Collected stories è una pièce teatrale Off-Broadway degli anni ’90, finalista al Premio Pulitzer nel 1997, scritta da Donald Margulies, commediografo americano che ha poi vinto il Pulitzer for Drama nel 2000 con Dinner with Friends. Collected Stories racconta un’amicizia, tutta al femminile, sullo sfondo della passione per la scrittura e la letteratura.
Una commedia in inglese recitata a Vienna, dalla Open House Theatre Company, al Brick-5, teatro che sorge all’interno di un edificio di mattoni nel 15esimo distretto, in quello che un tempo era un orfanotrofio per bambini ebrei. È in questi ambienti dai soffitti alti, le ampie finestre, i mattoni a vista, che ricordano un loft newyorkese, che si svolge la storia di due donne, Ruth e Lisa. L’appartamento di Ruth Steiner, affermata scrittrice con una carriera di successo alle spalle vissuta in una New York dove si sentiva il forte influsso di scrittori come Hemingway, Fitzgerald e Delmore Schwartz, fa da cornice agli eventi che si dipanano con ritmo e vivacità. In scena ci sono sempre e solo due personaggi, assieme alle loro fragilità interiori.
La fortezza di Ruth
Il panorama letterario newyorkese degli anni ’50 nel quale la giovane Ruth muove i suoi primi passi era dominato dagli uomini. Per lei, appena ventenne, non è stato facile emergere. Così oggi, diventata scrittrice famosa e insegnante universitaria, non sposata e senza figli, Ruth vive protetta nel suo appartamento-fortezza.
Si mostra apparentemente sicura, spavalda, fiera, ma a mano a mano si sgretola, così come la sua corazza. Allo stesso modo sembra dissolversi e svanire la sua amicizia con Lisa Morrison, sua allieva e poi anche sua assistente. Lisa che dapprima fa il suo ingresso mostrandosi timida, indifesa, smarrita e insicura, ma che poi prende sempre maggior vigore, con lo snodarsi degli eventi. La stucchevole ammirazione di Lisa per Ruth risulta quasi irritante, come un po’ fastidiose sono la sua invadenza e insistenza.
Ruth e Lisa e il gap generazionale
Ruth è la bravissima Deborah Gzesh, che non solo ha vis interpretativa e tecnica, ma sa anche rafforzare la sua performance con una mimica espressiva e una gestualità straordinarie. Il suo personaggio è quello al quale pian piano ci si affeziona, perché da burbera e dura ci si disvela in tutta la sua profonda umanità. E sul finale soffriamo con lei, per il dolore della sua malattia e per l’insopportabile ferita infertale dalla sua protégée, colpevole ai suoi occhi di imperdonabile tradimento.
Ruth viene subito attratta dalle capacità della sua studentessa, che malgrado sia ancora acerba, nasconde del prezioso talento. Lisa, interpretata dalla brillante Julia C. Thorne, scrive una storia su una ragazza che soffre di disturbi alimentari, e questo suo scritto, che contiene guizzi creativi non comuni, agisce su Ruth come una calamita.
Da qual momento, da quando Lisa entrerà nell’appartamento di Ruth, l’esistenza delle due donne si intreccerà in maniera indissolubile. Impeccabile la regia di Maria Lohn.
L’amicizia, l’amore, il tradimento
Lisa fa breccia nel cuore di Ruth gradualmente. Un cuore che sulle prime sembra di ghiaccio, ma che poi pulserà e palpiterà, capace di vibrazioni che Lisa neppure è in grado di percepire o comprendere.
Sono due donne, ma anche due generazioni a confronto. Ruth pian piano si fida e si affida a Lisa. L’inizio della fine arriva quando le confidenze personali, sulle prime un po’ estorte, che Ruth fa a Lisa sulla sua storia d’amore con lo scrittore Delmore Schwartz diventano materia per un romanzo.
La storia del suo perduto amore, del suo fallimento sentimentale, del suo cuore infranto, avrebbero dovuto restare segreti, custoditi solo nello scrigno dei ricordi di Ruth. Lisa, invece, si arroga il diritto di trasporli in opera letteraria, contravvenendo a quel patto non scritto che era alla base dell’amicizia con la sua insegnante.
Lo spettacolo è in scena ancora con due repliche serali: oggi e sabato 23 aprile.