Il talento del Cancelliere

Il Cancelliere Christian Kern sa sempre calibrare le parole e dispensarle al momento giusto. La frizione con l’Italia rischiava di sfiorare la crisi diplomatica. Kern ha rimesso le cose al loro posto. Sa dosare sapientemente i suoi interventi e quando decide di parlare lo fa con autorevolezza, imprimendo svolte decisive al dibattito interno e anche a quello internazionale. Così, come ha già fatto nei giorni scorsi, Kern ha rassicurato il nostro Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e poi ha rilasciato delle dichiarazioni che, non solo sono volte a rasserenare gli animi e rimettere sul binario giusto i rapporti con l’Italia, ma hanno anche un enorme valore politico interno. Parole, quelle usate dal Cancelliere Kern, che sono servite a rimettere in riga il proprio diretto rivale, il Ministro degli Esteri Sebastian Kurz, il giovane e rampante leader del Partito Popolare.

Kurz alimenta e mette in scena un’emergenza che non c’è, ha detto Kern, smontando come un castello di carte il gioco un po’ scorretto del suo spavaldo avversario politico, che non perde occasione per cavalcare posizioni oltranziste e discutibili, con il preciso intento di parlare alla pancia del Paese, facendo propri temi cari all’ultradestra. E se lo scontro in campagna elettorale si è trasformato in un duello tra i leader dei due partiti tradizionali, socialdemocratici e popolari, lo si deve proprio a Christian Kern. A suo tempo, aver presentato il suo piano in sette punti per l’SPÖ ha consentito, in un colpo solo, di spostare la competizione su un altro terreno e, facendolo diventare un possibile partner di coalizione, di neutralizzare l’FPÖ, trasformandolo da protagonista delle elezioni politiche in uno sbiadito comprimario. “Il tema dei migranti deve restare fuori dalla campagna elettorale” è stato perentorio Christian Kern. Vediamo in dettaglio il discorso del Cancelliere e scopriamo cosa dicono i sondaggi sull’orientamento degli elettori

Brennero, un’emergenza che non c’è

Il Cancelliere è l’unico che abbia titolo e autorità per dire che non esiste alcuna emergenza al Brennero. Al contrario le affermazioni di Kurz alimentano paure e creano inutile allarme, quando invece va ribadito, non vi è alcuna reale minaccia. Solo Kern e il Ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka (VPÖ), possono decidere se siano necessari maggiori controlli al Brennero. La paventata chiusura del confine con l’Italia è un evento alquanto improbabile, anche in presenza di un’emergenza. Non converrebbe a nessuno, Austria compresa, la chiusura di una frontiera così strategica sotto il profilo commerciale ed economico. Ecco perché, al di là di qualche dichiarazione scomposta rilasciata nei giorni scorsi, anche per il Ministro Sobotka non vi è alcuna necessità a medio termine di aumentare i controlli al Brennero attivando i militari. La conferma è arrivata dal Cancelliere Kern: per ora arrivano più migranti dalla rotta balcanica che non dall’Italia attraverso il Brennero. Questo è l’unico dato di fatto. Kern ha inoltre ribadito che per una campagna elettorale l’Austria non può rischiare di trovarsi dalla parte sbagliata, assimilata nello stesso gruppo di Viktor Orban, il premier nazional-populista ungherese, e della Lega Nord. Una campagna elettorale, ha detto Kern, non può pregiudicare le relazioni diplomatiche con un Paese amico e partner economico come l’Italia. Insomma, per perseguire esclusivamente obiettivi interni si rischia di isolare l’Austria e di rovinarne irreparabilmente la reputazione. Un freno all’irruenza mostrata a più riprese da Sebastian Kurz.

Un colpo al cerchio e uno alla botte

“Occorre più sensibilità nei confronti dell’Italia -ha detto ancora Kern- dovremmo cercare di trovare una soluzione insieme”, sottintendendo non solo una soluzione assieme all’Italia, bensì una soluzione europea, ovvero presa di concerto, insieme, da tutti gli stati membri. Un messaggio di solidarietà, di distensione, di stampo europeista, che va nella stessa direzione verso cui è orientato anche il Presidente Van der Bellen. Poi il Cancelliere si spinge oltre: “Cosa sarebbe successo se nel 2015 i nostri vicini avessero mostrato nei nostri confronti ostilità e nessun tipo di solidarietà?”. Una critica esplicita all’atteggiamento di chiusura che Kurz sembra incarnare, soprattutto nelle ultime settimane. Certo, per una questione di equilibrio e di opportunità, non poteva essere solo duro con il suo rivale Sebastian Kurz, così Kern si è anche espresso in modo deciso contro le affermazioni del sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello. “È inaccettabile definire il Ministro degli Esteri austriaco un neo-nazi”, ha asserito con fermezza il Cancelliere. Appare evidente, però, che si tratti di un sottile gioco di equilibrismo, Kern non poteva solo fare una reprimenda al suo diretto avversario. Doveva, al contrario, mitigare i toni e non screditare il proprio diretto oppositore.

Il nodo spinoso delle ONG

La questione Ong è molto sentita in Austria ecco perché Kurz non perde mai occasione per denunciare quelle Ong che operano salvataggi in acque libiche e che hanno contiguità con i trafficanti di esseri umani. È a tal punto un argomento che suscita vivo interesse nell’opinione pubblica, che il quotidiano Kurier ha mandato due suoi inviati a bordo di una nave di Medici senza Frontiere, con il compito di realizzare un reportage sui salvataggi nel Mar Mediterraneo. E per informare in tempo reale sull’esperienza a bordo della nave, i due giornalisti stanno scrivendo un blog.

Cosa dicono i sondaggi?

Sebastian Kurz soffia sul fuoco di queste emozioni e paure che agitano una fetta cospicua dell’elettorato austriaco. È lui il favorito. Eppure, sebbene sia in vantaggio, fino a qualche giorno fa il divario con il suo avversario sembrava ridursi. Da qui, forse, l’agitazione di Kurz, che sfrutta ogni opportunità per essere sulla ribalta, anche perché il Cancelliere, in virtù del suo ruolo, gode sicuramente di maggiore esposizione mediatica del Ministro degli Esteri. Gli ultimi sondaggi, però, danno il giovane Kurz saldamente in testa alle preferenze degli austriaci, con il 37%, seguito da Kern che si attesta al 32%. Segue Heinz-Christian Strache (FPÖ) al 20%. La verità è che gli austriaci non votano direttamente il Cancelliere, quindi a contare realmente sono i sondaggi dei vari partiti. Accreditato come il primo partito c’è l’VPÖ, con il 32%, grazie al traino del giovane leader. Seguono sostanzialmente alla pari al 26% SPÖ e FPÖ. Al 7% i Verdi, al 5% i NEOS, al 2% la Lista Piltz.

Per ora solo un governo di coalizione

Analizzando gli umori dell’elettorato si percepisce la simpatia e la fiducia tributate in bianco a Sebastian Kurz. Il giovane leader, che di fatto dice le stesse cose di Strache, fa meno paura del leader del Partito della Libertà, riuscendo così a catturare anche quei moderati desiderosi però di un cambiamento radicale. Insomma, ci si affida a Kurz perché sembra più rassicurante facendo parte del Partito popolare. Nessun partito potrà avere la maggioranza dei voti e governare da solo. All’orizzonte si profila un governo di coalizione. Ma quale? Il rischio è che si possa replicare l’esperienza di una coalizione nero-blu, tra popolari e ultradestra, esattamente come nel 2000-2005, ai tempi di Jörg Haider. Un esperimento che all’epoca non fu dei più felici.