Vienna, tra arte e trasparenza

La mostra “Sfarzo e fascino” al Museo MAK di Vienna celebra 200 anni di Lobmeyr, azienda austriaca leader nell’arte del vetro, attraverso creazioni antiche e contemporanee. La seduttività delle forme, la bellezza degli intagli, l’intreccio inscindibile tra innovazione e tradizione, creatività e sperimentazione quali elementi essenziali nella produzione, sono i tratti distintivi di una dinastia di artigiani che lega indissolubilmente il proprio nome alla manifattura del vetro in Austria. Lampadari, bicchieri, specchi, coppe, vasi, installazioni, piatti, sono esposti per lo più senza filtri, senza la mediazione di barriere protettive, dando al pubblico la sensazione di poterli quasi toccare, riuscendo così ad arrivare in tutta la loro forza emotiva direttamente al cuore dei visitatori, con una potenza espressiva tanto più manifesta quanto più fragili e preziosi sono gli oggetti. Un dettaglio non trascurabile, che rappresenta un’opportunità straordinaria, difficilmente replicabile in altri spazi museali.

“La storia che lega Lobmeyr e il MAK risale all’inizio della fondazione del museo perché Ludwig Lobmeyr era molto coinvolto sia nello sviluppo delle arti applicate sia nella fondazione stessa del Museo di Arti Applicate di Vienna -mi spiega Alice Stori Liechtenstein, curatrice mostra Glitz and Glamour – 200 Years of Lobmeyr- La cosa che ci premeva molto era non creare una narrativa cronologica, perché quella si presta quando le cose sono già finite e invece noi auguriamo a Lobmeyr almeno altri 200 anni. L’idea era di creare una sorta di fili conduttori, degli abbinamenti di oggetti tra passato e presente per far vedere da un lato quale sia il DNA dell’azienda e dall’altro per far emergere quanto siano sempre stati innovativi e al passo con i tempi”. Scopriamo di più sulla mostra e su alcuni degli artisti e designer che vi hanno preso parte. 

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Art Dubai, tra Global South e metaverso

In primo piano a Dubai l’arte proveniente da latitudini lontane dai circuiti mainstream, il Metaverso, il concetto del tempo e anche un po’ di Italia. Il Global South, quella porzione di mondo così poco rappresentata nelle altre fiere artistiche internazionali più legate a una visione occidentalocentrica, trovano spazio e sostanza ad Art Dubai. Alla sua 16esima edizione la fiera offre un punto di vista alternativo su quanto prodotto in regioni quali Medio Oriente, Africa, Sud-Est dell’Asia, ed è in grado di aprire uno squarcio su tutte quelle componenti variegate che contribuiscono ad animare il panorama multiculturale dell’emirato.

“Il concetto di Global South è emerso circa 10 anni fa -mi racconta Pablo del Val, Direttore Artistico di Art Dubai– Noi siamo stati tra i primi ad usarlo, quando tutti dicevano che non si poteva perché aveva questa connotazione legata al colonialismo e al post-colonialismo, ma poi tutti hanno iniziato ad adoperarlo. Credo che sia un modo per descrivere quelle geografie che non sono incluse nel dibattito occidentale, che non si trovano nei centri finanziari tradizionali, e non seguono le tradizioni giudaico-cristiane occidentali ma fanno invece riferimento ad altre culture”. Negli Emirati Arabi Uniti coabitano 200 nazionalità diverse, con una presenza maggioritaria di indiani, seguiti da pakistani, bengalesi, e altre provenienti da Asia, Europa e Africa. “Questo è il motivo per cui Art Dubai dialoga ed entra in relazione con queste comunità, perché non si può costruire un progetto che non sia in connessione con la realtà in cui viene sviluppato, in cui prende vita” prosegue il Direttore Artistico del Val. “Il mercato di Dubai è in un ottimo momento -gli fa eco Benedetta Ghione, Direttore Esecutivo di Art Dubai- Credo che il lavoro che abbiamo fatto da 17 anni a questa parte, di cercare di sostenere e far crescere l’ecosistema culturale della città e della regione, stia veramente cominciando a dare i suoi frutti, combinato ovviamente con il momento economico che la città sta vivendo. Per cui da una parte i nostri sforzi di creare una capitale per l’arte del Sud Globale, di portare contenuti che siano diversi, freschi, e dall’altra parte ottimi collezionisti, nuove istituzioni, nuove possibilità, per un mercato dell’arte che globalmente si sta ridefinendo”. Andiamo a scoprire insieme di più su Art Dubai.  Continua a leggere



Art Dubai, anche NFT e arte digitale

Art Dubai trasforma la città nel cuore pulsante dell’arte con una sezione separata interamente dedicata a NFT e digital art. È la fiera del mercato dell’arte più importante della regione mediorientale che quest’anno ospita più di un centinaio di gallerie provenienti da oltre 44 Paesi. Offre una panoramica delle tendenze artistiche locali e internazionali, alternando la presenza di artisti giovani e nomi affermati, con un’attenzione particolare a quel settore in gran fermento che vede l’esplosione del fenomeno degli NFT e della realtà virtuale del Metaverse. “Siamo tornati a Jumeirah, la sede di Art Dubai, dopo tre anni. L’anno scorso siamo stati la prima fiera d’arte a riprendere in presenza al DIFC con una riduzione a 60 gallerie. Questa è l’edizione in cui Art Dubai torna al suo splendore nella sua sede storica -mi racconta Pablo Del Val, Direttore Artistico di Art Dubai- Questa è la più grande edizione di sempre con più di 100 gallerie, trenta che partecipano per la prima volta e anche una nuova sezione dedicata al digitale”.

Un progetto espositivo che stimola i collezionisti e introduce al mondo dell’arte appassionati e curiosi. Vi si scoprono giovani generazioni di artisti che toccano temi legati all’importanza della techne, dell’artigianalità, della creatività, della geografia dei luoghi, delle tradizioni e della cultura di Paesi lontani. Un enorme salone ospita le correnti dell’arte moderna, un altro altrettanto ampio quelle dell’arte contemporanea, attraversando stili diversissimi, dall’iper-realismo all’astrattismo, da linguaggi più espressionisti e intimisti a quelli di denuncia. “Abbiamo lavorato per molti anni per far sì che la fiera fosse sempre più un progetto unico come nessun altro, concentrandoci e specializzandoci in alcune aree geografiche che generalmente non si vedono così spesso in Occidente. Quello che si può vedere da queste regioni nelle fiere occidentali in genere è un 3%. Noi siamo quel 3%, il nostro 90% è il 3% -mi dice con soddisfazione Del Val- Ed è decisamente entusiasmante dare una lettura della produzione artistica internazionale che non sia focalizzata sull’Occidente e che non provenga da un retroterra legato alla tradizione giudaico-cristiana. Qui si vedono le energie arrivare da culture e geografie che coprono un retroterra storico completamente diverso”. Scopriamo di più su Art Dubai e la sua sezione Art Dubai Digital. Continua a leggere



Dubai, il mercato dell’arte vola

Il coronavirus non ferma Art Dubai, da poco conclusa. Sold-out dei biglietti prima dell’apertura e vendite corpose, su livelli pre-pandemia. 18mila visitatori nell’arco di 6 giorni, con accessi su prenotazione per fasce orarie. Un innovativo metodo di pagamento, con una percentuale sulle vendite corrisposta agli organizzatori, ha sostituito la tradizionale tassa sullo stand rendendo più facile partecipare a questa 14esima edizione alle 50 gallerie provenienti da 31 Paesi. Incassi per 3 milioni di dollari sono stati realizzati solo nei primi 3 giorni, dedicati a visite vip su invito.

“Questa edizione è stata un’impresa ciclopica. Ancora non ci capacitiamo di come siamo riusciti a farcela -mi racconta Chloe Vaitsou, Direttrice Internazionale di Art Dubai– Abbiamo dovuto cancellare l’edizione dell’anno scorso all’ultimo momento a causa della pandemia, mentre quest’anno siamo stati i primi a ripartire con una manifestazione d’arte internazionale in presenza, sebbene in edizione ridotta”. Un format riadattato rispetto agli anni precedenti dove prendevano parte 90 gallerie. Cambiata per via del Covid anche la sede, non più Madinat Jumeirah ma il Dubai International Financial Centre (DIFC), con tre tensostrutture create per l’occasione, senza alcuna divisione in sezioni, in cui è stato possibile controllare gli accessi e filtrare l’aria in maniera più sicura. “Tutti sono stati felicissimi di tornare in un ambiente in cui fosse possibile interagire, essere a contatto con le opere d’arte, essere connessi, avere interscambi culturali” sottolinea Chloe Vaitsou.

Un’edizione più raccolta, con un numero di gallerie quasi dimezzato, che però è riuscita a mantenere il suo flair cosmopolita. “Sono cinque anni che partecipiamo ad Art Dubai -mi dice Guglielmo Hardouin, della Galleria Giorgio Persano di Torino– Nel Medio Oriente è la realtà con il maggior respiro internazionale sia come partecipazione di gallerie, sia come pubblico, pieno di investitori e collezionisti attenti”. Vediamo insieme i giovani artisti da tener d’occhio, le opere di maggior impatto visivo e le gallerie, tra cui spiccano anche quelle italiane.  Continua a leggere



La nuova arte a Vienna

L’arte contemporanea domina la scena viennese. È in pieno svolgimento la Vienna Contemporary, la fiera mercato di arte contemporanea tra le più prestigiose del mondo. Un’edizione ancora più bella degli anni precedenti, con una selezione di artisti, opere e gallerie sempre più curata e di alto livello. Questi i numeri della kermesse che apre una finestra sull’Austria e sui Paesi di Centro ed Est Europa: 118 partecipanti di cui 110 gallerie d’arte e 8 istituzioni provenienti da 27 Paesi diversi, più di 400 artisti, 5.000 opere in mostra e ci si aspetta un’affluenza di pubblico di oltre 30.000 visitatori.

Sempre forte la funzione di cerniera tra Occidente e Oriente che Vienna ormai ha consolidato, come mi spiega il Direttore Artistico Christina Steinbrecher-Pfandt: “Rappresentiamo una vetrina di un numero sempre crescente di Paesi dell’Est Europa. Quest’anno abbiamo l’Ucraina, la presenza della Serbia e sempre più gallerie dal Belgio, segno che il rapporto di fiducia che abbiamo costruito in questi anni ormai tende a consolidarsi e a dare i suoi frutti”. Una Vienna Contemporary incentrata anche sul ruolo chiave delle nuove tecnologie e dei media digitali, sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Interessante l’esperimento di augmented reality attraverso una app che interagisce con le opre d’arte esposte. “Le connessioni tra arte e digital media sono sempre più strette e cambieranno velocemente il modo in cui si fruirà della cultura e dell’arte, il nostro modo di rapportarci ad esse, il modo in cui si produrranno opere d’arte e il nostro consumo di arte e cultura -mi racconta Dimitry Aksenov, Presidente della Vienna Contemporary- Si aprono nuove sfide e per questo sarà anche stimolante iniziare ad investire in startup che lavorino sull’uso delle tecnologie digitali in ambito artistico e culturale. Ma ciò che cambierà sarà anche il fatto che le tecnologie aumenteranno il valore dell’arte e il ruolo che l’arte avrà nella nostra società”.

Il ruolo chiave di Vienna come crocevia tra Ovest ed Est viene messo in evidenza anche dal Direttore Generale Renger Van der Heuvel: “Vienna geograficamente e storicamente ha un’importanza straordinaria come ponte, come anello di congiunzione tra questi due mondi. Quando sono arrivato per la prima volta dieci anni fa ho immediatamente sentito in modo palpabile la presenza dell’Europa dell’Est. Abbiamo puntato a migliorare ulteriormente la qualità delle gallerie che espongono e questo è stato possibile grazie alla reputazione sempre più consolidata della fiera”. Importante il focus sull’Armenia, “un Paese dell’ex Unione Sovietica, estremamente interessante anche sotto il profilo politico, per la rivoluzione pacifica che ha vissuto” sottolinea Van der Heuvel. Vediamo insieme le quattro gallerie italiane presenti e le opere più stimolanti della Vienna ContemporaryContinua a leggere