Vienna, tra arte e trasparenza

La mostra “Sfarzo e fascino” al Museo MAK di Vienna celebra 200 anni di Lobmeyr, azienda austriaca leader nell’arte del vetro, attraverso creazioni antiche e contemporanee. La seduttività delle forme, la bellezza degli intagli, l’intreccio inscindibile tra innovazione e tradizione, creatività e sperimentazione quali elementi essenziali nella produzione, sono i tratti distintivi di una dinastia di artigiani che lega indissolubilmente il proprio nome alla manifattura del vetro in Austria. Lampadari, bicchieri, specchi, coppe, vasi, installazioni, piatti, sono esposti per lo più senza filtri, senza la mediazione di barriere protettive, dando al pubblico la sensazione di poterli quasi toccare, riuscendo così ad arrivare in tutta la loro forza emotiva direttamente al cuore dei visitatori, con una potenza espressiva tanto più manifesta quanto più fragili e preziosi sono gli oggetti. Un dettaglio non trascurabile, che rappresenta un’opportunità straordinaria, difficilmente replicabile in altri spazi museali.

“La storia che lega Lobmeyr e il MAK risale all’inizio della fondazione del museo perché Ludwig Lobmeyr era molto coinvolto sia nello sviluppo delle arti applicate sia nella fondazione stessa del Museo di Arti Applicate di Vienna -mi spiega Alice Stori Liechtenstein, curatrice mostra Glitz and Glamour – 200 Years of Lobmeyr- La cosa che ci premeva molto era non creare una narrativa cronologica, perché quella si presta quando le cose sono già finite e invece noi auguriamo a Lobmeyr almeno altri 200 anni. L’idea era di creare una sorta di fili conduttori, degli abbinamenti di oggetti tra passato e presente per far vedere da un lato quale sia il DNA dell’azienda e dall’altro per far emergere quanto siano sempre stati innovativi e al passo con i tempi”. Scopriamo di più sulla mostra e su alcuni degli artisti e designer che vi hanno preso parte. 

Isole concettuali raccontano la storia

Il racconto di questa tradizione lunghissima che unisce il museo MAK a Lobmeyr si estrinseca attraverso lo sviluppo di alcuni temi che risultano centrali nella piena comprensione di quest’arte così complessa. “Ho scelto alcune tematiche che ritenevo importanti, come ad esempio il vetro muslin, che è estremamente sottile, ho parlato di alcune forme, quali l’intaglio, la tavola, il vetro dipinto, e all’interno di queste isole, di questi gruppi ho cercato di mescolare assieme progetti nuovi e progetti antichi, per far vedere come alcune cose si ripetano, ma sempre in maniera innovativa” prosegue la curatrice Alice Stori Liechtenstein. Questa tendenza alla sperimentazione pur mantenendo saldamente le radici nella tradizione, caratterizza da sempre Lobmeyr e la sua produzione vetraria, con sinergie creative realizzate nel corso degli anni con alcune tra le menti più brillanti del design e dell’arte. “È importante sottolineare che Lobmeyr ha sempre lavorato con gli architetti, designer e creativi più importanti dell’epoca. Sono sempre stati molto creativi ed estremamente attenti alla qualità all’interno, ma anche sempre molto disponibili a collaborare e dialogare con personaggi molto importanti come Adolf Loos e Josef Hoffmann, ma anche figure eminenti della cultura contemporanea come Martino Gamper e Max Lamb”.

L’umanità e il suo legame con la natura

Tra i creativi contemporanei invitati a collaborare in occasione di questo importante anniversario vi è anche l’artista Nives Widauer, nata in Svizzera a Basilea, ma viennese di adozione vivendo e lavorando nella capitale austriaca. Le opere che espone nella mostra “Glitz and Glamour” (“Sfarzo e fascino”) al Museo MAK sono sette coppe di vetro sottilissimo intagliato che raccontano lo stretto legame tra l’uomo e la natura. Sensibile alle tematiche ambientali Nives Widauer gioca con forme e trasparenze regalando emozioni e spunti di riflessione sui tempi complessi e difficili che stiamo vivendo, in cui il rapporto tra uomo e natura sembra essersi incrinato in modo ormai quasi irreversibile.

“Le sette coppe dell’umanità sono una serie di oggetti in vetro che ho realizzato in occasione dell’anniversario dei 200 anni dell’azienda Lobmeyr -mi racconta Nives Widauer- Ho cercato di combinare le antiche tecniche dell’intaglio con queste sette diverse forme che ho disegnato. Su ciascuna di queste sette coppe si possono vedere forme ornamentali che sembrano ritrarre la natura, perché ricordano piante e organismi viventi, ma al contrario si tratta di noi, sono forme prese dal corpo umano. Il mio intento era esprimere la profonda connessione che lega gli esseri umani alla natura. Noi siamo parte della natura e la natura fa parte di noi. Ecco perché noi uomini dovremmo integrarci all’interno dell’ecosistema e non ritenerci un qualcosa di separato, di esterno, di altro da, guardando all’ecosistema come a un qualcosa di cui non siamo parte”. Le sette coppe mettono anche in luce ciò che ci unisce diventando simboli di unità e speranza in un futuro migliore. “le mie sette coppe che stanno anche a rappresentare la vicinanza verso gli altri, l’aver cura degli altri, l’essere simpatetici, resilienti, coraggiosi, e anche curiosi. Ho cercato di dare a ciascuna coppa un significato che promuova unità e una pacifica e proficua convivenza tutti assieme” conclude Widauer. 

La mostra può essere visitata fino al 24 settembre 2023.

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