Vienna: le stragi di Parigi oscurano i colloqui di pace per la Siria

Dopo lo choc per gli attacchi simultanei a Parigi, è stata la volta delle veglie e delle preghiere. Sono state moltissime le manifestazioni spontanee di solidarietà, che si sono svolte ieri nelle piazze delle principali città di tutto il mondo.

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Anche a Vienna, in tanti si sono radunati davanti all’Ambasciata francese, per stringersi attorno alla Francia, in un ideale abbraccio. 

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Una moltitudine di lumini, messaggi, candele per testimoniare il proprio dolore, per commemorare la morte di almeno 129 persone, uccise con ferocia inaudita nella serata del 13 novembre dai terroristi dell’ISIS.

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A Schwarzenbergplatz c’erano anche moltissimi bambini, protagonisti di piccoli gesti d’amore, in un’atmosfera rarefatta, di straordinaria commozione.

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Il tamtam è nato su internet.

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Poco dopo, nella vita reale, centinaia di candele accese testimoniavano la presenza tangibile di decine e decine di persone.

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In questo clima di orrore e sconcerto per le stragi di Parigi, ferite profonde inflitte con furia cieca al cuore dell’Europa, si sono conclusi sabato i colloqui per un cessate-il-fuoco e per una transizione politica in Siria, che portino alla fine della guerra.

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Erano presenti 19 paesi, tra i quali Stati Uniti, Russia, Iran, Arabia Saudita, Turchia.

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Come ha sottolineato il Ministro degli Esteri Laurent Fabius “gli attacchi di Parigi hanno reso ancora più necessario trovare una soluzione condivisa dalla comunità internazionale per la Siria e contro il terrorismo. Dopo che 250.000 persone hanno perso la vita in un sanguinoso conflitto che dura da quattro anni e mezzo, e dopo che 11 milioni di persone sono dovute fuggire dalla Siria dall’inizio del conflitto, trovare una soluzione era un imperativo categorico. Sicuramente le stragi di Parigi hanno impresso un’improvvisa accelerazione ai colloqui di Vienna.

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I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno raggiunto un accordo per approvare al più presto al Palazzo di Vetro una risoluzione sul cessate-il-fuoco in Siria.

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Il Segretario di Stato americano John Kerry ha comunque assicurato che l’accordo sulla tregua non includerà né lo Stato Islamico, né i qaedisti del Fronte al-Nusra.

Il piano approvato prevede per la Siria un governo di transizione, ossia un governo di unità nazionale che prenda vita nei prossimi sei mesi; poi elezioni entro 18 mesi. Si è inoltre stabilito che il governo siriano e tutto il fronte delle opposizioni si riuniscano assieme ad alti rappresentanti delle Nazioni Unite il 1 gennaio 2016.

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L’accordo raggiunto sul cessate-il-fuoco è stato visto da tutti come un forte segnale positivo, soprattutto perché allevierà le sofferenze dei civili siriani, stremati da una guerra sanguinosa. Tregua da raggiungere grazie a negoziati diretti e incontri tra governo siriano e forze di opposizione, sotto l’egida dell’ONU.

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“Il processo di pace è stato avviato –ha dichiarato l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione europea Federica Mogherini- e l’Ue farà la sua parte perché l’Onu abbia il sostegno necessario” per applicare le decisioni prese a Vienna.

Non c’è ancora, invece, un vero e proprio accordo su quale ruolo spetti al presidente Bashar al-Assad e su quale debba essere il suo futuro.

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Da un lato c’è la Russia che insiste perché sia il popolo siriano a decidere da chi debba essere governato, dall’altro il fronte di quei paesi che vogliono che Assad esca di scena.

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Kerry, nella conferenza stampa conclusiva, ha dichiarato di aver ricevuto rassicurazioni dalle parti convenute al tavolo delle trattative di pace viennesi, che: “Assad ha manifestato la seria volontà di partecipare in modo significativo e attivo ai colloqui di pace per trovare una soluzione politica al conflitto che dilania la Siria”.

Unanime la necessità di creare una coalizione più unita e ampia possibile per combattere lo Stato Islamico.