In Grecia è quasi crisi umanitaria, mentre l’Austria non toglie il tetto sui rifugiati

Sono oltre 8.500 i migranti bloccati al confine nord della Grecia, nel piccolo villaggio di Idomeni, in un campo profughi attrezzato per ospitare non più di 1.500 persone. L’UNHCR fa sapere che sono 20.000 i migranti rimasti intrappolati sul territorio greco, dopo che l’Austria e altri Paesi balcanici hanno intensificato i controlli alle frontiere e hanno in vari casi imposto tetti massimi sul numero di migranti in transito giornalmente.

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Il rischio è che entro la fine di marzo i migranti bloccati in Grecia possano diventare 70.000. 
A Idomeni alcune centinaia di rifugiati hanno tentato di forzare il cordone della polizia greca per entrare in Macedonia, provocando lunedì scorso disordini sedati dalle autorità macedoni con il lancio di gas lacrimogeni. Secondo Medici Senza Frontiere almeno una trentina di persone, tra cui molti bambini, hanno avuto bisogno di aiuti di primo soccorso a seguito della fuga disordinata provocata dalle cariche della polizia. L’episodio si è verificato dopo che le autorità macedoni hanno fatto passare 300 tra Siriani e Iracheni attraverso la frontiera.
E le Nazioni Unite hanno dichiarato che la situazione sta arrivando al limite estremo, rischiando di sfociare in una crisi umanitaria da un momento all’altro.
L’Unione Europea si prepara a stanziare fondi per 700 milioni fino alla fine del 2018 per aiutare qualunque stato membro a gestire eventuali crisi umanitarie.
Il Presidente della Macedonia Gjorge Ivanov ha detto che una volta che l’Austria avrà raggiunto i 37.500 rifugiati entro quest’anno la via balcanica dovrà essere chiusa. Anche se dall’inizio del 2016, secondo i dati del Ministero dell’Interno, sul territorio austriaco sono passati 12.000 migranti.
La Grecia chiede aiuti alla Commissione Europea per 480 milioni per assistere 100.000 richiedenti asilo e spinge perché l’Europa non la lasci sola a gestire una situazione al limite del collasso. L’afflusso di migranti non si arresta, ogni giorno infatti continuano a sbarcare centinaia e centinaia di rifugiati al porto del Pireo provenienti dalla Turchia.

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Dal canto suo l’Austria resta ferma sulle sue posizioni: non fa transitare più di 3.200 migranti diretti verso Paesi dell’Ue limitrofi, respingendo categoricamente l’ipotesi di trasformarsi nel luogo d’attesa per migliaia di rifugiati diretti verso il Nord Europa. Come sottolineato dal Cancelliere Werner Faymann, l’Austria non può non tenere conto della paura della propria opinione pubblica, che chiede al contrario controlli e sicurezza.
Per alleggerire l’effetto domino i capi della polizia di Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia si sono incontrati a Belgrado per definire azioni di controllo congiunte che snelliscano il sistema di registrazione dei rifugiati e diano un po’ di respiro alla Grecia, evitando una criticità ai limiti dell’emergenza.
Importante la visita del Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk in Austria, Slovenia, Croazia, Macedonia, Grecia e Turchia, in vista del summit straordinario sulla crisi dei rifugiati in programma lunedì 7 marzo a Bruxelles.