Intensive Care Units dell’artista Sandro Kopp è in mostra a Vienna. Emozioni nella “società dei selfie”, percezione del sé, video-call via Zoom. Un viaggio nella contemporaneità, attraverso volti, sguardi, momenti, luoghi, che è introspezione e gioco di riflessi. Sullo sfondo i cambiamenti che la pandemia ha imposto alle nostre vite. Sandro Kopp, pittore tedesco-neozelandese, espone alla Sammlung Friedrichshof Stradtraum tre lavori che sviluppano in modo diverso il concetto di dialogo autentico con la realtà soggettiva. In un mondo dominato dalla fotografia, in cui le immagini sono frutto di lenti e di un occhio meccanico, in cui la tecnologia diventa così pervasiva, occorre recuperare la visione soggettiva. Per farlo non c’è altro modo che il gesto artistico.
“Tutto ciò che facciamo e ci succede, la stanchezza, una cattiva illuminazione, persino i postumi di un’ubriacatura, e anche le emozioni, tutto si inserisce in un’esperienza che è fatta di tanti strati sovrapposti, rotonda, onnicomprensiva della realtà” mi racconta Sandro Kopp, ed è questo che appare nelle sue opere esposte a Vienna.
“La fotografia è diventata così onnipresente nella nostra esistenza, mi rendo conto io stesso che è diventata quasi un’estensione del mio cervello, del mio sistema neuronale -mi spiega Sandro- Psicologicamente ci affidiamo sempre di più ad immagini mediate, realizzate con lenti fotografiche come una sorta di rappresentazione non solo della realtà ma anche delle nostre stesse percezioni. Pensiamo che la percezione della fotocamera sia la nostra percezione, ma non è così”. Vediamo insieme i tre lavori che rappresentano il corpus di questa mostra alla Sammlung Friedrichshof Stadtraum, visitabile fino alla fine di luglio.
The New Me, il nuovo me
The New Me III è un’opera realizzata nel novembre 2020, che però non è stata affatto influenzata dalla pandemia, mi dice Sandro Kopp. The New Me III, sono una serie di 28 autoritratti realizzati nell’arco di un mese lunare. Ha iniziato con la prima serie nel 2008 e la seconda serie nel 2013. Ogni mattina l’artista si mette davanti allo specchio e dipinge. Un po’ come un esperimento scientifico per misurare sia se stesso e le sue sensazioni in quel momento, sia per registrare i vari cambiamenti che avvengono quotidianamente in lui e nelle cose che lo circondano. “Quello che cerco di fare è dare una rappresentazione il più possibile immediata di ciò che vedo e di come vivo quell’’esperienza -racconta Sandro- Poi naturalmente ho un dialogo con la materia, perché è impossibile tradurre direttamente la tua visione, il tuo processo visivo”.
Ci si deve rapportare con la matita che si spunta, con il colore sbagliato, come mi spiega Sandro, e riprodurre sulla tela o sulla carta è una sorta di lotta faticosa. “Cerco di ricreare sempre le medesime condizioni continuando a fare le stesse cose ancora e ancora, ma viene fuori sempre un risultato diverso”. Può distrarre e catturare l’attenzione dell’artista un movimento delle sopracciglia, si può concentrare sul colore dell’iride. Sandro Kopp è in costante dialogo con la materia e cerca di inseguire e catturare quello che la materia ha da dirgli mentre, al tempo stesso, cerca di imporre la sua visione soggettiva. “Amo scattare fotografie, ma ora più che mai sono convinto che l’arte figurativa, che sia realistica o meno, possa essere la salvezza dell’umanità. I computer creano un momento in cui tutto è mediato, l’arte figurativa offre spazio per dialogare in modo autentico con la realtà soggettiva” mi dice Sandro Kopp.
Eye Portraits
Eye Portraits è un lavoro che si compone di quasi 100 occhi disposti dall’artista su una delle pareti della Friedrichshof Stadtraum.
Un murale di rara potenza visiva dove i colori, stesi con un gesto artistico che richiama l’action painting, formano uno sfondo astratto su cui si stagliano, in tutta la loro carnalità e il loro potere espressivo, gli occhi di familiari, amici, gente comune, personaggi famosi. Tra questi anche quelli dell’attrice scozzese Tilda Swinton, compagna di Sandro Kopp, che proprio in questi giorni al Festival di Cannes ha partecipato alla presentazione del film “The French Dispatch” di Wes Anderson.
Nella pellicola, che vede impegnato un cast stellare, appaiono anche alcuni dipinti astratti di grandi dimensioni realizzati da Sandro Kopp. Un preludio alle prossime mostre che l’artista mi assicura conterranno opere astratte. E l’astrattismo fa già la sua comparsa in Eye Portraits.
Gli occhi, che sembrano essere stati dissezionati, si incastonano nel colore dalla matericità espressionista e ingaggiano un rapporto fortissimo con i visitatori. “Trovo meraviglioso quando un dipinto ti guarda, quando si stabilisce un dialogo con chi guarda il dipinto -mi dice Sandro- I ritratti del Bronzino, ad esempio, non si fanno osservare in modo passivo, ti restituiscono sguardi penetranti, ti guardano a loro volta, riescono ad entrarti dentro”.
Occhi specchio dell’anima, in un gioco di rimandi, tra metafisico e fisico, realismo e introspezione, e di riflessi, perché in quelle iridi, in quelle pupille, si specchiano sì gli ambienti, ma anche le stesse persone ritratte. “Amo la serie degli occhi -mi racconta con entusiasmo Sandro- Rivedo amici, familiari, conoscenti, che si trovano in diverse parti del mondo, da Berlino al Bangladesh. Per me sono come porte spazio-temporali che mi riportano in quel momento e al mio rapporto interpersonale con coloro che ho ritratto”.
Lockdown Zoom Portraits
I Lockdown Zoom Portraits sono una serie di disegni prodotti durante le video-conferenze via Zoom nel corso della pandemia. Senza cornici, esposti in modo un po’ anticonvenzionale sono frutto di una geniale intuizione dell’artista che, fin dal 2008, affascinato da Skype e dal nuovo modo di comunicare attraverso voce e video, ne ha compreso l’importanza iniziando a realizzare ritratti dei propri interlocutori.
“Era così fantascientifico all’inizio e ho trovato interessante mescolare assieme questa idea classica e vecchio stile della ritrattistica ad olio con questa nuova tecnologia -puntualizza Sandro- Mi interessava l’idea di questa autentica percezione soggettiva rappresentata attraverso la pittura figurativa”. Con l’irrompere del Covid-19 nelle nostre vite e la necessità di dover rimanere a casa, in isolamento, tutti hanno sperimentato un senso di incertezza. Ed è allora che Sandro Kopp ha capito che realizzare ritratti ad olio, destinati a durare nel tempo mentre tutto attorno, dalle certezze alla quotidianità, veniva travolto da un diffuso senso di precarietà, insicurezza, transitorietà, fosse in totale dissonanza.
“Così mi sono fatto trasportare dagli eventi e ho deciso di usare questi colori che si dissolvono, non destinati a rimanere per secoli -mi racconta Sandro- Questo senso di impermanenza mi sembrava adatto ai tempi che stiamo vivendo. Non era neppure mia intenzione esporli, ma quando mi sono reso conto che mostrarli poteva anche accelerare il loro deperimento, l’ho trovato incredibilmente affascinante e inserirli nella mostra mi ha entusiasmato”. I colori che sbiadiscono in qualche modo simboleggiano il dissolvimento dei brutti momenti che tutti abbiamo vissuto durante la pandemia.
“Sono esposti un po’ svolazzanti, anche per dare il senso del futile, del passeggero che lo stesso artista vuole trasmettere usando anche colori che tendono a dissolversi. Sono immagini destinate a svanire con il passare del tempo. Anche se sbiadiranno qualcosa rimarrà -mi dice Marcello Farabegoli, curatore della Collezione Friedrichshof– Tecnologia e manualità tornano ad essere tutt’uno. Oggi sono separate, ma qui c’è un’armonia tra tecnologia e la manualità dell’artista. Un modo anche per trovare una soluzione al conflitto con la tecnologia. È un’opera che dal punto di vista concettuale è densa di significato”. Intensive Care Units, è nata da un’idea del direttore Hubert Klocker, resterà aperta per tutto il mese di luglio alla Sammlung Friedrichshof Stradtraum.