Austria: l’energia dell’atomo contro il virus Zika

L’AIEA, l’Agenzia per l’Energia Atomica, sta lavorando per mettere a punto una tecnica molto promettente, che potrà essere decisiva nel contenimento della diffusione del virus Zika, virus molto diffuso in questo momento in Brasile e Sud America. Questo metodo, biologico ed eco-compatibile, denominato SIT, tecnica degli insetti sterili, viene portato avanti dagli scienziati e ricercatori di un dipartimento congiunto della FAO e dell’AIEA, che si occupa delle tecnologie nucleari applicate all’alimentazione e all’agricoltura. C’è quindi un quartier generale a Roma e uno a Vienna e naturalmente dei laboratori all’avanguardia a Seibersdorf, appena fuori dalla capitale austriaca.

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L’obiettivo delle ricerche e dei progetti attuali è ridurre enormemente la popolazione di zanzara Aedes Aegypti, responsabile della trasmissione del pericoloso virus Zika, attraverso l’immissione in natura di maschi sterili prodotti in laboratorio, servendosi di un macchinario che espone a radiazioni nucleari le pupe nel loro stadio finale, quando l’insetto è già quasi completamente formato, compromettendone così il patrimonio genetico delle cellule riproduttive. In pratica si tratta di un controllo delle nascite applicato alle zanzare

Contro Zika un metodo amico dell’ambiente

“Se si adoperano gli insetticidi, si uccidono tutti gli insetti, o comunque molti insetti, ma quando si applica la SIT, questa tecnica colpisce solo quella determinata specie di insetto e non altre” spiega Jorge Hendrichs, Capo della Divisione preposta al Controllo dei parassiti e degli insetti, che fa sempre parte del dipartimento congiunto della FAO e dell’AIEA.

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La sua squadra sta lavorando alacremente con esemplari di maschi della zanzara Aedes Aegypti, vettore attraverso il quale il virus Zika si sta diffondendo. Ce ne sono milioni di esemplari nel laboratorio di Seibersdorf. Questi maschi resi sterili dall’esposizione a materiale radioattivo, saranno rimessi in libertà in natura, con l’intento di non far procreare le femmine, rendendo di fatto le loro uova sterili, perché inoculate con sperma danneggiato e quindi incapace di far sviluppare gli embrioni.

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Questa tecnica riesce ad essere innanzitutto controllata, e non compromette l’equilibrio naturale, agendo di fatto solo sulla specie in questione. Infatti per ogni specie di insetto occorre preparare un diverso dosaggio e piano di azione, insomma c’è sempre bisogno di creare qualcosa di nuovo.

Una tecnica adattabile a nuove esigenze

“Questa tecnica rappresenta un vantaggio quando viene utilizzata, perché è amica dell’ambiente, ma al tempo stesso è anche uno svantaggio perché per ogni nuovo parassita o insetto, occorre ricominciare da zero” sottolinea Hendrichs. Ecco perché in assoluto la SIT è un metodo sul quale si sta lavorando dalla fine degli anni ’50, ma rivolgendolo ad altri insetti e parassiti pericolosi per l’uomo e per il bestiame, come ad esempio la mosca del verme a vite. Ma come mette in evidenza Hendrichs “nel caso delle zanzare ad esempio, crescono nell’acqua, in un modo totalmente diverso dalla mosca del verme a vite”.

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Infatti l’attenzione sulle zanzare Aedes Aegypti e Aedes Albopictus, che oltre al virus Zika trasmettono anche la febbre tropicale (dengue) e il virus chikungunya, è stata focalizzata solo nell’ultima decina d’anni, quando una risoluzione degli stati membri delle Nazioni Unite ha deciso di orientare in tal senso l’attività dei laboratori di Seibersdorf, ecco perché Jorge Hendrichs non vuole creare false aspettative. Occorre ancora lavorare per sviluppare metodi impiegabili su larga scala, cosa che al momento sarebbe prematura. “Per i parassiti delle piante, lavoriamo con una metodologia volta a coprire vaste aree. Al contrario per le zanzare stiamo lavorando solo in quelle città, o villaggi colpiti, per proteggere le persone che vivono in quella determinata area -dice Hendrichs che rilancia- Non si può assolutamente parlare di eradicazione. L’eradicazione per noi scienziati è una parola davvero troppo forte, significa eliminare fino all’ultimo esemplare di una determinata specie”. È stato fatto in aree circoscritte dell’Africa, come ad esempio a Zanzibar, con la mosca tze-tze, ma non è il caso della Aedes Aegypti”.

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L’importanza della lotta integrata

Tutto il meccanismo è una questione di numeri racconta Hendrichs: “è pura statistica, occorre minimizzare le probabilità che i maschi selvatici e quindi fertili, inseminino femmine selvatiche. Se i maschi sterilizzati in laboratorio sono buoni e vengono prodotti in numero sufficiente, con proporzioni che oscillano tra 10, o 20 a 1 allora questo può accadere”. Ma perché la SIT dia i suoi frutti e risultati apprezzabili occorre procedere con un sistema chiamato: Integrated Vector Management, ossia la gestione integrata dei vettori di trasmissione, in questo caso le zanzare responsabili della trasmissione di malattie, come il virus Zika. Importante è intervenire con la bonifica del territorio da trattare con la SIT, eliminando acque stagnanti, rifiuti, qualsiasi ristagno d’acqua nel quale le zanzare possano riprodursi. Così facendo si può ridurre la popolazione del 70-80% e quindi invece di agire su miliardi di esemplari, si può agire solo su milioni di zanzare.

Jesus Reyes/IAEA

Jesus Reyes/IAEA

Femmine e maschi, il problema della separazione

Riguardo alla SIT esiste al momento ancora la questione della separazione delle femmine dai maschi. Non sono ancora state messe a punto tecniche veloci e precise utilizzabili su scala industriale. Si procede ancora con metodi che sfruttano la differenza di grandezza delle larve, più piccole le femmine, più grandi i maschi, ma ancora ci si basa molto sul lavoro manuale, possibile solo in Paesi dove la manodopera non ha costi molto elevati.

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Manipolazione genetica e uso di batteri

Jorge Hendrichs è fortemente contrario alla manipolazione genetica o all’uso di batteri, soluzioni che sfuggono al controllo e determinano mutamenti radicali nell’eco-sistema, sostituendo di fatto una specie con una modificata geneticamente che diventerà stabile in natura, con effetti che nessuno può prevedere. “Esiste un approccio totalmente diverso che prevede l’uso di un batterio, la Wolbachia, usata dalla Bill Gates Foundation, che prevede l’inoculazione delle zanzare con questo batterio, che interferisce con le malattie, rendendole non più trasmissibili -rilancia Hendrichs- ma cosa accadrà quando nuove malattie faranno la loro comparsa e ci troveremo privi di armi per combatterle?”.

L’isola di Procida e il progetto prossimo futuro

Il team di Jorge Hendrichs sta già lavorando con la Cina e con le Mauritius. Anche il Messico ha appena cominciato un nuovo progetto a gennaio 2016, sempre con la zanzara Aedes. In futuro questo metodo della SIT potrà essere commercializzato, ma occorre ancora fare studi e mettere a punto metodi su larga scala. Nei giorni scorsi una delegazione italiana dell’Università di Napoli e autorità dell’isola di Procida è venuta a Vienna per chiedere di iniziare un progetto pilota, molto ben concepito: il primo anno solo la raccolta dei dati relativi alle zanzare, l’inizio del programma l’anno successivo. Hanno fatto anche dei sondaggi tra gli abitanti, chiedendo se avrebbero accettato in qualche modo di sostenere finanziariamente un simile progetto e un terzo della popolazione ha accettato di sostenere economicamente l’iniziativa che prevede un metodo biologico per combattere le zanzare, mentre un quarto della popolazione ha accettato persino di aiutare concretamente a mettere trappole, o a rimuovere larve, o a bonificare i luoghi con la presenza di acque stagnanti. Il progetto italiano potrebbe prendere vita molto presto. Attualmente in Europa non c’è la presenza di malattie trasmesse dalla zanzara Aedes, ma la zanzara Aedes sta iniziando a diffondersi pian piano sul nostro continente, ecco perché è bene agire in maniera preventiva con un metodo che non ha un forte impatto sulla natura, ma che al contrario cerca di preservarla.

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