A Expo l’eccellenza delle Marche

La Regione Marche presenta all’Expo di Dubai le eccellenze del suo territorio, dall’industria navale al distretto biologico più grande d’Europa. E proprio nel corso del Regional Day Mirco Carloni, Vicepresidente della Regione Marche, sigla un importante accordo con Hamad Buamim, Presidente della Camera di Commercio di Dubai. Un’intesa sancita da un memorandum che avvia in maniera ufficiale la reciproca conoscenza sia dei sistemi economici sia delle caratteristiche produttive territoriali, per intensificare attraverso protocolli condivisi e adeguate. strategie promozionali i rapporti commerciali tra Emirati e Regione Marche. Un’azione di marketing da realizzare anche con campagne informative, workshop, visite di delegazioni nei due Paesi, incontri tra imprenditori emiratini e marchigiani.

“La firma con la Camera di Commercio di Dubai è un atto formale per riprendere l’amicizia profonda che ci lega da tanti anni con gli Emirati Arabi Uniti -spiega Carloni- Il nostro auspicio è che questo accordo possa far nascere delle relazioni, uno sviluppo per le nostre imprese e anche una collaborazione e un’attrazione di investimenti”.

Il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli in missione a Dubai mette in luce l’importanza dell’Esposizione Universale e delle iniziative regionali all’interno del Padiglione Italia. “Expo è un momento in cui l’Italia si mette in vetrina coi suoi prodotti migliori, quindi l’agroalimentare italiano c’è -dice il Ministro Patuanelli- Noi produciamo eccellenze e distintività che legano non soltanto i prodotti di grande qualità, ma la cultura del nostro territorio. E questo, ovviamente, crea valore aggiunto in Paesi come questi e in tutto il mondo”. Scopriamo di più sulle iniziative della Regione Marche, sugli eventi legati a prodotti agroalimentari come la pasta Spinosi e su forum dedicati a tecnologia blockchain e agricoltura promosso dall’Università di Macerata.  Continua a leggere



Golfo, un conflitto sommerso?

L’attacco alla nave cargo che da Jeddah era diretta verso gli Emirati sembrerebbe l’ultimo episodio di un conflitto nascosto tra Israele e l’Iran. Uno scontro in atto da tempo e che tende a riaccendersi proprio quando gli Stati Uniti guidati da Joe Biden cercano di rilanciare l’accordo sul nucleare siglato nel 2015 con l’Iran, operazione che non è ben vista da Israele. Non si sa con certezza quale arma abbia provocato l’incendio a bordo del vascello, che non ha subito né danni ingenti, né vittime tra l’equipaggio. L’attacco potrebbe essere stato sferrato da un drone o da un commando navale. Fonti della sicurezza nazionale israeliana ritengono altamente probabile che l’azione sia opera dell’Iran. Il mercantile fino ad alcuni mesi fa risultava di proprietà della Zodiac Maritime, società basata a Londra ma gestita dal miliardario israeliano Eyal Ofer.

A riportare per prima la notizia è stata la tv Al Mayadeen, un canale televisivo libanese filo-Hezbollah. L’attacco all’imbarcazione nelle acque del Golfo sembra una forma di ritorsione che arriva a pochi giorni dal danneggiamento di un sito per la produzione di centrifughe nucleari nella città di Karaj, a nord-ovest della capitale Tehran, avvenuto presumibilmente per mano israeliana. Un colpo inferto con l’ausilio di un drone quadrirotore che, come sottolinea il New York Times, non solo era uno dei più importanti stabilimenti nucleari iraniani, ma era incluso in una lista di obiettivi che Israele aveva presentato all’amministrazione Trump all’inizio dello scorso anno. Scopriamo di più sulla nave cargo e sugli scontri più o meno sommersi tra i due arci-nemici, Israele e Iran.  Continua a leggere



Bahrain-Israele, nuova era di pace

Gli Emirati sono stati i primi a normalizzare i rapporti con Israele. Adesso è la volta del Bahrain. Manama annuncia l’avvio delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv. “È l’inizio di una nuova era di pace”, ha commentato a caldo il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. La decisione del re Hamad bin Isa Al Khalifa contribuisce alla sicurezza e alla stabilità del Medio Oriente ed è stata presa nell’interesse del regno, in piena autonomia, fanno sapere fonti vicine al sovrano bahreinita, sebbene sia avvenuta con la mediazione degli Stati Uniti

La formalizzazione dei rapporti tra i due Paesi avverrà il 15 settembre alla Casa Bianca, in concomitanza con la firma dell’Abraham Accord (Accordo di Abramo), la storica intesa tra Emirati Arabi Uniti e Israele annunciata lo scorso 13 agosto. Il Ministro degli Esteri del Bahrain, Abdullatif bin Rashid Al Zayani, ritiene che la pace appena siglata sia importante e possa favorire la fine nel conflitto israelo-palestinese, salvaguardando al tempo stesso i diritti del popolo palestinese. Anche l’Oman ha salutato con favore la posizione del Bahrain, secondo Paese del Golfo Arabico ad aver allacciato rapporti diplomatici con Israele. Il sultanato, tra quei Paesi che potrebbero presto procedere alla normalizzazione delle relazioni con lo stato ebraico, si dice sicuro che questo sia un passo fondamentale per la costruzione della pace nella regione. E che l’Oman abbia da tempo optato per una linea di apertura lo dimostra anche la visita di Netanyahu al sultano Qaboos bin Said nel 2018, un incontro mai avvenuto negli ultimi 20 anni. Plauso per la decisione del Bahrain è stato espresso anche dalle autorità emiratine che con il loro accordo hanno dato un contributo decisivo ad un nuovo clima di distensione. Vediamo insieme i punti strategici per il raggiungimento della pace nella regione mediorientale e la posizione assunta dall’Iran.  Continua a leggere



Accordo anti Covid Emirati-Israele

Una partnership medico-scientifica contro il COVID-19 lega Emirati e Israele che ufficialmente non hanno relazioni diplomatiche. Cosa c’è dietro questa inedita unione? Da un lato fa notizia l’annuncio a sorpresa del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che fa presagire un accordo di cooperazione tra i due governi, con imminenti passi ufficiali da parte dei rispettivi Ministri della Salute dipingendo l’azione congiunta contro la pandemia come uno degli ultimi sforzi compiuti dallo Stato ebraico per costruire legami più saldi con gli Stati arabi. Dall’altro fa da contrappunto il laconico comunicato dell’agenzia stampa emiratina WAM che ridimensiona la collaborazione, ponendo l’accento sul sodalizio tra aziende private e nessun accordo a livello governativo. Sullo sfondo pesa come un macigno l’annessione di una porzione dei territori occupati da parte di Israele.

Un passo affrettato da parte di Netanyahu che ha colto alla sprovvista gli Emirati Arabi Uniti, non ancora pronti a far emergere alla luce del sole rapporti più stretti con lo Stato ebraico, specie adesso che sta discutendo l’annessione. A partire dal 1 luglio, infatti, il Primo Ministro Netanyahu ha promesso che annetterà il 30% di West Bank, atto che riacutizza le tensioni nel mai sedato conflitto israelo-palestinese, impedendone una pacifica risoluzione. Al di là della dichiarazione del Primo Ministro Netanyahu, rilasciata nel corso di una cerimonia presso la scuola piloti dell’aviazione (Israeli Air Force), neppure Yuli Edelstein, Ministro della Salute israeliano, ha fatto alcun annuncio ufficiale sulla partnership con le aziende degli Emirati. Il lancio dell’agenzia di stampa WAM parla di due aziende private emiratine e due israeliane che si apprestano a collaborare per effettuare ricerche mediche utili ad arginare la diffusione del coronavirus e volte a salvaguardare tutta l’area mediorientale, senza però menzionare di quali imprese si tratti. Un proposito nobile, che vede mettere da parte dissidi e frizioni per ottenere risultati concreti in ambito scientifico e tecnologico contro la pandemia. Scopriamo qual è l’atteggiamento degli Emirati nei confronti dell’annessione dei territori occupati da parte di Israele e cosa si celi dietro questo avvicinamento.  Continua a leggere