eccezionali, senza rinunciare a prestazioni e comfort. A farla da padrona, la Tesla, automobile interamente elettrica, gioiello tecnologico di nuova generazione, dal design raffinato, con plancia avveniristica e super-accessoriata, non a caso prodotta a Palo Alto in California. Si parte il 16 giugno. In gioco ci sono 26.000 km da percorrere in modo sostenibile lungo tutto il pianeta, attraversando ben 25 Paesi. Ci si sposterà dalla Spagna al Portogallo, fino al Canada, per poi correre lungo gli States fino a raggiungere la Cina, il Kazakhstan, la Russia, e ancora Est e Centro Europa, con tappa anche a Vienna, per arrivare a toccare l’Italia e terminare il 4 settembre da dove si è partiti: Barcellona. Niente a che vedere con Jules Verne e il suo viaggio di fine XIX secolo, tra piroscafi, treni, dorsi di elefanti e slitte. Altrettanto lontana, anche solo dall’immaginario, la traversata in mongolfiera del film del 1956. Questo in auto elettrica è un primo passo verso un futuro ecologico, come i mezzi di trasporto utilizzati.

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Parteciperà a questa avventura eco-sostenibile un team italiano d’eccezione: alla guida il barone Federico Bianchi, co-pilota il fotografo Gianluca Baronchelli, addetta alla comunicazione Carolina Bianchi e una magnifica Tesla S P90D, acquistata apposta per l’occasione.  Continua a leggere