La destra che si sente centro

La nuova destra austriaca, che ha raggiunto il 49,7% dei voti alle presidenziali, perdendo al fotofinish contro Alexander Van der Bellen, quella che ha il volto pulito e rassicurante di Norbert Hofer, non vuole essere definita destra estrema. Anzi, va oltre, e colloca se stessa al centro, ad occupare quella posizione di centrodestra, che è stata finora appannaggio esclusivo dell’ÖVP. All’indomani dei risultati elettorali lo dicono a chiare lettere sia Hofer, sia Strache: “Noi non siamo un partito di ultra-destra. Non chiamateci più così” hanno più volte ripetuto. Un partito di ultra-destra non avrebbe mai riportato un risultato di simili proporzioni, si sarebbe al contrario fermato appena al 2%, dicono all’unisono. L’FPÖ è una destra moderna, liberale, che si sente di centro, una nuova destra capace di attirare elettori anche tra coloro che non sono simpatizzanti, o dichiarati sostenitori del Partito della Libertà. Una nuova destra che ridefinisce se stessa, si ridisegna in chiave moderata, perché capisce che solo così può attirare anche chi aveva scelto altre formazioni conservatrici, riuscendo a sfondare davvero.

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Quel sorpasso così vicino alle amministrative dello scorso ottobre, così a portata di mano, eppure non ottenuto, sembra essere adesso un’esperienza lontana anni luce. Quello che si è verificato a queste presidenziali segna una nuova fase nella vita politica del Paese, rappresenta un evento di rilevanza epocale e ha riscritto, spazzandola via in poche settimane, l’intera storia politica austriaca. Mai l’Austria, di norma un Paese piuttosto noioso, è stata al centro dell’attenzione del mondo. Mai la politica austriaca è stata così interessante, così avvincente, così importante anche nel possibile ridisegno degli equilibri geopolitici dell’Europa e del mondo. 

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Il poliziotto buono e quello cattivo

Il gioco delle parti prosegue tra Norbert Hofer e Heinz-Christian Strache, tra il candidato Presidente Federale sconfitto per un soffio e capace di attirare consensi a pioggia, e il leader del partito, decisionista, passionale, provocatorio. L’uno si mostra mite, affabile e disponibile, l’altro è irruente e aggressivo, argento vivo, dinamismo, ipercinetismo. Se Hofer adopera guanti di velluto, le parole di Strache a volte tagliano più delle lame affilate di un rasoio. E negli ultimi mesi di campagna elettorale tra i due è sempre stato un continuo giocar di sponda, lasciando a Strache il compito di sferrare colpi duri.

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Una parte dell’elettorato ha apprezzato proprio l’atteggiamento morbido, gentile, generoso, di Hofer. Quel suo essere simpatetico è stata la sua vera arma vincente. Sì, perché anche se di sconfitta si tratta, perdere per un soffio, per un pugno di voti, appena 31.000, di fatto è una straordinaria vittoria, è il biglietto verso una nuova verginità politica, è la svolta, è l’inizio di un nuovo corso. Ora l’FPÖ sa che quel sorpasso può agguantarlo e farlo proprio. Hofer e Strache sanno che metà dell’Austria li segue, è con loro.

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Ammettere la sconfitta

Proprio in questa chiave di ridefinizione di sé come nuova destra, Hofer e Strache hanno usato toni concilianti nella prima conferenza stampa post-elezioni. Hanno accettato la vittoria di Van der Bellen, al quale hanno augurato buon lavoro. Soprattutto Hofer, con il suo messaggio su Facebook lunedì pomeriggio e con le sue parole ieri, ha reso l’onore delle armi e si è sentitamente congratulato con il candidato ecologista, augurandosi che sia il Presidente “di tutti gli austriaci”, inclusi gli elettori dell’FPÖ. Bisogna accettare il responso delle urne, sottolinea Hofer “Siamo tutti austriaci e in Austria c’è spazio per tutte le opinioni”. Ecco perché il pacato Hofer richiama nei ranghi i suoi sostenitori, chiedendo a tutti di abbassare i toni sui social media. Un passo ulteriore verso l’area dei moderati.

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La questione dei voti postali

Sui voti postali solo Strache ha espresso critiche. Un sistema che invero consente non solo a chi sia gravemente impossibilitato per problemi di salute, o chi risieda all’estero di poter esprimere il proprio voto, ma anche a chi per ragioni di lavoro o familiari debba recarsi in altre parti del mondo, ma voglia comunque esercitare il proprio diritto-dovere di voto. Un meccanismo civile, ma che se si accetta in un sistema democratico poi non può essere contestato. E infatti, almeno per ora, l’FPÖ non sembra voler chiedere un nuovo conteggio delle schede, ammesso che non emergano eventuali irregolarità. Una posizione da partito moderato, da destra moderna. Un altro passo verso quella collocazione al centro che appare la strategia dominante del Partito della Libertà.

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Un’amicizia che va avanti da 11 anni

Nessuna rivalità tra Hofer e Strache. Fugano ogni dubbio scambiandosi sorrisi e scherzando tra loro. “Ci conosciamo da 11 anni e siamo una buona squadra. Non siamo invidiosi l’uno del successo dell’altro, semmai ne siamo onorati”. No, Norbert Hofer non cercherà di sottrarre lo scettro del comando a Strache, alle prossime elezioni politiche. Sarà il secondo della lista, dopo Strache, come vice del partito, per contribuire a renderlo ancora più forte. Strache lo ha detto: “State assistendo tutti a una nuova era politica, che si avvia verso la democrazia diretta. Metà degli austriaci è a favore del nostro sistema di valori”.

Ora le energie si concentrano sul futuro, sulla capitalizzazione di questo straordinario risultato. Insieme Hofer e Strache contano di guidare l’FPÖ alla vittoria, trasformandolo in forza di governo.

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