Il soldato ISIS di Vienna

“Voglio tornare a casa, a Vienna”. Ha implorato così chi lo ha fatto prigioniero, il foreign fighter dell’ISIS caduto nelle mani delle Forze di Difesa del Popolo (YPG), le milizie curde che combattono contro i terroristi dello Stato Islamico in Siria. Il giovane terrorista prigioniero è viennese ed è cresciuto a Brigittenau, il 20esimo distretto, un quartiere della capitale austriaca con un alto tasso di immigrati islamici. Il giovane combattente dell’ISIS austriaco è di origini curde.

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I genitori vengono dalla Turchia e sono aleviti, un gruppo religioso sub-etnico e culturale presente sul territorio turco, una delle sette dell’Islam, considerata una corrente sincretica ed eterodossa. Il foreign fighter, però, a Vienna ci è nato e cresciuto. Ad un certo punto si è radicalizzato, frequentando una moschea a Leopoldstadt, il secondo distretto della capitale austriaca, aderendo ad una corrente salafita dell’Islam. La ribellione del foreign fighter viennese è stata totale, sia sotto il profilo religioso, sia politico, tanto da arrivare ad interrompere ogni contatto con i propri genitori per diventare un islamista radicale. Scopriamo insieme il percorso di radicalizzazione di questo foreign fighter viennese

Prima le scuole coraniche in Egitto

Il percorso di radicalizzazione del combattente ISIS ha previsto prima una tappa nelle scuole coraniche in Egitto, dove ha imparato l’arabo. Successivamente ha fatto ritorno a Vienna. Non era sconosciuto alle autorità austriache. Infatti, al suo rientro era stato interrogato dal nucleo anti-terrorismo, ma subito rilasciato. È a quel punto, nel 2015, dopo l’interrogatorio e il rilascio, che il giovane viaggia verso la Turchia e raggiunge la Siria per combattere nelle file prima di di al-Nusra, poi dell’ISIS.

Uno dei 1.000 prigionieri

Il giovane foreign fighter viennese è uno dei 1.000, tra miliziani, mogli e figli, catturati dalle forze curde in Siria. Ve ne sono provenienti da Francia, Gran Bretagna, Germania, Bosnia, Arabia Saudita, Cecenia (sebbene con passaporto russo). Secondo Der Standard ve ne sarebbero anche una cinquantina austriaci. Questi combattenti dell’ISIS provenienti dall’Austria sono per lo più di origini bosniache, cecene, turche, sebbene siano tutti cresciuti in Austria.

Che fine faranno i foreign fighter catturati?

Tutti i foreign fighter nelle mani delle Forze di Difesa del Popolo (YPG) non si sa che fine faranno. Le unità curde intendono liberarsene in fretta. Alcuni stati tendono a riprenderseli, altri no. Dalle autorità austriache arrivano segnali contrastanti. Le forze curde minacciano di rimetterli in libertà se la Turchia dovesse attaccare il loto territorio.

Un processo per il terrorista viennese

Per il foreign fighter viennese si prospetta un processo per terrorismo, con l’accusa di aver militato in un’organizzazione di jihadisti. Anche se ha ammesso di aver sbagliato, per lui non vi sarà alcun sostegno in patria. La sua famiglia ha già preso le distanze e non ha alcuna intenzione di spalleggiarlo.

Usato come scudo umano 

Nel 2018 il foreign fighter viennese si era messo in contatto con la sorella. Diceva di voler rientrare in Austria. Pur facendo ancora parte della milizia jihadista, aveva raccontato di non essere più un soldato dell’ISIS. Come molti curdi aleviti nelle fila dell’esercito dello Stato Islamico era considerato non affidabile e spesso usato come scudo umano contro gli attacchi sferrati dalle Forze di Difesa del Popolo. Già prima della cattura da parte dei curdi il suo status non era quello di combattente ma più di prigioniero. Alla sorella aveva anche parlato di un suo tentativo di fuga fallito. 

Non un caso isolato

Quello del foreign fighter viennese non è un caso isolato. Sono molti in Austria i ragazzi di origine turca, cresciuti in ambienti liberali, di sinistra, molto critici nei confronti della madrepatria che si sono radicalizzati venendo in contatto con correnti islamiche salafite che reclutano nuovi jihadisti, convincendoli ad andare a combattere al finaco dell’ISIS in Siria. Ci sono almeno 12 moschee salafite a Vienna che fanno attività di proselitismo finite nel mirino dell’anti-terrorismo