Sono 2.800 i rifugiati che hanno presentato richiesta di asilo in Austria e che sono stati rimandati a casa nei primi tre mesi del 2016. L’anno scorso le richieste di asilo non andate a buon fine e i migranti espulsi dal territorio austriaco sono stati 8.365. Negli ultimi mesi, però, la politica in materia d’immigrazione è molto cambiata in Austria. Attualmente sono previste misure che favoriscono il più possibile il ritorno dei rifugiati nei loro Paesi d’origine.
Un rimpatrio che, invece di assumere il carattere della deportazione, che tra l’altro implica costi ingenti, si trasforma in una scelta volontaria.
Chi prima sloggia più guadagna
In questa fase le autorità austriache tendono a incentivare il maggior numero possibile di richiedenti asilo a fare rientro nella loro terra d’origine, grazie all’offerta di uno stipendio, che di fatto è l’opposto di un reddito di cittadinanza. Un esborso che in ogni caso rappresenta per lo Stato un costo inferiore a quello sostenuto per il mantenimento dei migranti nei centri di accoglienza.
Questa strategia fa parte di un piano del governo federale che prevede il ritorno nei Paesi di origine per 50.000 richiedenti asilo da qui al 2019. I richiedenti asilo che lascino l’Austria di propria volontà entro tre mesi dal proprio ingresso, ricevono 500 euro; quelli che vanno via entro sei mesi vengono ricompensati con 250 euro; mentre quelli che vanno via dopo sei mesi dal loro arrivo sul suolo austriaco, ottengono 50 euro. Secondo gli ultimi dati, 890 migranti sono stati rimpatriati forzatamente, mentre 1.896 hanno accettato di fare ritorno spontaneamente nel proprio Paese d’origine. Tra quelli persuasi a un rimpatrio volontario 623 erano iracheni, 278 iraniani, 273 afghani.
Nostalgia canaglia
Secondo Wolfgang Taucher, Direttore del BFA, Bundeshamt für Fremdenwesen und Asyl (l’Ufficio Federale per gli Stranieri e per l’Asilo), un numero crescente di migranti ha nostalgia della propria patria e non vuole più vivere sospeso in un limbo, parcheggiato nei centri di accoglienza europei. Sempre per Taucher, che ha rilasciato interviste alla stampa locale, sarebbero molti i migranti desiderosi di tornare indietro, ma nessuno di loro ha il coraggio di chiedere aiuto ai propri familiari perché paghino loro il biglietto di rientro.
Fuori prima i migranti africani
Un nuovo progetto pilota del BFA prevede d’incentivare il rimpatrio volontario di richiedenti asilo nei centri di accoglienza. Sarà inizialmente rivolto solo ad Afghani, Marocchini e Nigeriani. Avvalendosi anche della collaborazione di ONG, della Caritas e di Human Rights Austria, l’ufficio federale del BFA conta di mettere in atto una campagna informativa tra i migranti, spiegando loro che per chiunque accetti un rimpatrio volontario le spese di viaggio e le cure mediche saranno a carico dello Stato austriaco.
Non nel mio giardino
Da un lato l’Austria persegue la strategia delle barriere costruite a tempo di record per presidiare meglio i confini, anche sul fronte italiano, al Brennero. Una mossa, quella dei controlli alle frontiere e delle reti metalliche erette prima ai confini con la Slovenia, ora con l’Italia, che ha il sapore della propaganda elettorale da parte delle forze che compongono la coalizione di governo. Un tentativo, forse un po’ disperato e tardivo, per sfruttare la crisi dei rifugiati a proprio vantaggio, sperando di guadagnare voti alle presidenziali del prossimo 24 aprile. Dall’altro lato l’Austria si prepara a investire denaro per rispedire a casa il maggior numero di migranti possibile, non solo perché così può risparmiare un po’, ma anche perché così facendo può alleggerire notevolmente la presenza di rifugiati sul proprio territorio.