Vienna: qualità della vita al top, ma cosa pensa chi ci vive?

Vienna è al primo posto per miglior qualità della vita, per il secondo anno consecutivo nella classifica stilata dalla società di consulenza globale Mercer, che prende in considerazione 230 realtà a livello mondiale. Sul podio, oltre alla capitale austriaca si affermano Zurigo e Auckland. Nulla da fare per le città italiane. La prima a comparire nella classifica è Milano, che si piazza solo al 41° posto, superando comunque Roma, che scivola di una posizione rispetto al 2015 attestandosi al 53° posto.

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L’indagine “Quality of Life” di Mercer focalizza l’attenzione su una serie di parametri necessari a determinare le retribuzioni dei dipendenti di multinazionali e aziende destinati a incarichi internazionali. Tra i fattori analizzati: la situazione politico-sociale, ovvero stabilità politica, il tasso di criminalità, l’impianto legislativo; la situazione economica; la situazione socio-culturale, ossia l’accessibilità dell’informazione, la censura, le limitazioni alla libertà personale; la realtà medico-sanitaria; il sistema educativo e scolastico; i servizi e i mezzi pubblici; l’offerta ricreativa; l’offerta commerciale; il sistema abitativo; natura e ambiente. Ma sarà davvero così? Vienna è realmente il luogo con la migliore qualità della vita? 

Una volta una interprete che lavora per organizzazioni internazionali e per le Nazioni Unite, mi ha raccontato una divertentissima battuta: “Sì, certo a Vienna si vive molto bene, c’è una grande qualità della vita. C’è qualità in abbondanza, però… dov’è la vita?”.

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Al di là della Witze viennese, ovvero dell’umorismo acido e cinico, e delle classifiche, che talvolta descrivono una realtà che può discostarsi anche molto dalla situazione reale, ho provato a chiedere a un piccolo campione di expat (espatriati) cosa pensino davvero di Vienna. Si tratta comunque di un gruppo di persone molto particolari per la loro elevata qualifica professionale, per le loro spiccate capacità imprenditoriali e per le loro possibilità economiche.

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Ecco il ritratto che viene fuori della capitale austriaca: accogliente e un po’ fané, chiusa ma con una notevole offerta culturale, e proprio perché non ha le dimensioni di una metropoli risulta vivibile, percorribile in bicicletta, sicura e a misura di bambino. Si pagano molte tasse, ma in cambio si ottengono servizi di alto livello. È così tranquilla da risultare persino noiosa.

Il richiamo irresistibile della musica

Ola Rudner, svedese, direttore d’orchestra di successo, è arrivato a Vienna perché ce l’ha portato la musica: “Trovo che Vienna sia una città dove è bello vivere. Possiede un’ampia scelta culturale; offre molto ai bambini; è una città sicura per quanto riguarda gli standard internazionali; ha un costo della vita ragionevole; non occorre allontanarsi troppo per godersi la natura. Era solita essere una città molto chiusa, nei confronti di chiunque venga da fuori. Ora è migliorata, ma potrebbe essere ancora più aperta. Il sistema scolastico è molto vecchio stile. La polizia spesso non è particolarmente amichevole.

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Quello che trovo unico è l’amore per la musica e per il teatro; ciò che mi piacerebbe dimenticare è la mancanza di una discussione veramente aperta sul passato nazista e una carenza di apertura nel sistema politico. Se dovessi definire Vienna con un solo aggettivo la definirei: culturale”.

Quando si può solo dire obbedisco

Antonio Ventresca, italiano, responsabile dell’Agenzia ICE, l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero in Austria, è arrivato a Vienna perché inviato dalla sua amministrazione: “Tra le città che ho avuto la fortuna di visitare, sicuramente Vienna rientra tra le primissime per qualità della vita. Come punti di forza metterei le infrastrutture, in particolare i trasporti pubblici, che sono fenomenali, e poi l’università gratuita. Da migliorare, forse, l’attuale concentramento di esercizi commerciali in pochi punti della città (centri commerciali e strade per lo shopping), recuperando zone e vie della città che vanno verso l’abbandono.

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Ciò che amo è la possibilità di fruire la città a piedi. Mentre quello che vorrei dimenticare è il 13 marzo del ’38 (l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista). L’aggettivo che userei per descrivere Vienna è: stratificata”.

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Una scelta di vita fatta per i bambini

Miryam Koprivica, montenegrina, designer d’interni, è arrivata a Vienna da Milano per seguire suo marito. Ha vissuto nella capitale austriaca per quattro anni, a partire dal ’91, per poi farvi ritorno nel 2005, dopo dieci anni trascorsi in Russia. Una scelta fatta per i figli, era il posto perfetto per la vita familiare e garantiva buoni standard scolastici: “Al primo posto metterei un ottimo servizio dei mezzi pubblici a prezzo ragionevole. Se si rimane nella zona urbana si possono usare con lo stesso biglietto anche i treni intercity. Il servizio sanitario è molto efficiente. E infine il tasso di criminalità, relativamente basso, la rende una città sicura.

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Vienna offre tante attrazioni per i turisti, ma l’offerta ricreativa è più scarsa per chi ci vive. Poi se si è appassionati di tecnologia e non solo di musei e musica classica, allora Vienna può essere anche molto noiosa.

Quello che mi piace meno è che i viennesi sono ancora molto tradizionalisti e questo aspetto certe volte porta a una chiusura mentale. Inoltre il loro carattere riservato determina l’assenza di buoni rapporti di vicinato. Di contro, sono persone con un alto senso di civiltà e molto educate. Ciò che detesto è che i negozi chiudano la domenica.

Di Vienna direi che è elegante. Quello che la caratterizza è l’eleganza, la città è come un museo a cielo aperto”.

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Restare nel luogo scelto dalla famiglia

Ichiro Okamoto, giapponese, professore universitario e medico, è arrivato a Vienna perché la sua famiglia si è trasferita qui: “Per essere una capitale Vienna è dotata di straordinarie risorse naturali e di aree verdi per trascorrere il tempo libero. Solo città vicine al mare possono offrire una qualità dell’aria migliore.
E certamente c’è molto di più, come ad esempio l’ottima acqua potabile e il sistema di trasporti pubblici molto efficiente. Tra gli elementi positivi metterei l’ampia offerta culturale, dalla musica all’arte, dall’architettura alla gastronomia. Trovo che sia anche una città con un passato e una storia molto ricca. Può vantare un’ottima posizione centrale, nel cuore dell’Europa. È molto sicura sia nelle aree centrali che in quelle più periferiche. Il punto debole è rappresentato dalla sua posizione geografica: purtroppo non ha il mare.

Ciò che rende unica Vienna è il suo carattere viennese, che in qualche modo è anche il suo difetto. Se dovessi usare una sola parola per descrivere Vienna direi: “un paesone”, questo suo essere in fondo un villaggio e non una metropoli”.

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Studiare e poi trovarsi bene per tutta la vita

Winfried Gruber, italiano, architetto e musicista jazz, è arrivato a Vienna dopo l’esame di maturità per studiare architettura e musica, cosa che in Italia, all’inizio degli anni ’70, era quasi impossibile. Ne aveva un ottimo ricordo fin da quando, ancora ragazzo, l’aveva visitata in un inverno con tanta neve e lo zio gli aveva fatto conoscere i musei, Schönbrunn e il Belvedere: “Delle città che conosco, a parte le classifiche, è l’unica dove mi piace vivere, ad eccezione, forse, di New York.

I punti forti sono l’offerta culturale (teatro, concerti, cinema, cibo), i trasporti pubblici, la sanità, le piste ciclabili, l’aria buona e i dintorni. Punto debole, ma difficilmente migliorabile, certe settimane invernali dove non si vede mai il sole.

Quello che rende Vienna unica e che mi piace è il mix tra gioia di vivere e il modo disincantato di confrontarsi con le miserie umane e la morte. Definirei Vienna gemütlich, ovvero accogliente”.

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La cultura fa la differenza

Samantha Farber, statunitense, manager di cantanti lirici e proprietaria di una piattaforma di musica classica in streaming video, è venuta a Vienna per lavoro: “Vienna è la città dove stare per chi opera nel mio ambito professionale, con la presenza di tre importanti teatri dell’opera e sale da concerto. Sono d’accordo con la classifica di Mercer. Sono convinta che la qualità della vita sia fantastica. Certo non ho vissuto in così tante città, però dalla mia esperienza a Parigi e New York e dai miei viaggi ritengo che vivere a Vienna sia meraviglioso.

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Di positivo c’è l’offerta culturale che per me che lavoro in questo campo rappresenta un elemento molto importante; le dimensioni ridotte della città che rendono possibili gli spostamenti in modo rapido e non come a New York, dove si può impiegare mezza giornata! Altri punti forti sono le infrastrutture molto sviluppate e confortevoli; il sistema abitativo che rende possibile trovare case a prezzi accessibili; molto verde in città e le aree verdi facilmente raggiungibili.

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La campagna attorno a Vienna è bellissima, piena di laghi e montagne; ci sono splendidi festival musicali; partire è facile e non stressante, visto che l’aeroporto viennese di Schwechat è di piccole dimensioni e non molto complicato, così si può partire ogni volta che si vuole nel caso si cominciasse ad avvertire un certo senso di costrizione. Adoro la Wiener Schnitzel e il cibo è molto buono, anche se forse un po’ troppo pesante.

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Di negativo c’è l’eccessiva tranquillità che può sfociare nella noia, e devo dire che mi manca molto la vita pulsante della mia New York, o di Londra. Trovo anche che ci sia poca offerta per il tempo libero e che manchino bei ristoranti, ma lentamente le cose stanno cambiando. Gemütlich, accogliente, è il solo aggettivo. Gemütlichkeit, la comodità, cos’altro si potrebbe desiderare?”

Arrivare per caso, solo perché si è in rosso

Jacob Moss, australiano, direttore del webmagazine ViennaWurstelstand, a Vienna ci è capitato per caso, viaggiava da oltre un anno e mezzo quando ad un tratto è rimasto a corto di danaro ed è atterrato nella capitale austriaca. Vienna gli è piaciuta, così ha deciso di restarci, almeno per un po’: “Queste classifiche sono sempre relative ai parametri che prendono in considerazione. Vienna ha certamente molti elementi per essere considerata un luogo piacevole in cui vivere, però non ha flair, attitudine cosmopolita e vivacità di città come Buonos Aires o San Francisco. Per me la qualità della vita va ben oltre l’efficienza dei mezzi pubblici e la pulizia delle strade.

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Indubbi punti a favore sono i servizi di alta qualità, garantiti da tasse molto alte; i trasporti pubblici sono un sogno, affidabili, efficienti e non cari. Trovo meravigliosi gli spazi verdi e le piste ciclabili.

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Ci sono case popolari sparse un po’ ovunque, in tutti i distretti, compreso il centro storico, creando una mescolanza di ceti sociali e una vicinanza tra cittadini affluenti e cittadini meno abbienti, che cambia il modo in cui interagiscono tra loro.

Vienna si muove con il suo ritmo e questo la rende unica. Il vecchio non è stato spazzato via, così mantiene il suo fascino antico, mentre il nuovo sboccia tra le crepe del vecchio. Se devo usare un solo aggettivo direi: gemütlich, accogliente”.

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