Lettere da Vienna si trasforma diventando Vienna-Dubai Andata e Ritorno. Un nuovo blog di Tgcom24 che spazierà dal cuore dell’Europa al contraddittorio e infuocato Medio Oriente, da una città come Vienna, ancorata alle tradizioni, vecchio stile, sonnacchiosa, a tratti provinciale, ad una metropoli multiculturale, dinamica, creativa come Dubai, in corsa accelerata verso il futuro, in perenne movimento e attività, tra rincorse di record e continui cambi di pelle. Qual è il filo che lega due città così diverse? Il blog segue e viene ridisegnato, adattandosi alla nuova dimensione dettata dai miei spostamenti. Adesso, infatti, vivo tra Vienna e Dubai.
Un cambiamento drastico, non solo dal punto di vista climatico, dalla freddissima e ventosa capitale austriaca alla calda metropoli emiratina, assolata, a tratti umida e talvolta sferzata da improvvise tempeste di sabbia. Esploreremo insieme gli Emirati Arabi Uniti, partendo da Dubai, centro propulsore e cosmopolita di tutta la regione, uno dei luoghi dove si disegnano le tendenze del futuro. Vienna-Dubai Andata e Ritorno sarà anche un punto di osservazione privilegiato da cui analizzare la complessa realtà del Medio Oriente, con i suoi conflitti e le sue molteplici contraddizioni, seguendo il suo complesso percorso verso la stabilizzazione.
Un osservatorio su tutta l’area del Golfo Persico, così determinante nello scacchiere geopolitico internazionale. Vienna-Dubai Andata e Ritorno di Tgcom24 non abbandonerà la Mitteleuropa ma, in un continuo gioco di rimandi, sarà al tempo stesso una porta spalancata sull’Asia che racconterà di politica estera, nuove tendenze, tecnologia, innovazione, cultura, curiosità, partendo da quel vivacissimo hub internazionale che è Dubai, anche in vista dell’Expo 2020. Il giorno e la notte, Vienna e Dubai, i poli opposti della realtà urbana contemporanea. Scopriamo di più su entrambe le città.
Vienna, patria del modernismo
Vienna, patria del modernismo, che incarna il concetto stesso di modernità, così come i suoi fondatori lo hanno ideato. L’edificio della Banca del Risparmio Postale, capolavoro di Otto Wagner, è ancora lì, intatto. La sua architettura è un monumento, anzi, quasi un manifesto del modernismo. Ancora oggi si può sorseggiare un Martini all’interno del Loos Bar, il café disegnato dall’architetto Adolf Loos, piccolo gioiello di linee e materiali. E appena dietro l’angolo c’è ancora il famoso negozio di cristalli e lampadari Lobmeyr, che ancora oggi vende vetri disegnati da Loos e Josef Hoffmann. La casa progettata da Ludwig Wittgenstein, attualmente sede del centro culturale bulgaro, la si può ammirare tuttora, nello splendore delle sue geometrie. Scorci suggestivi danno l’impressione di trovarsi sul set del film Il Terzo Uomo. La metropolitana viennese anch’essa progettata da Otto Wagner, sfoggia fermate bellissime, che hanno offerto un modello da seguire a Parigi e Londra che, poi, hanno declinato secondo la loro sensibilità. Nella capitale austriaca hanno lasciato la loro impronta artisti del calibro di Gustav Klimt, Egon Schiele, Koloman Moser, ha delineato un nuovo approccio alla mente umana Sigmund Freud. Eppure questa modernità è stata prodotta in uno dei momenti storici in cui iniziava la dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico e veniva avviata quella pulizia etnica che, pian piano, ha spazzato via quella classe di intellettuali ebrei che così attivamente aveva contribuito alla creazione di quell’incredibile modernità. Le vestigia sono ancora intatte, ma quei fermenti che l’hanno resa possibile forse non ci sono più. A Vienna coesistono progresso e tradizione, spinte innovative e pulsioni retrive, la coabitazione dei contrasti è il suo carattere distintivo. È la patria dei Grüßgottisti, come li definisce Deyan Sudjic, che ancora salutano dicendo: “Grüß Gott”, che tradotto suona “Dio ti saluta”. Una città a misura d’uomo, più simile a un gigantesco paese, ma che molta strada ha fatto per perdere la sua provincialità e diventare più internazionale.
Dubai, oltre il futuribile
Dimenticate tutto quanto abbiate letto ne Il Canto del Diavolo di Walter Siti sugli Emirati Arabi Uniti. Non solo quella del massimo studioso pasoliniano è un’esperienza fuorviata da pregiudizi, ma è anche ormai irrimediabilmente datata. Dubai è una metropoli dinamica e vivacissima, che cambia con una velocità impensabile.
Di sei mesi in sei mesi vi sorgono nuovi edifici e sempre più crescono gli interventi urbanistici lasciati da grandi architetti internazionali del calibro di Zaha Hadid, Norman Foster, Adrian Smith, Rem Koolhaas, lo studio di architettura Skidmore, Owings & Merrill, Nikkei Sekkei.
Sempre più la skyline si arricchisce di signature building, ossia edifici progettati da grandi architetti del panorama internazionale, con l’intento di lasciare un segno destinato a durare nel tempo. Così l’assetto urbanistico della metropoli mediorientale tende ad assumere sempre più una forma organica e a perdere quel carattere disordinato e lievemente kitsch che aveva all’inizio del suo sviluppo. Una metropoli che non dorme mai, con cantieri operativi giorno e notte, impegnati a rimodellare l’intero tessuto urbano in vista dell’Esposizione Universale del 2020.
Dubai punta tutto sulla felicità, cerca di plasmare una società che sia ospitale, accogliente, inclusiva e persino la sua architettura, a mano a mano, cerca di fare propri i principi del benessere psicologico quale guida nell’ideazione delle forme degli edifici e al modo in cui vengono concepiti, disegnati e costruiti gli spazi pubblici.
Con i suoi 3 milioni 157 mila abitanti, di circa 150 nazionalità diverse, Dubai è quasi il centro del mondo, quella porta d’ingresso per l’Asia, che mette in comunicazione Occidente e Oriente. È un modello emergente di città-stato, simile a Singapore e Hong Kong, a cui si ispirano i sindaci di molte città del mondo, soprattutto quando la differenza con il testo del Paese è significativa. Centro di affari internazionali, l’economia della città emiratina non è solo concentrata sul petrolio o sul mercato immobiliare, ma diversifica sempre più il ventaglio delle sue attività.
Il suo aeroporto è uno dei più importanti snodi del mondo, con un traffico strabiliante che ha fatto della compagnia aerea di bandiera Emirates un fiore all’occhiello dell’economia a livello nazionale e internazionale.
Il suo porto è il più fiorente dell’area del Golfo Persico, ed è ormai diventato un importante centro dei traffici commerciali mondiali.
Dubai è il luogo in cui l’innovazione corre veloce e il futuro è già presente, sperimentabile, fruibile. Il luogo in cui il governo investe molto nella trasformazione Digital della macchina amministrativa, puntando anche sul blockchain. Al tempo stesso, però, cresce nella sua classe dirigente e nella popolazione una sensibilità per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità, perché anche vivere in un’oasi eco-sostenibile incrementa il tasso di felicità in chi la abita.