Gli attacchi di Bruxelles visti da Vienna

A quasi un mese dagli attacchi di Bruxelles chiedo al Prof. Rüdiger Lohlker della Facoltà di Studi Orientali dell’Università di Vienna un’analisi degli attentati. Come profondo conoscitore dell’Islam ed esperto di social media, il Prof. Lohlker offre una prospettiva inedita per inquadrare quanto accaduto nel cuore dell’Europa. L’ISIS si serve di internet mettendo in atto una propaganda estremamente sofisticata. Via web l’ISIS riesce a fare proselitismo, a reclutare miliziani, ad entrare in contatto con nuovi adepti, a pubblicizzare il Califfato e a diffondere la propria ideologia.

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Bruxelles è principalmente una forma di ritorsione per ciò che sta accadendo in Siria, almeno stando a quello che abbiamo potuto verificare online -mi spiega il Prof. Rüdiger Lohlker– Voi state uccidendo i nostri miliziani a Raqqa e in altre località siriane, così noi iniziamo a uccidere voi, e lo facciamo in casa vostra. L’Europa è solo un primo passo. Da quello che dicono adesso online l’IS ha prima pianificato Parigi, poi Bruxelles, ma intendono colpire ancora. Londra e anche gli Stati Uniti sembrerebbero essere tra i loro obiettivi”. Bruxelles sembra quindi rappresentare un punto di partenza e al tempo stesso una forma di rappresaglia per tutto, per le offensive sul suolo siriano, ma anche andando indietro nel tempo per vendicarsi del colonialismo esercitato dall’Occidente nella regione. 

“Sicuramente il prossimo passo che tenteranno di fare è quello di espandersi, in tutta Europa -rilancia il Prof. Lohlker- Seguono la loro abituale strategia che è quella di alternare le minacce alle rappresaglie. Lo hanno fatto sul campo quando sono stati costretti a ritirarsi, cercando di espandersi sull’altro fronte. E così adesso stanno cercando di espandersi in Libia”. La Libia rappresenta infatti un altro fronte di azione rispetto all’Europa per l’ISIS. Ci si aspettava che fosse così, ma ora secondo il Prof. Lohlker esistono prove inconfutabili. E la Libia si aggiunge ad altre regioni come Giordania e Arabia Saudita nelle quali crescono gli interessi e le mire espansionistiche dell’ISIS. Mentre per quanto riguarda l’Europa la strategia in atto è quella di colpire il nemico a casa propria.

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Come si reclutano nuovi combattenti

Il vero target sono i simpatizzanti. “L’obiettivo è rinsaldare i simpatizzanti motivandoli -dice il Prof. Lohlker- Per quello che abbiamo potuto constatare finora i gruppi che hanno agito portando a segno gli attacchi di Parigi e Bruxelles sono molto vecchi, risalgono addirittura a tribù afghane”. La strategia dell’ISIS non è tanto quella di guadagnare nuovi adepti sul campo e magari in Europa, quanto invece attirare persone in Siria perché facciano un training e poi rientrino in Europa. Assoldare nuovi combattenti direttamente in Europa secondo il Prof. Lohlker sarebbe una strategia priva di senso per un’organizzazione così fortemente strutturata come l’ISIS. Evidentemente, come hanno dimostrato gli attacchi di Parigi e di Bruxelles, il Califfato ha costruito una rete in Europa e ne abbiamo visto una parte in azione, ma non sappiamo ancora dove siano gli altri gruppi in attesa.

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“Se ripeteranno ancora e ancora lo schema, il prossimo obiettivo potrebbe essere Londra -racconta il Prof. Lohlker-  Quindi potrebbero già esserci alcuni miliziani sul suolo britannico, in attesa di ricevere ordini, oppure il piano potrebbe essere totalmente diverso. Ovviamente le nostre possono essere solo congetture, purtroppo non possiamo dire quando un nuovo attacco avverrà e dove sarà sferrato”.

La propaganda corre online

Con il lavoro di monitoraggio effettuato dal Prof. Lohlker e dalla sua squadra è possibile individuare una leadership virtuale, identificando in qualche modo possibili target futuri, attraverso le piattaforme presenti sul web. Sempre attraverso l’attività condotta online l’ISIS potrebbe attivare alcuni lupi solitari perché agiscano per proprio conto. A partire da gennaio 2016, infatti, il team dell’Università di Vienna guidato dal Prof. Lohlker ha registrato un aumento della circolazione di manuali per produrre esplosivi, o su come utilizzare armi. E non bisogna dimenticare che ci sono migliaia e migliaia di armi che circolano illegalmente in Europa. L’impressione è che stiano cercando di creare un’atmosfera che possa attrarre nuovi simpatizzanti e spingerli ad agire autonomamente, fornendo loro le capacità per poter agire. Sappiamo che qualcosa succederà, ma non ci è possibile sapere dove e quando.

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“Dalle email che abbiamo analizzato -spiega il Prof. Lohlker- sono tutti soggetti molto deboli, con personalità fragili. Sono tutti soggetti alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi, di una struttura che li aiuti a non perdersi, a tenerli insieme”. Questo è l’humus fertile nel quale queste ideologie teologiche, o meglio questa teologia radicale entra in gioco e può avere presa. Tutti i predicatori sanno perfettamente individuare questi soggetti più vulnerabili, e sanno molto bene come attirarli e reclutarli.

La religione quanto c’entra?

Il processo di radicalizzazione è molto complesso e intervengono fattori individuali quali la famiglia, la rete sociale, le amicizie e anche la crisi dell’individuo, che può forzare alcuni a cercare nuovi modi per vivere la propria esistenza. Fortunatamente è solo una minoranza a fare scelte sbagliate. “A questo livello la religione non c’entra per niente -sottolinea il Prof. Lohlker- Ma la religione è importante perché fornisce una legittimazione all’IS, rendendoli capaci di apparire agli occhi del mondo come coloro che combattono a livello globale contro tutti, contro l’Occidente, contro altre interpretazioni dell’Islam. Così se c’è qualcuno che si sente infelice in questa società europea, se non trova altre forze antagoniste, tenderà a simpatizzare per l’IS. In Europa non ci sono altre forze antagoniste, che combattano la società”. Tutti dicono che l’ISIS è nemico dell’Occidente, così per ragazzini di 16 anni tutto questo risulta seducente e ha molta presa. “Ed è a questo punto che entra in gioco la religione -evdenzia il Prof. Lohlker- L’IS infatti sostiene di essere la sola vera forza islamica, dicono di essere i soli veri musulmani. Ed è su questo punto che occorre lavorare per incrinare questo assunto di legittimazione islamica dell’IS”. Per combattere l’ISIS che utilizza con grande sapienza i social media è necessario porre in essere un’azione globale che usi gli stessi mezzi e scardinare così l’idea che la religione diventi una legittimazione per un gruppo che ha fatto del sangue e del terrore la sua bandiera.