La casa degli italiani

Nel centro storico di Vienna la Minoritenkirche non è solo una delle chiese più antiche della città (la prima pietra fu posta nel 1276), ma anche il cuore pulsante della comunità italiana. Quest’anno si celebrano molti anniversari legati alla chiesa e alla Congregazione Italiana. Un anno denso di festeggiamenti e ricorrenze importanti: dai 230 anni di attività della Minoritenkirche, ai 232 anni dalla firma dell’editto imperiale di Giuseppe II d’Asburgo con cui la chiesa venne formalmente donata alla Congregazione Italiana. E ancora dai 391 anni della nascita della stessa congregazione ad opera del gesuita Guglielmo Lamormaini, professore dell’Università di Vienna e confessore dell’Imperatore Ferdinando II, il 5 agosto del 1625, ai 390 anni dall’avvio delle attività della congregazione, iniziate nel 1626.

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Una non-stop di celebrazioni per tutto il 2016, con un susseguirsi di Messe cantate, concerti, eventi che coinvolgeranno gli italiani residenti a Vienna e i tanti turisti che partecipano sempre numerosi.  Continua a leggere



I sapori nascosti dell’Italia

Il meglio della tradizione artigianale alimentare italiana, ha fatto mostra di sé a Vienna con “Know the Italian Food & Taste”. Le sale dell’Ambasciata d’Italia si sono animate di un trionfo di colori, sapori e profumi tipici del Mediterraneo, grazie all’iniziativa di ICE (Italian Trade Agency), l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese, e Confartigianato. Ventisei le aziende chiamate a rappresentare l’eccellenza dei prodotti italiani, da nord a sud, dal Piemonte alla Puglia.

Totale

Alimenti genuini, artigianali, che preservano al loro interno il sole, il mare, le montagne, il clima mite della nostra penisola. Una vetrina che dopo Vienna ha avuto anche una successiva tappa a PragaContinua a leggere



I rifugiati vanno in scena

I rifugiati vanno in scena, raccontando le loro storie sul palco. Si intitola Badluck, sfortuna, cattiva sorte, la performance al Teatro Nestroyhof Hamakom di Vienna, della quale proprio mercoledì c’è stata l’ultima replica. Uno spettacolo che si è protratto per circa nove settimane, recitato quasi completamente in inglese. Sull’onda del successo, in tempi brevi, questo lavoro teatrale sarà trasformato anche in un film. Sul palcoscenico non ci sono attori professionisti. Solo persone normali con le loro piccole storie di vita quotidiana. Sullo sfondo, l’inferno della guerra.

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Attorno a una struttura fissa, stabilita, c’è sempre spazio per l’introduzione di nuovi elementi, legati anche all’attualità. È stato necessario recuperare attraverso i ricordi le storie di ognuno, con un delicato lavoro di maieutica, per far emergere dai recessi della memoria la loro vita, cercando di rendere quel groviglio di emozioni e sensazioni, che di fatto è l’umano esistere. Ecco perché alcune parti cambiano di volta in volta. Spesso vengono inserite le reazioni dei rifugiati-attori ai fatti drammatici che accadono in Siria o in Iraq. I bombardamenti a Baghdad, o al campo profughi in Siria, hanno reso potenti e dense di pathos alcune delle repliche, come quella intensissima dello scorso 12 maggio.  Continua a leggere



La destra che si sente centro

La nuova destra austriaca, che ha raggiunto il 49,7% dei voti alle presidenziali, perdendo al fotofinish contro Alexander Van der Bellen, quella che ha il volto pulito e rassicurante di Norbert Hofer, non vuole essere definita destra estrema. Anzi, va oltre, e colloca se stessa al centro, ad occupare quella posizione di centrodestra, che è stata finora appannaggio esclusivo dell’ÖVP. All’indomani dei risultati elettorali lo dicono a chiare lettere sia Hofer, sia Strache: “Noi non siamo un partito di ultra-destra. Non chiamateci più così” hanno più volte ripetuto. Un partito di ultra-destra non avrebbe mai riportato un risultato di simili proporzioni, si sarebbe al contrario fermato appena al 2%, dicono all’unisono. L’FPÖ è una destra moderna, liberale, che si sente di centro, una nuova destra capace di attirare elettori anche tra coloro che non sono simpatizzanti, o dichiarati sostenitori del Partito della Libertà. Una nuova destra che ridefinisce se stessa, si ridisegna in chiave moderata, perché capisce che solo così può attirare anche chi aveva scelto altre formazioni conservatrici, riuscendo a sfondare davvero.

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Quel sorpasso così vicino alle amministrative dello scorso ottobre, così a portata di mano, eppure non ottenuto, sembra essere adesso un’esperienza lontana anni luce. Quello che si è verificato a queste presidenziali segna una nuova fase nella vita politica del Paese, rappresenta un evento di rilevanza epocale e ha riscritto, spazzandola via in poche settimane, l’intera storia politica austriaca. Mai l’Austria, di norma un Paese piuttosto noioso, è stata al centro dell’attenzione del mondo. Mai la politica austriaca è stata così interessante, così avvincente, così importante anche nel possibile ridisegno degli equilibri geopolitici dell’Europa e del mondo.  Continua a leggere



Vittoria per un soffio

L’entusiasmo è alle stelle tra i sostenitori di Alexander Van der Bellen. Si sono dati appuntamento per festeggiare in modo spontaneo al MuseumsQuartier, il cuore pulsante della cultura viennese, un polo museale dove coesistono capolavori del passato e arte contemporanea. La festa dopo una rimonta che ha il sapore del miracolo. Alexander Van der Bellen ce l’ha fatta, è il Presidente della Repubblica austriaca. Una vittoria sul filo di lana: 50,3 a 49,7. Il candidato ecologista vince per una manciata di voti, appena 31.000. Determinanti le preferenze degli elettori giunte per posta. Un testa a testa che ha tenuto tutto il Paese con il fiato sospeso per 24 ore. Tanto c’è voluto per conoscere il risultato delle elezioni. Tanto ha richiesto lo spoglio di quei 885.437 voti, pari al 14%, che hanno fatto la differenza. Secondo il Ministero dell’Interno di questi voti, dopo scorpori e esclusione di schede nulle, ne sono rimasti validi 746.710. Il 61,7 è andato a Van der Bellen, il 38,3 a Hofer. L’acclamazione il lunedì pomeriggio.

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Come si è avuta la certezza di quel risultato è iniziata la festa, quella che non si era potuta celebrare la sera prima. In anticipo sull’ufficializzazione del verdetto delle urne da parte del Ministero dell’Interno, Norbert Hofer, il candidato dell’FPÖ, che fino al mattino sembrava essere in vantaggio, si congratula con l’avversario e gli rende il merito della vittoria.  Continua a leggere



L’arte dei numeri

Geometria e arte si incontrano, formando una sintesi sublime a Palazzo Metternich, sede dell’Ambasciata d’Italia a Vienna. Il bianco e il nero, non solo simboleggiano un positivo e un negativo, ma un’ambiguità visiva che va al di là del qui e ora, al di là dello spazio fisico, per coinvolgere la dimensione mentale e acquistare così significati esistenziali. L’alchimia straordinaria delle installazioni di Esther Stocker nasce da questa ambivalenza di forme percepite dall’occhio e dal cervello umano, ma al tempo stesso dalla sensibilità del pubblico che osserva le sue opere. Siamo noi che le osserviamo a dover decidere cosa ci vediamo.

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E quel bianco e quel nero, apparentemente disposti in schemi semplici come griglie, formate da parallele e perpendicolari, righe, linee spezzate, diagonali, angoli, che sembrano la quintessenza dell’essenzialità, sono al tempo stesso universi complessissimi. In loro c’è la geometria non-euclidea, la teoria degli insiemi e il transfinito di Georg Cantor, la psicologia della Gestalt, ovvero il modo in cui percepiamo le forme. Insomma tutto un universo parallelo, che ci parla di noi, del senso profondo della vita. Ma possono davvero i numeri trasformarsi in arte? L’altoatesina Esther Stocker sa giocare con lo spazio, scomponendolo e ricomponendolo, sa intervenire sulle strutture, plasmare le forme andandone a recuperare la loro essenza profonda, il loro valore simbolico, che da pura geometria diventa filosofia, e ancora arte. Nelle sue geometrie minimaliste, bianche e nere, è racchiuso il senso profondo del nostro esistere su questa Terra. A noi sta attraversare, percorrere la sua arte, introiettarla e farla nostra.  Continua a leggere



La faccia pulita della nuova destra

Il ballottaggio per le presidenziali si avvicina a grandi passi e il volto pulito di Norbert Hofer potrebbe essere quello del nuovo Presidente della Repubblica austriaca. È sempre stato lui il candidato da battere, ma ora gli ultimi sondaggi della Gallup Österreich lo danno in netto vantaggio su Alexander Van der Bellen, di ben sei punti percentuali: 53 a 47. Il testa a testa preventivato dagli esperti sembrerebbe superato e sempre più indecisi propenderebbero per il candidato della destra radicale.

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Nei manifesti della campagna elettorale Norbert Hofer appare rassicurante, con i suoi tratti gentili. Lui, l’ingegnere aeronautico, lo scienziato prestato alla politica, gode del favore degli austriaci. È scampato alla morte in seguito a un incidente avuto facendo paragliding. Era in fin di vita, ma poi i medici sono riusciti a rendere possibile l’impossibile e oggi, anche se con l’aiuto di un bastone, è in grado di camminare. Questo suo limite nella deambulazione gli ha attirato la simpatia dei più.  Continua a leggere



Siria: fine delle ostilità, via libera agli aiuti

Il vertice di Vienna si è concluso con un rilancio dei negoziati e un via libera unanime agli aiuti per la popolazione siriana stremata da 5 anni di guerra civile.  Si è inoltre stabilito il ripristino di un reale cessate il fuoco, perché si rafforzi la fragile tregua. Le ostilità debbono infatti finire immediatamente, hanno ribadito in conferenza stampa congiunta John Kerry, Sergey Lavrov e Staffan de Mistura.

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Occorre inoltre consentire ai convogli con gli aiuti umanitari di poter raggiungere le città siriane che sono cinte d’assedio e sotto attacco. Se per via di terra non fosse possibile, si procederà con ponti aerei del World Food Program. Deve infine esserci da parte di tutti l’impegno a far ripartire con rinnovato slancio le trattative di pace. “La vera sfida è ora tradurre questi accordi in fatti concreti” ha sottolineato il Segretario di Stato statunitense Kerry. Le Nazioni Unite vigileranno il rispetto del cessate il fuoco su base settimanale. Ogni violazione finirà sul tavolo del Consiglio di Sicurezza intenzionato a inasprire le pressioni sulle parti belligeranti.  Continua a leggere



Trattative diplomatiche per Libia e Siria

Vienna nelle ultime 24 ore è il centro nevralgico delle trattative diplomatiche per la Libia e la Siria. Ieri oltre 20 Paesi, riuniti all’Hotel Steigenberger Herrenohof, hanno affrontato la spinosa situazione libica. Un passo avanti è stato fatto verso il pieno riconoscimento da parte della comunità internazionale del GNA (Governo di Accordo Nazionale), un governo di unità nazionale, che ha proprio come obiettivo combattere i conflitti interni e dirimere le divisioni, per riportare coesione in un Paese altrimenti nel caos.

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“È imperativo che la comunità internazionale sostenga il governo Sarraj, che è l’unico legittimo della Libia  e ora deve iniziare a lavorare” ha dichiarato il Segretario di Stato statunitense John Kerry nella conferenza stampa congiunta fatta al termine della giornata assieme al Ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e al premier libico Fayez Sarraj. Obiettivo primario combattere contro Daesh, ovvero l’ISIS, e per far questo John Kerry ha sottolineato che gli Stati Uniti e la comunità internazionale appoggeranno il Consiglio di Presidenza e cercheranno di “revocare l’embargo e fornire strumenti necessari per contrattaccare Daesh”.  Continua a leggere



L’Austria svolta a destra?

Il primo turno delle presidenziali ha generato uno squasso tale da scuotere l’Austria fino alle fondamenta. Il successo al di sopra di ogni aspettativa dell’FPÖ ha messo in seria crisi lo strapotere dei due grandi partiti: i Socialdemocratici (i rossi) e i Popolari (i neri).

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Le dimissioni del Cancelliere Werner Faymann, arrivate come una doccia fredda per gli austriaci, ma forse fin troppo tardivamente per gli osservatori internazionali, ha fatto precipitare gli eventi. Effetto domino non è solo una profonda discussione all’interno dell’SPÖ, il partito socialdemocratico guidato da Faymann, ma anche all’interno della compagine di governo, quella große Koalition che guida il Paese da dieci anni. Quella in atto è una crisi di proporzioni storiche dei due principali partiti austriaci, SPÖ e ÖVP, centrosinistra e centrodestra, che di fatto si spartiscono il potere e la leadership dal dopoguerra a oggi: settant’anni di indiscussa gestione della cosa pubblica, a tutti i livelli. Ma perché all’improvviso l’Austria da rossa e nera si tinge ovunque di blu, il colore della destra radicale del Partito della Libertà, l’FPÖ?  Continua a leggere