La ricetta AIEA contro il virus degli animali

A Seibersdorf, nei modernissimi laboratori del centro dell’AIEA, alle porte di Vienna, si lavora per preparare test sierologici applicabili su larga scala per sconfiggere, in tempi relativamente brevi, la Dermatite nodulare infettiva (Lumpy Skin Desease – LSD), una malattia che colpisce il mondo animale. Da vari mesi l’Europa sud-orientale ha registrato la comparsa di questo virus, che non esisteva sul nostro continente. La sua presenza in Africa è testimoniata da oltre 90 anni. La Grecia, è stato il primo Paese europeo dove la LSD ha fatto la sua comparsa, nell’agosto-settembre 2015. Sulle prime la diffusione della LSD sembrava essere sotto controllo. Nell’aprile 2016, però, questo pericoloso virus è ricomparso, non solo sul territorio greco, ma anche in Bulgaria e in Macedonia. Gradualmente il contagio si è esteso anche ad altri Paesi limitrofi come Serbia, Montenegro e Albania, rischiando così di raggiungere il cuore dell’Europa.

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La LSD non viene trasmessa all’uomo, colpisce esclusivamente il mondo animale e specificamente solo i bovini. Questa malattia danneggia pesantemente l’economia, perché compromette non solo la produzione di carne e latte, ma anche quella del pellame. Ecco perché è importante frenarne la diffusione e preparare personale specializzato, capace di diagnosticare, curare ed eradicare questo morbo. 

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La diffusione della LSD

In Europa, così come in alcuni Paesi dell’Asia Centrale e del Medio Oriente, la malattia non era mai stata presente prima d’ora. L’LSD è un morbo conosciuto, ma in Africa, dov’è endemico. Noi in Europa ci siamo trovati impreparati alla sua comparsa. Dapprima si sono registrati casi in Turchia nel 2013. Dalla scorsa estate sono stati segnalati 600 focolai in 6 Paesi dell’Europa sud-orientale e secondo l’OIE, l’Organizzazione Mondiale della sanità animale, sarebbero finora stati eliminati 10.000 capi infetti. Anche se il contagio attualmente è limitato a Grecia, Bulgaria, Macedonia, Serbia, Montenegro e Albania, non mancano contatti costanti anche con l’Italia, la Germania e i vari Peasi di Centro Europa, per creare una rete capace di gestire qualsiasi eventuale emergenza.

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Non solo energia atomica

L’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) non si occupa solo di energia nucleare, ma porta avanti un ricco programma di ricerca scientifica, medica, epidemiologica, volta a combattere e a sconfiggere virus e malattie infestanti, anche grazie all’energia dell’atomo.

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Vicino a Vienna, nel centro di Seibersdorf, ci sono laboratori avanzatissimi, dove si concentra il cuore pulsante di questa attività di ricerca.

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Un training per sconfiggere l’LSD

Di recente l’AIEA ha organizzato un training al quale hanno partecipato 22 Paesi, per formare personale specializzato sulla gestione dell’LSD. Nutrita e variegata la presenza: il Kazakhstan, dove da poco è arrivata l’infezione, la Russia, l’Ungheria e la Romania. Tra gli Stati membri dell’Unione europea non infetti c’erano Croazia, Slovenia e Austria. L’obiettivo: rendere familiari ai colleghi che lavorano nei laboratori dei Paesi più a rischio, soprattutto quelli già infetti, le metodiche comunemente utilizzate per trovare il virus negli animali e poter fare la diagnosi della malattia nel modo più tempestivo possibile.

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Perché questo addestramento?

“La maggior parte dei laboratori europei, o del Centro Asia, pur avendo mezzi e bravi tecnici, di sicuro non avevano mai avuto esperienza diretta con questa malattia -mi racconta Giovanni Cattoli, Capo Divisione FAO/AIEA del Laboratorio di Protezione e Salute degli Animali- Ecco perché la necessità di portarli qui a Seibersdorf per fare un training su come praticare la diagnosi in laboratorio, per confermare la presenza della malattia, per caratterizzare meglio il virus, per cercare di capire a che cosa più assomigli, in modo da poter tracciare, o ipotizzare, le possibili origini dell’infezione, o i percorsi d’infezione”.

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La situazione non è allarmante, non c’è motivo di avere paura. Sappiamo che la LSD è in Europa, sappiamo dov’è. L’Ue e i vari Paesi, sia quelli affetti da questo virus, sia quelli solo a rischio, hanno messo in piedi tutto quello che era possibile fare per premunirsi. “Certo, con i virus non si possono azzardare previsioni” rilancia Cattoli.

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Come si diffonde la LSD?

La trasmissione del virus avviene attraverso un animale infetto, che viene in contatto più, o meno diretto, con un animale sano. “Anche gli insetti giocano un ruolo determinante nella diffusione -mi spiega Cattoli- Mosche e tafani, ma anche zecche, possono veicolare, trasportare, o mantenere nell’ambiente il virus. E poi sono rischiosi gli ambienti contaminati”. Sull’animale si formano delle croste sulle quali ci sono tantissime particelle virali. Quando le croste si seccano e cadono nell’ambiente, possono restare per molto tempo vitali. Anche la movimentazione degli animali infetti, che non sempre manifestano sintomi della malattia, o che possono essere eventuali portatori sani, ha un’enorme responsabilità nella diffusione di questa malattia.

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Un pesante impatto economico

Farsi trovare impreparati avrebbe costi ingenti. Secondo le normative internazionali un Paese infetto non può avere scambi commerciali con Paesi non infetti. In pratica tutte le esportazioni vengono compromesse, con danni economici incalcolabili. Inoltre, per i singoli allevatori, potrebbe diventare particolarmente oneroso gestire un’eventuale epidemia. Critica soprattutto la situazione di fattorie di piccole e medie dimensioni, incapaci con le loro sole forze di fronteggiare un contagio di LSD. Per limitare al massimo i danni non solo viene stabilito il blocco del commercio, ma anche l’abbattimento dei capi infetti, la distruzione dei prodotti potenzialmente contaminati, la bonifica degli ambienti infettati. Un lavoro ciclopico senza mezzi e risorse necessari.

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Come ci si può difendere?

I mezzi a disposizione della scienza sono il sequenziamento genetico, o l’amplificazione del genoma del virus, basata sul PCR, una tecnica della biologia molecolare usata anche nel 2013 contro l’Ebola, nell’Africa Occidentale, e per contrastare il virus Zika, in America Latina, durante l’emergenza registrata quest’anno.

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“Purtroppo non c’è ancora un test sierologico, che vada a vedere gli anticorpi contro questa malattia e che sia possibile usare su vasta scala, per una sorveglianza a livello nazionale o regionale” dice Cattoli. Nel laboratorio di Seibersdorf il team guidato da Giovanni Cattoli sta lavorando per cercare di sviluppare, se possibile in breve tempo, un test sierologico che possa aiutare i servizi veterinari a fare uno screening, o anche solo un monitoraggio di un gran numero di animali.

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Eradicazione, un obiettivo a portata di mano

“Si spera di riuscire a combattere la LSD, nel senso di eliminarla. Il vaccino c’è, in commercio vi sono vaccini vivi attenuati, però non sono l’unica possibile medicina, sono presidi che aiutano a controllare la malattia” sottolinea Cattoli. In parallelo deve esserci una diagnosi più precoce possibile e altre misure, quali il divieto di movimentazione degli animali e il controllo alle frontiere.

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“Unendo tutti questi elementi si dovrebbe arrivare a controllare la malattia e, se si opera velocemente, in alcune situazioni anche proprio a eradicarla” conclude Cattoli, facendoci capire che la lotta contro questo virus sembra essere a buon punto.

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