Bucarest: la piazza non si fida del governo

Le manifestazioni di protesta in Romania non accennano a placarsi. A Bucarest c’è sempre un presidio di cittadini davanti all’edificio del governo, a Piata Victoriei. Un drappello di gente che sfida gelo, neve, vento e temperature sotto lo zero. 700 persone che restano simbolicamente a vigilare sull’operato del governo. Sono 16 giorni che la protesta va avanti.

A nulla è servito aver approvato lunedì in Parlamento, all’unanimità, un referendum sulla corruzione, su impulso del Presidente della Repubblica Klaus Iohannis, al quale spetta delineare i tempi per indire la consultazione popolare, che per legge deve essere preceduta da una campagna di 30 giorni. Come non sembrano essere state sufficienti le dimissioni del Ministro della Giustizia Florin Iordache, la settimana scorsa. Non è il primo dicastero a restare senza guida, già il Ministro dell’Economia e del Commercio Florin Jianu si era dimesso per motivi etici, perché in disaccordo con il governo, nel corso dei primi giorni della protesta. I romeni continuano a scendere in piazza contro l’esecutivo, in netto dissenso con le politiche attuate da Sorin Grindeanu. Dopo la grande dimostrazione che si è conclusa nel weekend, Toata la Romania veni la Bucuresti, una tre giorni nella capitale, alla quale hanno partecipato 70.000 manifestanti, oltre 50.000 persone a Bucarest, più 20.000 in altre città romene quali Sibiu e Cluj, la situazione non sembra essersi tranquillizzata. I romeni non si fidano del governo, vogliono che si dimetta. È una protesta pacifica, fatta di genitori con i propri figli, di tantissimi giovani, di cittadini che vogliono battersi per un Paese non più dominato dal malaffare e dalle appropriazioni indebite.

Già una volta è stata votata, in piena notte, di nascosto, il 31 gennaio scorso, quella discussa Ordinanza 13, un decreto di emergenza che depenalizzava alcuni reati di corruzione. Provvedimento che è stato poi ritirato dal Primo Ministro Grindeanu. Nessuno vuole che l’azione della Mani Pulite romena si fermi. Decine di migliaia di persone, che hanno formato una enorme bandiera romena, blu, gialla e rossa, con le luci dei propri telefonini, chiedono a gran voce che la linea di rigore contro la corruzione non s’interrompa, che l’opera del DNA, Direcţia Naţională Anticorupţie (Direttorato Nazionale Anticorruzione), non venga bloccata. Per troppo tempo la Romania è stata rallentata nel suo percorso verso progresso e sviluppo da criminalità organizzata e da politici, istituzioni e amministratori corrotti. Entrata nell’Unione europea nel 2007 la Romania resta uno dei Paesi europei più poveri. 

Intimidazioni a chi scende in piazza

Si rincorrono, non solo sui social media ma anche sulla stampa locale, voci di intimidazioni da parte delle autorità a coloro che si radunano a presidio in Piata Victoriei.

La polizia avrebbe tentato di evacuare la piazza antistante il palazzo del governo proprio ieri mattina.

I dimostranti sono stati invitati a disperdersi e sono stati scortati fino alla vicina metropolitana, dicendo loro che non è possibile protestare.

Sanzioni sembra siano anche previste per chi ha fatto volare un drone sulla folla sabato, riprendendo le migliaia di manifestanti che protestavano contro l’esecutivo Grindeanu.

Il decreto salva corrotti potrebbe tornare in vigore?

Nelle ultime ore si delinea la possibilità che la Corte d’Appello possa scompaginare tutte le conquiste della piazza. È atteso infatti il suo pronunciamento su un ricorso presentato lo scorso 10 febbraio contro l’Ordinanza 14, che ha cancellato il discusso decreto salva corrotti, ovvero l’Ordinanza 13.

Se la Corte dovesse pronunciarsi a favore, ciò significherebbe l’annullamento dell’Ordinanza n.14 che ha cancellato il decreto salva corrotti e l’immediato ripristino della controversa Ordinanza 13. La richiesta di cancellazione è stata presentata da Luiza Căzănescu, nel mirino del DNA e condannata nel 2016 a tre anni e due mesi di prigione per un episodio di abuso d’ufficio. Coinvolta nel caso anche la casa di moda della Căzănescu, la quale, assieme ad altri imputati, si sarebbe appropriata di una somma pari a 1 milione 850.000 euro.

A suggellare un rapporto a doppio filo tra il governo Grindeanu e Luiza Căzănescu, il fatto che la donna sarebbe stata tra le persone chiamate a discutere sulle modifiche da apportare al Codice Penale, dall’ormai ex Ministro della Giustizia Florin Iordache.

In questo clima di incertezza e di forti conflitti istituzionali, dove tutto è appeso a una decisione della Corte d’Appello, i manifestanti non intendono ancora abbassare la guardia, ma proseguire con la loro azione di pressing sull’esecutivo.

Il DNA, Direcţia Naţională Anticorupţie, ha però promesso battaglia e intende presentare un contro ricorso. Ad annunciarlo è stato ieri il Procuratore Capo del DNA Laura Codruţa Kövesi, colei che ha dato il via alla Mani Pulite romena.

La donna simbolo della lotta alla corruzione

È una donna colei che ha dato il via alla battaglia giudiziaria contro la corruzione in Romania, è il Procuratore Capo Laura Codruţa Kövesi, in carica dal 2013. Per la Kövesi l’azione contro i corrotti rischia di avere armi spuntate. L’approvazione di quell’Ordinanza n.13 ha rappresentato un duro colpo, ma per il Procuratore Capo del DNA ancora non ci si può sentire al sicuro.

La cosa più importante -secondo la Kövesi- è che la gente non sia indotta a pensare che esistano persone al di sopra della legge. Ecco perché non si può abbassare la guardia e non si possono varare leggi che proteggono chi delinque.

Il lavoro del DNA, Direcţia Naţională Anticorupţie, un’istituzione creata nel 2003, viene monitorato da rigidi controlli e bilanciato da contrappesi. Tutte le iniziative adottate dall’Ufficio della Procura sono autorizzate da un giudice e anche vagliate periodicamente nel metodo e nell’opportunità dal Presidente dell’Alta Corte di Cassazione.

Il percorso intrapreso sta dando risultati e ha cambiato profondamente anche la società romena. Per la Kövesi è inoltre importante che materie costituzionali siano sempre discusse con trasparenza e nel pieno rispetto della legge.

Polemiche per la presenza di bambini in piazza

Montano le polemiche sulla partecipazione di molti bambini alle proteste. All’origine dell’indagine messa in atto dal Ministro del Lavoro Lia-Olguta Vasilescu e dalla Autoritatea Nationala de Protectie a Copilului (Autorità Nazionale per la Protezione dei Minori), un esposto presentato da Alexander Bajdechi, uno studente universitario e Presidente della Federazione giovanile Federatiei Tinerilor din Constanta. A questo si sono aggiunte altre 25 segnalazioni giunte da privati cittadini, giornalisti e rappresentanti di organizzazioni non governative.

Impossibile procedere contro i genitori che hanno deciso di far manifestare anche i propri figli piccoli. La polizia sta procedendo all’identificazione di coloro che hanno coinvolto minori nelle dimostrazioni, ma sarà possibile solo punirli con eventuali ammende. Tra coloro che hanno coinvolto i figli minorenni nelle manifestazioni di piazza anche il leader di USR Nicusor Dan, che contrattacca attribuendo al Ministro Vasilescu un’interpretazione sbagliata della legge. Le dimostrazioni, infatti, sono state pacifiche, amichevoli e tutt’altro che pericolose.

È scontro istituzionale tra esecutivo e Presidente

Il Ministro del Lavoro Vasilescu, nel corso della sua audizione ha anche detto che tra coloro che hanno istigato i genitori a scendere in piazza con i loro bambini è stato anche il Presidente Klaus Iohannis. E nell’ottica di uno scontro istituzionale tra governo e presidenza, si colloca il discorso pronunciato proprio ieri dal Presidente della Repubblica al cospetto del DIICOT Directiei de Investigare a Infractiunilor de Criminalitate Organizata si Terorism (Direttorato per l’Investigazione su Crimine Organizzato e Terrorismo).

“Il tentativo di modificare il Codice Penale avrebbe dato un duro colpo alla battaglia intrapresa contro la corruzione e avrebbe sicuramente fatto crescere il fenomeno della criminalità nel Paese -ha detto Iohannis- La Romania vive un momento cruciale e tutti insieme dobbiamo decidere se proseguire il cammino verso la democrazia e il rispetto della legge e di un potere giudiziario indipendente, o se invece dare spazio a corruzione, mancanza di professionalità, abuso di potere e cattiva gestione delle istituzioni”. Il Presidente Iohannis ha anche dichiarato di aver approvato la legge di bilancio per il 2017, anche se le previsioni fatte dall’esecutivo sono sovrastimate e troppo ottimistiche, ed ha esortato il governo al massimo senso di responsabilità e affidabilità.

Grindeanu va a Bruxelles

Il Premier Grindeanu, ieri e oggi a Bruxelles, ha in agenda una serie di incontri con il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, con il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e altre autorità dell’Unione europea.

Oggetto della due giorni in Belgio, rinsaldare le relazioni, rafforzare il dialogo tra Paesi membri dell’Ue, rassicurare i partner europei sulla volontà del governo romeno di proseguire la lotta contro la corruzione.

Getta acqua sul fuoco anche Liviu Dragnea, leader del PSD. Per lui la questione della cancellazione dell’Ordinanza 13 è un capitolo chiuso e non dovrà più essere discusso in Parlamento. L’annullamento dell’Ordinanza 13 è deciso e non esiste spazio per interpretazioni diverse, ha dichiarato Dragnea con un post su Facebook.