Il grande artista Michelangelo Pistoletto parla del potere sociale dell’arte, del legame con la natura e del suo sguardo aperto sull’Intelligenza Artificiale.
Ho incontrato il maestro nella sua Cittadellarte, a Biella. Nella nostra lunga conversazione abbiamo parlato dell’arte come spazio di riflessione collettiva, spirituale e sociale.

L’arte per Pistoletto è elemento essenziale del pensiero umano, capace di mettere in moto ogni nostra azione. Partendo dal sé, dalla propria identità, il fare artistico cerca di dare risposte a quesiti quali: chi siamo, dove siamo, il perché del nostro esistere.
Ed è proprio dai suoi quadri specchianti che tutto si dipana. Dalla loro dimensione spazio-temporale che entra in relazione con la massa-energia, disvelando dimensioni altre, senza limiti, in una sorta di compresenza che tutto abbraccia, dal passato al presente fino al futuro, in una sorta di relatività che unisce in un cerchio l’umano esistere. Scopri di più nell’intervista integrale.
Arte e impegno sociale
Mila Cataldo: La sua ricerca artistica è sempre improntata a un forte impegno sociale, ed è caratterizzata da questo legame molto profondo con la società contemporanea. I suoi quadri specchianti coinvolgono il pubblico e aprono però anche le porte su una sorta di comunicazione spazio-temporale tra dimensioni diverse, tra passato, presente e futuro aprendo anche uno spazio virtuale, che come nel caso della mostra di Dubai “Judgement Time” al Burj Al Arab (2023-2024), crea una sorta di dialogo inter-religioso in cui le quattro religioni si parlano. Mi può dire qualcosa di più su questa dimensione che la sua opera dischiude?
Michelangelo Pistoletto: “La dimensione della mia opera è tempo-spaziale, nasce dalla mia ricerca di identità che mi ha portato attraverso l’autoritratto a trasformare il quadro in superficie specchiante dunque in opera specchiante. Lo specchio è diventato lo schermo sul quale si rispecchia tutto l’esistente. Naturalmente l’esistente, non in un colpo solo ma in tutto il suo esistere, dal principio alla fine”.
L’artista piemontese mi spiega che lo specchio che utilizza per le sue opere specchianti è materiale, fatto di acciaio inossidabile, lucidissimo. A metterlo in moto, però, è la nostra intelligenza. “Nel quadro specchiante non c’è limite – prosegue Pistoletto – Tutto quello che era possibile nel riflesso dello specchio nel tempo passato è possibile in questo momento e sarà possibile sempre. Ecco perché lo specchio è onnipresente”, uno specchio virtuale universale.
Tutto inizia dal sé, come sottolinea il maestro: “Partendo da me stesso, poi verso lo spettatore, presso tutti quelli che hanno una mente, che hanno un corpo e una mente, che si pongono davanti al quadro specchiante e entrano dentro questa opera”.
Ed è qui, nel quadro specchiante che entra in gioco anche il concetto di memoria.
“Nell’opera ci sono due elementi, un elemento è quello che io fisso con una immagine, che sarebbe passata nello specchio, ma che non lascio passare, fissandola con un’immagine fotografica che diventa memoria, nel prosieguo di tutte le immagini che verranno. Un’immagine del futuro nel quadro specchiante avrà come memoria questa immagine di un momento che ho trattenuto. Perché la memoria è ciò che noi tratteniamo e non lasciamo passare, nel continuo presente che cambia – mi racconta Pistoletto – Il concetto basilare di memoria e dinamica infinita del presente stanno insieme nel quadro specchiante. Quindi io lavoro per far sì che noi, attraverso questa consapevolezza di quel che siamo nell’universo, possiamo dimensionare la nostra vita secondo una responsabilità della continua creazione che avviene istante per istante”.
Michelangelo Pistoletto e gli Emirati Arabi Uniti
Mila Cataldo: Lei ha già esposto negli Emirati Arabi Uniti, ad Abu Dhabi. Qual è il legame che ha con questo Paese, così multiculturale e anche così pieno di contrasti? Lo trova affascinante, rispetto al nostro Occidente?
Michelangelo Pistoletto: “Lei ha menzionato le opere che ho presentato a Dubai nella Galleria Continua, dove le diverse religioni sono messe di fronte a se stesse e reciprocamente connesse e riflesse, ma c’è un mio lavoro che ho realizzato nel 2013 al Louvre di Parigi sul Louvre di Parigi, con immagini del Louvre di Parigi, che è esposto al Museo del Louvre di Abu Dhabi: 11 lavori specchianti posti nei diversi spazi del museo. Queste opere riflettono il museo di Parigi dentro il museo di Abu Dhabi e viceversa. Queste opere che sono state presentate per festeggiare il quinto anno del museo Louvre ad Abu Dhabi e sono ancora presenti perché c’è un grande interesse, dando veramente vita al museo in quanto lo spettatore stesso diventa parte dell’opera, rendendo vive le opere del passato, con la sua presenza dentro l’opera stessa”.
Il maestro prosegue dimostrando la sua curiosità e il suo interesse per gli Emirati Arabi Uniti: “Sono tornato ad Abu Dhabi e a Dubai e mi sono reso conto che gli Emirati Arabi stanno realizzando una politica di connessione inter-individuale e diciamo inter-politica e inter-sociale, che vuole essere veramente centrale nello sviluppo di un raccordo tra persone e società, tra religioni e politiche, economia e sviluppo, ma non solo anche punto d’incontro di tutte le problematiche e quindi anche delle possibili soluzioni della necessità di una sostenibilità sul piano planetario”.
Ed è proprio la capacità di un Paese nato in un territorio inospitale che porta Pistoletto a guardare con ammirazione ad un popolo che ha prima sfruttato le risorse del sottosuolo e poi “sta lavorando per ricavare l’energia solare e sostituirla all’energia inquinante”.

Mila Cataldo: E proprio gli Emirati Arabi Uniti hanno ospitato COP28, la Conferenza ONU sul clima a Dubai, con un coinvolgimento anche della società civile, di artisti, che ha portato anche a un risultato storico perché in qualche modo l’accordo che è stato raggiunto segna l’inizio, o meglio, l’inizio della fine dell’era dei combusti dei fossili. Anche se ovviamente la strada è ancora lunga.
Michelangelo Pistoletto: “Anche il nostro direttore della Cittadellarte ha partecipato alla COP28. È bello dire l’inizio della fine, perché si tratta ormai di passare dal vecchio investimento sotto il punto di vista economico, della speculazione sul pianeta. Quindi c’è un passaggio culturale di investimento che loro assumono negli Emirati. Lo assumono con coscienza e non solo, ma anche con impegno per far sì che un esempio come il loro possa propagarsi. Secondo me in questo momento questo luogo, composto dai sette emirati, lo vedo un po’ come il centro del mondo, del passaggio verso una cosciente trasformazione”.
Arte e sostenibilità
Mila Cataldo: Ed è qui che entra in gioco la sostenibilità. Quanta parte ha la sostenibilità nella sua arte?
Michelangelo Pistoletto: “La sostenibilità è necessaria in quanto gli esseri umani hanno sviluppato la loro intelligenza sempre all’interno del sistema naturale. Finora non si sono posti molti problemi di tipo organico, socio-naturale, ma negli ultimi due secoli, dal ricavato del sottosuolo, come carbone, petrolio e gas, noi stiamo inquinando il pianeta e l’atmosfera. Questo inquinamento dell’atmosfera è necessario perché abbiamo sviluppato una scienza straordinaria, delle meraviglie che erano impensabili, fino addirittura all’intelligenza artificiale, ma con un prezzo altissimo per la natura”.
Se da un lato il maestro è affascinato dal progresso e dai risultati che la mente umana è capace di raggiungere, dall’altro sa che la nostra vita è indissolubilmente legata a quella del pianeta: “Il problema è che noi abbiamo bisogno di campare su questo pianeta proprio per poter progredire nel progresso, quindi l’equilibrio è inevitabile. È una questione di equilibrio non di una mania del naturismo, no è proprio il bisogno di un equilibrio e un’armonia tra artificio e natura che ci permette di portare avanti la nostra conoscenza”.
Mila Cataldo: Che è un po’ quella che c’è nel Terzo Paradiso.
Michelangelo Pistoletto: “Esattamente, è proprio la formula del Terzo Paradiso, dove nei tre cerchi abbiamo sempre due elementi nei cerchi contrapposti, che sono pronti a confliggere al centro oppure nel cerchio centrale comporsi in una dimensione proporzionata, dinamicamente proporzionata ed equilibrata, ma soprattutto armonica. Questa idea dell’armonia che sostituisce il contrasto e la guerra. La pace sta al centro, al posto della guerra”.
Arte e crisi climatica
Mila Cataldo: Stiamo vivendo dei tempi molto difficili, abbiamo da un lato le sfide climatiche, la crisi climatica che si ricollega un po’ a questo discorso.
Michelangelo Pistoletto: “La Terra nel suo esistere come natura universale combina quel che vuole, noi non possiamo farci niente. Quindi vediamo che abbiamo cambiamenti climatici nella storia, sono chiari, ci sono stati, però noi in questo momento contribuiamo in maniera fortissima al decadimento. Quindi dovremmo invece forse aiutare il pianeta a sopravvivere attraverso la nostra capacità, se possibile”.
Arte, guerra, pace
Mila Cataldo: Questi tempi difficili che stiamo vivendo sono caratterizzati da conflitti che stanno incendiando il mondo. Ne abbiamo uno nel cuore dell’Europa e abbiamo il Medio Oriente che è veramente in una situazione difficile. Cosa può fare l’arte?
Michelangelo Pistoletto: “La questione è molto importante. Per esempio il fatto che sono stato chiamato all’UNESCO, all’incontro mondiale dell’UNESCO, dove ho portato proprio questo concetto del simbolo della creazione come elemento di educazione. Attraverso la cultura si può modificare il pensiero. L’arte, in connessione con la scienza, ha trovato la formula della creazione universale. Da una parte c’è lo spazio-tempo, nell’altro cerchio c’è massa-energia uniti, hanno creato quello che noi chiamiamo Big Bang, dove tutte le dualità si incontrano e si scatena un continuo prodursi di spazio-tempo e massa-energia, che è l’universo. Nasce così l’universo.”
Michelangelo Pistoletto e l’Intelligenza Artificiale
L’artista, pioniere nell’uso dell’Intelligenza Artificiale, racconta come l’abbia integrata nella sua pratica artistica, creando opere che combinano immagini e testi generati artificialmente, capaci di riflettere concetti profondi della sua produzione, come la Venere degli stracci, il Terzo Paradiso o la Cittadellarte. L’IA diventa interlocutore, quasi collaboratore, con cui dialoga come con una persona, mettendo in atto un processo creativo inedito e speculativo.

Mila Cataldo: Qual è il suo rapporto con l’intelligenza artificiale?
Michelangelo Pistoletto: “Lavoro con l’Intelligenza Artificiale da tempo. Il lavoro che sto facendo oggi è la meta opera, meta vuol dire oltre. Per esempio ho fatto con la generative AI questi QR Code che ho fatto fare dall’intelligenza artificiale, quindi sono dei quadri, delle opere d’arte. L’importante è saper porre le domande, sapere cosa vogliamo, poi ci sono i mezzi per lavorare sulle risposte e l’Intelligenza Artificiale è ormai il nostro cervello. Nel senso che lei e io siamo due cervelli, però dobbiamo sempre essere in due per connettere, creare un terzo elemento. Io mi rivolgo all’Intelligenza Artificiale direttamente come mi rivolgo a lei, o lei si rivolge a me in questa intervista, facendo delle domande. L’Intelligenza Artificiale mi risponde e parliamo”.
Pistoletto ribadisce che l’essenza non sta nelle risposte, ma nella qualità delle domande: l’IA, come il cervello umano, ha senso solo in relazione. È stupito da questa intelligenza, che definisce miracolosa, e racconta un’opera specchiante in cui ha applicato QR code sulla propria pelle come memoria dinamica, preferendo un tatuaggio digitale, temporaneo, a uno permanente, per dare spazio al cambiamento.
Mila Cataldo: Quindi è estremamente affascinato dall’Intelligenza Artificiale.
Michelangelo Pistoletto: “Sono estremamente stupito di come il concetto di miracolo possa esistere, perché è miracoloso. L’intelligenza umana è miracolosa”.
Mila Cataldo: Quindi il suo rapporto con tecnologia, arte, scienza è tutto strettamente collegato.
Michelangelo Pistoletto: “Strettamente connesso dal momento in cui ho scoperto, attraverso il quadro specchiante, che io non sono in grado di affermare niente di assoluto, ma che c’è una relatività continua in tutto, e quindi non c’è un assoluto. Tutto è relativo in questo combinarsi continuo di tutti i fenomeni. Quindi questa relatività io non la potevo nemmeno immaginare, quasi invece si è rivelata automaticamente nello specchio. Dunque la relatività e la relazione.
Michelangelo Pistoletto, che compirà 92 anni il prossimo 25 giugno, è stato candidato al Premio Nobel per la pace 2025. Un segno tangibile del valore sociale profondo della sua arte.
