Austria shock, cresce un forte sentimento anti-islamico e sempre più ferma è la volontà di frenare l’immigrazione musulmana. A metterlo in evidenza è una ricerca del think thank di affari internazionali londinese Chatham House, condotta su 10 Paesi dell’Unione europea: Belgio, Germania, Francia, Austria, Italia, Grecia, Polonia, Spagna, Ungheria e, malgrado la Brexit, anche la Gran Bretagna. Più della metà degli stati membri analizzati, ovvero oltre il 56% degli intervistati, chiede uno stop all’accoglienza di rifugiati provenienti da Paesi musulmani. Tale percentuale, però, in Austria raggiunge un picco del 65%. Per il 55% la cultura e il modo di vivere europeo sono incompatibili con la visione islamica. Mentre il 73% vuole il divieto del velo integrale. Sono dati che mostrano anche quanto profondo sia il divario tra il modo di pensare dell’élite e quello della gente comune.
La percentuale dell’élite favorevole al bando del velo in luoghi pubblici scende al 61%, mentre si attesta al 35% la percentuale di chi pensa che la cultura e lo stile di vita degli europei siano incompatibili con l’Islam. Sullo sfondo un mondo che è cambiato radicalmente, con la minaccia rappresentata dal terrorismo di matrice islamista e una classe politica sempre più distante dai problemi reali dei cittadini, che ha generato ovunque in Europa un’avanzata di movimenti populisti. L’insofferenza verso l’immigrazione, il sentimento anti-Islam sempre più diffuso, l’euroscetticismo, sono tutti temi che giocheranno un ruolo nella prossima campagna elettorale per le politiche austriache del prossimo 15 ottobre. Ad essere intervistati: 10.000 persone comuni e 1.800 tra funzionari e figure politiche, giornalisti e commentatori, nomi noti del mondo degli affari e dell’economia. Le interviste sono state raccolte tra dicembre 2016 e febbraio 2017. Vediamo quali altre sorprese riserva lo studio di Chatham House.
Immigrazione, arricchimento o fonte di problemi?
Solo il 24% dei cittadini comuni ritiene che l’immigrazione porti arricchimento e sia positiva per il proprio Paese, al contrario viene vista come un fatto negativo dal 44%, mentre il 54% pensa che sia responsabile del maggior tasso di criminalità. Una percentuale, quest’ultima che in Austria è nettamente più alta arrivando a toccare il 66%. Inoltre il 55% è convinto che l’immigrazione rappresenti un onere gravoso per il welfare e in Austria tale percentuale schizza al 69%, più che in tutti gli altri Paesi considerati dall’indagine di Chatham House. Favorevoli alla distribuzione dei rifugiati in quote in Austria il 58% e ancor più alte sono le percentuali negli stati maggiormente colpiti dal fenomeno dei flussi migratori come Grecia, con il 68%, Italia con il 66%, Germania con 62%. Contrari alla ripartizione in quote Ungheria e Polonia, rispettivamente con il 19% e il 15%.
Orgoglio europeo e solidarietà
La maggior parte degli intervistati è orgogliosa di essere europea. Il senso di appartenenza emerge chiaramente dal sondaggio. Si delinea inoltre un’Unione europea solidale: per il 70% dell’élite e per il 50% dei cittadini comuni è giusto che gli stati membri più ricchi aiutino quelli più poveri, o in difficoltà. Eppure tale percentuale si abbassa drasticamente in Austria dove raggiunge appena il 37%. Se l’élite ama stabilità e pace derivanti dall’Unione europea, i cittadini comuni mostrano di apprezzare soprattutto la libera circolazione.
Dopo la Brexit nuove defezioni?
Vent’anni fa tutto era diverso, anche il comune sentire. Però, per decenni, si è sempre registrata una crescente ondata di pessimismo nell’Ue, culminata nello studio fresco di pubblicazione, che evidenzia un malessere diffuso. Sono in molti a vedere nero il futuro dell’Unione europea: il 55% (in Austria la percentuale è maggiore e arriva al 58%), crede che anche un altro stato membro possa uscire in un prossimo futuro dall’Ue. A riprova del pessimismo serpeggiante è solo il 34% a ritenere di aver tratto benefici dall’Ue.
Un futuro fumoso
Non mancano difetti, errori e fallimenti. Per il 36% dei cittadini comuni il più colossale fallimento è stato commesso nella gestione della crisi dei rifugiati. Mentre per il 22% dell’élite è la troppa burocrazia il più grande problema che affligge l’Ue. Poco chiara, invece, la direzione che prenderà in futuro l’Unione europea. Su questo punto le idee sono piuttosto confuse. Il 36% è contrario a nuove future annessioni. Molti gli scenari possibili, dall’Europa a due velocità, a una maggiore integrazione che vada oltre l’economia. Ecco perché il futuro sviluppo dell’Unione europea rappresenta una sfida sulla quale occorre iniziare a lavorare prima possibile, altrimenti si rischia di perdere entro breve tutto quanto faticosamente costruito finora.