Derby imperiale: Austria ko

L’esordio dell’Austria a Euro 2016 è stato disastroso. La partita contro l’Ungheria è finita 20 per i magiari. Un sconfitta durissima, due gol che bruciano e fanno male come due sonore sberle. Una vera debacle per l’Austria. La sfida iniziale del gruppo F vede l’Ungheria volare via, agguantando i 3 punti. Era il derby del Danubio, il derby imperiale, tra due Paesi che sono stati uniti dal 1867 al 1918 sotto la monarchia degli Asburgo, facendo parte del vasto e potente Impero austro-ungarico -la cosiddetta Doppelmonarchie (Duplice Monarchia) o Donaumonarchie (Monarchia Danubiana).

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L’Austria era la favorita, il team che giocava per vincere. Ecco perché a Vienna erano stati preparati vari punti di ritrovo all’aperto, con maxi schermi, per poter vedere gli incontri degli Europei di calcio. Soprattutto lungo il Danubio, è un tripudio di bar e locali, molti con spiaggia artificiale, creati per vivere al meglio l’evento calcistico più atteso dall’Austria: il match di apertura della nazionale. 

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Il cavallo vincente

Secondo i pronostici l’avversario da battere era l’Austria, con maggiore classe e più esperienza a livello internazionale rispetto agli ungheresi. Una squadra, l’Austria, che è un mix di tecniche diverse e atletismo, come composita è l’origine dei suoi giocatori. Zlatko Junuzovic è di origine bosniaca, i suoi genitori si sono trasferiti in Austria quando aveva 5 anni. Vengono dalla Serbia i genitori del difensore Aleksandar Dragovic, nato però a Vienna. Marko Arnautovic è anch’egli viennese, ma figlio di un immigrato serbo. Mentre il fuoriclasse David Alaba ha la mamma delle Filippine e il papà della Nigeria. La partita di ieri, infatti, è iniziata con la squadra austriaca che ha dominato tutta la prima parte del match, dimostrando superiorità tecnica e capacità di gioco. Molte le opportunità, ma altrettante le azioni sciupate, non portate a segno. Dopo il primo tempo però il tasso di nervosismo è cresciuto, rivelandosi fatale.

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Sembrava una partita già vinta

L’Austria ha immediatamente mostrato superiorità, dettando il gioco fin dal primo minuto: dopo soli 31” un tiro di David Alaba finisce contro il palo della porta magiara. Da quel momento in poi l’Austria attacca, facendo ottimo pressing, e con i centrocampisti sempre in movimento. Poi un’altra azione di Alaba, che però non finisce in rete. Quando non è il palo, sono le parate di Kiraly a fermare Alaba. Anche Arnautovic sembra in grande forma. Ma con il trascorrere dei minuti il gioco si fa sempre più nervoso, le azioni e i tiri sempre più imprecisi. Pian piano, però, gli avversari prendono il sopravvento. Un primo tempo che finisce senza emozionare.

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Il gol che cambia il match

La svolta arriva al 17’ del secondo tempo, dopo che l’Austria ha dimostrato netta supremazia di gioco, dominando una partita che sembrava poter vincere da un momento all’altro. Il 22enne Laszlo Kleinheisler, che ha esordito nella nazionale ungherese lo scorso novembre, serve un assist al centravanti Adam Szalai che infila in rete. È l’1-0 che sblocca il match. L’inizio della fine per l’Austria, che passa al contrattacco. Senza un vero perché arriva il secondo cartellino giallo e l’espulsione per Dragovich, reo secondo l’arbitro francese Turpin, di aver abbattuto un difensore nel campo ungherese. Da quel momento il team austriaco resta in 10, si sbilancia tutto in attacco, cercando disperatamente di recuperare. Tanto in avanti nell’area ungherese, da subire il secondo gol proprio per un contropiede di Zoltan Stieber.

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Tifosi delusi, umore a terra

Cocente la delusione dell’Austria. Zero entusiasmo tra i tifosi accorsi numerosissimi nei locali disseminati sulle sponde del Donaukanal, il lungo Canale del Danubio.

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Le sponde del canale sono gremite. Si vedono solo musi lunghi. Neppure una giornata di sole rinfranca gli animi e aiuta a spazzare via la frustrazione di un esordio da dimenticare.

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Toni mesti anche sui media locali. Non era certo questo ciò che ci si aspettava alla vigilia del match contro l’Ungheria. Un acceso sentimento nazionalistico animava l’Austria, ancora fresca di un risultato storico per la destra radicale dell’FPÖ alle presidenziali.

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Eppure è stata costretta a lasciare il campo con le pive nel sacco dall’Ungheria che mancava dagli Europei da 44 anni. Nello spogliatoio atmosfera triste e dimessa. “Abbiamo una buona squadra, occorre non farsi fiaccare il morale e andare avanti” queste le parole dell’allenatore Marcel Koller. Adesso, però, per l’Austria la strada è tutta in salita.

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